Tradita, distrutta. Chiedo aiuto
Buongiorno.
35 anni, 2 e mezzo di relazione.
Dopo un primo periodo felice anche sul piano sessuale, lui inizia a mostrarsi carente in attenzioni (solo sessuali), diceva che non ce la faceva, che la mia aspettativa lo bloccava.
All’inizio ho compreso, poi sono venuti fuori i miei traumi passati con un uomo anaffettivo.
Ho iniziato a reagire male ai rifiuti, seppur sempre se ne colpevolizzava.
A offenderlo, umiliarlo, dirgli cose orrende.
Gli ho dato dell’asessuato.
Gli ho detto di andare a tr*ie, di tradirmi: magari ce la fai.
l’ho umiliato tante volte con litigi folli, violent (ho un disturbo emotivo, sono in cura).
Lui ha sempre cercato di rassicurarmi, non ha mai risposto alle mie offese con offese.
Mi è stato vicino, mi ha fatto sentire unica.
Però scopro che mi ha anche sempre mentita.
Scherzavamo sul tradimento, lui diceva ridendo che mi tradiva, faceva battute sulle altre ecc.
, e io l’ho sempre visto come un suo modo vanitoso.
Ora mi è crollato il mondo addosso.
Ho scoperto, per un suo fatale errore, che mi ha tradita più e più volte.
Non so quanto ci sia di vero nelle sue ammissioni, ma dopo un estenuante interrogatorio ha ammesso di avermi tradita con una sua ex (portata a cena e poi andato a casa sua, senza riuscire a fare tutto, dice), e poi con una serie di escort.
Ho scoperto che diceva di essere a lavoro fuori città invece era in hotel di lusso, accompagnato.
Mi tormento sento che non dice tutta la verità.
Sono scappata (convivevamo da poco).
Lui mi ha seguita poco dopo, ha voluto parlare con mio padre, continua a supplicarmi non di perdonarlo, ma di comprenderlo, ma io non faccio che pensare a tutte le volte in cui, prima di consumare o poco dopo aver finito le sue cose, mi chiamava per la buonanotte.
Penso alle trame e bugie che ha creato.
Tornava a casa e mi riempiva di attenzioni (non sessuali, era come se ogni volta per lui fosse una sfida con se stesso riuscire a fare l’amore con me, ultimamente sempre più meccanico) e regali.
Come ha fatto a mentirmi così?
Sa quanto mi fidavo di lui.
Ha sempre vissuto male il sesso con me (spesso diceva davanti alle mie insistenze che non se lo sentiva -il pene) e sostiene che il sesso in generale è stato sempre un punto dolente per lui già prima di me e che le escort erano come una cosa che non esisteva.
Che aveva bisogno di sentirsi uomo.
Dice che adesso che è venuto fuori sono entrate nella realtà.
Dice che gli fa schifo, ma non è troppo facile una volta scoperto?
Lui è brillante, ricco, attraente, marpione: non si direbbe per nulla che abbia certi problemi (quelli della nostra camera da letto: è come se si agitasse davanti alla mia aspettativa e solo quando si rasserena, riesce con me).
Promette fedeltà.
Gli ho detto che al massimo coppia aperta, ma lui no, dice che vuole stare solo BENE con me e che vuole fare psicoterapia.
Perché mai non accettare una coppia aperta, stando così le cose?
Sono terrorizzata da lui e dalle sue bugie.
Grazie di cuore a chi mi aiuterà
35 anni, 2 e mezzo di relazione.
Dopo un primo periodo felice anche sul piano sessuale, lui inizia a mostrarsi carente in attenzioni (solo sessuali), diceva che non ce la faceva, che la mia aspettativa lo bloccava.
All’inizio ho compreso, poi sono venuti fuori i miei traumi passati con un uomo anaffettivo.
Ho iniziato a reagire male ai rifiuti, seppur sempre se ne colpevolizzava.
A offenderlo, umiliarlo, dirgli cose orrende.
Gli ho dato dell’asessuato.
Gli ho detto di andare a tr*ie, di tradirmi: magari ce la fai.
l’ho umiliato tante volte con litigi folli, violent (ho un disturbo emotivo, sono in cura).
Lui ha sempre cercato di rassicurarmi, non ha mai risposto alle mie offese con offese.
Mi è stato vicino, mi ha fatto sentire unica.
Però scopro che mi ha anche sempre mentita.
Scherzavamo sul tradimento, lui diceva ridendo che mi tradiva, faceva battute sulle altre ecc.
, e io l’ho sempre visto come un suo modo vanitoso.
Ora mi è crollato il mondo addosso.
Ho scoperto, per un suo fatale errore, che mi ha tradita più e più volte.
Non so quanto ci sia di vero nelle sue ammissioni, ma dopo un estenuante interrogatorio ha ammesso di avermi tradita con una sua ex (portata a cena e poi andato a casa sua, senza riuscire a fare tutto, dice), e poi con una serie di escort.
Ho scoperto che diceva di essere a lavoro fuori città invece era in hotel di lusso, accompagnato.
Mi tormento sento che non dice tutta la verità.
Sono scappata (convivevamo da poco).
Lui mi ha seguita poco dopo, ha voluto parlare con mio padre, continua a supplicarmi non di perdonarlo, ma di comprenderlo, ma io non faccio che pensare a tutte le volte in cui, prima di consumare o poco dopo aver finito le sue cose, mi chiamava per la buonanotte.
Penso alle trame e bugie che ha creato.
Tornava a casa e mi riempiva di attenzioni (non sessuali, era come se ogni volta per lui fosse una sfida con se stesso riuscire a fare l’amore con me, ultimamente sempre più meccanico) e regali.
Come ha fatto a mentirmi così?
Sa quanto mi fidavo di lui.
Ha sempre vissuto male il sesso con me (spesso diceva davanti alle mie insistenze che non se lo sentiva -il pene) e sostiene che il sesso in generale è stato sempre un punto dolente per lui già prima di me e che le escort erano come una cosa che non esisteva.
Che aveva bisogno di sentirsi uomo.
Dice che adesso che è venuto fuori sono entrate nella realtà.
Dice che gli fa schifo, ma non è troppo facile una volta scoperto?
Lui è brillante, ricco, attraente, marpione: non si direbbe per nulla che abbia certi problemi (quelli della nostra camera da letto: è come se si agitasse davanti alla mia aspettativa e solo quando si rasserena, riesce con me).
Promette fedeltà.
Gli ho detto che al massimo coppia aperta, ma lui no, dice che vuole stare solo BENE con me e che vuole fare psicoterapia.
Perché mai non accettare una coppia aperta, stando così le cose?
Sono terrorizzata da lui e dalle sue bugie.
Grazie di cuore a chi mi aiuterà
[#1]
Gentile utente,
la sua situazione è complessa, e solo schematizzandola si può tentare una risposta da qui. Mi scuso perciò se le sembrerò scandire con l'accetta una realtà dolorosa.
Da una parte abbiamo lei, ampiamente adulta, con problemi psicologici, forse psichiatrici come dicono il suo sottopeso e i comportamenti aggressivi verso l'ex, che lei sembra voler giustificare con le parole: "ho un disturbo emotivo, sono in cura".
Ch tipo di cura? Farmacologica o anche psicoterapica?
In questo secondo caso, come mai si rivolge a noi e non al suo curante?
Dall'altra parte abbiamo un uomo che dalla sua descrizione appare a sua volta gravemente disturbato: "è brillante, ricco, attraente, marpione".
L'ultima definizione lascia incerti. Ma si apre una prospettiva patologica per il fatto che quest'uomo riesce ad avere rapporti solo con prostitute; inoltre non stava bene con lei, che lo insultava e non lo attraeva, e tuttavia ci stava, e vuole starci ancora.
La patologia che percorre tutta la storia viene sottolineata dal fatto che a quanto lei scrive, lui "ha voluto parlare con mio padre".
Infine raggiunge l'acme, e ci preclude una risposta serena, la sua volontà di risolvere il dolore dei comportamenti malati di lui, non con una cura per entrambi, ma col trasformare la vostra in una coppia aperta.
Ha parlato di questa "soluzione" al suo curante? Vuole spiegarla a noi?
Io posso dirle che in tutto il suo racconto circola un disagio che non sembra essere adeguatamente trattato in psicoterapia.
Buone cose.
la sua situazione è complessa, e solo schematizzandola si può tentare una risposta da qui. Mi scuso perciò se le sembrerò scandire con l'accetta una realtà dolorosa.
Da una parte abbiamo lei, ampiamente adulta, con problemi psicologici, forse psichiatrici come dicono il suo sottopeso e i comportamenti aggressivi verso l'ex, che lei sembra voler giustificare con le parole: "ho un disturbo emotivo, sono in cura".
Ch tipo di cura? Farmacologica o anche psicoterapica?
In questo secondo caso, come mai si rivolge a noi e non al suo curante?
Dall'altra parte abbiamo un uomo che dalla sua descrizione appare a sua volta gravemente disturbato: "è brillante, ricco, attraente, marpione".
L'ultima definizione lascia incerti. Ma si apre una prospettiva patologica per il fatto che quest'uomo riesce ad avere rapporti solo con prostitute; inoltre non stava bene con lei, che lo insultava e non lo attraeva, e tuttavia ci stava, e vuole starci ancora.
La patologia che percorre tutta la storia viene sottolineata dal fatto che a quanto lei scrive, lui "ha voluto parlare con mio padre".
Infine raggiunge l'acme, e ci preclude una risposta serena, la sua volontà di risolvere il dolore dei comportamenti malati di lui, non con una cura per entrambi, ma col trasformare la vostra in una coppia aperta.
Ha parlato di questa "soluzione" al suo curante? Vuole spiegarla a noi?
Io posso dirle che in tutto il suo racconto circola un disagio che non sembra essere adeguatamente trattato in psicoterapia.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie dottoressa. Non prendi farmaci. Solo xanax per dormire ogni tanto.
Non giustifico lo schifo che ho fatto al mio ex, ma mi rendo conto che era qualcosa di folle e irrefrenabile, non controllato dalla ragione.
La cura per entrambi mi sembra obbligata, singolarmente ed eventualmente in coppia. Io capisco la sofferenza che gli ho inflitto ma mi fa paura la capacità che lui ha avuto di mentirmi, in moltissime occasioni e con nonchalance, col sorriso. Approfittando della mia fiducia totale.
La coppia aperta per me sarebbe un modo per affrontare ciò che più mi ha fatto male di tutta questa orrenda cosa: il mare di bugie.
Lui ora è impazzito: mi insegue, mi supplica di non bloccarlo, mi supplica in tutti i modi, piange, non riesce a lavorare, si autoaccusa costantemente, si sta umiliando in tutti i modi, sta trascurando il lavoro, che è di grande responsabilità. Dice di volersi curare, che è un mostro, che non riesce ad andare avanti. Che non può immaginarsi senza di me. Vuole, anzi pretende, che io gli dia una speranza.
E vorrei dargliela perché mi rendo conto del peso che ha avuto il mio comportamento malato e massacrante verso di lui, su un tema così delicato. Ma il problema è che ormai io non credo a nulla, neanche a ciò che ammette, credo siano tutte mezze verità , e ne ho il terrore.
I nostri curanti suggeriscono per ora di non sentirci, ma entrambi siamo visceralmente legati e temiamo di perdere l’occasione di ripartire da capo, in modo magari via via più sano. Perché il velo è squarciato.
Grazie ancora per la sua disponibilità
Non giustifico lo schifo che ho fatto al mio ex, ma mi rendo conto che era qualcosa di folle e irrefrenabile, non controllato dalla ragione.
La cura per entrambi mi sembra obbligata, singolarmente ed eventualmente in coppia. Io capisco la sofferenza che gli ho inflitto ma mi fa paura la capacità che lui ha avuto di mentirmi, in moltissime occasioni e con nonchalance, col sorriso. Approfittando della mia fiducia totale.
La coppia aperta per me sarebbe un modo per affrontare ciò che più mi ha fatto male di tutta questa orrenda cosa: il mare di bugie.
Lui ora è impazzito: mi insegue, mi supplica di non bloccarlo, mi supplica in tutti i modi, piange, non riesce a lavorare, si autoaccusa costantemente, si sta umiliando in tutti i modi, sta trascurando il lavoro, che è di grande responsabilità. Dice di volersi curare, che è un mostro, che non riesce ad andare avanti. Che non può immaginarsi senza di me. Vuole, anzi pretende, che io gli dia una speranza.
E vorrei dargliela perché mi rendo conto del peso che ha avuto il mio comportamento malato e massacrante verso di lui, su un tema così delicato. Ma il problema è che ormai io non credo a nulla, neanche a ciò che ammette, credo siano tutte mezze verità , e ne ho il terrore.
I nostri curanti suggeriscono per ora di non sentirci, ma entrambi siamo visceralmente legati e temiamo di perdere l’occasione di ripartire da capo, in modo magari via via più sano. Perché il velo è squarciato.
Grazie ancora per la sua disponibilità
[#3]
Gentile utente,
lei dice che le fa paura "la capacità che lui ha avuto di mentirmi, in moltissime occasioni e con nonchalance, col sorriso", ma sembra usare l'espressione "paura" come un'iperbole, mentre delle persone gravemente disturbate si deve aver paura davvero.
Scrive: "La coppia aperta per me sarebbe un modo per affrontare ciò che più mi ha fatto male di tutta questa orrenda cosa: il mare di bugie".
In che modo? Forse perché sapendo per certo che lui sta con altre donne non si sentirebbe più ingannata? O perché potrebbe anche lei frequentare altri uomini sentendosi più o meno a posto? Oppure per l'assurda pretesa che essendo la promiscuità sessuale una sorta di contratto, lei avrebbe diritto di conoscerne i particolari?
Lei scrive: "Lui ora è impazzito: mi insegue, mi supplica di non bloccarlo, mi supplica in tutti i modi, piange", etc.
Cara signora, lei continua ad equivocare: lui non è impazzito ORA, e non è pazzo per amore di una donna aggressiva verso la quale avvertiva spento ogni desiderio.
Scrive che lui dice di volersi curare e "che è un mostro, che non riesce ad andare avanti. Che non può immaginarsi senza di me. Vuole, anzi pretende, che io gli dia una speranza. E vorrei dargliela perché mi rendo conto del peso che ha avuto il mio comportamento malato e massacrante verso di lui, su un tema così delicato".
Ecco due gravi equivoci in un solo giro di frase: se lui intende davvero curarsi, gli prometta pure di aspettare la sua guarigione, ma non gliela precluda tornandoci subito insieme e ricominciando il vostro gioco al massacro.
Inoltre se lei vuol credere che il suo comportamento ha determinato la malattia di lui, pretende, come molti malati, di avere in pugno una situazione che invece non è in suo potere.
Scrive infine: "entrambi siamo visceralmente legati e temiamo di perdere l’occasione di ripartire da capo, in modo magari via via più sano".
Non a caso i vostri curanti vi invitano a non sentirvi. Due gravi disturbi, colludendo, non diventano certo buona salute. Quello che vi lega un tempo si chiamava "psicosi concomitante", "diade paranoica", "folie à deux".
A questo punto, avvisata da chi ha studiato la patologia e ne conosce gli esiti, avvertita dal suo stesso dolore, lei è di fronte ad un bivio: cercare la salute, curandosi e correggendo la tendenza a scegliere male i partner per poi torturarvi a vicenda, oppure riprendere con quest'uomo un cammino di reciproco tormento, impedendo in tal modo anche a lui di ricevere dalla separazione quella scossa salutare che potrebbe riportarlo alla realtà.
Tanti auguri.
lei dice che le fa paura "la capacità che lui ha avuto di mentirmi, in moltissime occasioni e con nonchalance, col sorriso", ma sembra usare l'espressione "paura" come un'iperbole, mentre delle persone gravemente disturbate si deve aver paura davvero.
Scrive: "La coppia aperta per me sarebbe un modo per affrontare ciò che più mi ha fatto male di tutta questa orrenda cosa: il mare di bugie".
In che modo? Forse perché sapendo per certo che lui sta con altre donne non si sentirebbe più ingannata? O perché potrebbe anche lei frequentare altri uomini sentendosi più o meno a posto? Oppure per l'assurda pretesa che essendo la promiscuità sessuale una sorta di contratto, lei avrebbe diritto di conoscerne i particolari?
Lei scrive: "Lui ora è impazzito: mi insegue, mi supplica di non bloccarlo, mi supplica in tutti i modi, piange", etc.
Cara signora, lei continua ad equivocare: lui non è impazzito ORA, e non è pazzo per amore di una donna aggressiva verso la quale avvertiva spento ogni desiderio.
Scrive che lui dice di volersi curare e "che è un mostro, che non riesce ad andare avanti. Che non può immaginarsi senza di me. Vuole, anzi pretende, che io gli dia una speranza. E vorrei dargliela perché mi rendo conto del peso che ha avuto il mio comportamento malato e massacrante verso di lui, su un tema così delicato".
Ecco due gravi equivoci in un solo giro di frase: se lui intende davvero curarsi, gli prometta pure di aspettare la sua guarigione, ma non gliela precluda tornandoci subito insieme e ricominciando il vostro gioco al massacro.
Inoltre se lei vuol credere che il suo comportamento ha determinato la malattia di lui, pretende, come molti malati, di avere in pugno una situazione che invece non è in suo potere.
Scrive infine: "entrambi siamo visceralmente legati e temiamo di perdere l’occasione di ripartire da capo, in modo magari via via più sano".
Non a caso i vostri curanti vi invitano a non sentirvi. Due gravi disturbi, colludendo, non diventano certo buona salute. Quello che vi lega un tempo si chiamava "psicosi concomitante", "diade paranoica", "folie à deux".
A questo punto, avvisata da chi ha studiato la patologia e ne conosce gli esiti, avvertita dal suo stesso dolore, lei è di fronte ad un bivio: cercare la salute, curandosi e correggendo la tendenza a scegliere male i partner per poi torturarvi a vicenda, oppure riprendere con quest'uomo un cammino di reciproco tormento, impedendo in tal modo anche a lui di ricevere dalla separazione quella scossa salutare che potrebbe riportarlo alla realtà.
Tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Non sarebbe per frequentare entrambi altri, non è per darmi io stessa altre chance. È perché se lui ha cercato altre donne, a pagamento, magari potrà volerlo rifare e io non voglio altre bugie. La persona gravemente disturbata di cui parla, non si capisce sulla base di quale diagnosi, è una persona fragile, distrutta, tenera, consapevole del male che ha fatto. Così come lo sono io. Lui non è impazzito d’amore, né ho mai detto che la sua malattia dipenda da me (né tantomeno l’ha mai detto lui). Lui è impazzito perché tutto questa violenza, da una parte e dall’altra, ha creato e fatto poi crollare un castello di bugie che adesso, scoperte, lo stanno come divorando. Il mio curante non è della sua opinione riguardo alla chiusura netta, conosce entrambi, certo si rende conto del trauma che questa scoperta mi ha creato. Siamo entrambi malati: io ho il peso di averlo malatamente massacrato su un punto per lui devastante, lui di aver cercato malatamente conferme e vie di fuga altrove, con le escort. Il desiderio, che lei dice spento, non lo era nei miei confronti: mi approcciava come un bambino, come terrorizzato, come se ne avesse paura. Era felice come un bambino quando riusciva a performare . Ma mi ha sempre riempita di dolcezza, premura, attenzioni, carezze. E io so che in quello non c’era follia. È questo che non mi dà pace. So benissimo che la situazione non è in mio potere ma sono bene anche che le cose sono più complesse di come lei le sta descrivendo. Ho cercato altri pareri qui, perché evidentemente sono molto confusa, ma onestamente pensavo che non si potessero dare diagnosi, seppur generiche, tantomeno giudizi, come lei parzialmente ha fatto. La ringrazio comunque per la disponibilità. Continuerò la terapia e capirò nel tempo come agire.
[#5]
Gentile utente,
come vedrà rileggendo la mia prima risposta, è inevitabile dalla nostra posizione schematizzare sulla base di quanto ci viene raccontato.
Non tento diagnosi ma prendo atto di tutto ciò che scrive lei.
Quanto a dare giudizi, non vedo che giudizio si possa dare sulla malattia.
Posso e devo invitare chi ci scrive, e lo faccio di nuovo con lei, ad essere realista. Parla di un bambino spaventato ma probabilmente si tratta di un uomo di più di 30 anni, il cui comportamento, se la sua descrizione è sincera, è senz'altro frutto di patologia.
Questa situazione richiede cautela e cure.
Buone cose.
come vedrà rileggendo la mia prima risposta, è inevitabile dalla nostra posizione schematizzare sulla base di quanto ci viene raccontato.
Non tento diagnosi ma prendo atto di tutto ciò che scrive lei.
Quanto a dare giudizi, non vedo che giudizio si possa dare sulla malattia.
Posso e devo invitare chi ci scrive, e lo faccio di nuovo con lei, ad essere realista. Parla di un bambino spaventato ma probabilmente si tratta di un uomo di più di 30 anni, il cui comportamento, se la sua descrizione è sincera, è senz'altro frutto di patologia.
Questa situazione richiede cautela e cure.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.2k visite dal 24/04/2024.
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