Lontananza da casa: nostalgia e ansia
Mi sono trasferita con il mio ragazzo al nord, per un futuro lavorativo migliore e poi perché vorrei frequentare la comics che è una scuola professionalizzante di illustrazione e tatuaggi costa un bel po ma il lavoro mi permette di essere libera anche nei weekend mentre al sud si lavora 6/7 e ho sempre trovato solo nel settore della ristorazione, qui invece riesco a lavorare in ufficio ed e molto meno stressante.
Io soffro tanto di lontananza da mia mamma, ho vissuto con lei da sempre, mio papà è morto quando ero piccola e lei è sempre stata vicino a me e la mia salvezza, la amo così tanto che a volte mi sembra di vivere un rapporto simbiotico o forse semplicemente la amo e basta, per me oltre a essere la mia mamma è anche la mia migliore amica, una sorella, una parte di me.
come ci si abitua a stare lontano dalla famiglia?
Come ci si abitua a non vedere mia mamma tutti i giorni, o almeno qualche giorno alla settimana, il mio meraviglioso cane, le mie amiche e le mie cugine, la mia nonna e le mie zie?
Io non lo so più, non riesco nemmeno a dormire.
Si parte al nord per un obbiettivo, ma mi sembra tutto inutile senza di loro.
Allora torna al sud
Dove mi sfruttano con ore su ore di lavoro, mai un contratto lavorativo regolare e non ho mai trovato al di fuori della ristorazione,
in più non ci sono corsi formativi professionalizzanti degni di esser chiamati tali e non c’è nemmeno l’accademia delle belle arti in Sardegna.
Insomma c’è davvero poco.
Ma poi, arriva il dubbio:
È meglio non avere niente e accontentarsi dello sfruttamento per vivere con la propria famiglia oppure cercare un futuro migliore lontano da loro?
È qua che mi sento che forse rinuncerei a tutto, forse sbagliando ma ho 27 anni, quasi 28, perché sprecare la mia vita lontano dalla mia famiglia per costruirmi un futuro che magari manco avrò mai?, non ne posso più di soffrire così tanto, vivo in un monolocale e pago una cifra altissima e non ho potuto prendere nemmeno il mio cagnolino a cui voglio un bene dell’anima.
Rimango la notte sveglia e morire dentro per la nostalgia.
La vita la sento ingiusta, ho un vuoto dentro forte, in più ho diagnosticato dei TRATTI di personalità borderline, nonostante non voglio assolutamente etichettarmi, in quanto credo che chiunque soffrirebbe, ma ecco io ho quel grado di emozione in più.
Non so più che ci faccio qui, e qualsiasi motivazione sia, non è importante quanto stare vicino a mamma e nonna.
Io soffro tanto di lontananza da mia mamma, ho vissuto con lei da sempre, mio papà è morto quando ero piccola e lei è sempre stata vicino a me e la mia salvezza, la amo così tanto che a volte mi sembra di vivere un rapporto simbiotico o forse semplicemente la amo e basta, per me oltre a essere la mia mamma è anche la mia migliore amica, una sorella, una parte di me.
come ci si abitua a stare lontano dalla famiglia?
Come ci si abitua a non vedere mia mamma tutti i giorni, o almeno qualche giorno alla settimana, il mio meraviglioso cane, le mie amiche e le mie cugine, la mia nonna e le mie zie?
Io non lo so più, non riesco nemmeno a dormire.
Si parte al nord per un obbiettivo, ma mi sembra tutto inutile senza di loro.
Allora torna al sud
Dove mi sfruttano con ore su ore di lavoro, mai un contratto lavorativo regolare e non ho mai trovato al di fuori della ristorazione,
in più non ci sono corsi formativi professionalizzanti degni di esser chiamati tali e non c’è nemmeno l’accademia delle belle arti in Sardegna.
Insomma c’è davvero poco.
Ma poi, arriva il dubbio:
È meglio non avere niente e accontentarsi dello sfruttamento per vivere con la propria famiglia oppure cercare un futuro migliore lontano da loro?
È qua che mi sento che forse rinuncerei a tutto, forse sbagliando ma ho 27 anni, quasi 28, perché sprecare la mia vita lontano dalla mia famiglia per costruirmi un futuro che magari manco avrò mai?, non ne posso più di soffrire così tanto, vivo in un monolocale e pago una cifra altissima e non ho potuto prendere nemmeno il mio cagnolino a cui voglio un bene dell’anima.
Rimango la notte sveglia e morire dentro per la nostalgia.
La vita la sento ingiusta, ho un vuoto dentro forte, in più ho diagnosticato dei TRATTI di personalità borderline, nonostante non voglio assolutamente etichettarmi, in quanto credo che chiunque soffrirebbe, ma ecco io ho quel grado di emozione in più.
Non so più che ci faccio qui, e qualsiasi motivazione sia, non è importante quanto stare vicino a mamma e nonna.
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Gentili utenze,
È molto comprensibile la nostalgia verso il proprio nido, nel quale siamo nati, siamo cresciuti, siamo stati amati.
Ma è altrettanto naturale che, se i genitori hanno fatto la propria parte adeguatamente, le ali siano abbastanza forti per volare in autonomia.
Però, chissà quante volte questo se l'è ripetuto anche Lei.
Quello che colpisce nella sua lettera è l'inesistenza del Suo compagno, eppure con lui è venuta al nord.
Quasi che la famiglia d'origine sia tuttora più forte e presente di quel nuovo legame che noi decidiamo -in piena libertà e in pieno cuore- di scegliere per la nostra vita.
Ci chiediamo dunque quale sia il genere di attaccamento che la lega al suo compagno.
E al contempo quali passi evolutivi Lei deva ancora fare per diventare un'adulta autonoma, cioè emancipata da quel legame di dipendenza affettiva che caratterizza il bambino/a nei confronti del genitore.
Il fatto che siate cresciute solo voi due, in assenza della figura paterna che serve da equilibratore, può darsi abbia creato tra voi un attaccamento non sano, che va fatto evolvere attraverso un percorso psicologico e dunque senza etichettature.
D'altra parte, la presenza diagnosticata di tratti borderline, porta a poter prevedere forti oscillazioni nei legami affettivi; pur con tutte le notevoli differenze e peculiarità da caso a caso.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
È molto comprensibile la nostalgia verso il proprio nido, nel quale siamo nati, siamo cresciuti, siamo stati amati.
Ma è altrettanto naturale che, se i genitori hanno fatto la propria parte adeguatamente, le ali siano abbastanza forti per volare in autonomia.
Però, chissà quante volte questo se l'è ripetuto anche Lei.
Quello che colpisce nella sua lettera è l'inesistenza del Suo compagno, eppure con lui è venuta al nord.
Quasi che la famiglia d'origine sia tuttora più forte e presente di quel nuovo legame che noi decidiamo -in piena libertà e in pieno cuore- di scegliere per la nostra vita.
Ci chiediamo dunque quale sia il genere di attaccamento che la lega al suo compagno.
E al contempo quali passi evolutivi Lei deva ancora fare per diventare un'adulta autonoma, cioè emancipata da quel legame di dipendenza affettiva che caratterizza il bambino/a nei confronti del genitore.
Il fatto che siate cresciute solo voi due, in assenza della figura paterna che serve da equilibratore, può darsi abbia creato tra voi un attaccamento non sano, che va fatto evolvere attraverso un percorso psicologico e dunque senza etichettature.
D'altra parte, la presenza diagnosticata di tratti borderline, porta a poter prevedere forti oscillazioni nei legami affettivi; pur con tutte le notevoli differenze e peculiarità da caso a caso.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 589 visite dal 18/04/2024.
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