Depressione dopo cambio lavoro
Buongiorno a tutti,
Scrivo perché sono seriamente disperato.
Lavoravo come pianificatore in un’azienda del lusso e da un mese ho cambiato azienda.
Il cambio l’ho fatto perché a breve ci sarebbe stato un change nella mia mansione e perché l’ufficio era un po’malsano.
Il mio capo era una persona sempre agitata e sempre pronta a criticare, alcuni altri colleghi poco disposti nei miei confronti.
La seconda azienda, dopo avermi cercato su linkedin, mi ha fatto i colloqui e poi l’offerta economica.
Attualmente percepisco tra i 200 e i 350 euro in più al mese, ho due giorni in più di smart di prima e la distanza da casa non è cambiata.
Il problema di ora è che da quando ho iniziato ogni giorno ho sentimenti di malinconia e frustrazione per aver cambiato forse troppo presto (ero lì da 2 anni) e perché non mi sento più mio un ambiente che ormai conoscevo.
I colleghi qui non mi sembrano male, anzi, sono molto collaborativi.
Mi sembra però di essere andato in peggio.
Non riesco ad essere felice, non dormo bene (spesso sogno la vecchia azienda e mi sveglio in piena notte con la tachicardia), non sto mangiando più tanto.
Sono in difficoltà, non vedo la luce in fondo al tunnel dove sono entrato e sto già mandando in giro altri curriculum.
Avevo provato anche a telefonare al mio ex capo per riprendermi ma mi è stato detto chiaramente di no e ho fatto pure la figura del debole.
Sono in difficoltà, ho bisgono di aiuto.
Scrivo perché sono seriamente disperato.
Lavoravo come pianificatore in un’azienda del lusso e da un mese ho cambiato azienda.
Il cambio l’ho fatto perché a breve ci sarebbe stato un change nella mia mansione e perché l’ufficio era un po’malsano.
Il mio capo era una persona sempre agitata e sempre pronta a criticare, alcuni altri colleghi poco disposti nei miei confronti.
La seconda azienda, dopo avermi cercato su linkedin, mi ha fatto i colloqui e poi l’offerta economica.
Attualmente percepisco tra i 200 e i 350 euro in più al mese, ho due giorni in più di smart di prima e la distanza da casa non è cambiata.
Il problema di ora è che da quando ho iniziato ogni giorno ho sentimenti di malinconia e frustrazione per aver cambiato forse troppo presto (ero lì da 2 anni) e perché non mi sento più mio un ambiente che ormai conoscevo.
I colleghi qui non mi sembrano male, anzi, sono molto collaborativi.
Mi sembra però di essere andato in peggio.
Non riesco ad essere felice, non dormo bene (spesso sogno la vecchia azienda e mi sveglio in piena notte con la tachicardia), non sto mangiando più tanto.
Sono in difficoltà, non vedo la luce in fondo al tunnel dove sono entrato e sto già mandando in giro altri curriculum.
Avevo provato anche a telefonare al mio ex capo per riprendermi ma mi è stato detto chiaramente di no e ho fatto pure la figura del debole.
Sono in difficoltà, ho bisgono di aiuto.
[#1]
Gentile utente,
dato il caso che presenta nei dettagli, mi sento di suggerirle due cose:
-una visita medica con tutte le analisi per verificare le condizioni generali del suo organismo ed eventualmente approfittare della bella stagione per iniziare sport all'aria aperta con dieta arricchita di vitamine e proteine;
-un colloquio diretto con un* psicolog*.
Questo a motivo delle sue parole: "Mi sembra però di essere andato in peggio", dei suoi sogni, dei bruschi risvegli notturni.
Da tutte le cose che lei riferisce, infatti, la nuova azienda è stata un miglioramento e inoltre un sottrarsi ad una condizione che rischiava di peggiorare. Allora c'è dell'altro, a turbarla.
Un legame inconfessato con qualcuno della vecchia azienda?
L'impressione di essere stato maltrattato, di dover chiarire qualcosa?
La paura di essersi impegnato in qualcosa di definitivo, troppo presto per la sua età?
La paura dei cambiamenti? Altro, che potrebbe serenamente venir fuori nel colloquio specialistico?
La invito a non rinunciare a questi semplici modi per recuperare la tranquillità e vedere chiaro in sé stesso.
Auguri. Per qualunque chiarimento, siamo qui.
dato il caso che presenta nei dettagli, mi sento di suggerirle due cose:
-una visita medica con tutte le analisi per verificare le condizioni generali del suo organismo ed eventualmente approfittare della bella stagione per iniziare sport all'aria aperta con dieta arricchita di vitamine e proteine;
-un colloquio diretto con un* psicolog*.
Questo a motivo delle sue parole: "Mi sembra però di essere andato in peggio", dei suoi sogni, dei bruschi risvegli notturni.
Da tutte le cose che lei riferisce, infatti, la nuova azienda è stata un miglioramento e inoltre un sottrarsi ad una condizione che rischiava di peggiorare. Allora c'è dell'altro, a turbarla.
Un legame inconfessato con qualcuno della vecchia azienda?
L'impressione di essere stato maltrattato, di dover chiarire qualcosa?
La paura di essersi impegnato in qualcosa di definitivo, troppo presto per la sua età?
La paura dei cambiamenti? Altro, che potrebbe serenamente venir fuori nel colloquio specialistico?
La invito a non rinunciare a questi semplici modi per recuperare la tranquillità e vedere chiaro in sé stesso.
Auguri. Per qualunque chiarimento, siamo qui.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
Grazie per la risposta.
Nell’azienda precedente non avevo legami affettivi importanti . Avevo sviluppato un bellissimo rapporto con molte persone che mi volevano (vogliono) bene. Inoltre, avevo stretto un bellissimo rapporto di amicizia con una persona Down, e per me è stato un arricchimento forte. Purtroppo, la mancanza di una giusta formazione (nonostante il ruolo ricoperto) e l’ostilità di alcune figure chiave, hanno determinato un’esperienza negativa. Non nego che potrei essere stato migliore anche io ma non ho, diciamo, trovato terreno fertile. Tutto questo mi ha lasciato un vuoto pesante, perché non sarei mai andato via da lì, mi sentivo arrivato .
Nell’azienda dove sono ora, di dimensioni e prestigio paragonabili a quella precedente, c’è più confusione perché è più recente. Fino ad un mese fa le mie giornate passavano senza che me ne accorgessi, ora conto le ore che mancano per andare a casa, perché sono quasi sotto impiegato. Prima avevo la gestione di tutto, ora ho meno contatti.
Ma la cosa più grave è che mi pesa il fardello dell’errore, mi sento una persona incompiuta. Mi sembra come se la mia vita fosse finita qualche settimana fa.
Grazie per la risposta.
Nell’azienda precedente non avevo legami affettivi importanti . Avevo sviluppato un bellissimo rapporto con molte persone che mi volevano (vogliono) bene. Inoltre, avevo stretto un bellissimo rapporto di amicizia con una persona Down, e per me è stato un arricchimento forte. Purtroppo, la mancanza di una giusta formazione (nonostante il ruolo ricoperto) e l’ostilità di alcune figure chiave, hanno determinato un’esperienza negativa. Non nego che potrei essere stato migliore anche io ma non ho, diciamo, trovato terreno fertile. Tutto questo mi ha lasciato un vuoto pesante, perché non sarei mai andato via da lì, mi sentivo arrivato .
Nell’azienda dove sono ora, di dimensioni e prestigio paragonabili a quella precedente, c’è più confusione perché è più recente. Fino ad un mese fa le mie giornate passavano senza che me ne accorgessi, ora conto le ore che mancano per andare a casa, perché sono quasi sotto impiegato. Prima avevo la gestione di tutto, ora ho meno contatti.
Ma la cosa più grave è che mi pesa il fardello dell’errore, mi sento una persona incompiuta. Mi sembra come se la mia vita fosse finita qualche settimana fa.
[#3]
Gentile utente,
qui dettaglia meglio cose che già da sole giustificherebbero il suo disagio, e nella parte finale ricompare "l'errore" di cui mi sembra abbia parlato in un'altra richiesta di consulto, scritta con un altro account.
Ricordo bene?
In ogni caso, ostinarsi a portare da solo questo peso non può farle bene.
Se non riesce per ora a rivolgersi ad uno psicologo, provi a mettere per scritto tutta la sua esperienza nell'altra azienda.
A volte l'elaborazione scritta dà risultati sorprendenti.
Auguri.
qui dettaglia meglio cose che già da sole giustificherebbero il suo disagio, e nella parte finale ricompare "l'errore" di cui mi sembra abbia parlato in un'altra richiesta di consulto, scritta con un altro account.
Ricordo bene?
In ogni caso, ostinarsi a portare da solo questo peso non può farle bene.
Se non riesce per ora a rivolgersi ad uno psicologo, provi a mettere per scritto tutta la sua esperienza nell'altra azienda.
A volte l'elaborazione scritta dà risultati sorprendenti.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Gentile Dottoressa, grazie ancora.
Se per Lei non è un problema, la riporto direttamente qui.
Ho iniziato due anni fa in un settore completamente nuovo per me (io sono ingegnere meccanico). Il settore del lusso ha delle caratteristiche e peculiarità completamente diverse rispetto a quello dove avevo lavorato in precedenza.
Ho iniziato con moltissima grinta e desideroso di imparare tanto e il prima possibile, perché già dai primi giorni mi veniva chiesto di rispondere a domande che per me erano totalmente nuove. L’inizio non è stato semplice, per via del fatto che il mio capo era un mio conoscente e lo aveva ben raccontato in giro: mi consideravano quindi un raccomandato. È iniziata quindi un’ostilità nei miei confronti, perché, secondo alcuni, ero reo di aver mandato via quello che c’era al posto mio in precedenza (che invece si era auto licenziato).
In particolare, poi, ho attratto le ostilità di due persone chiave: la mia collega di fronte, che era lì da 12 anni e un’altra persona (sempre lì da molto tempo). La prima, dal primo giorno, non ha fatto altro che dirmi che non ero tagliato per quel lavoro e che avrei fatto meglio a cercare altro. La seconda persona, invece, si è messa contro di me perché il mio capo gli stava antipatico. Una volta, per telefono, mi ha proprio detto se colpisco te, faccio del male anche a lui, e tu sei più facile da colpire).
Nel corso dei due anni, la mia collega è stata a casa per 6 mesi, in questo periodo tutto il suo lavoro è ricaduto su di me. Io ero nuovo, in un settore nuovo, quindi gli errori non sono mancati e me ne sono sempre preso la responsabilità. Errori che però hanno lasciato terreno fertile per confermare quello che dicevano le due persone sopra descritte. In tutto questo, il mio capo non ha mai fatto niente per calmare i toni, anzi, ha tenuto sempre la miccia accesa. Ci sono stati periodi di forte stress e la chiamata da parte dell’altra azienda è arrivata proprio in uno di questi.
L’ultimo giorno nell’azienda precedente, l’ho passato in lacrime, perché ho visto l’affetto e il dispiacere di tante persone con cui avevo stretto un bel rapporto, mentre ho visto il veleno di alcune persone contente del fatto che me andassi e quasi orgogliose di aver raggiunto l’obiettivo.
A me queste cose hanno fatto molto male, perché come ho detto prima, mi sentivo arrivato. Quando alla gente dicevo dove lavoravo, mi guardavano con sorpresa e ammirazione mentre ora faccio fatica a dire il nome perché quasi mi vergogno (lo vedo come un passaggio al ribasso, anche se inquadramento e stipendio sono aumentati).
Non avrei passato solo due anni lì ma almeno una decina, a 30 anni ho già perso un’occasione (o almeno mi sembra).
Grazie nel caso voglia rispondermi
Se per Lei non è un problema, la riporto direttamente qui.
Ho iniziato due anni fa in un settore completamente nuovo per me (io sono ingegnere meccanico). Il settore del lusso ha delle caratteristiche e peculiarità completamente diverse rispetto a quello dove avevo lavorato in precedenza.
Ho iniziato con moltissima grinta e desideroso di imparare tanto e il prima possibile, perché già dai primi giorni mi veniva chiesto di rispondere a domande che per me erano totalmente nuove. L’inizio non è stato semplice, per via del fatto che il mio capo era un mio conoscente e lo aveva ben raccontato in giro: mi consideravano quindi un raccomandato. È iniziata quindi un’ostilità nei miei confronti, perché, secondo alcuni, ero reo di aver mandato via quello che c’era al posto mio in precedenza (che invece si era auto licenziato).
In particolare, poi, ho attratto le ostilità di due persone chiave: la mia collega di fronte, che era lì da 12 anni e un’altra persona (sempre lì da molto tempo). La prima, dal primo giorno, non ha fatto altro che dirmi che non ero tagliato per quel lavoro e che avrei fatto meglio a cercare altro. La seconda persona, invece, si è messa contro di me perché il mio capo gli stava antipatico. Una volta, per telefono, mi ha proprio detto se colpisco te, faccio del male anche a lui, e tu sei più facile da colpire).
Nel corso dei due anni, la mia collega è stata a casa per 6 mesi, in questo periodo tutto il suo lavoro è ricaduto su di me. Io ero nuovo, in un settore nuovo, quindi gli errori non sono mancati e me ne sono sempre preso la responsabilità. Errori che però hanno lasciato terreno fertile per confermare quello che dicevano le due persone sopra descritte. In tutto questo, il mio capo non ha mai fatto niente per calmare i toni, anzi, ha tenuto sempre la miccia accesa. Ci sono stati periodi di forte stress e la chiamata da parte dell’altra azienda è arrivata proprio in uno di questi.
L’ultimo giorno nell’azienda precedente, l’ho passato in lacrime, perché ho visto l’affetto e il dispiacere di tante persone con cui avevo stretto un bel rapporto, mentre ho visto il veleno di alcune persone contente del fatto che me andassi e quasi orgogliose di aver raggiunto l’obiettivo.
A me queste cose hanno fatto molto male, perché come ho detto prima, mi sentivo arrivato. Quando alla gente dicevo dove lavoravo, mi guardavano con sorpresa e ammirazione mentre ora faccio fatica a dire il nome perché quasi mi vergogno (lo vedo come un passaggio al ribasso, anche se inquadramento e stipendio sono aumentati).
Non avrei passato solo due anni lì ma almeno una decina, a 30 anni ho già perso un’occasione (o almeno mi sembra).
Grazie nel caso voglia rispondermi
[#5]
Gentile utente,
lei si è trovato in una condizione particolarmente sfavorevole.
Sorvolo sul veleno delle due colleghe perché in tutti i posti di lavoro si possono suscitare i più vari sentimenti indesiderabili. Quello che appare il vero responsabile del clima che lei descrive è il suo capo, dall'inizio (quando ha detto in giro che lei entrava in azienda perché suo conoscente), a quando teneva accesa la miccia delle ostilità, fino a dopo la fine, quando lei ha chiesto di rientrare.
Capisco che lei ha lasciato in quell'azienda delle persone che le volevano bene, questa però, anche se è motivo di rimpianti, è anche la parte positiva del bilancio.
Capisco anche che avesse messo in un settore nuovo tanto impegno da sentirsi orgoglioso dei risultati. Ma anche questo è un successo tutto suo, che non è perduto, che può spendere in aziende simili a quella e replicare come metodo anche nell'attuale.
Il fatto però che in un momento per lei di stress, un'altra azienda, con un'offerta migliore, l'abbia cercata, può essere visto come un successo ancora più grande. Che lei si vergogni a citarla è un problema di percezione interna: se inquadramento e stipendio sono aumentati, lei ha fatto comunque passi avanti di cui essere orgoglioso.
La psicologia ha notato un fenomeno che chiama "benefit finding". E' quell'elemento positivo che si verifica all'interno delle condizioni più sfavorevoli, perfino disastrose; qualcosa che nasce dal male e si rivela un bene per l'individuo e talvolta per la specie. Più di un esempio lo ha dato a livello generale la pandemia di covid: abbiamo scoperto lo smart working e potenziato tutta la comunicazione online, scoperto nuovi farmaci, etc.
Anche nella vita individuale il "benefi" scaturisce spesso dalle tragedie: si viene lasciati dal partner e si scopre dopo qualche mese di sofferenza di possedere potenzialità di vita e di affetto che quel partner soffocava.
Provi a vedere lei il benefit della nuova condizione. Se non riesce subito, si prenda una vacanza. Anche una settimana di trekking o in crociera può essere rigenerante.
Auguri.
lei si è trovato in una condizione particolarmente sfavorevole.
Sorvolo sul veleno delle due colleghe perché in tutti i posti di lavoro si possono suscitare i più vari sentimenti indesiderabili. Quello che appare il vero responsabile del clima che lei descrive è il suo capo, dall'inizio (quando ha detto in giro che lei entrava in azienda perché suo conoscente), a quando teneva accesa la miccia delle ostilità, fino a dopo la fine, quando lei ha chiesto di rientrare.
Capisco che lei ha lasciato in quell'azienda delle persone che le volevano bene, questa però, anche se è motivo di rimpianti, è anche la parte positiva del bilancio.
Capisco anche che avesse messo in un settore nuovo tanto impegno da sentirsi orgoglioso dei risultati. Ma anche questo è un successo tutto suo, che non è perduto, che può spendere in aziende simili a quella e replicare come metodo anche nell'attuale.
Il fatto però che in un momento per lei di stress, un'altra azienda, con un'offerta migliore, l'abbia cercata, può essere visto come un successo ancora più grande. Che lei si vergogni a citarla è un problema di percezione interna: se inquadramento e stipendio sono aumentati, lei ha fatto comunque passi avanti di cui essere orgoglioso.
La psicologia ha notato un fenomeno che chiama "benefit finding". E' quell'elemento positivo che si verifica all'interno delle condizioni più sfavorevoli, perfino disastrose; qualcosa che nasce dal male e si rivela un bene per l'individuo e talvolta per la specie. Più di un esempio lo ha dato a livello generale la pandemia di covid: abbiamo scoperto lo smart working e potenziato tutta la comunicazione online, scoperto nuovi farmaci, etc.
Anche nella vita individuale il "benefi" scaturisce spesso dalle tragedie: si viene lasciati dal partner e si scopre dopo qualche mese di sofferenza di possedere potenzialità di vita e di affetto che quel partner soffocava.
Provi a vedere lei il benefit della nuova condizione. Se non riesce subito, si prenda una vacanza. Anche una settimana di trekking o in crociera può essere rigenerante.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.2k visite dal 17/04/2024.
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