Mi ama ma non è pronto per una relazione
Salve a tutti.
Breve riassunto della storia: a maggio dello scorso anno inizio a frequentare un collega del mio precedente lavoro che vive in Spagna (lui 37 anni, io 32), ma che veniva spesso in Italia.
Iniziamo ad uscire per un paio di mesi, le cose tra me e lui vanno benissimo, finchè non vado in Spagna a trovarlo e mi chiede di metterci insieme.
Passa del tempo, le cose continuano ad andare alla grande, è lui a rivelare per primo i suoi sentimenti, conosce la mia famiglia, mi presenta i suoi amici e la nostra storia a distanza continua in modo meraviglioso.
Dopo circa 5 mesi di relazione, decido di trasferirmi in Spagna per avvicinarmi a lui e perché avevo anche bisogno di un cambio radicale nella mia vita.
Allora inizio a cercare lavoro a novembre dello scorso anno, a dicembre lo trovo, e a febbraio mi trasferisco a Madrid, momentaneamente a casa sua nell'attesa di trovare un posto per me.
Dopo un mese di convivenza forzata però, le cose iniziano a precipitare.
Inizia a dirmi di sentirsi sopraffatto da questa situazione, di amarmi tantissimo ma non sapere più cosa vuole, e di essersi reso conto che questa convivenza forzata ha risvegliato dei fantasmi della precedente relazione che credeva di aver superato (grazie anche all'aiuto di uno psicologo).
Ha avuto una relazione tossica di 10 anni che si è chiusa proprio perché erano andati a convivere, e i piccoli diverbi della convivenza con me hanno risvegliato in lui tutte le cose negative che non andavano in precedenza.
Dopo avermi palesato i suoi dubbi cerco di stargli vicino perché il suo desiderio era quello di stare bene con me, ma dopo 3 giorni da questo discorso mi lascia.
Tutto ciò al principio di marzo.
Passiamo un mese molto intenso, io che sto male, lui anche, ci allontaniamo, parliamo, ci avviciniamo, cerchiamo di goderci i momenti insieme, ma tutte le volte che torniamo sugli stessi discorsi finiamo per litigare e per dirci sempre le stesse cose.
Quindi arriviamo a qualche giorno fa, in cui io, stanca della situazione incerta in cui stavo vivendo a causa dei suoi continui sbalzi di umore, decido a malincuore di lasciarlo.
Ne parliamo per un'ultima volta, io gli dico che è meglio che esca definitivamente dalla mia vita per tutta la sofferenza che ho patito nell'ultimo mese, ma lui non sembra d'accordo.
Mi dice di amarmi tantissimo, che semmai qualcuno dovesse chiedergli se tra noi è chiusa definitivamente lui non direbbe di sì, che non vuole perdere i contatti con me e al mio "non ti voglio come amico" risponde "neanche io".
Allo stesso tempo, però, mi dice di non avere la forza per portare avanti questa relazione (o qualsiasi altra), di dover risolvere i suoi problemi personali e di aver bisogno di tempo per farlo, e che quindi non può chiedermi di aspettarlo perché sarebbe egoista da parte sua e lui vuole solo vedermi felice.
Io non so che fare, e se credergli, e ho bisogo di un consiglio.
Settimana prossima mi trasferirò in una nuova casa, e forse la distanza mi aiuterà a capire.
Breve riassunto della storia: a maggio dello scorso anno inizio a frequentare un collega del mio precedente lavoro che vive in Spagna (lui 37 anni, io 32), ma che veniva spesso in Italia.
Iniziamo ad uscire per un paio di mesi, le cose tra me e lui vanno benissimo, finchè non vado in Spagna a trovarlo e mi chiede di metterci insieme.
Passa del tempo, le cose continuano ad andare alla grande, è lui a rivelare per primo i suoi sentimenti, conosce la mia famiglia, mi presenta i suoi amici e la nostra storia a distanza continua in modo meraviglioso.
Dopo circa 5 mesi di relazione, decido di trasferirmi in Spagna per avvicinarmi a lui e perché avevo anche bisogno di un cambio radicale nella mia vita.
Allora inizio a cercare lavoro a novembre dello scorso anno, a dicembre lo trovo, e a febbraio mi trasferisco a Madrid, momentaneamente a casa sua nell'attesa di trovare un posto per me.
Dopo un mese di convivenza forzata però, le cose iniziano a precipitare.
Inizia a dirmi di sentirsi sopraffatto da questa situazione, di amarmi tantissimo ma non sapere più cosa vuole, e di essersi reso conto che questa convivenza forzata ha risvegliato dei fantasmi della precedente relazione che credeva di aver superato (grazie anche all'aiuto di uno psicologo).
Ha avuto una relazione tossica di 10 anni che si è chiusa proprio perché erano andati a convivere, e i piccoli diverbi della convivenza con me hanno risvegliato in lui tutte le cose negative che non andavano in precedenza.
Dopo avermi palesato i suoi dubbi cerco di stargli vicino perché il suo desiderio era quello di stare bene con me, ma dopo 3 giorni da questo discorso mi lascia.
Tutto ciò al principio di marzo.
Passiamo un mese molto intenso, io che sto male, lui anche, ci allontaniamo, parliamo, ci avviciniamo, cerchiamo di goderci i momenti insieme, ma tutte le volte che torniamo sugli stessi discorsi finiamo per litigare e per dirci sempre le stesse cose.
Quindi arriviamo a qualche giorno fa, in cui io, stanca della situazione incerta in cui stavo vivendo a causa dei suoi continui sbalzi di umore, decido a malincuore di lasciarlo.
Ne parliamo per un'ultima volta, io gli dico che è meglio che esca definitivamente dalla mia vita per tutta la sofferenza che ho patito nell'ultimo mese, ma lui non sembra d'accordo.
Mi dice di amarmi tantissimo, che semmai qualcuno dovesse chiedergli se tra noi è chiusa definitivamente lui non direbbe di sì, che non vuole perdere i contatti con me e al mio "non ti voglio come amico" risponde "neanche io".
Allo stesso tempo, però, mi dice di non avere la forza per portare avanti questa relazione (o qualsiasi altra), di dover risolvere i suoi problemi personali e di aver bisogno di tempo per farlo, e che quindi non può chiedermi di aspettarlo perché sarebbe egoista da parte sua e lui vuole solo vedermi felice.
Io non so che fare, e se credergli, e ho bisogo di un consiglio.
Settimana prossima mi trasferirò in una nuova casa, e forse la distanza mi aiuterà a capire.
[#1]
Gentile utente,
salta agli occhi il fatto che due adulti, pur amandosi, non possono da un momento all'altro convivere.
Oltretutto lei dall'Italia è andata a vivere a casa di lui, iniziando un'esistenza e un lavoro nuovi, in una nuova nazione.
Ci parla di diverbi e di scontri, ma come mai, da ospite, lei poteva scontrarsi col padrone di casa? Cos'è che l'ha spinta a prorogare il cambio di abitazione, fino a compromettere una relazione che avrebbe forse potuto, se vissuta nei tempi giusti e nei giusti ruoli, risultare appagante e felice?
Restiamo in attesa.
salta agli occhi il fatto che due adulti, pur amandosi, non possono da un momento all'altro convivere.
Oltretutto lei dall'Italia è andata a vivere a casa di lui, iniziando un'esistenza e un lavoro nuovi, in una nuova nazione.
Ci parla di diverbi e di scontri, ma come mai, da ospite, lei poteva scontrarsi col padrone di casa? Cos'è che l'ha spinta a prorogare il cambio di abitazione, fino a compromettere una relazione che avrebbe forse potuto, se vissuta nei tempi giusti e nei giusti ruoli, risultare appagante e felice?
Restiamo in attesa.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Gentile utente,
Lui Le dice di ".. dover risolvere i suoi problemi personali e di aver bisogno di tempo per farlo..".
Oltre che di tempo, forse lui potrebbe aver bisogno anche di aiuto; quell'aiuto che gli aveva permesso di superare i "..fantasmi della precedente relazione": lo psicologo.
Considerato che lo psicologo lo aveva concretamente aiutato, perchè non imboccare nuovamente la via già sperimentata in precedenza come vincente?
Potrebbe riuscire ad andare a fondo della frase e situazione : "Mi ama ma non è pronto per una relazione" (titolo).
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Lui Le dice di ".. dover risolvere i suoi problemi personali e di aver bisogno di tempo per farlo..".
Oltre che di tempo, forse lui potrebbe aver bisogno anche di aiuto; quell'aiuto che gli aveva permesso di superare i "..fantasmi della precedente relazione": lo psicologo.
Considerato che lo psicologo lo aveva concretamente aiutato, perchè non imboccare nuovamente la via già sperimentata in precedenza come vincente?
Potrebbe riuscire ad andare a fondo della frase e situazione : "Mi ama ma non è pronto per una relazione" (titolo).
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#3]
Utente
Gentilissime dottoresse,
innanzitutto, vi ringrazio per la pronta risposta.
In quanto a ciò che chiede la dottoressa Potenza, avevamo messo in conto che una convivenza forzata dopo una relazione a distanza non sarebbe stata facile, difatti è stato questo che ci ha portato a una rottura. Le tempistiche del cambio casa sono state così lunghe per la difficoltà di trovarne una, e mi creda che ho iniziato a cercare nella stessa settimana in cui mi sono trasferita. Lui mi esortava a restare quanto più possibile in modo tale da non dovermi accontentare, ma forse avrei dovuto andar via prima. Siamo entrambi convinti che se non avessimo convissuto, non ci sarebbe stata questa rottura, che ripeto non essere stata causata da mancanza di amore/caratteri troppo divergenti/difetti di uno o dell'altro che hanno compromesso il tutto. Anzi, a detta sua, la colpa non è assolutamente mia o della relazione, ma si è assunto l'intera responsabilità della rottura. Quello che mi chiedo io è... cambiando casa, avremo possibilità di tornare insieme? Visto che lui non vuole che io esca totalmente fuori dalla sua vita.
innanzitutto, vi ringrazio per la pronta risposta.
In quanto a ciò che chiede la dottoressa Potenza, avevamo messo in conto che una convivenza forzata dopo una relazione a distanza non sarebbe stata facile, difatti è stato questo che ci ha portato a una rottura. Le tempistiche del cambio casa sono state così lunghe per la difficoltà di trovarne una, e mi creda che ho iniziato a cercare nella stessa settimana in cui mi sono trasferita. Lui mi esortava a restare quanto più possibile in modo tale da non dovermi accontentare, ma forse avrei dovuto andar via prima. Siamo entrambi convinti che se non avessimo convissuto, non ci sarebbe stata questa rottura, che ripeto non essere stata causata da mancanza di amore/caratteri troppo divergenti/difetti di uno o dell'altro che hanno compromesso il tutto. Anzi, a detta sua, la colpa non è assolutamente mia o della relazione, ma si è assunto l'intera responsabilità della rottura. Quello che mi chiedo io è... cambiando casa, avremo possibilità di tornare insieme? Visto che lui non vuole che io esca totalmente fuori dalla sua vita.
[#4]
Utente
Per quanto riguarda la risposta della dottoressa Brunialti: lui sa benissimo di aver bisogno di aiuto, ha riconosciuto di non aver superato il trauma della relazione passata e ha deciso di rivolgersi nuovamente allo psicologo che lo ha accompagnato nella rottura precedente. Nonostante già adesso faccia terapia, perché non ha mai smesso. E stessa cosa sto facendo io, per problemi di ansia, insicurezza, e varie sensasioni negative che sono ritornata a provare dopo la fine di questa relazione.
Nonostante lui mi dica di non attaccarmi a nessuna speranza, io non riesco. Il proprio fatto che mi dica che ancora mi ama, che sono importante, e che prima della rottura definitiva mi dicesse "voglio stare bene con te e penso che la cosa migliore sarebbe iniziare da 0 nel momento in cui ti sarai trasferita", tiene viva in me una speranza. Ma a causa delle mie insicurezze e dei dubbi che si sono installati nella mia mente, ho paura che mi abbia detto queste cose per indorare la pillola e che, nel momento in cui me ne sarò andata, scomparirà del tutto.
Vorrei sistemare le cose, e non so come fare, o se posso fare qualcosa per far sì che sia così.
Lei cosa mi consiglia?
Nonostante lui mi dica di non attaccarmi a nessuna speranza, io non riesco. Il proprio fatto che mi dica che ancora mi ama, che sono importante, e che prima della rottura definitiva mi dicesse "voglio stare bene con te e penso che la cosa migliore sarebbe iniziare da 0 nel momento in cui ti sarai trasferita", tiene viva in me una speranza. Ma a causa delle mie insicurezze e dei dubbi che si sono installati nella mia mente, ho paura che mi abbia detto queste cose per indorare la pillola e che, nel momento in cui me ne sarò andata, scomparirà del tutto.
Vorrei sistemare le cose, e non so come fare, o se posso fare qualcosa per far sì che sia così.
Lei cosa mi consiglia?
[#5]
Gentile utente,
".. ho paura che mi abbia detto queste cose per indorare la pillola .."
Può essere; non lo si può sapere. O forse non lo sa nemmeno lui.
"Cosa mi consiglia?", mi chiede.
Chi meglio della sua Psy può darLe i suggerimento - o meglio stimoli, spunti di riflessione - di cui Lei sente di aver bisogno?
Non disperda le sue energie chiedendo altri pareri esterni al setting, Le causano unicamente confusione.
Metta in posizione stand-by la relazione, per quanto può e riesce. Solo il tempo (qualche mese, beninteso, non .. qualche anno) Le e Vi fornirà qualche risposta.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
".. ho paura che mi abbia detto queste cose per indorare la pillola .."
Può essere; non lo si può sapere. O forse non lo sa nemmeno lui.
"Cosa mi consiglia?", mi chiede.
Chi meglio della sua Psy può darLe i suggerimento - o meglio stimoli, spunti di riflessione - di cui Lei sente di aver bisogno?
Non disperda le sue energie chiedendo altri pareri esterni al setting, Le causano unicamente confusione.
Metta in posizione stand-by la relazione, per quanto può e riesce. Solo il tempo (qualche mese, beninteso, non .. qualche anno) Le e Vi fornirà qualche risposta.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#6]
Utente
Buongiorno dottoressa,
ho già parlato con la mia psicologa dell'argomento, e di fatto lo stiamo trattando ad ogni sessione, però il focus è più sul mio benessere e sulle mie esigenze piuttosto che sul trovare risposte alle mie domande. Mi sono rivolta a voi proprio perché vorrei dei pareri esterni e obiettivi che mi facciano vedere le cose da un altro punto di vista. Dei pareri che non possono darmi gli amici, o la mia famiglia.
So che Lei dice che non devo disperdere le mie energie in questo modo, ma non posso non pensare al dolore che provo legato al sentimento ancora forte che ho nei confronti di questa persona. Mi piacerebbe poter fare qualcosa, al momento sto solo aspettando che il tempo passi per potermi finalmente trasferire e iniziare a vivere la mia vita lontana da lui. Ma non posso lasciar perdere tutto e far finta di niente, per me questa relazione è molto importante (tanto che ho cambiato Paese per far sì che funzionasse).
La ringrazio.
Cordiali saluti.
ho già parlato con la mia psicologa dell'argomento, e di fatto lo stiamo trattando ad ogni sessione, però il focus è più sul mio benessere e sulle mie esigenze piuttosto che sul trovare risposte alle mie domande. Mi sono rivolta a voi proprio perché vorrei dei pareri esterni e obiettivi che mi facciano vedere le cose da un altro punto di vista. Dei pareri che non possono darmi gli amici, o la mia famiglia.
So che Lei dice che non devo disperdere le mie energie in questo modo, ma non posso non pensare al dolore che provo legato al sentimento ancora forte che ho nei confronti di questa persona. Mi piacerebbe poter fare qualcosa, al momento sto solo aspettando che il tempo passi per potermi finalmente trasferire e iniziare a vivere la mia vita lontana da lui. Ma non posso lasciar perdere tutto e far finta di niente, per me questa relazione è molto importante (tanto che ho cambiato Paese per far sì che funzionasse).
La ringrazio.
Cordiali saluti.
[#7]
Gentile utente,
ci aiuti a capire meglio le sue richieste.
Se è già in cura con una psicologa che pone al centro il suo benessere e le sue esigenze, ossia il superamento del dolore che lei ancora prova per aver interrotto la relazione col partner, non è chiaro cosa si aspetta da noi. Dei "pareri esterni e obiettivi che mi facciano vedere le cose da un altro punto di vista", scrive. Ma non sono "esterni e obiettivi" i pareri della sua curante?
Per altro, lei ha cominciato la convivenza sapendo che sarebbe stata pericolosa, infatti scrive: "avevamo messo in conto che una convivenza forzata dopo una relazione a distanza non sarebbe stata facile, difatti è stato questo che ci ha portato a una rottura".
Aggiunge: "Siamo entrambi convinti che se non avessimo convissuto, non ci sarebbe stata questa rottura, che ripeto non essere stata causata da mancanza di amore/caratteri troppo divergenti/difetti di uno o dell'altro che hanno compromesso il tutto".
Allora quali ragioni avete individuato, come causa del vostro addio?
Non c'e dubbio che conoscere i motivi che hanno portato al distacco aiuti a gestire la sofferenza e permetta previsioni sul futuro.
Lei ci aveva parlato di "piccoli diverbi della convivenza", diverbi che non sono usuali quando si è ospiti in casa altrui. Forse analizzandoli meglio con la curante potrà scoprire se questi siano all'origine della vostra rottura.
O forse si è trattato di qualcosa legato a "problemi di ansia, insicurezza, e varie sensazioni negative che sono ritornata a provare dopo la fine di questa relazione". Questi disagi erano già presenti in passato?
Forse lei non riesce ancora ad accettare la sua parte di responsabilità?
Lui è italiano, parlate la stessa lingua?
Forse una certa confusione ha accresciuto i vostri disagi. Per esempio non si capisce dalle sue parole se il suo ex fosse ancora in terapia o sia tornato in seguito a curarsi. Lei infatti scrive: "ha deciso di rivolgersi nuovamente allo psicologo che lo ha accompagnato nella rottura precedente. Nonostante già adesso faccia terapia, perché non ha mai smesso".
Rimane inoltre oscuro il motivo per cui lei è rimasta a casa di lui anche dopo le prime avvisaglie di insofferenza. Lei scrive: "non posso lasciar perdere tutto e far finta di niente", eppure interrompere prima la convivenza sarebbe già stata una soluzione.
Essere in attesa di un alloggio stabile non esclude le altre soluzioni per interrompere una coabitazione divenuta inopportuna. Come mai non è andata subito altrove?
Si ha l'impressione che le soluzioni reali le sfuggano, e lei vada in cerca di una specie di gesto miracoloso.
Ripeto, ci aiuti a capire.
ci aiuti a capire meglio le sue richieste.
Se è già in cura con una psicologa che pone al centro il suo benessere e le sue esigenze, ossia il superamento del dolore che lei ancora prova per aver interrotto la relazione col partner, non è chiaro cosa si aspetta da noi. Dei "pareri esterni e obiettivi che mi facciano vedere le cose da un altro punto di vista", scrive. Ma non sono "esterni e obiettivi" i pareri della sua curante?
Per altro, lei ha cominciato la convivenza sapendo che sarebbe stata pericolosa, infatti scrive: "avevamo messo in conto che una convivenza forzata dopo una relazione a distanza non sarebbe stata facile, difatti è stato questo che ci ha portato a una rottura".
Aggiunge: "Siamo entrambi convinti che se non avessimo convissuto, non ci sarebbe stata questa rottura, che ripeto non essere stata causata da mancanza di amore/caratteri troppo divergenti/difetti di uno o dell'altro che hanno compromesso il tutto".
Allora quali ragioni avete individuato, come causa del vostro addio?
Non c'e dubbio che conoscere i motivi che hanno portato al distacco aiuti a gestire la sofferenza e permetta previsioni sul futuro.
Lei ci aveva parlato di "piccoli diverbi della convivenza", diverbi che non sono usuali quando si è ospiti in casa altrui. Forse analizzandoli meglio con la curante potrà scoprire se questi siano all'origine della vostra rottura.
O forse si è trattato di qualcosa legato a "problemi di ansia, insicurezza, e varie sensazioni negative che sono ritornata a provare dopo la fine di questa relazione". Questi disagi erano già presenti in passato?
Forse lei non riesce ancora ad accettare la sua parte di responsabilità?
Lui è italiano, parlate la stessa lingua?
Forse una certa confusione ha accresciuto i vostri disagi. Per esempio non si capisce dalle sue parole se il suo ex fosse ancora in terapia o sia tornato in seguito a curarsi. Lei infatti scrive: "ha deciso di rivolgersi nuovamente allo psicologo che lo ha accompagnato nella rottura precedente. Nonostante già adesso faccia terapia, perché non ha mai smesso".
Rimane inoltre oscuro il motivo per cui lei è rimasta a casa di lui anche dopo le prime avvisaglie di insofferenza. Lei scrive: "non posso lasciar perdere tutto e far finta di niente", eppure interrompere prima la convivenza sarebbe già stata una soluzione.
Essere in attesa di un alloggio stabile non esclude le altre soluzioni per interrompere una coabitazione divenuta inopportuna. Come mai non è andata subito altrove?
Si ha l'impressione che le soluzioni reali le sfuggano, e lei vada in cerca di una specie di gesto miracoloso.
Ripeto, ci aiuti a capire.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#8]
Utente
Gentile dottoressa Potenza,
sono felice che mi abbia risposto, e lieta di rispondere a tutte le sue domande e ai suoi dubbi.
I pareri della mia psicologa sono indubbiamente molto utili, mi sta aiutando molto a concentrarmi su me stessa e a cercare di non ricadere nella trappola dell'autocommiserazione come feci in passato dopo la chiusura di una relazione tossica. Ciò nonostante, mi sono sentita di chiedere dei parare professionali esterni in merito all'argomento in quanto il percoso che sto facendo con la mia psicologa è incentrato su di me, e non nello specifico su questa relazione o sul mio ex.
In quanto alla domanda "allora quali ragioni avete individuato, come causa del vostro addio?", non le saprei dare una risposta specifica. Quando ha preso la decisione di lasciarmi, ha sottolineato più e più volte come il problema non fosse imputabile a me come persona o alla relazione. Le sue testuali parole furono "indubbiamente vivendo insieme abbiamo scoperto cose l'uno dell'altro che non ci piacciono molto, ma nonostante ciò sono più le cose che mi piacciono di te che quelle che non mi piacciono. Ho capito però che non sono pronto a dare il 100% di me stesso in una relazione (quindi in generale, non con me), che è quello che ti meriti, e non posso tenerti attaccata a me sapendo che non saresti felice come vorresti". Per cui io non so dirle le ragioni di questa rottura perché di base non c'è stato un evento scatenante. Per "piccoli diverbi della convivenza" mi riferisco a quelle situazioni che si creano quando si sta troppo a contatto con una persona. Io e lui siamo due persone a cui piace la solitudine e l'indipendenza, a lui forse più che a me, e passare tutto questo tempo insieme ci faceva litigare per le cose più stupide, e questo non ha aiutato.
Io ho accettato la mia parte di responsabilità, che è stata semplicemente quella di non essere riuscita ad individuare questo disagio per tempo in modo da andarmene prima accettando di prendere in affitto una qualsiasi casa, anche se non ne fossi troppo convinta. Ma anche qui, lui ha insistito affinchè io non me ne andassi nella prima casa disponibile, affinchè vedessi bene la zona, i costi, e le persone con cui sarei andata a convivere. Inoltre voglio aggiungere che ci sono state delle case che mi erano piaciute particolarmente e che mi avrebbero permesso di andare via già da tempo, ma ahimé non ero stata scelta dalle persone che ci vivevano già. Aggiungo anche che mi è stato severamente vietato da lui, sia prima che dopo la rottura, di andare a vivere in un ostello o in un albergo sia per motivi economici, sia perché non voleva mettermi in situazioni di ulteriore disagio. Tutto questo per dire che io ce l'ho messa tutta per uscire dalla situazione il prima possibile e per risolverla, nonostante col tempo mi sono resa conto che non dipendesse da me.
Il mio ex non ha mai smesso di fare terapia, ma ha dovuto cambiare psicologo varie volte, passando anche per terapeuti che non gli piacessero. Adesso ritorna dal suo vecchio psicologo che sembrerebbe lo abbia aiutato molto in passato, e che spero possa fare lo stesso nel presente e per il futuro. Sappiamo entrambi che interrompere prima la convivenza sarebbe stata una soluzione, ma le cose sono andate così e indietro non si può tornare per sistemarle. Adesso io vorrei solo sapere come fare per risolverle, se c'è qualcosa che è in mio potere per riuscirci, proprio perché stavamo vivendo in una relazione sana, piena di amore, in fase di sviluppo, e sono sicura che abbiamo ancora molto da darci e tante cose da condividere insieme. D'altro canto, come già detto in precedenza, la fiducia che ho nei confronti delle sue parole si è abbassata tantissimo, e adesso ho paura che anche se mi dica che mi ama molto, non sia sincero.
P.s. lui è spagnolo, ma io lo parlo come seconda lingua perciò non abbiamo mai avuto problemi di comunicazione in questo senso.
La ringrazio.
Cordiali saluti,
Rossana
sono felice che mi abbia risposto, e lieta di rispondere a tutte le sue domande e ai suoi dubbi.
I pareri della mia psicologa sono indubbiamente molto utili, mi sta aiutando molto a concentrarmi su me stessa e a cercare di non ricadere nella trappola dell'autocommiserazione come feci in passato dopo la chiusura di una relazione tossica. Ciò nonostante, mi sono sentita di chiedere dei parare professionali esterni in merito all'argomento in quanto il percoso che sto facendo con la mia psicologa è incentrato su di me, e non nello specifico su questa relazione o sul mio ex.
In quanto alla domanda "allora quali ragioni avete individuato, come causa del vostro addio?", non le saprei dare una risposta specifica. Quando ha preso la decisione di lasciarmi, ha sottolineato più e più volte come il problema non fosse imputabile a me come persona o alla relazione. Le sue testuali parole furono "indubbiamente vivendo insieme abbiamo scoperto cose l'uno dell'altro che non ci piacciono molto, ma nonostante ciò sono più le cose che mi piacciono di te che quelle che non mi piacciono. Ho capito però che non sono pronto a dare il 100% di me stesso in una relazione (quindi in generale, non con me), che è quello che ti meriti, e non posso tenerti attaccata a me sapendo che non saresti felice come vorresti". Per cui io non so dirle le ragioni di questa rottura perché di base non c'è stato un evento scatenante. Per "piccoli diverbi della convivenza" mi riferisco a quelle situazioni che si creano quando si sta troppo a contatto con una persona. Io e lui siamo due persone a cui piace la solitudine e l'indipendenza, a lui forse più che a me, e passare tutto questo tempo insieme ci faceva litigare per le cose più stupide, e questo non ha aiutato.
Io ho accettato la mia parte di responsabilità, che è stata semplicemente quella di non essere riuscita ad individuare questo disagio per tempo in modo da andarmene prima accettando di prendere in affitto una qualsiasi casa, anche se non ne fossi troppo convinta. Ma anche qui, lui ha insistito affinchè io non me ne andassi nella prima casa disponibile, affinchè vedessi bene la zona, i costi, e le persone con cui sarei andata a convivere. Inoltre voglio aggiungere che ci sono state delle case che mi erano piaciute particolarmente e che mi avrebbero permesso di andare via già da tempo, ma ahimé non ero stata scelta dalle persone che ci vivevano già. Aggiungo anche che mi è stato severamente vietato da lui, sia prima che dopo la rottura, di andare a vivere in un ostello o in un albergo sia per motivi economici, sia perché non voleva mettermi in situazioni di ulteriore disagio. Tutto questo per dire che io ce l'ho messa tutta per uscire dalla situazione il prima possibile e per risolverla, nonostante col tempo mi sono resa conto che non dipendesse da me.
Il mio ex non ha mai smesso di fare terapia, ma ha dovuto cambiare psicologo varie volte, passando anche per terapeuti che non gli piacessero. Adesso ritorna dal suo vecchio psicologo che sembrerebbe lo abbia aiutato molto in passato, e che spero possa fare lo stesso nel presente e per il futuro. Sappiamo entrambi che interrompere prima la convivenza sarebbe stata una soluzione, ma le cose sono andate così e indietro non si può tornare per sistemarle. Adesso io vorrei solo sapere come fare per risolverle, se c'è qualcosa che è in mio potere per riuscirci, proprio perché stavamo vivendo in una relazione sana, piena di amore, in fase di sviluppo, e sono sicura che abbiamo ancora molto da darci e tante cose da condividere insieme. D'altro canto, come già detto in precedenza, la fiducia che ho nei confronti delle sue parole si è abbassata tantissimo, e adesso ho paura che anche se mi dica che mi ama molto, non sia sincero.
P.s. lui è spagnolo, ma io lo parlo come seconda lingua perciò non abbiamo mai avuto problemi di comunicazione in questo senso.
La ringrazio.
Cordiali saluti,
Rossana
[#9]
Gentile utente,
lei scrive: "il percoso che sto facendo con la mia psicologa è incentrato su di me, e non nello specifico su questa relazione o sul mio ex".
Ma è lei che ha scelto una professionista e ha posto una precisa richiesta, ed è sempre lei che, mutando la situazione, deve modificare la richiesta.
Questa sua difficoltà nel chiedere direttamente ciò di cui ha bisogno alla persona che ha incaricato di aiutarla sembra parallela ad un'altra sua analoga rinuncia ad agire in proprio. Quando aveva valutato l'opportunità di lasciare la casa del partner, accettando qualunque soluzione, lei osserva: "lui ha insistito affinchè io non me ne andassi nella prima casa disponibile" e addirittura: "mi è stato severamente vietato da lui, sia prima che dopo la rottura, di andare a vivere in un ostello o in un albergo".
Ma cara utente, lei è adulta e responsabile della sua vita: perché mai ha accettato questi diktat da una persona che non era nemmeno più il suo partner, e adesso accetta che la terapeuta tratti un argomento differente da quello che le sta a cuore?
Quanto al motivo che ha posto fine alla vostra relazione, adesso lei l'ha descritto con chiarezza riferendoci le parole di lui che sono, a me pare, inequivocabili.
Piuttosto un'altra cosa su cui lavorare in terapia mi sembra sia l'osservazione: "passare tutto questo tempo insieme ci faceva litigare per le cose più stupide, e questo non ha aiutato".
Ma scusi, non eravate mica chiusi dentro un sommergibile in avaria!
E poi, al di là del fatto che non eravate obbligati a stare insieme per tutto il giorno (lui lavorava e lei poteva uscire o isolarsi in casa con attività sue), è insolito che due adulti considerino la vicinanza una sorgente inevitabile di liti "per le cose più stupide"; tanto più quando uno dei due è un ospite.
Su questa base, come avreste potuto pensare ad una relazione di tipo matrimoniale? Sarebbe interessante conoscere qualcuno dei motivi di queste liti.
Dispiace sentire che il suo ex "ha dovuto cambiare psicologo varie volte, passando anche per terapeuti che non gli piacessero": immagino questo si debba al fatto che erano del servizio sanitario nazionale.
A me pare che le affermazioni di lui siano state inequivocabili: tutto il suo amore (a questo punto vero o falso poco importa) non basta perché lui desideri tenere in piedi la vostra relazione.
Tuttavia lei vorrebbe sapere come fare per "risolvere le cose", perché ritiene che "stavamo vivendo in una relazione sana, piena di amore, in fase di sviluppo, e sono sicura che abbiamo ancora molto da darci e tante cose da condividere insieme".
Credo che le vostre vedute siano differenti, ma soprattutto devo risponderle ancora una volta che la sua possibile azione, a questo punto della storia, va discussa proprio con la sua psicologa.
Buona fortuna.
lei scrive: "il percoso che sto facendo con la mia psicologa è incentrato su di me, e non nello specifico su questa relazione o sul mio ex".
Ma è lei che ha scelto una professionista e ha posto una precisa richiesta, ed è sempre lei che, mutando la situazione, deve modificare la richiesta.
Questa sua difficoltà nel chiedere direttamente ciò di cui ha bisogno alla persona che ha incaricato di aiutarla sembra parallela ad un'altra sua analoga rinuncia ad agire in proprio. Quando aveva valutato l'opportunità di lasciare la casa del partner, accettando qualunque soluzione, lei osserva: "lui ha insistito affinchè io non me ne andassi nella prima casa disponibile" e addirittura: "mi è stato severamente vietato da lui, sia prima che dopo la rottura, di andare a vivere in un ostello o in un albergo".
Ma cara utente, lei è adulta e responsabile della sua vita: perché mai ha accettato questi diktat da una persona che non era nemmeno più il suo partner, e adesso accetta che la terapeuta tratti un argomento differente da quello che le sta a cuore?
Quanto al motivo che ha posto fine alla vostra relazione, adesso lei l'ha descritto con chiarezza riferendoci le parole di lui che sono, a me pare, inequivocabili.
Piuttosto un'altra cosa su cui lavorare in terapia mi sembra sia l'osservazione: "passare tutto questo tempo insieme ci faceva litigare per le cose più stupide, e questo non ha aiutato".
Ma scusi, non eravate mica chiusi dentro un sommergibile in avaria!
E poi, al di là del fatto che non eravate obbligati a stare insieme per tutto il giorno (lui lavorava e lei poteva uscire o isolarsi in casa con attività sue), è insolito che due adulti considerino la vicinanza una sorgente inevitabile di liti "per le cose più stupide"; tanto più quando uno dei due è un ospite.
Su questa base, come avreste potuto pensare ad una relazione di tipo matrimoniale? Sarebbe interessante conoscere qualcuno dei motivi di queste liti.
Dispiace sentire che il suo ex "ha dovuto cambiare psicologo varie volte, passando anche per terapeuti che non gli piacessero": immagino questo si debba al fatto che erano del servizio sanitario nazionale.
A me pare che le affermazioni di lui siano state inequivocabili: tutto il suo amore (a questo punto vero o falso poco importa) non basta perché lui desideri tenere in piedi la vostra relazione.
Tuttavia lei vorrebbe sapere come fare per "risolvere le cose", perché ritiene che "stavamo vivendo in una relazione sana, piena di amore, in fase di sviluppo, e sono sicura che abbiamo ancora molto da darci e tante cose da condividere insieme".
Credo che le vostre vedute siano differenti, ma soprattutto devo risponderle ancora una volta che la sua possibile azione, a questo punto della storia, va discussa proprio con la sua psicologa.
Buona fortuna.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 3.4k visite dal 08/04/2024.
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