Grande indecisione e confusione
Buonasera,
sono un ragazzo di 26 anni, scrivo perchè da alcune settimane non riesco a prendere una decisione per me molto importante.
Premetto che sono sempre stato molto insicuro, ansioso ed introverso.
Ho cominciato a lavorare quando avevo 19 anni perchè non ho mai avuto le idee chiare su quello che sarebbe stata la mia strada: avevo buoni voti ma in tutta la mia carriera scolastica non sono riuscito a trovare qualcosa che mi piacesse a tal punto da voler approfondire con un percorso universitario, inoltre temevo di non riuscire a concluderlo quindi ho preferito evitare di perdere tempo.
Con il passare del tempo mi sono accorto, confrontandomi con amici e conoscenti, di avere buttato via buona parte della mia vita: mentre loro hanno concluso con successo percorsi universitari ed iniziato altrettanti percorsi lavorativi stimolanti io sono rimasto fermo fino a quando non mi sono reso conto di quello che avrei rischiato se non avessi deciso di agire dato che la mia attuale formazione e retribuzione professionale (che non mi consente l'indipendenza economica) sono rimaste ferme, nonostante io abbia provato, nei mesi passati, a dialogare con il mio attuale datore di lavoro ottenendo null'altro che promesse mai mantenute a cui io ingenuamente ho creduto.
Ho quindi cercato di dare una svolta cercando di cambiare lavoro ma, a seguito di un colloquio andato molto male, le certezze che avevo sono crollate dato che la mia attuale esperienza lavorativa non mi permette di migliorare.
Quindi non posso nè candidarmi a posizioni in linea con il mio lavoro perchè non ho l'esperienza richiesta (non acquisibile però con studio personale ma con pratica che non mi permettono di fare) nè provare ad ottenere una laurea (che potrebbe tornarmi utile in futuro in quanto inerente al mio settore) perchè ho paura sia di non farcela ma soprattutto di perdere tempo visto che l'unica cosa che potrebbe aiutarmi (avendo poco tempo giornaliero a mia disposizione causa lavoro) sarebbe l'università telematica la quale però non è ben vista in alcune realtà lavorative italiane.
Mi ritroverei quindi a 29 anni fermo nella stessa posizione, non ancora economicamente indipendente e forse con un titolo di studio inutile.
Continuo a pensare a quello che avrei dovuto fare ma che stupidamente non ho fatto prima.
Lo sconforto e la confusione hanno ormai preso il sopravvento tanto da togliermi la già poca razionalità che mi era rimasta.
Ringrazio anticipatamente
sono un ragazzo di 26 anni, scrivo perchè da alcune settimane non riesco a prendere una decisione per me molto importante.
Premetto che sono sempre stato molto insicuro, ansioso ed introverso.
Ho cominciato a lavorare quando avevo 19 anni perchè non ho mai avuto le idee chiare su quello che sarebbe stata la mia strada: avevo buoni voti ma in tutta la mia carriera scolastica non sono riuscito a trovare qualcosa che mi piacesse a tal punto da voler approfondire con un percorso universitario, inoltre temevo di non riuscire a concluderlo quindi ho preferito evitare di perdere tempo.
Con il passare del tempo mi sono accorto, confrontandomi con amici e conoscenti, di avere buttato via buona parte della mia vita: mentre loro hanno concluso con successo percorsi universitari ed iniziato altrettanti percorsi lavorativi stimolanti io sono rimasto fermo fino a quando non mi sono reso conto di quello che avrei rischiato se non avessi deciso di agire dato che la mia attuale formazione e retribuzione professionale (che non mi consente l'indipendenza economica) sono rimaste ferme, nonostante io abbia provato, nei mesi passati, a dialogare con il mio attuale datore di lavoro ottenendo null'altro che promesse mai mantenute a cui io ingenuamente ho creduto.
Ho quindi cercato di dare una svolta cercando di cambiare lavoro ma, a seguito di un colloquio andato molto male, le certezze che avevo sono crollate dato che la mia attuale esperienza lavorativa non mi permette di migliorare.
Quindi non posso nè candidarmi a posizioni in linea con il mio lavoro perchè non ho l'esperienza richiesta (non acquisibile però con studio personale ma con pratica che non mi permettono di fare) nè provare ad ottenere una laurea (che potrebbe tornarmi utile in futuro in quanto inerente al mio settore) perchè ho paura sia di non farcela ma soprattutto di perdere tempo visto che l'unica cosa che potrebbe aiutarmi (avendo poco tempo giornaliero a mia disposizione causa lavoro) sarebbe l'università telematica la quale però non è ben vista in alcune realtà lavorative italiane.
Mi ritroverei quindi a 29 anni fermo nella stessa posizione, non ancora economicamente indipendente e forse con un titolo di studio inutile.
Continuo a pensare a quello che avrei dovuto fare ma che stupidamente non ho fatto prima.
Lo sconforto e la confusione hanno ormai preso il sopravvento tanto da togliermi la già poca razionalità che mi era rimasta.
Ringrazio anticipatamente
[#1]
Gentile utente,
premetto che qualche colloquio con un* psicolog* le sarebbe utile, al fine di uscire dall'atteggiamento auto-mutilante che sembra il motivo conduttore dei suoi pensieri e delle sue azioni.
Infatti scrive: "non sono riuscito a trovare qualcosa che mi piacesse a tal punto da voler approfondire con un percorso universitario, inoltre temevo di non riuscire a concluderlo".
Due paure in una: "non mi piacerà" e "non ce la farò".
Perché mai? Per il puro gusto di auto-demolirsi, a quanto pare, infatti non si è lanciato in un'attività in proprio (e ce ne sono tante, dal gommista all'informatico al negoziante al ristoratore) ma nemmeno in un lavoro dipendente qualificato e ben retribuito (piastrellista, disegnatore, commesso).
Finalmente, con molti anni di ritardo si confronta coi suoi coetanei e cosa scopre? "Mentre loro hanno concluso con successo percorsi universitari ed iniziato altrettanti percorsi lavorativi stimolanti io sono rimasto fermo fino a quando non mi sono reso conto di quello che avrei rischiato se non avessi deciso di agire dato che la mia attuale formazione e retribuzione professionale (che non mi consente l'indipendenza economica) sono rimaste ferme".
Quindi lei ha rinunciato allo studio ma anche ad un lavoro che le consentisse uno sviluppo di competenza e di carriera e ne ha accettato uno che l'ha tenuto al palo, negandole perfino l'indipendenza economica!
A questo punto lei giunge al culmine dell'auto-sabotaggio: ritiene di non poter nemmeno cambiare lavoro (per un solo colloquio andato male? Ma scherziamo?) e s'inventa che non ha esperienza e nemmeno potrà farsela, e affronta l'unica alternativa -ossia prendere la laurea- demolendola del tutto con argomentazioni paradossali, perfino intrinsecamente contraddittorie.
Le valuti lei stesso:
1) Teme di non farcela (perché?).
2) Non potendo lasciare il lavoro (che tuttavia non le dà nemmeno l'indipendenza economica) pensa di essere "costretto" ad una telematica.
3) Ma ecco che la telematica, a suo parere, "non è ben vista in alcune realtà lavorative italiane".
Ma in quali realtà? Da quali ignorantoni che nemmeno sanno spiegare in cosa consiste la differenza tra "telematica" e "in presenza", anche perché forse non hanno nessuna laurea?
Inoltre esiste per tutte le università, tradizionali e telematiche, pubbliche e private, un ente di Stato che le valuta, l'ANVUR, e c'è una telematica ha un voto molto più alto di diverse università tradizionali e pubbliche.
Quindi recuperi la sua razionalità e la usi, caro utente.
Rifletta, s'informi, scelga la facoltà che le interessa e che le sarà utile, e ci tenga al corrente.
Auguri.
premetto che qualche colloquio con un* psicolog* le sarebbe utile, al fine di uscire dall'atteggiamento auto-mutilante che sembra il motivo conduttore dei suoi pensieri e delle sue azioni.
Infatti scrive: "non sono riuscito a trovare qualcosa che mi piacesse a tal punto da voler approfondire con un percorso universitario, inoltre temevo di non riuscire a concluderlo".
Due paure in una: "non mi piacerà" e "non ce la farò".
Perché mai? Per il puro gusto di auto-demolirsi, a quanto pare, infatti non si è lanciato in un'attività in proprio (e ce ne sono tante, dal gommista all'informatico al negoziante al ristoratore) ma nemmeno in un lavoro dipendente qualificato e ben retribuito (piastrellista, disegnatore, commesso).
Finalmente, con molti anni di ritardo si confronta coi suoi coetanei e cosa scopre? "Mentre loro hanno concluso con successo percorsi universitari ed iniziato altrettanti percorsi lavorativi stimolanti io sono rimasto fermo fino a quando non mi sono reso conto di quello che avrei rischiato se non avessi deciso di agire dato che la mia attuale formazione e retribuzione professionale (che non mi consente l'indipendenza economica) sono rimaste ferme".
Quindi lei ha rinunciato allo studio ma anche ad un lavoro che le consentisse uno sviluppo di competenza e di carriera e ne ha accettato uno che l'ha tenuto al palo, negandole perfino l'indipendenza economica!
A questo punto lei giunge al culmine dell'auto-sabotaggio: ritiene di non poter nemmeno cambiare lavoro (per un solo colloquio andato male? Ma scherziamo?) e s'inventa che non ha esperienza e nemmeno potrà farsela, e affronta l'unica alternativa -ossia prendere la laurea- demolendola del tutto con argomentazioni paradossali, perfino intrinsecamente contraddittorie.
Le valuti lei stesso:
1) Teme di non farcela (perché?).
2) Non potendo lasciare il lavoro (che tuttavia non le dà nemmeno l'indipendenza economica) pensa di essere "costretto" ad una telematica.
3) Ma ecco che la telematica, a suo parere, "non è ben vista in alcune realtà lavorative italiane".
Ma in quali realtà? Da quali ignorantoni che nemmeno sanno spiegare in cosa consiste la differenza tra "telematica" e "in presenza", anche perché forse non hanno nessuna laurea?
Inoltre esiste per tutte le università, tradizionali e telematiche, pubbliche e private, un ente di Stato che le valuta, l'ANVUR, e c'è una telematica ha un voto molto più alto di diverse università tradizionali e pubbliche.
Quindi recuperi la sua razionalità e la usi, caro utente.
Rifletta, s'informi, scelga la facoltà che le interessa e che le sarà utile, e ci tenga al corrente.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno,
ringrazio per la risposta ricevuta. Voglio però specificare alcune cose: lavoro in uno studio commercialista prima con contratto di stage poi apprendistato poi indeterminato. Mi sono accorto di essermi fermato da qualche mese perchè la mia attuale esperienza non è in linea con quanto richiesto dal mercato del lavoro: per alcuni specifici lavori richiesti dal mio ruolo è necessario l'indipendenza lavorativa (ma come faccio ad averla se non li ho mai fatti e non mi verranno mai assegnati?). Ecco perchè ho cercato sia di cambiare lavoro (per conseguirla appunto) sia di valutare anche l'università telematica (indipendentemente se fossi rimasto o meno nello stesso posto) perchè vorrei evitare di lasciare il mio lavoro per dedicarmi completamente all'università tradizionale (sono a conoscenza del regime part time concesso ai lavoratori ma io ritengo che abbia un tempo di conseguimento troppo lungo). Quindi mi sono documentato a riguardo (conosco molto bene la classifica ANVUR) ma ciò che ho scritto sulle telematiche non è frutto di mie supposizioni bensì di confronti avuti con alcuni recruiter (forse "conservatori") mentre cercavo di orientarmi i quali hanno confermato quanto scritto. Ecco perchè si è generato il tutto.
ringrazio per la risposta ricevuta. Voglio però specificare alcune cose: lavoro in uno studio commercialista prima con contratto di stage poi apprendistato poi indeterminato. Mi sono accorto di essermi fermato da qualche mese perchè la mia attuale esperienza non è in linea con quanto richiesto dal mercato del lavoro: per alcuni specifici lavori richiesti dal mio ruolo è necessario l'indipendenza lavorativa (ma come faccio ad averla se non li ho mai fatti e non mi verranno mai assegnati?). Ecco perchè ho cercato sia di cambiare lavoro (per conseguirla appunto) sia di valutare anche l'università telematica (indipendentemente se fossi rimasto o meno nello stesso posto) perchè vorrei evitare di lasciare il mio lavoro per dedicarmi completamente all'università tradizionale (sono a conoscenza del regime part time concesso ai lavoratori ma io ritengo che abbia un tempo di conseguimento troppo lungo). Quindi mi sono documentato a riguardo (conosco molto bene la classifica ANVUR) ma ciò che ho scritto sulle telematiche non è frutto di mie supposizioni bensì di confronti avuti con alcuni recruiter (forse "conservatori") mentre cercavo di orientarmi i quali hanno confermato quanto scritto. Ecco perchè si è generato il tutto.
[#3]
Gentile utente,
giustamente lei titola la sua richiesta di consulto: "grande indecisione e confusione".
Ho cercato di mostrarle nella mia prima risposta che indecisione e confusione sono determinati da lei stesso, e che questo richiede l'intervento di uno psicologo cognitivo-comportamentale o strategico, dal momento che lei, come recita il proverbio, tende a "fasciarsi la testa prima di essersela rotta".
La sua carriera, a quel che scrive adesso, non è stata poi troppo mutilata: "lavoro in uno studio commercialista prima con contratto di stage poi apprendistato poi indeterminato".
Se lo stipendio non le permette nemmeno di mantenersi, forse non lo sta contrattando opportunamente col datore di lavoro.
Allo stesso titolo, le esperienze che le occorrono per incrementare le sue competenze vanno chieste con date di inizio ben precise, senza accontentarsi di promesse.
Adesso dice che "confronti avuti con alcuni recruiter" le hanno fatto capire che le lauree telematiche sono malviste. Al punto che una laurea telematica sarebbe carta straccia? E questo vale per tutte le telematiche? E per tutti i recruiter? Lo ritiene possibile?
Perché non prendere il coraggio di comprendere una buona volta che per paura lei si involtola in ragionamenti auto-sabotanti?
A lei la scelta di uscire da questa trappola. Dopo tutto, la vita è sua. Auguri.
giustamente lei titola la sua richiesta di consulto: "grande indecisione e confusione".
Ho cercato di mostrarle nella mia prima risposta che indecisione e confusione sono determinati da lei stesso, e che questo richiede l'intervento di uno psicologo cognitivo-comportamentale o strategico, dal momento che lei, come recita il proverbio, tende a "fasciarsi la testa prima di essersela rotta".
La sua carriera, a quel che scrive adesso, non è stata poi troppo mutilata: "lavoro in uno studio commercialista prima con contratto di stage poi apprendistato poi indeterminato".
Se lo stipendio non le permette nemmeno di mantenersi, forse non lo sta contrattando opportunamente col datore di lavoro.
Allo stesso titolo, le esperienze che le occorrono per incrementare le sue competenze vanno chieste con date di inizio ben precise, senza accontentarsi di promesse.
Adesso dice che "confronti avuti con alcuni recruiter" le hanno fatto capire che le lauree telematiche sono malviste. Al punto che una laurea telematica sarebbe carta straccia? E questo vale per tutte le telematiche? E per tutti i recruiter? Lo ritiene possibile?
Perché non prendere il coraggio di comprendere una buona volta che per paura lei si involtola in ragionamenti auto-sabotanti?
A lei la scelta di uscire da questa trappola. Dopo tutto, la vita è sua. Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 773 visite dal 05/04/2024.
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