Grandi delusioni dopo la morte di mamma

Quando mamma è stata ricoverata x 4 mesi prima di mancare, sono andata in Sicilia nella sua città (vivo al nord), in casa sua per 5 settimane in totale.
La Sua casa era già destinata a mio fratello, che abita di sotto, col quale il rapporto è sempre stato pessimo.
Lui infatti ha cominciato a reclamare questa casa facendomi intendere che gli dava noia che stessi li.
Era un tormento aveva sempre appunti da farmi.
Inoltre in quel periodo sono rimasta sempre sola nn avevo nessuno con cui scambiare una parola.
Quando poi hanno cominciato a sedare la mamma me ne sono andata, comunque la struttura consentiva solo due ore di visita giornaliera.

Mi sono accorta che mio fratello si era praticamente già buttato sulle cose di mamma, faceva dei grossi prelievi mensili dal conto senza avere spese.
Faceva fatica a spendere anche 50euro x lei, spesso mi urlava addosso.
Avevo persino paura di lui, sembrava che prima o poi mi avrebbe...messo a posto...Sono rimasta
delusissima, alla fine alcuni parenti mi hanno anche criticato per non esserci stata, "abbastanza".
Ci hanno messo molto tempo a capire, a qualcuno nn è fregato nulla...Mia madre lultimo periodo che la ho vista mi diceva di tornare a casa, conosceva la situazione.
Ho avuto una depressione e ancora fatico a pensare a chi nn ha voluto capire la situazione.
Dovevo "resistere"in quella situazione di ospite sgradito?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
lei ha conosciuto, nelle circostanze più dolorose, una verità che abbiamo tutti sotto gli occhi ma non vogliamo riconoscere: gli esseri umani non si capiscono.
Il linguaggio serve più a separare che ad unire, più a confondere che a spiegare.
A questo si aggiunge la speranza, che a volte diventa pretesa, di essere capiti per una sorta di telepatia. Ne seguono le più dolorose incomprensioni, gli stati di interna sofferenza, il rancore verso chi avrebbe dovuto comprendere, agire, proteggere, e ha fatto il contrario.
Vediamo il suo caso. Si reca nella città dove sua madre, ammalata, è in ospedale, e per starle vicina ben cinque settimane si serve come alloggio della casa materna.
A questo punto suo fratello, erede destinato dell'immobile, "ha cominciato a reclamare questa casa facendomi intendere che gli dava noia che stessi li. Era un tormento aveva sempre appunti da farmi".
Col senno di poi, quello sarebbe stato il momento per chiedergli con calma cosa lo disturbava, cosa avrebbe preferito che lei facesse: forse pagare le spese?
Tra l'altro sarebbe stato opportuno chiederglielo davanti ad uno o più dei parenti che in seguito l'hanno criticata.
Badi bene, non le sto dicendo che lei ha sbagliato a non farlo: suggerisco, a cose fatte, cosa avrebbe potuto aiutarla, ma so bene che nell'imminenza dolorosa di una malattia che si presume mortale non ci si mette a fare certi ragionamenti.
Lei scrive: "Inoltre in quel periodo sono rimasta sempre sola nn avevo nessuno con cui scambiare una parola".
Anche questo è amaramente comprensibile: non ha fruito della naturale solidarietà di suo fratello "col quale il rapporto è sempre stato pessimo", e forse non ha voluto o saputo cercare altri parenti.
Ma questi, equivocando la natura del suo riserbo, possono essersi sentiti allontanati, rifiutati. Faccio delle ipotesi; potrebbero aver sentito così, e nello stesso tempo essere stati ben felici di non dover offrire il minimo aiuto, la minima compagnia.
Quello che segue è stato ancora più doloroso: suo fratello si butta sugli oggetti e sul denaro della mamma ma non vuole spendere un soldo per l'ammalata, cosa inqualificabile: immagino che lei non fosse nello stato d'animo per cercare l'aiuto di un avvocato, bloccare i conti, fare tutte quelle azioni di forza che una persona avida avrebbe compiuto, ma una persona in buona fede decisamente no. Anzi, lei scrive: "Avevo persino paura di lui".
Dunque, esausta, lei si allontana e torna alla sua casa mentre la mamma è ancora viva. Del resto sua madre stessa "l'ultimo periodo che la ho vista mi diceva di tornare a casa, conosceva la situazione".
Capisco che lei non si sia sentita di attuare un braccio di ferro con un fratello aggressivo, restando in un luogo da cui veniva scacciata, al fine di fruire di due ore di presenza accanto ad una moribonda non sempre vigile: ma vede, cara signora, di tutto quello che lei ha passato, i parenti non sanno proprio niente.
Le critiche che le pervengono non sono rivolte a lei, alle sue azioni e alle sue intenzioni reali, ma alla loro immagine fittizia di lei.
E ancora bisogna vedere chi gliele ha riferite; non una persona benevola, sembra, o quanto meno non una persona delicata e rispettosa del suo lutto.
Ora lei potrebbe, nel trigesimo della morte di sua madre, scendere giù e invitare tutti i parenti ad una cerimonia commemorativa, avvertendoli che ha qualcosa da dire dopo la cerimonia, in sacrestia. Dovrà confidarsi col sacerdote, naturalmente, e in sua presenza spiegare come sono andati i fatti -anche leggendo un breve scritto, per non cedere all'emozione- e quanto dolore lei avrebbe dal protrarsi della loro incomprensione.
Che questo chiarisca i fatti, con tutti, non potrei assicurare. Forse potrebbe però farla sentire dalla parte della ragione e farle scoprire che alcune persone l'hanno sempre stimata.
Le faccio ogni augurio di ritrovare presto quella serenità che sua madre certo vorrebbe per lei.
Se le fa piacere, ci tenga al corrente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Grazie infinite...
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Spero di avere almeno in parte alleviato la sua pena, gentile utente.
La inviterei a tener conto anche delle norme sull'eredità che in Italia vigono.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com