Pensare continuamente al primo amore
Buongiorno,
ho 42 anni, sono una persona sportiva e professionalmente soddisfatta.
Vi scrivo perchè ormai da 12 anni non riesco ad andare avanti nella mia vita privata, o almeno ci provo ma sempre con mille dubbi.
All'età di 18 anni incontrai D.
e fu il primo vero amore.
Una storia bellissima, fatta di complicità, risate e affetto sincero.
Abbiamo trascorso insieme 12 anni, la nostra storia però iniziò ad avere problemi già verso il 5/6 anno.
Si trattava più che altro di noia, monotonia, probabilmente di una storia troppo importante per noi che eravamo ancora così giovani.
Continuammo a stare insieme, facendo finta di non vedere le crepe che si stavano creando perchè ci volevamo troppo bene ed era impossibile pensare che la nostra storia potesse finire.
E facendo finta di niente sono passati altri anni, nei quali da parte mia (e credo anche da parte sua) ci furono tradimenti.
Era quella curiosità tipica dei giovani, quella voglia di provare nuove esperienze.
Ma in uno di questi miei tradimenti, mi capita di innamorarmi e trovo il coraggio che non avevo mai avuto prima: lascio D.
per M.
confessando il tradimento.
Volevo vivere questo nuovo amore che ancora oggi è con me.
Ma in questi 12 anni non è passato un giorno che io non abbia pensato a D.
con nostalgia, e pentimento per non aver provato a salvare quella storia bellissima.
Ieri, dopo tanti anni, lui mi ha invitata a fare colazione.
Vedendolo arrivare ho dovuto trattenere le lacrime: D.
scatena in me delle emozioni fortissime.
Abbiamo chiacchierato (lui ora ha una compagna e un figlio) ed è stato come sentirsi a casa.
E' stato come ritrovare il mio posto nel mondo.
Ed è proprio questo il mio problema: non riuscire a darmi, ad aprirmi a nessun'altro come nella storia con D.
Continuo a vivere ancorata al passato.
Un paio di anni fa ho fatto un percorso di psicoterapia transazionale, che sì ha alleviato un pò il mio dolore ma non sento di aver risolto il problema.
Vi chiedo, quindi, qual'è la strada per mettere da parte questo mio dolore, per archiviare nei ricordi un amore che è stato bellissimo ma che non c'è più?
Non voglio continuare a vivere nell'attesa di un ritorno che probabilmente non ci sarà mai e che se ci sarà chissà sotto quali vesti si presenterà.
E dentro di me sorgono altre mille domande: perchè lui, ormai con una famiglia, ha il desiderio di una colazione con me?
Anche dentro di lui quel filo non si è ancora spezzato?
ho 42 anni, sono una persona sportiva e professionalmente soddisfatta.
Vi scrivo perchè ormai da 12 anni non riesco ad andare avanti nella mia vita privata, o almeno ci provo ma sempre con mille dubbi.
All'età di 18 anni incontrai D.
e fu il primo vero amore.
Una storia bellissima, fatta di complicità, risate e affetto sincero.
Abbiamo trascorso insieme 12 anni, la nostra storia però iniziò ad avere problemi già verso il 5/6 anno.
Si trattava più che altro di noia, monotonia, probabilmente di una storia troppo importante per noi che eravamo ancora così giovani.
Continuammo a stare insieme, facendo finta di non vedere le crepe che si stavano creando perchè ci volevamo troppo bene ed era impossibile pensare che la nostra storia potesse finire.
E facendo finta di niente sono passati altri anni, nei quali da parte mia (e credo anche da parte sua) ci furono tradimenti.
Era quella curiosità tipica dei giovani, quella voglia di provare nuove esperienze.
Ma in uno di questi miei tradimenti, mi capita di innamorarmi e trovo il coraggio che non avevo mai avuto prima: lascio D.
per M.
confessando il tradimento.
Volevo vivere questo nuovo amore che ancora oggi è con me.
Ma in questi 12 anni non è passato un giorno che io non abbia pensato a D.
con nostalgia, e pentimento per non aver provato a salvare quella storia bellissima.
Ieri, dopo tanti anni, lui mi ha invitata a fare colazione.
Vedendolo arrivare ho dovuto trattenere le lacrime: D.
scatena in me delle emozioni fortissime.
Abbiamo chiacchierato (lui ora ha una compagna e un figlio) ed è stato come sentirsi a casa.
E' stato come ritrovare il mio posto nel mondo.
Ed è proprio questo il mio problema: non riuscire a darmi, ad aprirmi a nessun'altro come nella storia con D.
Continuo a vivere ancorata al passato.
Un paio di anni fa ho fatto un percorso di psicoterapia transazionale, che sì ha alleviato un pò il mio dolore ma non sento di aver risolto il problema.
Vi chiedo, quindi, qual'è la strada per mettere da parte questo mio dolore, per archiviare nei ricordi un amore che è stato bellissimo ma che non c'è più?
Non voglio continuare a vivere nell'attesa di un ritorno che probabilmente non ci sarà mai e che se ci sarà chissà sotto quali vesti si presenterà.
E dentro di me sorgono altre mille domande: perchè lui, ormai con una famiglia, ha il desiderio di una colazione con me?
Anche dentro di lui quel filo non si è ancora spezzato?
[#1]
Gentile utente,
talvolta i ricordi di un'età precedente o di un primo amore si risvegliano in un periodo di passaggio, e lei recentemente ha cercato una gravidanza, non sappiamo con quale esito, e si trova in un'età di transizione.
Scrive: "in questi 12 anni non è passato un giorno che io non abbia pensato a D. con nostalgia, e pentimento per non aver provato a salvare quella storia bellissima".
Ci sta dicendo, in pratica, che rimpiangeva una relazione anche nel momento in cui la stava mandando a picco, col confessare il suo tradimento per mettersi con un altro. Inoltre nel periodo dell'addio ci saranno stati tentativi di riaverla con sé da parte del suo primo partner, ai quali lei non ha ceduto, quindi almeno allora la nostalgia e il pentimento erano inesistenti.
Quando dunque ha davvero rimpianto questa "storia bellissima", punteggiata però di noia, monotonia e tradimenti? Non certo tutti i giorni di questi dodici anni, né per lungo tempo ogni giorno.
E' probabile che sia il rimpianto di quella intensità emotiva che connota l'adolescenza più che di una specifica persona o di una specifica relazione, e che sia stato un rimpianto occasionale, altrimenti avrebbe cercato molto prima il suo antico amore, non crede?
Ora lei chiede: "perchè lui, ormai con una famiglia, ha il desiderio di una colazione con me? Anche dentro di lui quel filo non si è ancora spezzato?"
Noi questo non possiamo saperlo, ma c'è una persona che potrebbe certamente dirglielo: lui stesso.
E' stato lui a cercarla, ricomparso improvvisamente dal nulla? L'incontro si è concluso con un nuovo appuntamento? Ma soprattutto, nel tempo che avete trascorso insieme, lei gli ha chiesto perché l'ha cercata?
Vede, gentile utente, dal suo racconto si può pensare che lei preferisca vivere nel sogno. A questo rimandano alcune frasi riguardanti il passato: "Continuammo a stare insieme, facendo finta di non vedere le crepe che si stavano creando"; e ancora: "facendo finta di niente sono passati altri anni, nei quali da parte mia (e credo anche da parte sua) ci furono tradimenti".
Preferì far finta di niente fino al puto di non voler sapere se lui la tradiva?
Oggi, adulta, istradata anche dall'Analisi Transazionale, dovrebbe cercare di capire quale spazio lasciare ai giochi del suo Bambino interiore.
Buone cose.
talvolta i ricordi di un'età precedente o di un primo amore si risvegliano in un periodo di passaggio, e lei recentemente ha cercato una gravidanza, non sappiamo con quale esito, e si trova in un'età di transizione.
Scrive: "in questi 12 anni non è passato un giorno che io non abbia pensato a D. con nostalgia, e pentimento per non aver provato a salvare quella storia bellissima".
Ci sta dicendo, in pratica, che rimpiangeva una relazione anche nel momento in cui la stava mandando a picco, col confessare il suo tradimento per mettersi con un altro. Inoltre nel periodo dell'addio ci saranno stati tentativi di riaverla con sé da parte del suo primo partner, ai quali lei non ha ceduto, quindi almeno allora la nostalgia e il pentimento erano inesistenti.
Quando dunque ha davvero rimpianto questa "storia bellissima", punteggiata però di noia, monotonia e tradimenti? Non certo tutti i giorni di questi dodici anni, né per lungo tempo ogni giorno.
E' probabile che sia il rimpianto di quella intensità emotiva che connota l'adolescenza più che di una specifica persona o di una specifica relazione, e che sia stato un rimpianto occasionale, altrimenti avrebbe cercato molto prima il suo antico amore, non crede?
Ora lei chiede: "perchè lui, ormai con una famiglia, ha il desiderio di una colazione con me? Anche dentro di lui quel filo non si è ancora spezzato?"
Noi questo non possiamo saperlo, ma c'è una persona che potrebbe certamente dirglielo: lui stesso.
E' stato lui a cercarla, ricomparso improvvisamente dal nulla? L'incontro si è concluso con un nuovo appuntamento? Ma soprattutto, nel tempo che avete trascorso insieme, lei gli ha chiesto perché l'ha cercata?
Vede, gentile utente, dal suo racconto si può pensare che lei preferisca vivere nel sogno. A questo rimandano alcune frasi riguardanti il passato: "Continuammo a stare insieme, facendo finta di non vedere le crepe che si stavano creando"; e ancora: "facendo finta di niente sono passati altri anni, nei quali da parte mia (e credo anche da parte sua) ci furono tradimenti".
Preferì far finta di niente fino al puto di non voler sapere se lui la tradiva?
Oggi, adulta, istradata anche dall'Analisi Transazionale, dovrebbe cercare di capire quale spazio lasciare ai giochi del suo Bambino interiore.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buongiorno dott.ssa Potenza,
la ringrazio per il Suo consulto.
Andando in ordine.
La gravidanza non è ancora arrivata anche perchè purtroppo i tentativi fatti non sono molti. Proprio su questo tema tra M . e me c'è nervosismo, lui dice di volere un figlio ma in realtà la nostra vita sessuale è ridotta al minimo. Io non ne parlo più, non è allettante dover pregare il proprio partner per avere un rapporto.
In effetti io ho rimpianto la relazione con D. anche nel momento in cui la stavo mandando a picco. Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa.
Lei scrive "E' probabile che sia il rimpianto di quella intensità emotiva che connota l'adolescenza più che di una specifica persona o di una specifica relazione" ed è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D.
A volte penso che perdere D. sia stato come perdere un genitore, quando una madre o un padre ci lascia si rimane senza e nessun altra persona potrà farci più provare quel tipo di amore. Per me è come essere rimasta senza l'unica persona che poteva ricoprire il ruolo del mio compagno di vita.
L'incontro dello scorso giorno non è arrivato dal nulla ma dopo uno scambio di messaggi che avviene tra noi a volte anche a distanza di mesi (ci si chiede come va e cose simili). In passato ero più io a cercarlo, ma da quando ho saputo dell'arrivo del bimbo mi sono fatta da parte ed ora è lui a cercarmi.
Non ho avuto il coraggio di chiedergli il perchè di questo incontro. Lui mi ha parlato di questo bambino e ha detto una frase che mi ha colpito: "Ci si innamora del piccolo e ci disinnamora della mamma". Credo che l'arrivo del bimbo abbia messo in crisi il loro equilibrio. E qui, forse come dice Lei, il mio Bambino Interiore ha trovato uno spiraglio per sognare un ritorno al passato.
Arrivata a casa lui mi ha scritto, ringraziandomi per la colazione e prospettando la possibilità di rivederci.
Lei dice che sta a me dare il giusto spazio al mio Bambino Interiore, ma come?
la ringrazio per il Suo consulto.
Andando in ordine.
La gravidanza non è ancora arrivata anche perchè purtroppo i tentativi fatti non sono molti. Proprio su questo tema tra M . e me c'è nervosismo, lui dice di volere un figlio ma in realtà la nostra vita sessuale è ridotta al minimo. Io non ne parlo più, non è allettante dover pregare il proprio partner per avere un rapporto.
In effetti io ho rimpianto la relazione con D. anche nel momento in cui la stavo mandando a picco. Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa.
Lei scrive "E' probabile che sia il rimpianto di quella intensità emotiva che connota l'adolescenza più che di una specifica persona o di una specifica relazione" ed è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D.
A volte penso che perdere D. sia stato come perdere un genitore, quando una madre o un padre ci lascia si rimane senza e nessun altra persona potrà farci più provare quel tipo di amore. Per me è come essere rimasta senza l'unica persona che poteva ricoprire il ruolo del mio compagno di vita.
L'incontro dello scorso giorno non è arrivato dal nulla ma dopo uno scambio di messaggi che avviene tra noi a volte anche a distanza di mesi (ci si chiede come va e cose simili). In passato ero più io a cercarlo, ma da quando ho saputo dell'arrivo del bimbo mi sono fatta da parte ed ora è lui a cercarmi.
Non ho avuto il coraggio di chiedergli il perchè di questo incontro. Lui mi ha parlato di questo bambino e ha detto una frase che mi ha colpito: "Ci si innamora del piccolo e ci disinnamora della mamma". Credo che l'arrivo del bimbo abbia messo in crisi il loro equilibrio. E qui, forse come dice Lei, il mio Bambino Interiore ha trovato uno spiraglio per sognare un ritorno al passato.
Arrivata a casa lui mi ha scritto, ringraziandomi per la colazione e prospettando la possibilità di rivederci.
Lei dice che sta a me dare il giusto spazio al mio Bambino Interiore, ma come?
[#3]
Gentile utente,
ritengo che dovrebbe analizzare con l'aiuto di un* psicolog* lo stato di turbamento che si avverte in lei, e che determina confusione nei suoi progetti e nelle sue speranze.
Le riporto gli esempi di questa confusione come emergono dalle sue email.
Lei vive due relazioni lunghissime, raggiungendo già con la prima un'età più che idonea alla maternità, ma non la realizza. Poco male se lei facesse parte di quelle donne che non vogliono essere madri; invece adesso vuole un figlio, ma con un ritardo di circa vent'anni sull'età fisiologica.
Inoltre, altro elemento che testimonia confusione, il suo desiderio di un figlio non nasce nell'ambito di una buona relazione di coppia, infatti lei scrive: "la nostra vita sessuale è ridotta al minimo. Io non ne parlo più, non è allettante dover pregare il proprio partner per avere un rapporto".
Ancora una volta, su una questione essenziale, lei "non parla più". Dunque vuol fare un figlio così tardi, e quando la relazione col padre è compromessa. E il suo partner, che a quanto lei scrive afferma di volere un figlio, a oltre cinquant'anni non lo sa ancora come si fanno i bambini?
Inoltre lei dice di aver rimpianto il primo amore anche mentre lo lasciava. Impossibile: non si può nello stesso momento volere una cosa e pentirsene, "per la contraddizion che nol consente", dice Dante.
Invece lei rincara la dose di incoerenza, affermando: "Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa".
No, cara signora: se davvero avesse preferito infliggere una sofferenza a sé stessa anziché a lui, avrebbe facilmente attuato questo desiderio rinunciando al nuovo amore e restando con D. Si sarebbe assicurata una propria (transitoria) sofferenza, ma l'avrebbe risparmiata a lui.
Del resto, nei dodici anni col nuovo compagno ha sempre mantenuto i contatti con D. Perché non ha cercato di ricostruire prima il vostro legame? Ha aspettato che lui, uomo ormai di mezza età, avesse il primo figlio, per auspicare una crisi del suo legame di coppia e "sognare un ritorno al passato". Ma questo non è tanto da bambino (Analisi Transazionale), piuttosto da Sciacallo (Comunicazione Non Violenta).
Infine lei non prende in considerazione la mia ipotesi che il suo rimpianto non sia rivolto a D. e alla vostra storia ma a quell'intensità di sentimenti che scaturisce dalla particolare vitalità emotiva dell'adolescenza.
Per concludere, io non ho scritto: "che sta a me dare il giusto spazio al mio Bambino Interiore", al contrario la invitavo a contenerlo con le parole: "dovrebbe cercare di capire quale spazio lasciare ai giochi del suo Bambino interiore", con ciò suggerendole di rientrare a pieno titolo nel ruolo dell'Adulto.
Capisco che tutto questo sia complesso, ma è opportuno procedere con criterio per provvedere alla propria felicità e a quella degli altri, non crede?
ritengo che dovrebbe analizzare con l'aiuto di un* psicolog* lo stato di turbamento che si avverte in lei, e che determina confusione nei suoi progetti e nelle sue speranze.
Le riporto gli esempi di questa confusione come emergono dalle sue email.
Lei vive due relazioni lunghissime, raggiungendo già con la prima un'età più che idonea alla maternità, ma non la realizza. Poco male se lei facesse parte di quelle donne che non vogliono essere madri; invece adesso vuole un figlio, ma con un ritardo di circa vent'anni sull'età fisiologica.
Inoltre, altro elemento che testimonia confusione, il suo desiderio di un figlio non nasce nell'ambito di una buona relazione di coppia, infatti lei scrive: "la nostra vita sessuale è ridotta al minimo. Io non ne parlo più, non è allettante dover pregare il proprio partner per avere un rapporto".
Ancora una volta, su una questione essenziale, lei "non parla più". Dunque vuol fare un figlio così tardi, e quando la relazione col padre è compromessa. E il suo partner, che a quanto lei scrive afferma di volere un figlio, a oltre cinquant'anni non lo sa ancora come si fanno i bambini?
Inoltre lei dice di aver rimpianto il primo amore anche mentre lo lasciava. Impossibile: non si può nello stesso momento volere una cosa e pentirsene, "per la contraddizion che nol consente", dice Dante.
Invece lei rincara la dose di incoerenza, affermando: "Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa".
No, cara signora: se davvero avesse preferito infliggere una sofferenza a sé stessa anziché a lui, avrebbe facilmente attuato questo desiderio rinunciando al nuovo amore e restando con D. Si sarebbe assicurata una propria (transitoria) sofferenza, ma l'avrebbe risparmiata a lui.
Del resto, nei dodici anni col nuovo compagno ha sempre mantenuto i contatti con D. Perché non ha cercato di ricostruire prima il vostro legame? Ha aspettato che lui, uomo ormai di mezza età, avesse il primo figlio, per auspicare una crisi del suo legame di coppia e "sognare un ritorno al passato". Ma questo non è tanto da bambino (Analisi Transazionale), piuttosto da Sciacallo (Comunicazione Non Violenta).
Infine lei non prende in considerazione la mia ipotesi che il suo rimpianto non sia rivolto a D. e alla vostra storia ma a quell'intensità di sentimenti che scaturisce dalla particolare vitalità emotiva dell'adolescenza.
Per concludere, io non ho scritto: "che sta a me dare il giusto spazio al mio Bambino Interiore", al contrario la invitavo a contenerlo con le parole: "dovrebbe cercare di capire quale spazio lasciare ai giochi del suo Bambino interiore", con ciò suggerendole di rientrare a pieno titolo nel ruolo dell'Adulto.
Capisco che tutto questo sia complesso, ma è opportuno procedere con criterio per provvedere alla propria felicità e a quella degli altri, non crede?
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio per la risposta.
Non mi ritrovo esattamente in ciò che Lei afferma.
Sicuramente sono in uno stato di turbamento, altrimenti non avrei scritto.
Sicuramente ho un'età matura per cercare un figlio, ma non mi sento in ritardo di 20 anni, direi di 7-8.
Lei dice "Invece lei rincara la dose di incoerenza, affermando: "Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa".
No, cara signora: se davvero avesse preferito infliggere una sofferenza a sé stessa anziché a lui, avrebbe facilmente attuato questo desiderio rinunciando al nuovo amore e restando con D. Si sarebbe assicurata una propria (transitoria) sofferenza, ma l'avrebbe risparmiata a lui." Bene, intorno al 6-7 anno di relazione, lasciai D. proprio perchè non mi sentivo più innamorata. E in quell'occasione, tornai sui miei passi perchè preferii infliggere una sofferenza a me stessa piuttosto che vederlo così triste. La mia sofferenza non fu però "transitoria" (come dice lei), anzi continuò nei successivi anni perchè in quella relazione mi sentivo veramente troppo stretta. Fino a quando, l'incontro con M. mi diede la forza di essere più egoista e pensare solo a me stessa, lasciando D. Non vado fiera, anzi non mi sono mai perdonata, di aver lasciato D. sull'onda di M., avrei dovuto farlo prima a prescindere della presenza di un'altra persona.
Lei, inoltre, scrive che io abbia auspicato una crisi del legame di coppia tra D. e la sua compagna ma non è assolutamente così: l'affetto che ho per D., mi ha fatto sempre auspicare la sua serenità, non gioirei mai per una sua sofferenza.
Infine, Lei scrive: "lei non prende in considerazione la mia ipotesi che il suo rimpianto non sia rivolto a D. e alla vostra storia ma a quell'intensità di sentimenti che scaturisce dalla particolare vitalità emotiva dell'adolescenza" ma è proprio quello che ho scritto nella mia precedente replica ossia "ed è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D."
La mia difficoltà è non riuscire ad aprirmi a nessun'altro come con lui, è come se solo lui avesse le chiavi delle mie emozioni, del mio star bene. E sicuramente, come dice Lei, questo fa parte del mio vivere nel sogno. Alla mia età ormai adulta il mio star bene deve dipendere da me e non da una persona esterna. Lo so, e mi sforzo di farlo ogni giorno.
La ringrazio per la risposta.
Non mi ritrovo esattamente in ciò che Lei afferma.
Sicuramente sono in uno stato di turbamento, altrimenti non avrei scritto.
Sicuramente ho un'età matura per cercare un figlio, ma non mi sento in ritardo di 20 anni, direi di 7-8.
Lei dice "Invece lei rincara la dose di incoerenza, affermando: "Non mi sono mai perdonata il dolore che ho causato a D., avrei preferito infliggere una sofferenza a me stessa".
No, cara signora: se davvero avesse preferito infliggere una sofferenza a sé stessa anziché a lui, avrebbe facilmente attuato questo desiderio rinunciando al nuovo amore e restando con D. Si sarebbe assicurata una propria (transitoria) sofferenza, ma l'avrebbe risparmiata a lui." Bene, intorno al 6-7 anno di relazione, lasciai D. proprio perchè non mi sentivo più innamorata. E in quell'occasione, tornai sui miei passi perchè preferii infliggere una sofferenza a me stessa piuttosto che vederlo così triste. La mia sofferenza non fu però "transitoria" (come dice lei), anzi continuò nei successivi anni perchè in quella relazione mi sentivo veramente troppo stretta. Fino a quando, l'incontro con M. mi diede la forza di essere più egoista e pensare solo a me stessa, lasciando D. Non vado fiera, anzi non mi sono mai perdonata, di aver lasciato D. sull'onda di M., avrei dovuto farlo prima a prescindere della presenza di un'altra persona.
Lei, inoltre, scrive che io abbia auspicato una crisi del legame di coppia tra D. e la sua compagna ma non è assolutamente così: l'affetto che ho per D., mi ha fatto sempre auspicare la sua serenità, non gioirei mai per una sua sofferenza.
Infine, Lei scrive: "lei non prende in considerazione la mia ipotesi che il suo rimpianto non sia rivolto a D. e alla vostra storia ma a quell'intensità di sentimenti che scaturisce dalla particolare vitalità emotiva dell'adolescenza" ma è proprio quello che ho scritto nella mia precedente replica ossia "ed è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D."
La mia difficoltà è non riuscire ad aprirmi a nessun'altro come con lui, è come se solo lui avesse le chiavi delle mie emozioni, del mio star bene. E sicuramente, come dice Lei, questo fa parte del mio vivere nel sogno. Alla mia età ormai adulta il mio star bene deve dipendere da me e non da una persona esterna. Lo so, e mi sforzo di farlo ogni giorno.
[#5]
Gentile utente,
sono lieta di aver stimolato in lei delle reazioni, ma ancora non sono quelle della presa di coscienza dell'Adulto dell'Analisi Transazionale.
Intanto la inviterei a fare chiarezza sui tempi. Il momento in cui lasciò D e accettò la sua sofferenza fu quando si innamorò di M: solo rispetto a questo ho scritto che avrebbe potuto rinunciare, procurandosi una sofferenza solo transitoria. Nel passato, quando rimase con D pur standoci male, ovvio che la sofferenza sarebbe stata profonda e duratura per tutti e due: non c'era l'effetto flash dell'innamoramento a darle una spinta intensa ma fugace, e non ci fu nemmeno la capacità/volontà di cambiare la relazione con D per migliorarla.
Stesso problema di tempi per la ricerca di un figlio. Lei scrive: "non mi sento in ritardo di 20 anni, direi di 7-8".
La gravidanza non è un fenomeno affidato al nostro sentire, ma legato a processi fisiologici. La scienza medica colloca l'acme della capacità riproduttiva intorno ai vent'anni, non intorno ai 35.
Ma anche questo ritardo "avvertito" di 7/8 anni, a cosa è dovuto?
Se esisteva già allora un'eccessiva freddezza sessuale, un diradamento dei rapporti associato ad un'assenza di passione, che in genere si riverbera su tutti i campi dell'esistenza di coppia, inutile cercare più lontano cosa le manca da anni.
Questo spiegherebbe anche l'equivoco di ciò che D potrebbe offrirle ora.
Lei replica alla mia osservazione sull'intensità dei sentimenti esclusiva dell'adolescenza: "è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D". Aggiunge: "è come se solo lui avesse le chiavi delle mie emozioni, del mio star bene".
Ma io ho detto che l'intensità dei sentimenti da lei provati a quel tempo era prodotta dall'adolescenza, non da D. Sono due realtà distinte, che lei nel rimpianto tende a sovrapporre, dimenticando di aver vissuto accanto a D lunghi anni di noia, monotonia, e - questo ora diventa importante - tradimenti.
Il tradimento ora le farebbe provare di nuovo emozioni intense? Probabilmente sì. E' nella natura di quest'esperienza che si vive di nascosto, col batticuore dell'incontro esclusivamente erotico, vissuto senza il peso della routine quotidiana e a danno di terzi (la Teoria del Terzo Danneggiato di Freud).
Veda lei se è questo che desidera.
Tenga però conto che vivere nel sogno comporta una dissociazione dalla realtà sulla quale non si sa più incidere per migliorarla; un desiderio di essere trascinati da una corrente che venga da fuori, senza mai implicare un'azione volontaria e cosciente da parte nostra.
L'Analisi Transazionale ha una doppia componente: cognitiva e analitica. In questa seconda fase, se l'avete affrontata, lei dovrebbe aver capito cosa la spinge a rinunciare ad una sua agenticità per cercare il flusso trainante di un'emozione nata fuori di lei.
Ci rifletta. Noi siamo qui.
Buone cose.
sono lieta di aver stimolato in lei delle reazioni, ma ancora non sono quelle della presa di coscienza dell'Adulto dell'Analisi Transazionale.
Intanto la inviterei a fare chiarezza sui tempi. Il momento in cui lasciò D e accettò la sua sofferenza fu quando si innamorò di M: solo rispetto a questo ho scritto che avrebbe potuto rinunciare, procurandosi una sofferenza solo transitoria. Nel passato, quando rimase con D pur standoci male, ovvio che la sofferenza sarebbe stata profonda e duratura per tutti e due: non c'era l'effetto flash dell'innamoramento a darle una spinta intensa ma fugace, e non ci fu nemmeno la capacità/volontà di cambiare la relazione con D per migliorarla.
Stesso problema di tempi per la ricerca di un figlio. Lei scrive: "non mi sento in ritardo di 20 anni, direi di 7-8".
La gravidanza non è un fenomeno affidato al nostro sentire, ma legato a processi fisiologici. La scienza medica colloca l'acme della capacità riproduttiva intorno ai vent'anni, non intorno ai 35.
Ma anche questo ritardo "avvertito" di 7/8 anni, a cosa è dovuto?
Se esisteva già allora un'eccessiva freddezza sessuale, un diradamento dei rapporti associato ad un'assenza di passione, che in genere si riverbera su tutti i campi dell'esistenza di coppia, inutile cercare più lontano cosa le manca da anni.
Questo spiegherebbe anche l'equivoco di ciò che D potrebbe offrirle ora.
Lei replica alla mia osservazione sull'intensità dei sentimenti esclusiva dell'adolescenza: "è proprio questa la mia difficoltà: non riuscire a provare più quell'intensità emotiva che ho provato con D". Aggiunge: "è come se solo lui avesse le chiavi delle mie emozioni, del mio star bene".
Ma io ho detto che l'intensità dei sentimenti da lei provati a quel tempo era prodotta dall'adolescenza, non da D. Sono due realtà distinte, che lei nel rimpianto tende a sovrapporre, dimenticando di aver vissuto accanto a D lunghi anni di noia, monotonia, e - questo ora diventa importante - tradimenti.
Il tradimento ora le farebbe provare di nuovo emozioni intense? Probabilmente sì. E' nella natura di quest'esperienza che si vive di nascosto, col batticuore dell'incontro esclusivamente erotico, vissuto senza il peso della routine quotidiana e a danno di terzi (la Teoria del Terzo Danneggiato di Freud).
Veda lei se è questo che desidera.
Tenga però conto che vivere nel sogno comporta una dissociazione dalla realtà sulla quale non si sa più incidere per migliorarla; un desiderio di essere trascinati da una corrente che venga da fuori, senza mai implicare un'azione volontaria e cosciente da parte nostra.
L'Analisi Transazionale ha una doppia componente: cognitiva e analitica. In questa seconda fase, se l'avete affrontata, lei dovrebbe aver capito cosa la spinge a rinunciare ad una sua agenticità per cercare il flusso trainante di un'emozione nata fuori di lei.
Ci rifletta. Noi siamo qui.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#6]
Utente
La ringrazio dottoressa per la Sua celere risposta.
Lei ha fatto una distinzione importante ed ha ragione: ho accettato di far soffrire D. solo quando è arrivato M., che, in quel momento, ha eliminato (temporaneamente) la mia parte di sofferenza. Ho cercato di evitare (vigliaccamente) la mia pena.
Riguardo ad una gravidanza, sono consapevole che la scienza medica colloca le maggiori possibilità di concepimento intorno ai 20 anni Ma a quell'età ero sicuramente troppo immatura per un passo del genere, cercavo altro: una realizzazione lavorativa (che ho raggiunto) ma anche divertimenti, vacanze.
Negli anni successivi alla rottura con D. ho sempre sentito dentro di me che quel progetto (il figlio) era da realizzare con D. Ho sempre sentito il peso della colpa per aver lasciato tutto in sospeso.
Mi chiede se il tradimento ora mi farebbe provare di nuovo emozioni intense. Assolutamente no, non è la situazione che sto cercando.
Sento il bisogno di perdonarmi per quell'errore ed è proprio come se il perdono possa arrivare solo da quella corrente esterna, citata da Lei.
Lei ha fatto una distinzione importante ed ha ragione: ho accettato di far soffrire D. solo quando è arrivato M., che, in quel momento, ha eliminato (temporaneamente) la mia parte di sofferenza. Ho cercato di evitare (vigliaccamente) la mia pena.
Riguardo ad una gravidanza, sono consapevole che la scienza medica colloca le maggiori possibilità di concepimento intorno ai 20 anni Ma a quell'età ero sicuramente troppo immatura per un passo del genere, cercavo altro: una realizzazione lavorativa (che ho raggiunto) ma anche divertimenti, vacanze.
Negli anni successivi alla rottura con D. ho sempre sentito dentro di me che quel progetto (il figlio) era da realizzare con D. Ho sempre sentito il peso della colpa per aver lasciato tutto in sospeso.
Mi chiede se il tradimento ora mi farebbe provare di nuovo emozioni intense. Assolutamente no, non è la situazione che sto cercando.
Sento il bisogno di perdonarmi per quell'errore ed è proprio come se il perdono possa arrivare solo da quella corrente esterna, citata da Lei.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.5k visite dal 26/03/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.