Personalità borderline - quando una scelta è razionale?
Buongiorno
Da quando mi è stato diagnosticato
personalità cluster b (tratti di personalità borderline)
Non mi fido più delle mie scelte, già prima ero titubante ora ancora di più.
Come faccio a sapere quando una scelta è dettata dall’emozione e dalla rabbia e quando invece è una scelta da fare per vivere meglio?
Come già ho scritto tante volte ho molti problemi con il mio attuale ragazzo, nonostante ciò siamo andati a vivere anche insieme.
Abbiamo problemi di ogni tipo:
Famiglia, cultura diversa
Il sesso (lui ha problemi di erezione quindi ci son periodi in cui devo stargli tanto vicino perché ha l’ansia)
I nostri caratteri che si scontrano tanto, il suo è molto più forte del mio.
Riuscirebbe a non parlarmi anche per settimane.
Andiamo da uno psicologo di coppia e ammetto che con la terapia miglioriamo.
Prima litigavamo ogni giorno ora una volta ogni 10 giorni.
Un record, un record che non so se vorrei davvero accettare perché nei giorni in cui litighiamo sembra che esplode una bomba.
Io mi sento persa e lui mi risponde male e in modo molto arrogante, ovviamente anche io, ma dopo un po’ dentro di me mi sento che non so reggere il confronto.
Quando litighiamo vorrei lasciarlo, perché la litigata dura per giorni e si comporta davvero da bambino, questo è il terzo giorno di litigio.
Poi andiamo dallo psicologo, si risolvono un po’ di cose, ci si calma e torna il sereno, facciamo le nostre cose, ci divertiamo, ci capiamo, la coppia diventa magicamente matura e comprensiva.
Adesso so, che il mio disturbo porta all’idealizzazione per poi arrivare a sminuire tutto ciò che ho intorno.
Ma sapendo questo, qualsiasi persona abbia un problema di personalità borderline, come fa a scegliere?
Se tutto può essere legato da questo?
Come si fa a fidarsi di se stessi?
Io in questo momento vorrei lasciare tutto, ci siamo trasferiti lontano dalla mia famiglia, qua siamo solo io e lui, non abbiamo ancora amici perché ci siamo trasferiti da poco.
Non so veramente cosa fare.
Vicino a me ho una persona che alimenta tantissimo i miei stati d’animo che siano positivi o negativi.
È una persona davvero difficile come sicuramente lo sono io.
Questa sensazione ce l’ho da tempo, stiamo quasi due anni insieme e io ce l’ho avuta già dopo 6 mesi, proprio perché diventa insopportabile.
E non sto proprio bene in quei giorni di caos dove per far pace devo praticamente chiedere scusa.
in più i suoi silenzi dimostrano quanto è forte e quanto sa stare senza di me.
Io invece non ce la faccio.
Vorrei prendere la decisione di chiudere una volta per tutte questa storia, ma ho paura di tutto e ho paura sia legato dalle mie emozioni e da questa cavolo di diagnosi che mi ha smosso ancora di più la realtà.
La domanda però è questa: quando chi ha questa personalità deve scegliere se può essere dettato tutto dal disturbo?
Da quando mi è stato diagnosticato
personalità cluster b (tratti di personalità borderline)
Non mi fido più delle mie scelte, già prima ero titubante ora ancora di più.
Come faccio a sapere quando una scelta è dettata dall’emozione e dalla rabbia e quando invece è una scelta da fare per vivere meglio?
Come già ho scritto tante volte ho molti problemi con il mio attuale ragazzo, nonostante ciò siamo andati a vivere anche insieme.
Abbiamo problemi di ogni tipo:
Famiglia, cultura diversa
Il sesso (lui ha problemi di erezione quindi ci son periodi in cui devo stargli tanto vicino perché ha l’ansia)
I nostri caratteri che si scontrano tanto, il suo è molto più forte del mio.
Riuscirebbe a non parlarmi anche per settimane.
Andiamo da uno psicologo di coppia e ammetto che con la terapia miglioriamo.
Prima litigavamo ogni giorno ora una volta ogni 10 giorni.
Un record, un record che non so se vorrei davvero accettare perché nei giorni in cui litighiamo sembra che esplode una bomba.
Io mi sento persa e lui mi risponde male e in modo molto arrogante, ovviamente anche io, ma dopo un po’ dentro di me mi sento che non so reggere il confronto.
Quando litighiamo vorrei lasciarlo, perché la litigata dura per giorni e si comporta davvero da bambino, questo è il terzo giorno di litigio.
Poi andiamo dallo psicologo, si risolvono un po’ di cose, ci si calma e torna il sereno, facciamo le nostre cose, ci divertiamo, ci capiamo, la coppia diventa magicamente matura e comprensiva.
Adesso so, che il mio disturbo porta all’idealizzazione per poi arrivare a sminuire tutto ciò che ho intorno.
Ma sapendo questo, qualsiasi persona abbia un problema di personalità borderline, come fa a scegliere?
Se tutto può essere legato da questo?
Come si fa a fidarsi di se stessi?
Io in questo momento vorrei lasciare tutto, ci siamo trasferiti lontano dalla mia famiglia, qua siamo solo io e lui, non abbiamo ancora amici perché ci siamo trasferiti da poco.
Non so veramente cosa fare.
Vicino a me ho una persona che alimenta tantissimo i miei stati d’animo che siano positivi o negativi.
È una persona davvero difficile come sicuramente lo sono io.
Questa sensazione ce l’ho da tempo, stiamo quasi due anni insieme e io ce l’ho avuta già dopo 6 mesi, proprio perché diventa insopportabile.
E non sto proprio bene in quei giorni di caos dove per far pace devo praticamente chiedere scusa.
in più i suoi silenzi dimostrano quanto è forte e quanto sa stare senza di me.
Io invece non ce la faccio.
Vorrei prendere la decisione di chiudere una volta per tutte questa storia, ma ho paura di tutto e ho paura sia legato dalle mie emozioni e da questa cavolo di diagnosi che mi ha smosso ancora di più la realtà.
La domanda però è questa: quando chi ha questa personalità deve scegliere se può essere dettato tutto dal disturbo?
[#1]
Gentile utente, parto da questa domanda che lei si fa: "Come si fa a fidarsi di se stessi?", per dirle che la fiducia in sè stessi ha radici profonde e se sentiamo che è minata dobbiamo mettere dei pali per sostenerla.
Le consiglio una psicoterapia individuale, come ho letto nei precedenti consulti ha fatto, ma visti i suoi importanti dubbi, forse non è stata portata a termine o è ancora in corso. Deve partire dall'avere fiducia nel lavoro terapeutico, che non è facile per chi è instabile e ipersensibile nei rapporti interpersonali, e nell'immagine di sé, ma sembrerebbe proprio questa la parola chiave per rendere più solide le radici. Buon lavoro
Le consiglio una psicoterapia individuale, come ho letto nei precedenti consulti ha fatto, ma visti i suoi importanti dubbi, forse non è stata portata a termine o è ancora in corso. Deve partire dall'avere fiducia nel lavoro terapeutico, che non è facile per chi è instabile e ipersensibile nei rapporti interpersonali, e nell'immagine di sé, ma sembrerebbe proprio questa la parola chiave per rendere più solide le radici. Buon lavoro
Dr. Cristina Finocchiaro
Dottore in Psicologia Clinica, Specializzata in Psicoterapia sistemica e relazionale e psicodiagnostica - Roma
[#2]
Utente
Mi sento un po’ persa, la mia psicologa asseconda un po’ tutto ciò che dico ed e raro che arrivo a una conclusione, mi ascolta tanto, mi rasserena ma non sento che stiamo facendo veramente un lavoro attivo come sono d’altronde abituata io. C’è un problema e deve esistere una soluzione. preferivo la precedente ma mi son trasferita . Qua a Bologna non conosco nessuno.
Per ciò mi sento chiusa in una scelta sbagliata ( convivere, rimanere insieme a lui) con la paura che mollando tutto in realtà era quella giusta e non potrò tornare indietro.
La mia testa vaga: e se poi non è la scelta giusta? E se poi molli tutto ma in realtà dovevi avere solo più pazienza?
Mamma mia.. non ho pace dentro di me mi sento che dovrò subire l’incertezza a vita..
Grazie lo stesso..
Per ciò mi sento chiusa in una scelta sbagliata ( convivere, rimanere insieme a lui) con la paura che mollando tutto in realtà era quella giusta e non potrò tornare indietro.
La mia testa vaga: e se poi non è la scelta giusta? E se poi molli tutto ma in realtà dovevi avere solo più pazienza?
Mamma mia.. non ho pace dentro di me mi sento che dovrò subire l’incertezza a vita..
Grazie lo stesso..
[#3]
Scrive qui molte tematiche che riguardano il suo rapporto affettivo e che potrebbero interessare a specchio anche la relazione terapeutica con la psicologa (o psicoterapeuta?), la invito a portare le domande postate qui nel lavoro con la Dottoressa che la sta seguendo: provi a darle e a darsi fiducia, senza incertezze. Cordialmente
Dr. Cristina Finocchiaro
Dottore in Psicologia Clinica, Specializzata in Psicoterapia sistemica e relazionale e psicodiagnostica - Roma
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 688 visite dal 26/03/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.