Sono un fallimento?
Buongiorno dottori, sono preoccupata dall'atteggiamento di mia madre.
Partiamo dal fatto che sono figlia unica e mi ha cresciuto solo mia madre, mio padre non si è mai occupato di me, ora è morto.
Ho sofferto molto per questa situazione ma la vita purtroppo non si può prevedere, attualmente soffro ma trovo ragione di vita nella famiglia che ho costruito io.
Sono sempre stata la classica brava figlia non ho mai dato problemi e in sostanza ho sempre assecondato mia madre per farla contenta.
Tutto è iniziato a cambiare con il mio matrimonio e la nascita dei miei due figli maschi, sostiene che io sia stata molto sfortunata perché i mie figli maschi mi daranno delusioni, troveranno mogli che me li porteranno via e cose del genere...alla prima gravidanza lei mia madre non l'ha presa bene alla seconda gravidanza (ho scoperto il sesso solo alla nascita) per lei è stato rifiuto totale dell'accettazione che fosse un altro maschio...poi ho perso il lavoro e trovo difficoltàa trovarne un altro di lavoro, quindi a questa sciagura di avere generati figli maschi, si è aggiunta la sfortuna di non avere lavoro e la sfortuna di avere sposato mio marito (brava persona e bravo lavoratore), unico difetto poco presente in casa e poco " di polso" con i miei figli) addirittura mi ha detto che è meglio se divorziavo, era meglio se non lo incontravo perché anche lui ha contribuito alla mia sfortuna.
Mi sento in crisi e mi chiedo se forse la mia colpa sia stata sempre assecondare troppo mia madre?.
Quando è nato il mio secondo figlio non è neanche venuta a prenderlo in braccio mi avvolto sulla porta di casa con occhiali scuri poiché aveva pianto e sembrava andasse a un funerale, la delusione l'ho vista io con i miei occhi sul suo volto e per giorni se ne stata a letto anziché aiutare me che avevo già un altro figlio piccolo da gestire...non è bastato il fatto che io avessi già sofferto per mio padre non presente poi morto e non è bastato neanche il fatto che tra la prima gravidanza e la seconda ho avuto 2 aborti?
Non è bastato questo?
Ho sempre cercato di perdonarlo, tirarla su di morale nei momenti no, cercare di farla felice, cercare di accontentarla in tutto e ora cosa mi ritrovo?
Una madre infelice che dice che lei stessa è stata sfortunata e anch'io sono una figlia sfortunata?
Io non mi sento così, ho 2 figli che amo alla follia, un marito a cui voglio bene, siamo sani, in salute grazie a Dio, certo anche a me sarebbe piaciuto una bimba ma cosa devo fare, darmi o dare al mio marito delle colpe e rovinare il mio matrimonio per delle banalità simili?
Penso sia pura follia la sua (mia madre assiste mia nonna con forte demenza) ho detto a mia madre di farsi seguire da uno specialista perché credo ne abbia bisogno ma lei fa orecchie da mercante dice che ormai raccoglie solo delusioni.
Che strazio per me che sono sua figlia, per i miei bimbi...mi dico ma hai 2 giorni da vivere e pure quelli te li devi vivere male?
Bho...grazie e scusate per la lunghezza del messaggio
Partiamo dal fatto che sono figlia unica e mi ha cresciuto solo mia madre, mio padre non si è mai occupato di me, ora è morto.
Ho sofferto molto per questa situazione ma la vita purtroppo non si può prevedere, attualmente soffro ma trovo ragione di vita nella famiglia che ho costruito io.
Sono sempre stata la classica brava figlia non ho mai dato problemi e in sostanza ho sempre assecondato mia madre per farla contenta.
Tutto è iniziato a cambiare con il mio matrimonio e la nascita dei miei due figli maschi, sostiene che io sia stata molto sfortunata perché i mie figli maschi mi daranno delusioni, troveranno mogli che me li porteranno via e cose del genere...alla prima gravidanza lei mia madre non l'ha presa bene alla seconda gravidanza (ho scoperto il sesso solo alla nascita) per lei è stato rifiuto totale dell'accettazione che fosse un altro maschio...poi ho perso il lavoro e trovo difficoltàa trovarne un altro di lavoro, quindi a questa sciagura di avere generati figli maschi, si è aggiunta la sfortuna di non avere lavoro e la sfortuna di avere sposato mio marito (brava persona e bravo lavoratore), unico difetto poco presente in casa e poco " di polso" con i miei figli) addirittura mi ha detto che è meglio se divorziavo, era meglio se non lo incontravo perché anche lui ha contribuito alla mia sfortuna.
Mi sento in crisi e mi chiedo se forse la mia colpa sia stata sempre assecondare troppo mia madre?.
Quando è nato il mio secondo figlio non è neanche venuta a prenderlo in braccio mi avvolto sulla porta di casa con occhiali scuri poiché aveva pianto e sembrava andasse a un funerale, la delusione l'ho vista io con i miei occhi sul suo volto e per giorni se ne stata a letto anziché aiutare me che avevo già un altro figlio piccolo da gestire...non è bastato il fatto che io avessi già sofferto per mio padre non presente poi morto e non è bastato neanche il fatto che tra la prima gravidanza e la seconda ho avuto 2 aborti?
Non è bastato questo?
Ho sempre cercato di perdonarlo, tirarla su di morale nei momenti no, cercare di farla felice, cercare di accontentarla in tutto e ora cosa mi ritrovo?
Una madre infelice che dice che lei stessa è stata sfortunata e anch'io sono una figlia sfortunata?
Io non mi sento così, ho 2 figli che amo alla follia, un marito a cui voglio bene, siamo sani, in salute grazie a Dio, certo anche a me sarebbe piaciuto una bimba ma cosa devo fare, darmi o dare al mio marito delle colpe e rovinare il mio matrimonio per delle banalità simili?
Penso sia pura follia la sua (mia madre assiste mia nonna con forte demenza) ho detto a mia madre di farsi seguire da uno specialista perché credo ne abbia bisogno ma lei fa orecchie da mercante dice che ormai raccoglie solo delusioni.
Che strazio per me che sono sua figlia, per i miei bimbi...mi dico ma hai 2 giorni da vivere e pure quelli te li devi vivere male?
Bho...grazie e scusate per la lunghezza del messaggio
[#1]
Gentile utente,
la triste situazione da lei narrata rispecchia molte ricerche e studi fatti in psicologia, in particolare quelli sui genitori non cresciuti che trasformano i propri figli in piccoli genitori accudenti.
Probabilmente andando a guardare da vicino la vita della nonna oggi demente troveremmo delle manifestazioni di infelicità analoghe a quelle che ora esterna sua madre, la quale cerca di trasmettere a lei gli stessi obblighi di accudimento.
Sembrerebbe che lei però non cada del tutto nella trappola, infatti avverte l'assurdità di questo permanente lamentarsi di cose in sé stesse non solo neutre, ma positive: la nascita di bambini in una famiglia, per una nonna specialmente, in genere è motivo di gioia, specie se si tratta di bambini in buona salute; il loro genere, invece, è ininfluente.
Se sua madre ne fa al contrario motivo di pianto non è perché si tratta di maschietti, ma perché la vita stessa nel suo evolversi la spaventa; perché i figli di sua figlia la spingono fuori da quel ruolo di bambina che pretende tutta l'attenzione per sé.
Altri aspetti -il volerla mettere contro suo marito, per esempio- sono dello stesso segno.
Ritengo inutile dilungarmi ad analizzare i segnali di cieco, infantile egoismo che sua madre traduce in razionalizzazioni fallaci, come le affermazioni secondo cui i figli maschi "mi daranno delusioni, troveranno mogli che me li porteranno via e cose del genere". Sono sotto gli occhi di tutti delle figlie femmine che nemmeno parlano con la madre, e dei figli maschi molto legati a lei.
Va notato piuttosto che lei ha in parte ceduto a queste sollecitazioni, comportandosi da figlia ineccepibile che ha sempre cercato di tirar su il morale della mamma, di farla felice e accontentarla in tutto.
Cresciuta e responsabile di altre felicità, di altre vite (suo marito, i suoi figli) sembra che lei cominci a capire che sua madre ha adottato volutamente una visione della realtà che la rende infelice.
Giustamente osserva: "hai 2 giorni da vivere e pure quelli te li devi vivere male?".
Sarebbe utile completare questa consapevolezza seguendo lei per prima un percorso psicologico orientato a capire meglio le sue sofferenze di bambina con un padre assente e una madre troppo richiedente, e le sue perplessità di adulta che non può trovare nella madre un sostegno, di fronte agli inevitabili stress dell'esistenza.
Un percorso psicologico la aiuterebbe anche a gestire col giusto grado di assertività gli "attacchi" materni, senza aggredire e senza cedere.
Le faccio tanti auguri.
la triste situazione da lei narrata rispecchia molte ricerche e studi fatti in psicologia, in particolare quelli sui genitori non cresciuti che trasformano i propri figli in piccoli genitori accudenti.
Probabilmente andando a guardare da vicino la vita della nonna oggi demente troveremmo delle manifestazioni di infelicità analoghe a quelle che ora esterna sua madre, la quale cerca di trasmettere a lei gli stessi obblighi di accudimento.
Sembrerebbe che lei però non cada del tutto nella trappola, infatti avverte l'assurdità di questo permanente lamentarsi di cose in sé stesse non solo neutre, ma positive: la nascita di bambini in una famiglia, per una nonna specialmente, in genere è motivo di gioia, specie se si tratta di bambini in buona salute; il loro genere, invece, è ininfluente.
Se sua madre ne fa al contrario motivo di pianto non è perché si tratta di maschietti, ma perché la vita stessa nel suo evolversi la spaventa; perché i figli di sua figlia la spingono fuori da quel ruolo di bambina che pretende tutta l'attenzione per sé.
Altri aspetti -il volerla mettere contro suo marito, per esempio- sono dello stesso segno.
Ritengo inutile dilungarmi ad analizzare i segnali di cieco, infantile egoismo che sua madre traduce in razionalizzazioni fallaci, come le affermazioni secondo cui i figli maschi "mi daranno delusioni, troveranno mogli che me li porteranno via e cose del genere". Sono sotto gli occhi di tutti delle figlie femmine che nemmeno parlano con la madre, e dei figli maschi molto legati a lei.
Va notato piuttosto che lei ha in parte ceduto a queste sollecitazioni, comportandosi da figlia ineccepibile che ha sempre cercato di tirar su il morale della mamma, di farla felice e accontentarla in tutto.
Cresciuta e responsabile di altre felicità, di altre vite (suo marito, i suoi figli) sembra che lei cominci a capire che sua madre ha adottato volutamente una visione della realtà che la rende infelice.
Giustamente osserva: "hai 2 giorni da vivere e pure quelli te li devi vivere male?".
Sarebbe utile completare questa consapevolezza seguendo lei per prima un percorso psicologico orientato a capire meglio le sue sofferenze di bambina con un padre assente e una madre troppo richiedente, e le sue perplessità di adulta che non può trovare nella madre un sostegno, di fronte agli inevitabili stress dell'esistenza.
Un percorso psicologico la aiuterebbe anche a gestire col giusto grado di assertività gli "attacchi" materni, senza aggredire e senza cedere.
Le faccio tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie della gentile risposta, condivido con lei il suo pensiero.Posso dire che mia nonna molti anni fa si lamentava di mia madre.Mia mamma non ha mai dato problemi a mia nonna, a parte il matrimonio fallimentare di mia madre, colpa di mio padre.Mia nonna ha sempre gestito la vita di mia madre.Mia madre ha sempre gestito la mia di vita o perlomeno influito sulla mia vita, termine più corretto.Sono sempre stata una brava figlia, mai dato nessun problema.Mi ritrovo a quarant'anni senza lavoro ma non per colpa mia, mi ritrovo due figli voluti e cercati che amo molto.Con la prima gravidanza quando ha saputo il sesso del mio primo figlio è andata in crisi, con la seconda gravidanza non ho voluto sapere il sesso di mio figlio sino alla nascita( mi sono passata bene i 9 mesi) inconsapevolmente non volevo darle un'altra delusione se così si può definire.Mia madre in questi giorni piange e dice che lei è stata sfortunata, ma anche io ho la mia sfortuna.
Mi vergogno io per quello che dice mia madre.Una madre non dovrebbe mai sminuire e ferire una figlia.Il fatto di partorire un secondo maschio ha fatto così che per la seconda volta io non esaudissi le sue aspettative.Siamo arrivati ad un punto che mia madre se mi guardo indietro ha sempre condizionato e influito sulle mie scelte, persino al supermercato sulla scelta del colore di un tovagliolo tanto dottoressa per farle un esempio banale e io piuttosto che sentire le sue lamentele ho sempre accontentato le sue richieste pur di avere pace.Assurdo mi dico se mi guardo indietro.
Io ho avuto solo mia madre, mio padre non si è mai occupato di me, purtroppo dovrei fare anch'io un percorso psicologico perché sicuramente questo fattore ha cresciuto in me delle insicurezze tanto da assecondare in tutto mia madre pur di non avere divergenze.Ora ha sempre influito anche sul mio lavoro e se anche dovessi trovare un lavoro a 15km di strada per lei sono tanti.Io mi sento in gabbia e frustrata, avendo due bambini mi dice che posso stare tranquillamente a casa a fare la casalinga oppure al massimo trovare un piccolo lavoro part time, difficile da trovare.Tutto per lei è un ostacolo e non le va mai bene nulla.E' una situazione pesante e io mi sento in gabbia, come se ormai fossi satura dal suo essere eccessivamente presente e sottomessa ogni volta alla sua opinione che sempre quella giusta.Questo fa si che a volte io stessa mi senta insicura. Non ricordo mia madre così anni fa.Dopo il mio matrimonio è la nascita dei miei figli è decisamente peggiorata.Sono in premenopausa dal secondo parto.Come se il mio corpo ha reagito cosi a tutto lo stress subito...Io non ho rimosso la morte di mio padre, il fatto che mio padre non si sia mai occupato di me mi fa sentire sfortunata e triste.Forse con la mia famiglia di origine unita mia madre non sarebbe diventata così...
Mi vergogno io per quello che dice mia madre.Una madre non dovrebbe mai sminuire e ferire una figlia.Il fatto di partorire un secondo maschio ha fatto così che per la seconda volta io non esaudissi le sue aspettative.Siamo arrivati ad un punto che mia madre se mi guardo indietro ha sempre condizionato e influito sulle mie scelte, persino al supermercato sulla scelta del colore di un tovagliolo tanto dottoressa per farle un esempio banale e io piuttosto che sentire le sue lamentele ho sempre accontentato le sue richieste pur di avere pace.Assurdo mi dico se mi guardo indietro.
Io ho avuto solo mia madre, mio padre non si è mai occupato di me, purtroppo dovrei fare anch'io un percorso psicologico perché sicuramente questo fattore ha cresciuto in me delle insicurezze tanto da assecondare in tutto mia madre pur di non avere divergenze.Ora ha sempre influito anche sul mio lavoro e se anche dovessi trovare un lavoro a 15km di strada per lei sono tanti.Io mi sento in gabbia e frustrata, avendo due bambini mi dice che posso stare tranquillamente a casa a fare la casalinga oppure al massimo trovare un piccolo lavoro part time, difficile da trovare.Tutto per lei è un ostacolo e non le va mai bene nulla.E' una situazione pesante e io mi sento in gabbia, come se ormai fossi satura dal suo essere eccessivamente presente e sottomessa ogni volta alla sua opinione che sempre quella giusta.Questo fa si che a volte io stessa mi senta insicura. Non ricordo mia madre così anni fa.Dopo il mio matrimonio è la nascita dei miei figli è decisamente peggiorata.Sono in premenopausa dal secondo parto.Come se il mio corpo ha reagito cosi a tutto lo stress subito...Io non ho rimosso la morte di mio padre, il fatto che mio padre non si sia mai occupato di me mi fa sentire sfortunata e triste.Forse con la mia famiglia di origine unita mia madre non sarebbe diventata così...
[#3]
Cara utente,
lei si muove all'interno di una famiglia disfunzionale, che cercando un capro espiatorio esterno per tutta l'infelicità e i fallimenti di cui è essa stessa causa, lo ha trovato in suo padre.
Assurda la sua affermazione: "Mia mamma non ha mai dato problemi a mia nonna, a parte il matrimonio fallimentare di mia madre, colpa di mio padre".
Che sciocchezze sono, queste? Suo padre l'ha violentata, per costringerla a sposarlo? E anche così, se sua madre non lo voleva non lo avrebbe sposato. Chissà invece che non si sia resa in parte responsabile del suo allontanamento.
Lei dovrebbe accedere ad un percorso psicologico per il bene di tutta la famiglia: lei, suo marito e i suoi figli in primis, ma anche sua madre, che è autorizzata a comportarsi dissennatamente dal fatto che da nessuna parte ha trovato mai un contenimento, una giusta misura, un paletto al suo egocentrismo forsennato, alla sua visione distorta della realtà.
Le faccio tanti auguri.
lei si muove all'interno di una famiglia disfunzionale, che cercando un capro espiatorio esterno per tutta l'infelicità e i fallimenti di cui è essa stessa causa, lo ha trovato in suo padre.
Assurda la sua affermazione: "Mia mamma non ha mai dato problemi a mia nonna, a parte il matrimonio fallimentare di mia madre, colpa di mio padre".
Che sciocchezze sono, queste? Suo padre l'ha violentata, per costringerla a sposarlo? E anche così, se sua madre non lo voleva non lo avrebbe sposato. Chissà invece che non si sia resa in parte responsabile del suo allontanamento.
Lei dovrebbe accedere ad un percorso psicologico per il bene di tutta la famiglia: lei, suo marito e i suoi figli in primis, ma anche sua madre, che è autorizzata a comportarsi dissennatamente dal fatto che da nessuna parte ha trovato mai un contenimento, una giusta misura, un paletto al suo egocentrismo forsennato, alla sua visione distorta della realtà.
Le faccio tanti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#5]
Gentile utente,
deve fare lei un percorso psicologico perché ognuno di noi può disporre solo di sé stesso, ma soprattutto perché la persona che si è mutilata fino al punto che non ha voluto sapere il sesso del secondo figlio per non dare "un'altra delusione" a una nonna snaturata; quella che accetta la visione di una specie di arpia sul cercare o meno lavoro e perfino sull'acquisto di un tovagliolo, infine quella che non ha cercato il padre finché era in vita ed ha accettato un'unica versione sul suo allontanamento, e non ha quindi potuto elaborarne il lutto, è appunto lei.
Del resto le ho già ampiamente detto tutto questo nelle mie precedenti risposte. Le rilegga con attenzione.
Se lei fosse perfettamente a suo agio, assertiva e autonoma, già da tempo sentirebbe sua madre per telefono solo a Pasqua e a Natale, dopo averle spiegato con garbo perché non è il caso di protrarre oltre i vostri contatti.
La vita è sua. Tenga conto però che ciò che fa implica direttamente anche due figli e un marito.
Auguri.
deve fare lei un percorso psicologico perché ognuno di noi può disporre solo di sé stesso, ma soprattutto perché la persona che si è mutilata fino al punto che non ha voluto sapere il sesso del secondo figlio per non dare "un'altra delusione" a una nonna snaturata; quella che accetta la visione di una specie di arpia sul cercare o meno lavoro e perfino sull'acquisto di un tovagliolo, infine quella che non ha cercato il padre finché era in vita ed ha accettato un'unica versione sul suo allontanamento, e non ha quindi potuto elaborarne il lutto, è appunto lei.
Del resto le ho già ampiamente detto tutto questo nelle mie precedenti risposte. Le rilegga con attenzione.
Se lei fosse perfettamente a suo agio, assertiva e autonoma, già da tempo sentirebbe sua madre per telefono solo a Pasqua e a Natale, dopo averle spiegato con garbo perché non è il caso di protrarre oltre i vostri contatti.
La vita è sua. Tenga conto però che ciò che fa implica direttamente anche due figli e un marito.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#6]
Utente
Grazie dottoressa, forse sono troppo buona?
Io non è che non ho cercato mai mio padre, lui si è rifatto una vita . Purtroppo la compagnia non ha gradito la mia presenza.
Credo che più che una figlia che cerca il padre dovrebbe essere un padre che cerca la figlia.
Quando una persona mi ha informato della sua malattia io sono stata presente e sono andata da lui. Ho pregato che non morisse.
Purtroppo ho vissuto mio padre gli ultimi mesi della malattia.Mia madre non mi ha mai ostacolato nel rapporto con mio padre.
Purtroppo poi le cose sono andate così.
Probabilmente sono anche poco sicura di me stessa, o magari a lungo tempo ho avuto una dipendenza psicologica da mia madre.Ma non voglio sprecare il mio tempo.Solo mi fa stare male sapere mia madre che fa e dice certe cose, mi ferisce e mi fa credere che sono sbagliata
Io non è che non ho cercato mai mio padre, lui si è rifatto una vita . Purtroppo la compagnia non ha gradito la mia presenza.
Credo che più che una figlia che cerca il padre dovrebbe essere un padre che cerca la figlia.
Quando una persona mi ha informato della sua malattia io sono stata presente e sono andata da lui. Ho pregato che non morisse.
Purtroppo ho vissuto mio padre gli ultimi mesi della malattia.Mia madre non mi ha mai ostacolato nel rapporto con mio padre.
Purtroppo poi le cose sono andate così.
Probabilmente sono anche poco sicura di me stessa, o magari a lungo tempo ho avuto una dipendenza psicologica da mia madre.Ma non voglio sprecare il mio tempo.Solo mi fa stare male sapere mia madre che fa e dice certe cose, mi ferisce e mi fa credere che sono sbagliata
[#7]
Gentile utente,
anche in quest'ultima email lei cita lucidamente due condizioni che vanno curate con un percorso psicologico: "Probabilmente sono anche poco sicura di me stessa, o magari a lungo tempo ho avuto una dipendenza psicologica da mia madre".
Inoltre esordisce con una domanda equivoca: "forse sono troppo buona?"
La bontà è una virtù morale e non è soggetta ad eccessi, cara utente. Spesso però qualcuno si definisce "troppo buono" per non riconoscersi fragile, pauroso, debole, incapace di reagire alle ingiustizie.
Ecco qui infatti il suo essere "troppo buona": "mi fa stare male sapere mia madre che fa e dice certe cose, mi ferisce e mi fa credere che sono sbagliata".
E lei sta lì a soffrire senza reagire, senza correggere sua madre, senza allontanarsene? E questo sarebbe essere "troppo buona"? Di sicuro non verso sé stessa, né verso i suoi figli e suo marito.
Passando ad altro, quando scrive: "Mia madre non mi ha mai ostacolato nel rapporto con mio padre" non ci dice se sua madre ha favorito attivamente fin dalla sua infanzia la frequentazione di suo padre, come prevede anche la legge; e nemmeno ci dice se suo padre sia stato l'unico colpevole della fine del loro legame.
Penso che le abbiamo dato ampi spunti per riflettere.
Invitandola ancora una volta ad accedere ad una consulenza psicologica, le faccio i migliori auguri e chiudo il consulto.
anche in quest'ultima email lei cita lucidamente due condizioni che vanno curate con un percorso psicologico: "Probabilmente sono anche poco sicura di me stessa, o magari a lungo tempo ho avuto una dipendenza psicologica da mia madre".
Inoltre esordisce con una domanda equivoca: "forse sono troppo buona?"
La bontà è una virtù morale e non è soggetta ad eccessi, cara utente. Spesso però qualcuno si definisce "troppo buono" per non riconoscersi fragile, pauroso, debole, incapace di reagire alle ingiustizie.
Ecco qui infatti il suo essere "troppo buona": "mi fa stare male sapere mia madre che fa e dice certe cose, mi ferisce e mi fa credere che sono sbagliata".
E lei sta lì a soffrire senza reagire, senza correggere sua madre, senza allontanarsene? E questo sarebbe essere "troppo buona"? Di sicuro non verso sé stessa, né verso i suoi figli e suo marito.
Passando ad altro, quando scrive: "Mia madre non mi ha mai ostacolato nel rapporto con mio padre" non ci dice se sua madre ha favorito attivamente fin dalla sua infanzia la frequentazione di suo padre, come prevede anche la legge; e nemmeno ci dice se suo padre sia stato l'unico colpevole della fine del loro legame.
Penso che le abbiamo dato ampi spunti per riflettere.
Invitandola ancora una volta ad accedere ad una consulenza psicologica, le faccio i migliori auguri e chiudo il consulto.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.3k visite dal 19/03/2024.
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