Problema relazionale
46 anni.
2 figli di 12 e 13 anni.
Divorziata.
Convivo da più di un anno con un uomo che amo da morire e per il quale ho messo fine al mio matrimonio, rivoluzionando molti aspetti della mia vita.
Tra alti e bassi, tenendo sempre conto di non essere una famiglia tradizionale, tra compromessi reciproci, abbiamo costruito qualcosa che sembra funzionare al punto che abbiamo in programma di sposarci entro questo anno.
L’unica difficoltà enorme è il rapporto del mio compagno con il proprio figlio, un bambino di 8 anni molto molto difficile, viziato, svogliato.
Un bambino che lui venera senza rendersi conto che non vive da solo, che io ci sono perché lui mi ha voluta nella sua vita a tutti i costi nonostante io qualche anno fa, proprio per paura, fossi fuggita.
Mi ha corteggiata riconquistata con tutte le sue forze.
Ma di fronte a suo figlio io passo in secondo piano.
Vive di sensi di colpa e io ne pago le conseguenze.
Dorme in cameretta con lui ogni qualvolta dorme a casa nostra e mi lascia dormire da sola ed è in continuo contatto in modo esasperante con la madre di suo figlio perché deve tenere sempre la situazione sotto controllo.
È tragedia pure per un raffreddore o una visita oculistica.
Gli chiedo di mediare, di equilibrare, ma non sente ragioni.
Fa di tutto per me, ma al cospetto di suo figlio sono destinata a perdere sempre.
Riesce ad essere l’uomo migliore del mondo a parole come a fatti, ma nel momento in cui suo figlio mette piede in casa è tutto per lui e ha la pretesa che io comprenda o addirittura che io lo ami come lo ama lui.
E io non ci riesco, io non solo non lo amo, ma questo suo mettermi in competizione con questo bambino, mi ha portata a detestarlo e la colpa non è del bambino, ma sua.
Se gli dico di lasciarmi andare non ne vuole sapere perché mi ama.
La verità è che non vuole perdermi, ma allo stesso tempo c’è la pretesa di tenermi alle sue condizioni.
Ovviamente con lui ne ho parlato un milione di volte, ma non è mai cambiato niente.
2 figli di 12 e 13 anni.
Divorziata.
Convivo da più di un anno con un uomo che amo da morire e per il quale ho messo fine al mio matrimonio, rivoluzionando molti aspetti della mia vita.
Tra alti e bassi, tenendo sempre conto di non essere una famiglia tradizionale, tra compromessi reciproci, abbiamo costruito qualcosa che sembra funzionare al punto che abbiamo in programma di sposarci entro questo anno.
L’unica difficoltà enorme è il rapporto del mio compagno con il proprio figlio, un bambino di 8 anni molto molto difficile, viziato, svogliato.
Un bambino che lui venera senza rendersi conto che non vive da solo, che io ci sono perché lui mi ha voluta nella sua vita a tutti i costi nonostante io qualche anno fa, proprio per paura, fossi fuggita.
Mi ha corteggiata riconquistata con tutte le sue forze.
Ma di fronte a suo figlio io passo in secondo piano.
Vive di sensi di colpa e io ne pago le conseguenze.
Dorme in cameretta con lui ogni qualvolta dorme a casa nostra e mi lascia dormire da sola ed è in continuo contatto in modo esasperante con la madre di suo figlio perché deve tenere sempre la situazione sotto controllo.
È tragedia pure per un raffreddore o una visita oculistica.
Gli chiedo di mediare, di equilibrare, ma non sente ragioni.
Fa di tutto per me, ma al cospetto di suo figlio sono destinata a perdere sempre.
Riesce ad essere l’uomo migliore del mondo a parole come a fatti, ma nel momento in cui suo figlio mette piede in casa è tutto per lui e ha la pretesa che io comprenda o addirittura che io lo ami come lo ama lui.
E io non ci riesco, io non solo non lo amo, ma questo suo mettermi in competizione con questo bambino, mi ha portata a detestarlo e la colpa non è del bambino, ma sua.
Se gli dico di lasciarmi andare non ne vuole sapere perché mi ama.
La verità è che non vuole perdermi, ma allo stesso tempo c’è la pretesa di tenermi alle sue condizioni.
Ovviamente con lui ne ho parlato un milione di volte, ma non è mai cambiato niente.
[#1]
Gentile utente,
se anziché parlarne con lui "un milione di volte" lei avesse analizzato i comportamenti che ci descrive con l'aiuto di un* psicolog* esperto nelle relazioni, molte cose sarebbero andate diversamente.
Guarda caso, lui l'ha voluta nella sua vita "a tutti i costi"; e quando lei "per paura" era fuggita, lui l'ha "corteggiata, riconquistata con tutte le sue forze".
Parliamo di quarantenni sposati e con figli.
Un'età pericolosa, in cui l'usura del quotidiano ha scavato solchi di stanchezza e delusione e si è esposti molto più che nell'adolescenza a rompere tutto per una ventata di follia, di "passione".
Età in cui si crede alle favole più che nell'infanzia; in cui si pretende il Principe Azzurro perché il tempo davanti a noi non è più quello infinito dei vent'anni. E così qualche volta s'incontrano uomini esperti nella capacità seduttiva, che il Principe Azzurro lo sanno interpretare benissimo.
Non conosco il suo partner, che lei definisce "l’uomo migliore del mondo a parole come a fatti".
Questo campione di perfezione funziona però a tempo determinato: direi col contagocce, perché le impone a oltranza la presenza di un figlio viziato e insopportabile, e le impone anche il proprio continuo, esasperante contatto con la madre di lui.
In pratica, ha rotto due famiglie, ha privato tre figli della compagine genitoriale, ma per parte sua lui non rinuncia a nulla.
"Vive di sensi di colpa". O forse racconta così il suo desiderio di tenersi tutto.
Lei in realtà ha già capito come stanno le cose: "deve tenere sempre la situazione sotto controllo"; "non sente ragioni", la mette in competizione con un bambino maleducato di otto anni (comportandosi così lui stesso come un bambino sadico); non vuole assolutamente perderla, però non cerca una mediazione, non ascolta, non adotta l'equilibrio e la responsabilità dell'adulto: "non vuole perdermi, ma allo stesso tempo c’è la pretesa di tenermi alle sue condizioni".
Che dirle? Quando decise di interrompere il suo matrimonio, avete percorso l'iter della terapia di coppia, utile sempre, indispensabile quando ci sono figli?
In quella sede ha parlato dell'uomo "migliore del mondo"?
Restiamo in attesa.
se anziché parlarne con lui "un milione di volte" lei avesse analizzato i comportamenti che ci descrive con l'aiuto di un* psicolog* esperto nelle relazioni, molte cose sarebbero andate diversamente.
Guarda caso, lui l'ha voluta nella sua vita "a tutti i costi"; e quando lei "per paura" era fuggita, lui l'ha "corteggiata, riconquistata con tutte le sue forze".
Parliamo di quarantenni sposati e con figli.
Un'età pericolosa, in cui l'usura del quotidiano ha scavato solchi di stanchezza e delusione e si è esposti molto più che nell'adolescenza a rompere tutto per una ventata di follia, di "passione".
Età in cui si crede alle favole più che nell'infanzia; in cui si pretende il Principe Azzurro perché il tempo davanti a noi non è più quello infinito dei vent'anni. E così qualche volta s'incontrano uomini esperti nella capacità seduttiva, che il Principe Azzurro lo sanno interpretare benissimo.
Non conosco il suo partner, che lei definisce "l’uomo migliore del mondo a parole come a fatti".
Questo campione di perfezione funziona però a tempo determinato: direi col contagocce, perché le impone a oltranza la presenza di un figlio viziato e insopportabile, e le impone anche il proprio continuo, esasperante contatto con la madre di lui.
In pratica, ha rotto due famiglie, ha privato tre figli della compagine genitoriale, ma per parte sua lui non rinuncia a nulla.
"Vive di sensi di colpa". O forse racconta così il suo desiderio di tenersi tutto.
Lei in realtà ha già capito come stanno le cose: "deve tenere sempre la situazione sotto controllo"; "non sente ragioni", la mette in competizione con un bambino maleducato di otto anni (comportandosi così lui stesso come un bambino sadico); non vuole assolutamente perderla, però non cerca una mediazione, non ascolta, non adotta l'equilibrio e la responsabilità dell'adulto: "non vuole perdermi, ma allo stesso tempo c’è la pretesa di tenermi alle sue condizioni".
Che dirle? Quando decise di interrompere il suo matrimonio, avete percorso l'iter della terapia di coppia, utile sempre, indispensabile quando ci sono figli?
In quella sede ha parlato dell'uomo "migliore del mondo"?
Restiamo in attesa.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 538 visite dal 18/03/2024.
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