Perché continuo a subire rifiuti e abbandoni, e perché fa così male?
Salve, sono una ragazza di 25 anni.
Da quando sono adolescente continuano a ripetersi sempre le stesse dinamiche nella mia vita relazionale.
La mia prima cotta è stato il mio migliore amico, ma si è trasformata in un rapporto estremamente tossico, un tira e molla continuo per anni, un giorno gli piacevo e il giorno dopo si vergognava di stare con me.
Dopo anni di agonia mi chiese di metterci insieme, per poi lasciarmi per messaggio una settimana dopo.
Questa rottura fu traumatica per me e non ci siamo parlati più per un anno, finché poi ci siamo riavvicinati per mia volontà.
Ero ancora innamorata persa, direi dipendente.
Dopo una pesante discussione mi sono trovata da sola in strada a piangere mentre lui si era alzato ed era rientrato a casa.
Non sono mai riuscita a farmene una ragione, in tutti quegli anni avevo annullato me stessa in funzione di lui, non ho vissuto un adolescenza normale perché avevo rifiutato ogni ragazzo.
Così mi sono trovata a 20 anni a cadere nella depressione più totale, schiacciata da pensieri intrusivi di non essere abbastanza.
A 22 anni con la terapia e i farmaci mi sono ripresa, ho trovato un fidanzato e ho finalmente vissuto una relazione normale per due anni.
Stavo bene con lui, ma sapevo benissimo di non potermene innamorare follemente.
Quando mi ha lasciata non sono stata male per la separazione, ma perchè toccava la ferita scoperta di un abbandono avvenuto senza che io capissi il perché.
Prima di lui anche la mia migliore amica è letteralmente scomparsa da un giorno all'altro smettendo di parlarmi e rispondere ai messaggi, senza motivo.
Ho lavorato tanto su me stessa e sono riuscita a costruirmi un equilibrio e una discreta autostima.
Stavo davvero bene da sola, non avevo necessità di un compagno.
Finché a settembre 2023 spunta fuori I.
, il ragazzo con cui avevo avuto il primo rapporto dopo la rottura con il mio migliore amico.
Iniziamo a parlare su whatsapp e a fare videochiamate lunghe ore fino ad addormentarci, c'era una sintonia incredibile.
E così sono diventata "l'altra".
Perché lui ha una fidanzata.
Per la prima volta ho rivendicato il mio diritto a comportarmi in maniera egoista e superficiale e ci si sente tremendamente bene.
Non volevo lui come fidanzato, non mi piaceva in senso romantico.
Non abbiamo mai fatto "nulla", perché non c'è stata possibilità.
Ci siamo baciati, abbiamo passato delle giornate insieme ed è stato bellissimo.
Ma lui è estremamente instabile e in un periodo difficile.
Così a febbraio ha deciso di scaricarmi e ha ben pensato, anziché dirmelo, di cambiare atteggiamento da un giorno all'altro.
Questo l'ho vissuto come ennesimo fallimento, perché nonostante non avessi pretese, ancora una volta per qualche motivo, non ero abbastanza.
Prima di lui stavo bene da sola, ma da quando se n'è andato la solitudine mi fa un po' più paura e la mia autostima ne ha risentito parecchio.
Dopo tutta la fatica che ho fatto per guarire, mi sento più vulnerabile di prima...
Da quando sono adolescente continuano a ripetersi sempre le stesse dinamiche nella mia vita relazionale.
La mia prima cotta è stato il mio migliore amico, ma si è trasformata in un rapporto estremamente tossico, un tira e molla continuo per anni, un giorno gli piacevo e il giorno dopo si vergognava di stare con me.
Dopo anni di agonia mi chiese di metterci insieme, per poi lasciarmi per messaggio una settimana dopo.
Questa rottura fu traumatica per me e non ci siamo parlati più per un anno, finché poi ci siamo riavvicinati per mia volontà.
Ero ancora innamorata persa, direi dipendente.
Dopo una pesante discussione mi sono trovata da sola in strada a piangere mentre lui si era alzato ed era rientrato a casa.
Non sono mai riuscita a farmene una ragione, in tutti quegli anni avevo annullato me stessa in funzione di lui, non ho vissuto un adolescenza normale perché avevo rifiutato ogni ragazzo.
Così mi sono trovata a 20 anni a cadere nella depressione più totale, schiacciata da pensieri intrusivi di non essere abbastanza.
A 22 anni con la terapia e i farmaci mi sono ripresa, ho trovato un fidanzato e ho finalmente vissuto una relazione normale per due anni.
Stavo bene con lui, ma sapevo benissimo di non potermene innamorare follemente.
Quando mi ha lasciata non sono stata male per la separazione, ma perchè toccava la ferita scoperta di un abbandono avvenuto senza che io capissi il perché.
Prima di lui anche la mia migliore amica è letteralmente scomparsa da un giorno all'altro smettendo di parlarmi e rispondere ai messaggi, senza motivo.
Ho lavorato tanto su me stessa e sono riuscita a costruirmi un equilibrio e una discreta autostima.
Stavo davvero bene da sola, non avevo necessità di un compagno.
Finché a settembre 2023 spunta fuori I.
, il ragazzo con cui avevo avuto il primo rapporto dopo la rottura con il mio migliore amico.
Iniziamo a parlare su whatsapp e a fare videochiamate lunghe ore fino ad addormentarci, c'era una sintonia incredibile.
E così sono diventata "l'altra".
Perché lui ha una fidanzata.
Per la prima volta ho rivendicato il mio diritto a comportarmi in maniera egoista e superficiale e ci si sente tremendamente bene.
Non volevo lui come fidanzato, non mi piaceva in senso romantico.
Non abbiamo mai fatto "nulla", perché non c'è stata possibilità.
Ci siamo baciati, abbiamo passato delle giornate insieme ed è stato bellissimo.
Ma lui è estremamente instabile e in un periodo difficile.
Così a febbraio ha deciso di scaricarmi e ha ben pensato, anziché dirmelo, di cambiare atteggiamento da un giorno all'altro.
Questo l'ho vissuto come ennesimo fallimento, perché nonostante non avessi pretese, ancora una volta per qualche motivo, non ero abbastanza.
Prima di lui stavo bene da sola, ma da quando se n'è andato la solitudine mi fa un po' più paura e la mia autostima ne ha risentito parecchio.
Dopo tutta la fatica che ho fatto per guarire, mi sento più vulnerabile di prima...
[#1]
Gentile utente,
la sua lettera è un campionario di quelle che Albert Ellis chiama "idee disfunzionali". La situazione descritta, unita anche al grave sottopeso che dichiara, si potrebbe intitolare: Manuale sul Come Danneggiarsi da Sola.
Senza più indugiare, e senza prendere farmaci, decida se vuole CAMBIARE davvero -molte persone amano il ruolo di vittima e preferiscono vivere l'amore sull'altare del sacrificio- e si affidi ad una terapia cognitivo-comportamentale.
Buone cose.
la sua lettera è un campionario di quelle che Albert Ellis chiama "idee disfunzionali". La situazione descritta, unita anche al grave sottopeso che dichiara, si potrebbe intitolare: Manuale sul Come Danneggiarsi da Sola.
Senza più indugiare, e senza prendere farmaci, decida se vuole CAMBIARE davvero -molte persone amano il ruolo di vittima e preferiscono vivere l'amore sull'altare del sacrificio- e si affidi ad una terapia cognitivo-comportamentale.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 628 visite dal 17/03/2024.
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