Paura diagnosi cliniche

Salve, scrivo per un problema al quale non riusciamo a venirne a capo e riguardante mio figlio (33 anni) che, nonostante sia un brillante laureato in Farmacia, rifuta categoricamente qualsiasi controllo medico e diagnostico (anche una semplice analisi del sangue) per la paura di scoprire qualcosa di brutto.
A questo aggiungo che conduce una vita molto sregolata a livello di alimentazione (si nutre solo ed esclusivamente del cosiddetto cibo-spazzatura) e fuma, il che fa aumentare i nostri livelli di preoccupazione.
Come fare per poterlo aiutare?
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Dr.ssa Maria Graziano Psicologo 124 3
Gentile utente,
comprendo la sua apprensione, ma stiamo parlando di un uomo di 33 anni su cui non è possibile effettuare nessun tipo di intervento senza la sua libera volontà, non parliamo di un bambino o un ragazzo. Da genitori potete parlare con lui esponendo la vostra ansia e preoccupazione, sottolineando i rischi di una alimentazione non idonea o le conseguenze del fumo ma senza opprimerlo ulteriormente perché andreste a caricare proprio la sua paura di scoprire qualcosa di brutto . Continuare a dirgli di effettuare esami e controlli andrebbe a confermare le sue fobie. Il cambiamento di rotta deve partire da lui, può benissimo essere aiutato da uno specialista psicologo o psicoterapeuta ma la motivazione per intraprendere un percorso terapeutico deve nascere in lui. Al momento, le consiglio di non pressarlo eccessivamente, non colpevolizzarlo e soprattutto non aggiungere personali paure, per quanto lecite. Solo suo figlio conosce il suo stato di salute e il suo stato interiore, se realmente ha delle abitudini malsane giungerà il giorno in cui sentirà la necessità di una visita. Non so se queste mie parole possano esserle di aiuto in quanto ho pochi elementi per un quadro clinico chiaro e completo, ad esempio non so nulla della vita relazionale di suo figlio, se ha degli amici, se è fidanzato, se lavora. L’unico elemento certo è la sua ansia che può affrontare prendendo le distanze da decisioni e scelte che non le competono più perché suo figlio è pienamente adulto. Lei potrà solo dare consigli lasciando a lui la libertà di accoglierli o meno.
Cordiali saluti.

Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
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