Perché i miei genitori non mi lasciano libera a 24 anni?

Salve.
Sono una studentessa di 24 anni e sono fidanzata da 7 anni con il mio primo ragazzo.
I miei genitori lo conoscono bene ed entrambi conosciamo le rispettive famiglie.
Da qualche anno lavora fuori e io non sono libera di poter andare da lui per trascorrere qualche giorno insieme.
Sono andata solo una volta, ma in compagnia di una mia amica, altrimenti nulla.
Non abbiamo mai fatto una vacanza insieme e questo pesa a lui e a me.
Lui ultimamente sembra non capirmi e prendersela con me, ma io davvero non so come gestire questa cosa.
Ho provato più volte a parlarne con i miei, ma sempre con il solito risultato.
Non provano a mettersi nei miei panni e mi sento incompresa.
Penso non ci sia nulla di sbagliato in ciò che sto chiedendo.
Collaboro in casa, faccio il possibile per dare una mano e questa incomprensione mi logora dentro.
Di recente c’è stato un piccolo battibecco tra la mia famiglia e il mio ragazzo, per motivi diversi, e questo sembra pesarmi ancora di più ora.
Vedo nei suoi confronti un po’ di discriminazione per il suo lavoro e talvolta per i suoi modi di fare.
È un bravo ragazzo, rispettoso e docile nei miei confronti, ma alcune cose sembrano non piacere a loro.
Ho un carattere un po’ chiuso, per cui a volte mi risulta difficile affrontare una discussione con loro, a maggior ragione con questi risultati.
Ho un fratello maggiore verso il quale noto un atteggiamento diverso e più permissivo sotto questo aspetto, cosa che non mi piace.

Credo di avere l’età per compiere le mie scelte, per poter agire da sola e non vivere sempre in una gabbia d’oro.
Sono dei genitori premurosi, super disponibili e amorevoli, ma questa non completa libertà mi fa stare male.
Ora più che mai sento il bisogno di fare i miei passi, di fare esperienze per conto mio.
Sembra che non vogliano accettare che io sia cresciuta e che ho bisogno dei miei spazi e non so davvero come fare.
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Dr.ssa Maria Graziano Psicologo 122 3
Gentile Utente, leggendo la sua richiesta sono sorti diversi interrogativi su cui desidero riflettere insieme. Lei scrive sono fidanzata da 7 anni con il mio primo ragazzo, i miei genitori lo conoscono bene e anche le relative famiglie si conoscono , più avanti però aggiunge di recente c’è stato un battibecco tra la mia famiglia e il mio ragazzo per diversi motivi e ancora vedo nei suoi confronti un po’ di discriminazione per il suo lavoro e per i suoi modi di fare .
Dalle informazioni che traggo restano oscuri alcuni punti:
quanto è stato grave il battibecco con i suoi genitori?
perché i suoi genitori discriminano il suo ragazzo? Hanno dei validi motivi?
Quali sono i modi di fare del suo ragazzo che non sono accettati?
Che cosa li preoccupa?
Che tipo di lavoro svolge il suo ragazzo che non viene gradito dalla sua famiglia?
Le risposte a questi interrogativi non servono tanto a me come psicologa ma sono dei punti di riflessione che necessitano di una risposta veritiera dentro di lei, senza escludere apriori il punto di vista dei genitori.
Gentile utente, lei descrive i suoi genitori come persone premurose, amorevoli, attente e disponibili ma nel contempo esprime la sua difficoltà nell’ affrontare una discussione con loro . A questa problematica se ne aggiunge una seconda, ossia, il diverso comportamento che i genitori hanno con suo fratello, una disparità mi pare di capire tra figli maschi e figlie femmine. Capita frequentemente di vedere nelle famiglie italiane un trattamento differente tra figli maschi e figlie femmine in termini di libertà alle uscite e orari di rientro, questo aspetto è possibile risolverlo acquisendo fiducia, ad esempio dicendo apertamente mamma/papà stò sono adulta e merito la vostra fiducia
Ciò che posso consigliarle è intanto di intraprendere un dialogo pacifico con i suoi genitori che lei definisce molto premurosi e attenti ai bisogni dei figli. Mi spiego meglio, non si tratta di avere una discussione tra due parti in cui ogni parte espone la propria presunta ragione ma si tratta di proporre un dialogo fatto di ascolto reciproco, di apertura di cuore e mente dove ogni parte mostra la disponibilità ad accogliere le ansie, le preoccupazioni e le motivazioni dell’altro. Occorre, inoltre, comprendere che il passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta presuppone delle metamorfosi interiori e relazionali nel contesto familiare. La famiglia, pian piano, dovrà aprirsi ad un figlio adulto e non più bambino, accettare le scelte autonome e indipendenti del figlio/a. Come lei scrive sente il bisogno di fare i primi passi e avere i propri spazi , ecco credo sia questo il punto fondamentale su cui lavorare nel dialogo aperto con i suoi genitori, focalizzandosi sui suoi bisogni e desideri più che sull’accettazione del suo ragazzo. Provi a chiedere ai suoi genitori di ricordare la loro fanciullezza e quali erano i loro bisogni e le loro aspirazioni, può provare a far comprendere loro che desidera il sacrosanto diritto all’autonomia, esattamente come loro lo desideravano quando avevano la sua stessa età. Il diritto all’indipendenza è quel diritto che ci permette di realizzarci come persone uniche ed inimitabili, la libertà e l’autonomia ci rendono realmente adulti e ci consentono di appropriarci delle nostre responsabilità, fare scelte autonome contempla anche il rischio di sbagliare, ma gli errori sono i veri maestri di vita. Spero di averle dato sufficienti spunti di riflessione per intraprendere un dialogo aperto e sincero con la sua famiglia ma soprattutto quali sono i diritti fondamentali, pilastri immancabili per lo sviluppo di una personalità sana e matura: autonomia, indipendenza, vita sessuale.
Le mando un caro saluto, ci faccia sapere come procede .

Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta. Il mio ragazzo è collaboratore scolastico e anche se i miei non hanno mai detto espressamente nulla sul lavoro, a me sembra che ci sia un po’ di discriminazione a riguardo. L’episodio al quale facevo riferimento del battibecco tra i miei genitori e il mio ragazzo ha avuto come base un modo di pensare opposto tra loro.
Spero di riuscire a far cambiare loro idea sulla mia libertà e autonomia, cosa che mi fa stare molto male ed è anche visibile ai loro occhi. La ringrazio
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Dr.ssa Maria Graziano Psicologo 122 3
Gentile utente,
il lavoro di collaboratore scolastico è un lavoro rispettabilissimo, considerando che i suoi non si sono mai espressi in merito mi chiedo se questo suo timore non è forse frutto di una sua insicurezza. Riguardo al battibecco stia serena, può succedere nelle migliori relazioni di avere opinioni contrastanti. Le mando nuovamente i miei saluti con la fiducia che saprà avviare un dialogo costruttivo con i suoi genitori mostrando maturità e risolutezza, tanti in bocca al lupo per il suo futuro.

Dott.ssa Maria Graziano Psicologa
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