Lutto e strane oossessioni
Salve, ho 34 anni, sposata e una figlia di 3 anni e mezzo. Sono una persona ansiosa, introversa che generalmente nella vita non si fida di nessuno, che non riesce a instaurare relazioni nè amichevoli nè confidenziali sia nell'ambito lavorativo che familiare tanto che a seguito di problemi di distacco dalla madre avuti con mia figlia avevo già pensato di intraprendere un percorso di psicoterapia per il bene della mia famiglia.
Dopo le presentazioni arrivo al dunque.
Appena due mesi fa è mancato mio padre a seguito di una malattia oncologica. Una morte in casa avvenuta due minuti prima che l'oncologo arrivasse, una morte( a cui ho assistito e partecipato) improvvisa, inaspettata... tanto da non crederci. E qui inizia il mio calvario. Iniziano i frenetici preparativi del funerale dopo che l'oncologo che lo seguiva ne ha constatato la morte. Mia madre lo lava e la aiutano a vestirlo e dopo circa 3-4 ore installano sulla bara quella maledetta cella frigorifera. Una collega mi parla della sua ossessione della morte apparente, il medico curante non viene a visitare la salma e nemmeno il necro...(non ricordo come si chiama). Sorge il dubbio: può essere vivo? Coinvolgo mio fratello che arriva proprio la mattina del funerale, espongo i miei dubbi e lui si attiva facendo le dovute telefonate di verifica sia sull'uso della cella che sull'accertamento della morte e comunque per lui non ci sono dubbi. Mio padre, persona introversa con il quale dialogare significava incorrere in una serie di fraintendimenti, che non sapeva di essere un malato terminale...ora non c'è. Al suo posto ci sono i sensi di colpa perchè forse in quel momento potevamo intervenire in modo più efficiente ( chiamare un altro medico, il 118 ...), perchè forse dovevamo parlare apertamente con lui della malattia che, a un anno dalla diagnosi, lo avrebbe consumato fino alla morte,perchè potevamo insistere ancora di più per far togliere la cella frigorifera (il corpo è rimasto intatto), perchè quel pallino fisso, nonostante le rassicurazioni continue e costanti di mio fratello(l'unico confidente) e nonostante alcune evidenze continua a tormentarmi rendendo difficile la mia esistenza. Cerco di avere, come al solito dei comportamenti pressochè normali ma dentro di me gira ininterrotto quel film di tragica morte(?) e quel drammatico interrogativo.Passato un mese e mezzo ho ricominciato a dormire quasi tutte le notti, ma ogni piccolo particolare che ricordi la sua morte mi crea uno stato di angoscia immane che a volte non riesco a gestire e che esplodono in crisi di ansia. Sono cosciente che per elaborare il lutto ci vuole tempo ma non vedo progressi e ho paura di peggiorare la situazione con mia figlia. Vorrei cercare un aiuto ma non so nè a che tipo di psicologi e nè a quale tipo di psicoterapia. Mio fratello mi parla degli psicologi che intervengono negli ospis. Vorreste gentilmente offrirmi uno spiraglio indicandomi che tipo di specializzazione devo ricercare nello psicologo? aiutatemi
Dopo le presentazioni arrivo al dunque.
Appena due mesi fa è mancato mio padre a seguito di una malattia oncologica. Una morte in casa avvenuta due minuti prima che l'oncologo arrivasse, una morte( a cui ho assistito e partecipato) improvvisa, inaspettata... tanto da non crederci. E qui inizia il mio calvario. Iniziano i frenetici preparativi del funerale dopo che l'oncologo che lo seguiva ne ha constatato la morte. Mia madre lo lava e la aiutano a vestirlo e dopo circa 3-4 ore installano sulla bara quella maledetta cella frigorifera. Una collega mi parla della sua ossessione della morte apparente, il medico curante non viene a visitare la salma e nemmeno il necro...(non ricordo come si chiama). Sorge il dubbio: può essere vivo? Coinvolgo mio fratello che arriva proprio la mattina del funerale, espongo i miei dubbi e lui si attiva facendo le dovute telefonate di verifica sia sull'uso della cella che sull'accertamento della morte e comunque per lui non ci sono dubbi. Mio padre, persona introversa con il quale dialogare significava incorrere in una serie di fraintendimenti, che non sapeva di essere un malato terminale...ora non c'è. Al suo posto ci sono i sensi di colpa perchè forse in quel momento potevamo intervenire in modo più efficiente ( chiamare un altro medico, il 118 ...), perchè forse dovevamo parlare apertamente con lui della malattia che, a un anno dalla diagnosi, lo avrebbe consumato fino alla morte,perchè potevamo insistere ancora di più per far togliere la cella frigorifera (il corpo è rimasto intatto), perchè quel pallino fisso, nonostante le rassicurazioni continue e costanti di mio fratello(l'unico confidente) e nonostante alcune evidenze continua a tormentarmi rendendo difficile la mia esistenza. Cerco di avere, come al solito dei comportamenti pressochè normali ma dentro di me gira ininterrotto quel film di tragica morte(?) e quel drammatico interrogativo.Passato un mese e mezzo ho ricominciato a dormire quasi tutte le notti, ma ogni piccolo particolare che ricordi la sua morte mi crea uno stato di angoscia immane che a volte non riesco a gestire e che esplodono in crisi di ansia. Sono cosciente che per elaborare il lutto ci vuole tempo ma non vedo progressi e ho paura di peggiorare la situazione con mia figlia. Vorrei cercare un aiuto ma non so nè a che tipo di psicologi e nè a quale tipo di psicoterapia. Mio fratello mi parla degli psicologi che intervengono negli ospis. Vorreste gentilmente offrirmi uno spiraglio indicandomi che tipo di specializzazione devo ricercare nello psicologo? aiutatemi
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Gentile ragazza, in queste occasioni, secondo la mia opinione, il tipo di specializzazione ha poca importanza, ciò che conta è la sensibilità e soprattutto la professionalità del terapeuta. Ciò che deve cercare è qualcuno verso il quale avere fiducia e affidarsi senza timori. Il primo impatto le darà subito istintivamente quell'informazione necessaria grazie alla quale deciderà di fidarsi e di affidarsi.
saluti
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile Signora,
intanto mi dispiace per quello che le è successo, posso capirla perchè anche io come Lei ho perso mio padre in circostanze simili.
In questi casi la morte lascia lo spazio a numerosi interrogativi: cosa potevo fare? in cosa ho sbagliato? cosa mi manca? ecc. Essi sono tipici di fronte ad eventi inspiegabili come la morte di un caro.
Il lutto di per sé si associa ad uno stato depressivo, che a volte è transitorio, altre invece tende a permanere e diventa patologico. Lo stato depressivo comporta tutta una serie di sintomi, tra cui insonnia, tristezza, paura per il futuro e ansia.
Io pertanto le consiglio:
1- di effettuare una valutazione psichiatrica: cerchi di capire se il suo umore è basso in modo coerente al lutto oppure in modo patologico
2- una consulenza presso psicoterapeuta cognitivo, o cognitivo-comportamentale.
Mi permetto anche di allegarle un articolo scritto da una nostra Collega sulla depressione
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/
ed uno scritto da me sull'ansia
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
e infine la esorto a portare un po' di pazienza: è triste, ma davvero il tempo cancella alcune emozioni.
Le faccio i miei migliori auguri
intanto mi dispiace per quello che le è successo, posso capirla perchè anche io come Lei ho perso mio padre in circostanze simili.
In questi casi la morte lascia lo spazio a numerosi interrogativi: cosa potevo fare? in cosa ho sbagliato? cosa mi manca? ecc. Essi sono tipici di fronte ad eventi inspiegabili come la morte di un caro.
Il lutto di per sé si associa ad uno stato depressivo, che a volte è transitorio, altre invece tende a permanere e diventa patologico. Lo stato depressivo comporta tutta una serie di sintomi, tra cui insonnia, tristezza, paura per il futuro e ansia.
Io pertanto le consiglio:
1- di effettuare una valutazione psichiatrica: cerchi di capire se il suo umore è basso in modo coerente al lutto oppure in modo patologico
2- una consulenza presso psicoterapeuta cognitivo, o cognitivo-comportamentale.
Mi permetto anche di allegarle un articolo scritto da una nostra Collega sulla depressione
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/
ed uno scritto da me sull'ansia
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
e infine la esorto a portare un po' di pazienza: è triste, ma davvero il tempo cancella alcune emozioni.
Le faccio i miei migliori auguri
[#3]
Utente
Ringrazio vivamente entrambi sia per la chiarezza che per la tempestività delle Vs risposte al consulto.
Effettivamente uno dei motivi per cui non mi sono rivolta ancora a nessun specialista è la mia difficoltà ad affidarmi a qualcuno ( da qui la mia diffidenza verso tutti e tutto). Figuriamoci se a quest'ansia si associa l'incertezza dell'indirizzo specialistico da cercare.
Siete stati sintetici ed esaurienti.
Vi ringrazio ancora.
Effettivamente uno dei motivi per cui non mi sono rivolta ancora a nessun specialista è la mia difficoltà ad affidarmi a qualcuno ( da qui la mia diffidenza verso tutti e tutto). Figuriamoci se a quest'ansia si associa l'incertezza dell'indirizzo specialistico da cercare.
Siete stati sintetici ed esaurienti.
Vi ringrazio ancora.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.8k visite dal 04/09/2009.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.