Lavaggio mani frequente

Buongiorno,
Sono una ragazza di quasi 30 anni.

Vi scrivo perché non so più come uscire dal problema che mi porto dietro dal 2020.

Sento la necessità di lavarmi in continuazione le mani.
Ogni volta che tocco oggetti che per me sono "contaminati" o "rischiosi" io devo lavarmi le mani.
Questo ossessione mi ha causato la dermatite e quindi sono costretta a comprare saponi delicatissimi e a mettermi la crema alle mani più volte al giorno per lenire la pelle ormai rovinata.

Preciso che prima del 2020 ero una ragazza normalissima, andavo al lavoro e a scuola senza preoccupazioni di questo genere, addirittura mi ricordo che alla ricreazione mangiavo la mia merenda senza essermi lavata le mani! Ho lavorato per anni nella ristorazione senza particolari problemi.
Poi c'è stato il lockdown e al ritorno alla "normalità" (cioè al lavoro) ero cambiata...non riuscivo più a vivere come prima: così ho sviluppato questa fobia verso gli oggetti e le persone e ho iniziato a lavarmi in continuazione le mani.
I miei genitori e il mio ragazzo mi sgridano per questo mio comportamento e mi fanno notare che non è normale lavarsi così spesso le mani.
Io mi vergogno tantissimo dei loro rimproveri ma non riesco a smettere, è più forte di me.
L'unica cosa di cui sono certa è che io mi lavo le mani perché ho paura di entrare in contatto con qualsiasi tipo di virus o altro che possa provocarmi il vomito (rimettere è la mia più grande fobia da sempre, solo che prima riuscivo a controllarla).

La situazione è peggiorata quando, circa due anni fa, ho cambiato lavoro.
La sede di questo nuovo lavoro è molto sporca e le persone che mi circondano non si lavano le mani dopo aver usato il bagno.
Purtroppo da quando sono in questo nuovo ambiente sento anche l'esigenza di farmi la doccia appena torno a casa e mettere i vestiti usati in un luogo separato perché mi sento "contaminata" per aver condiviso il bagno con gli altri.

Vorrei tornare a vivere nella normalità.

Ho provato già a parlare con una terapeuta ma il percorso non ha avuto esito positivo in quanto mi è stato detto che non ho nessun problema da risolvere.
Io però sento di non poter andare avanti così ancora a lungo, mi sento a disagio quando sono in compagnia di altre persone perché sono consapevole di essere diversa e di esagerare con questi ripetuti lavaggi, ma non riesco a smettere.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
è prescritto dalle nostre linee-guida non fare diagnosi online. Mi sento però in obbligo di dirle che la diagnosi nel suo caso è chiarissima: sia la sua email sulla fobia dei cibi prossimi alla scadenza, sia le ossessioni che descrive qui (più d'una, anche se forse lei non se ne accorge), hanno in psicologia clinica un nome inequivocabile.
Mi chiedo se sia vero quello che lei esprime con le parole: "Ho provato già a parlare con una terapeuta ma il percorso non ha avuto esito positivo in quanto mi è stato detto che non ho nessun problema da risolvere".
All'epoca era andata a farsi curare perché consapevole del disastro imminente, avendo rinunciato, come scrive in quella vecchia email, addirittura a mangiare e a bere. Dubito che un qualunque specialista possa averle detto che lei non ha alcun problema da risolvere.
Le suggerisco di cercare al più presto un* psicolog* e di non sfuggire più in nessun modo al percorso di cura che le è necessario.
Molti auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno,
La ringrazio per la risposta.
Mi dispiace che la mia affermazione sia passata per non veritiera.
Ma posso confermare che è tutto vero ciò che ho scritto. Quando ho intrapreso il percorso con la terapeuta ero più giovane e avevo anche altri "problemi" da risolvere. Io e la terapeuta ci siamo soffermate soprattutto sui miei problemi al lavoro, che qui non ho citato, e quindi era scaturito che la mia ansia fosse dovuta principalmente a quello e che una volta cambiato lavoro la mia situazione sarebbe migliorata. Io volevo continuare, perché sentivo che avevo altro dentro di me oltre ai problemi affrontati durante i vari incontri, ma lei mi ha risposto che sarebbe stata solo una perdita di tempo e denaro per me e di stare tranquilla che tutto si sarebbe risolto. Adesso sono passati anni e non mi sembra proprio che la cosa sia migliorata, anzi.
Io non voglio assolutamente dare la colpa alla terapeuta, anzi vorrei avere il coraggio di tornare da lei perché comunque mi trovavo molto bene con il suo modo di fare, penso piuttosto che possa essere stata io a sbagliare il modo di raccontare i miei disagi. Però il rifiuto da parte sua di continuare gli incontri mi ha bloccata e mi sono sentita giudicata in modo negativo da lei.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
fa bene a riprendere il dialogo con un curante, che sia quella da cui si è sentita "rifiutata" e "giudicata" o un altro.
Con la prima avrebbe il vantaggio di poter chiarire le incomprensioni del discorso interrotto, ora che lei ha uno strumento per comunicare con chiarezza il suo problema: le due email che ci ha inviato.
Le copi e le porti al professionista che sceglierà. Vedrà che stavolta tutto procederà speditamente.
Ci tenga al corrente, se le è utile.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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