Relazione con padre di 2 figli, in fase di separazione. ho sbagliato io a credere fosse possibile?
Buongiorno,
scrivo per un vostro parere sul mio rapporto di coppia, ormai concluso.
Sono una donna di quasi 50 anni, non mi sono mai sposata e non ho avuto figli. Sono uscita dal nucleo famigliare primario a 20 anni e da allora ho costruito, con non poca fatica, tutto quello che ho oggi e che sono.
Circa tre anni fa ho rincontrato un amico (al tempo delle superiori abbiamo avuto una storia per alcuni mesi, chiusa da me perché lui era fidanzato, non si decideva, quindi l'ho fatto io) che non vedevo da anni, lui nel frattempo si era sposato, due figli (15 e 12) un rapporto molto "silente" e poco collaborativo con la moglie, mi raccontava.
Abbiamo cominciato a frequentarci, mi piaceva stare con lui, parlavamo molto di progetti per il futuro, insieme anche ai suoi figli. Sapevo della difficoltà di un rapporto del genere, una separazione da due anni in casa, un accordo di separazione che non diventava mai accordo, io che avevo voglia di condividere una vita con lui, chissà come me la sarei cavata con i figli... . ma mai avrei creduto di accusare una miriade di difficoltà, a quanto pare irrisolvibili.
Dopo i primi 5/6 mesi di nostro rapporto lui lascia la casa coniugale. Mesi di vicinanza tra noi, di condivisione, di viaggi, l'unico periodo in cui ho vissuto la coppia... poi lui inizia a dirmi che gli mancavano i figli (li viveva a settimane alterne, entrambe gli avvocati avevano consigliato di lasciare i ragazzi nella casa coniugale e di alternarsi loro genitori). Io pensavo fosse normale ovviamente, ma che lui pazientasse per trovare il giusto equilibrio anche con la ex. Inizia invece ad andare a casa sua, dai figli, quando la ex moglie era al lavoro per stare con loro, aiutarli con i compiti, viverli. Il lavoro di lui è diviso in turni settimanali, nella settimana col turno corto lui dopo il lavoro andava dai figli. Noi ci vedevamo a cena nella settimana di turno lavorativo lungo.
Ho iniziato da subito ad accusare la sua mancanza, a dirgli che il nostro tempo di coppia non esisteva, che le decisioni le prendeva da solo perché sapeva di non trovarmi d'accordo. (non potevo esserlo, mi diceva di volere stare con me, ma poi non faceva nulla per noi, intanto io ero lì). Lui mi rispondeva che capiva di essere mancante, ma che non sapeva che fare, non aveva voglia di parlare con la ex.
Piano piano ho conosciuto anche i ragazzi, rapporto che da subito mi è sembrato tranquillo. Nel frattempo tutte le proposte di separazione avviate dall'avvocato di lui non venivano accettate dalla moglie (o forse da lui?) . Mi sentivo esclusa e data per scontata. (allora poteva starsene con i suoi figli e lasciare in pace me!) Una sera eravamo pronti per cenare, lo chiama la "moglie", la caldaia era andata in blocco, lui parte x andare a risolvere il problema, la nostra cena è andata in malora (esempio tra tanti) Io gli avevo consigliato invece di provare a dire alla ex che doveva iniziare ad arrangiarsi e a risolvere i problemi della casa, quantomeno quando aveva con lei i figli, tentare.
Tra noi sempre meno dialogo, tante discussioni sempre per lo stesso problema, io dovevo fare sacrifici, capire tutto, aspettare ma lui non ne voleva fare affatto. In me tanta delusione, ferite e anche rabbia grazie alle quali, durante le nostre discussioni, gli vomitavo addosso tutto ciò che pensavo senza dosare più parole ne toni!
Lui mi diceva che quando avrei finito di sistemare la mia nuova casa e quando la ex si fosse decisa a lasciare la casa coniugale allora finalmente potevamo stare tutti e 4 insieme, a casa mia. Due anni di attese, poca chiarezza, lui è in balia di tutti!. Ad agosto scorso lo lascio. Avevo acquistato la casa nuova da 5 mesi e oltre al trasloco fatto ed organizzato da sola, anche il resto dei piccoli e grandi lavori di miglioria o riparazione. Ero sempre da sola. Ma poi nella mia casa, mi diceva sempre, ci staremo tutti insieme!! ! Mi ricontatta dopo due mesi, nel frattempo era rientrato in casa con i figli e la moglie, per viverli quotidianamente visto che io lo avevo lasciato, con la moglie non ci parlava nemmeno, mi ha detto! Riparliamo degli stessi problemi, mi dice come sempre di comprendere e che sta cercando di modificare il suo comportamento e che non lo fa con menefreghismo, che mi ama e che non è facile per lui, anzi che sono io che la faccio troppo facile. Secondo lui non lo comprendo, sono aggressiva. Io gli dico che la decisione di rientrare in casa per me era assurda. Mi chiede a quel punto di aspettare ancora qualche mese, la moglie con accordo sarebbe uscita finalmente di casa, e che a quel punto potevamo stare insieme più tempo. Decido di aspettare quel tempo, ma gli dico che per me non era proprio il caso di una convivenza con i suoi figli. Intanto ci vediamo solo nei ritagli di tempo, lui mi dice di non sapere come giustificare le sue assenze ai figli per vedermi. I figli sapevano che ci eravamo lasciati. La moglie esce di casa, ultimo accordo con avv. ti, lui le chiede di averli sempre nella settimana di lavoro/turno corto. Con me sarebbe stato quindi la settimana di lungo turno lavorativo, una condivisione serale di due ore circa prima di andare a dormire! Mi dice che l'idea è sempre quella di stare tutti insieme a casa mia. Gli dico di non accettare questa decisione, e che dopo aver atteso altri 3 mesi il tempo di condivisione che mi proponeva non era proprio sufficiente per ricostruire la nostra coppia, se mai esistita!! Gli chiedo quindi di modificare questa sua scelta, lui dice di non voler lasciare i figli da soli il pomeriggio (ora di anni 18 e 15) e che quindi non può farlo. Con grande tristezza nel cuore chiudo la nostra "relazione".
Ho capito che oltre ad avere priorità di vita diverse, (per me tutto è possibile se fatto insieme, con complicità e rispetto), ad aggravare tutto è stato il concetto di coppia, in lui secondo me, assolutamente disfunzionale!
Mi scuso in anticipo per la lungaggine del messaggio. Spero e attendo un vostro parere sugli eventi di questa storia
scrivo per un vostro parere sul mio rapporto di coppia, ormai concluso.
Sono una donna di quasi 50 anni, non mi sono mai sposata e non ho avuto figli. Sono uscita dal nucleo famigliare primario a 20 anni e da allora ho costruito, con non poca fatica, tutto quello che ho oggi e che sono.
Circa tre anni fa ho rincontrato un amico (al tempo delle superiori abbiamo avuto una storia per alcuni mesi, chiusa da me perché lui era fidanzato, non si decideva, quindi l'ho fatto io) che non vedevo da anni, lui nel frattempo si era sposato, due figli (15 e 12) un rapporto molto "silente" e poco collaborativo con la moglie, mi raccontava.
Abbiamo cominciato a frequentarci, mi piaceva stare con lui, parlavamo molto di progetti per il futuro, insieme anche ai suoi figli. Sapevo della difficoltà di un rapporto del genere, una separazione da due anni in casa, un accordo di separazione che non diventava mai accordo, io che avevo voglia di condividere una vita con lui, chissà come me la sarei cavata con i figli... . ma mai avrei creduto di accusare una miriade di difficoltà, a quanto pare irrisolvibili.
Dopo i primi 5/6 mesi di nostro rapporto lui lascia la casa coniugale. Mesi di vicinanza tra noi, di condivisione, di viaggi, l'unico periodo in cui ho vissuto la coppia... poi lui inizia a dirmi che gli mancavano i figli (li viveva a settimane alterne, entrambe gli avvocati avevano consigliato di lasciare i ragazzi nella casa coniugale e di alternarsi loro genitori). Io pensavo fosse normale ovviamente, ma che lui pazientasse per trovare il giusto equilibrio anche con la ex. Inizia invece ad andare a casa sua, dai figli, quando la ex moglie era al lavoro per stare con loro, aiutarli con i compiti, viverli. Il lavoro di lui è diviso in turni settimanali, nella settimana col turno corto lui dopo il lavoro andava dai figli. Noi ci vedevamo a cena nella settimana di turno lavorativo lungo.
Ho iniziato da subito ad accusare la sua mancanza, a dirgli che il nostro tempo di coppia non esisteva, che le decisioni le prendeva da solo perché sapeva di non trovarmi d'accordo. (non potevo esserlo, mi diceva di volere stare con me, ma poi non faceva nulla per noi, intanto io ero lì). Lui mi rispondeva che capiva di essere mancante, ma che non sapeva che fare, non aveva voglia di parlare con la ex.
Piano piano ho conosciuto anche i ragazzi, rapporto che da subito mi è sembrato tranquillo. Nel frattempo tutte le proposte di separazione avviate dall'avvocato di lui non venivano accettate dalla moglie (o forse da lui?) . Mi sentivo esclusa e data per scontata. (allora poteva starsene con i suoi figli e lasciare in pace me!) Una sera eravamo pronti per cenare, lo chiama la "moglie", la caldaia era andata in blocco, lui parte x andare a risolvere il problema, la nostra cena è andata in malora (esempio tra tanti) Io gli avevo consigliato invece di provare a dire alla ex che doveva iniziare ad arrangiarsi e a risolvere i problemi della casa, quantomeno quando aveva con lei i figli, tentare.
Tra noi sempre meno dialogo, tante discussioni sempre per lo stesso problema, io dovevo fare sacrifici, capire tutto, aspettare ma lui non ne voleva fare affatto. In me tanta delusione, ferite e anche rabbia grazie alle quali, durante le nostre discussioni, gli vomitavo addosso tutto ciò che pensavo senza dosare più parole ne toni!
Lui mi diceva che quando avrei finito di sistemare la mia nuova casa e quando la ex si fosse decisa a lasciare la casa coniugale allora finalmente potevamo stare tutti e 4 insieme, a casa mia. Due anni di attese, poca chiarezza, lui è in balia di tutti!. Ad agosto scorso lo lascio. Avevo acquistato la casa nuova da 5 mesi e oltre al trasloco fatto ed organizzato da sola, anche il resto dei piccoli e grandi lavori di miglioria o riparazione. Ero sempre da sola. Ma poi nella mia casa, mi diceva sempre, ci staremo tutti insieme!! ! Mi ricontatta dopo due mesi, nel frattempo era rientrato in casa con i figli e la moglie, per viverli quotidianamente visto che io lo avevo lasciato, con la moglie non ci parlava nemmeno, mi ha detto! Riparliamo degli stessi problemi, mi dice come sempre di comprendere e che sta cercando di modificare il suo comportamento e che non lo fa con menefreghismo, che mi ama e che non è facile per lui, anzi che sono io che la faccio troppo facile. Secondo lui non lo comprendo, sono aggressiva. Io gli dico che la decisione di rientrare in casa per me era assurda. Mi chiede a quel punto di aspettare ancora qualche mese, la moglie con accordo sarebbe uscita finalmente di casa, e che a quel punto potevamo stare insieme più tempo. Decido di aspettare quel tempo, ma gli dico che per me non era proprio il caso di una convivenza con i suoi figli. Intanto ci vediamo solo nei ritagli di tempo, lui mi dice di non sapere come giustificare le sue assenze ai figli per vedermi. I figli sapevano che ci eravamo lasciati. La moglie esce di casa, ultimo accordo con avv. ti, lui le chiede di averli sempre nella settimana di lavoro/turno corto. Con me sarebbe stato quindi la settimana di lungo turno lavorativo, una condivisione serale di due ore circa prima di andare a dormire! Mi dice che l'idea è sempre quella di stare tutti insieme a casa mia. Gli dico di non accettare questa decisione, e che dopo aver atteso altri 3 mesi il tempo di condivisione che mi proponeva non era proprio sufficiente per ricostruire la nostra coppia, se mai esistita!! Gli chiedo quindi di modificare questa sua scelta, lui dice di non voler lasciare i figli da soli il pomeriggio (ora di anni 18 e 15) e che quindi non può farlo. Con grande tristezza nel cuore chiudo la nostra "relazione".
Ho capito che oltre ad avere priorità di vita diverse, (per me tutto è possibile se fatto insieme, con complicità e rispetto), ad aggravare tutto è stato il concetto di coppia, in lui secondo me, assolutamente disfunzionale!
Mi scuso in anticipo per la lungaggine del messaggio. Spero e attendo un vostro parere sugli eventi di questa storia
[#1]
Gentile utente,
le darò il parere che ci chiede. Per farlo inevitabilmente dovrò farle notare alcune sue "cecità".
Lei conosce quest'uomo prima dei vent'anni e così giovane lui non riesce a mantenere un rapporto leale con la giovanissima fidanzata: la tradisce con lei e non si decide a lasciare né l'una né l'altra.
Tendenza alla bigamia? Incapacità di attaccamento? Problemi di relazione con le donne? In ogni caso, c'è quello che lei alla fine della sua lettera chiama: "il concetto di coppia in lui assolutamente disfunzionale".
Infatti quest'uomo, presumibilmente suo coetaneo, ha dei figli oltre i trent'anni e immagino si sposi verso quell'età, che per quanto si parli tanto di 'bamboccioni' dovrebbe comportare un certo discernimento.
Invece che fa? Costruisce un pessimo rapporto con la madre dei suoi figli: "molto "silente" e poco collaborativo".
Non le sembrano le stesse coordinate del rapporto che molto presto ha realizzato anche con lei?
In ogni caso, come già nell'adolescenza, lui cerca un'altra donna, ritrova lei, e ripete il copione di un tempo: dopo sei mesi di un'illusoria luna di miele, valida solo a rompere il legame precedente ma non a costruirne uno nuovo, questa volta sono i figli quelli ai quali non può assolutamente rinunciare se non per tempi brevi, ma se vogliamo anche la moglie: infatti torna a casa non appena vi lasciate.
Ci sarebbe da pensare che sia stata la moglie ad allontanarlo, vedendolo non collaborativo, permanentemente confuso e "in balia di tutti", in realtà preda solo del proprio egoismo che non gli fa minimamente vedere come accordarsi con gli altri.
Da questo derivano le decisioni sull'impiego del suo tempo prese sempre da solo, l'incapacità di accordarsi con la ex, e anche il rapporto con lei che ci scrive: "sempre meno dialogo, tante discussioni sempre per lo stesso problema, io dovevo fare sacrifici, capire tutto, aspettare ma lui non ne voleva fare affatto".
Insomma, quest'uomo ha ripetuto sempre lo stesso copione. Immagino che abbia un'apparenza dolce e remissiva, per cui la sua assoluta chiusura agli altri non è immediatamente visibile, e tanto più è pericolosa.
Ci sono particolari del suo racconto che suonano addirittura risibili: lui la lascia sola a comprare una casa, aggiustarla, provvedere al trasloco, ma le assicura che presto (quando sarà tutto a posto?) lui arriverà ad occuparla assieme ai suoi figli.
Alcune cose davvero non si spiegano, ad esempio la frase: "Mi chiede a quel punto di aspettare ancora qualche mese, la moglie con accordo sarebbe uscita finalmente di casa, e che a quel punto potevamo stare insieme più tempo".
E il turno della moglie con i figlioli dove si sarebbe realizzato? Dati gli accordi con gli avvocati, forse lui pensava anche di cedere settimanalmente la casa di lei che ci scrive alla moglie, o di portare stabilmente con sé anche lei?
Questo il mio parere su quanto ci ha scritto. Nell'ombra si può anche intravedere di peggio: quel non poter giustificare ai figli che usciva per incontrare lei... "Ai figli", siamo sicuri?
Buone cose.
le darò il parere che ci chiede. Per farlo inevitabilmente dovrò farle notare alcune sue "cecità".
Lei conosce quest'uomo prima dei vent'anni e così giovane lui non riesce a mantenere un rapporto leale con la giovanissima fidanzata: la tradisce con lei e non si decide a lasciare né l'una né l'altra.
Tendenza alla bigamia? Incapacità di attaccamento? Problemi di relazione con le donne? In ogni caso, c'è quello che lei alla fine della sua lettera chiama: "il concetto di coppia in lui assolutamente disfunzionale".
Infatti quest'uomo, presumibilmente suo coetaneo, ha dei figli oltre i trent'anni e immagino si sposi verso quell'età, che per quanto si parli tanto di 'bamboccioni' dovrebbe comportare un certo discernimento.
Invece che fa? Costruisce un pessimo rapporto con la madre dei suoi figli: "molto "silente" e poco collaborativo".
Non le sembrano le stesse coordinate del rapporto che molto presto ha realizzato anche con lei?
In ogni caso, come già nell'adolescenza, lui cerca un'altra donna, ritrova lei, e ripete il copione di un tempo: dopo sei mesi di un'illusoria luna di miele, valida solo a rompere il legame precedente ma non a costruirne uno nuovo, questa volta sono i figli quelli ai quali non può assolutamente rinunciare se non per tempi brevi, ma se vogliamo anche la moglie: infatti torna a casa non appena vi lasciate.
Ci sarebbe da pensare che sia stata la moglie ad allontanarlo, vedendolo non collaborativo, permanentemente confuso e "in balia di tutti", in realtà preda solo del proprio egoismo che non gli fa minimamente vedere come accordarsi con gli altri.
Da questo derivano le decisioni sull'impiego del suo tempo prese sempre da solo, l'incapacità di accordarsi con la ex, e anche il rapporto con lei che ci scrive: "sempre meno dialogo, tante discussioni sempre per lo stesso problema, io dovevo fare sacrifici, capire tutto, aspettare ma lui non ne voleva fare affatto".
Insomma, quest'uomo ha ripetuto sempre lo stesso copione. Immagino che abbia un'apparenza dolce e remissiva, per cui la sua assoluta chiusura agli altri non è immediatamente visibile, e tanto più è pericolosa.
Ci sono particolari del suo racconto che suonano addirittura risibili: lui la lascia sola a comprare una casa, aggiustarla, provvedere al trasloco, ma le assicura che presto (quando sarà tutto a posto?) lui arriverà ad occuparla assieme ai suoi figli.
Alcune cose davvero non si spiegano, ad esempio la frase: "Mi chiede a quel punto di aspettare ancora qualche mese, la moglie con accordo sarebbe uscita finalmente di casa, e che a quel punto potevamo stare insieme più tempo".
E il turno della moglie con i figlioli dove si sarebbe realizzato? Dati gli accordi con gli avvocati, forse lui pensava anche di cedere settimanalmente la casa di lei che ci scrive alla moglie, o di portare stabilmente con sé anche lei?
Questo il mio parere su quanto ci ha scritto. Nell'ombra si può anche intravedere di peggio: quel non poter giustificare ai figli che usciva per incontrare lei... "Ai figli", siamo sicuri?
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Dr.ssa Potenza, la ringrazio infinitamente per questa sua riposta, sento un gran bisogno di capire sempre meglio dove ho sbagliato, perchè non ho saputo vedere e convincermi ancora di più del fatto che da questa storia non se ne esce, cosi come strutturata, anche perchè lui mi ricontatta da giorni e io voglio essere pronta stavolta. Grazie anche per aver sottolineato le mie "cecità"... in realtà, mano a mano diventavano sempre più chiare e visibili, purtroppo spendendoci del tempo. Mi rammarico di non essere riuscita subito ad inquadrare la figura di lui, o forse ho voluto credere, come spesso capita a tanti, che con me sarebbe stato diverso, o anche, che le difficoltà di cui mi parlava saremmo riusciti a risolverle insieme.
E' una brava persona, uomo di 53 anni (io 48) che non sa bene chi è, e si racconta (racconta) delle storie che in realtà non lo appartengono! Impossibile per una persona come me ritenerlo affidabile.
E pensare che da subito gli avevo consigliato un percorso terapeutico, per essere quantomeno consapevole delle sue difficoltà.
Sicuramente lui ha grandi problemi di relazione con le donne (credo riferibili all'assenza di sua madre nei primi due anni di vita in cui lui è stato con il padre), non so se ci siano problemi di attaccamento, a me conoscendolo, sembra più una dipendenza affettiva in realtà. Bigamia?? A questo punto tutto potrebbe essere! Non ho mai pensato in realtà che lui stesse ancora con la moglie, o tenesse a tornare con lei (se non altro perchè è lei ad essere andata via di casa coniugale lasciando lui e i figli per circa 4 mesi, per un altro uomo, per poi pregarlo di rientrare, cosa che lui ovviamente ha fatto credendo di rinsaldare il loro rapporto, ma lei dopo un mese non gli ha rivolto più parola, ma non si è mossa più da casa. Da li è iniziata la separazione in casa...sa come molti si giustificano "siamo rimasti insieme per i figli!")
E' vero, lui non sa cosa significhi relazionarsi e accordarsi con gli altri quindi si, lo stesso copione con la moglie, con me, e con la prossima donna. Ad ora non mi sento di dire che mi abbia presa in giro scientemente per rimanere con i piedi in due scarpe, comunque indagherò, tanto per non farmi prendere totalmente per il naso...lui rimane casomai molto ancorato al passato, credo che lui proprio non riesca a pensare in maniera diversa, è molto insicuro, indeciso, permaloso all'estremo, bisognoso di continue conferme, inconcludente, è un attendista di indole, tende a fare solo in risposta alle azioni di altri, lui per primo non si muove, rimane frizzato e crogiola nel suo brodo. Estremamente egoista, incapace tra l'altro di confrontarsi col mondo "adulto" rimane attaccato inesorabilmente al mondo infantile dei figli, quella per lui è una confort zone, fuori da li, va in panico e commette errori esistenziali per lui e per gli altri. Peccato che questo finirà presto, ammesso che abbia aiutato i suoi figli a crescere a loro volta! ne dubito!
Confermo la sua immaginazione, dolce e remissivo, apparentemente e a cicli di convenienza, ma se gli fai notare che ha sbagliato, ti fa i dispetti come fanno i bambini, dispetti che a volte rasentano la cattiveria.
Per quanto riguarda la mia nuova casa, era una pratica da me avviata già durante la nostra frequentazione, siccome lui attende, e nel frattempo si doveva occupare egoisticamente dei figli (ora la femmina ha 18 anni e il maschio 15) fattivamente non mi ha aiutato a procedere in nessun lavoro. Nella sua testa: tu risolvi questa cosa di casa mentre io risolvo la questione con mia moglie, poi staremo insieme io e te nella settimana che non ho i ragazzi e in 4 quando li avrò. - Lui diceva che è tornato nella casa coniugale anche per spingere lei ad uscirne prima (la moglie ha comprato nel frattempo una sua casa, dove ora abita e dove vanno i figli nella settimana che li ha lei).
Ora come le dicevo mi contatta con messaggi, mi dice che sa di avere sbagliato tanto, che ne ha sofferto anche lui, ma che non sapeva cosa fare, troppe cose da sistemare prima di stare insieme. Ora secondo lui tutto è risolto, la moglie è andata via e nel frattempo nessuno si è fatto male!!! Due giorni fa mi ha fatto trovare davanti la mia proprietà una catasta di legna da ardere, che di solito mi procuro da sola!!! Il copione di sempre, anche in questo si ripete... io lo lascio e lui fa qualcosa per me.
E' una brava persona, uomo di 53 anni (io 48) che non sa bene chi è, e si racconta (racconta) delle storie che in realtà non lo appartengono! Impossibile per una persona come me ritenerlo affidabile.
E pensare che da subito gli avevo consigliato un percorso terapeutico, per essere quantomeno consapevole delle sue difficoltà.
Sicuramente lui ha grandi problemi di relazione con le donne (credo riferibili all'assenza di sua madre nei primi due anni di vita in cui lui è stato con il padre), non so se ci siano problemi di attaccamento, a me conoscendolo, sembra più una dipendenza affettiva in realtà. Bigamia?? A questo punto tutto potrebbe essere! Non ho mai pensato in realtà che lui stesse ancora con la moglie, o tenesse a tornare con lei (se non altro perchè è lei ad essere andata via di casa coniugale lasciando lui e i figli per circa 4 mesi, per un altro uomo, per poi pregarlo di rientrare, cosa che lui ovviamente ha fatto credendo di rinsaldare il loro rapporto, ma lei dopo un mese non gli ha rivolto più parola, ma non si è mossa più da casa. Da li è iniziata la separazione in casa...sa come molti si giustificano "siamo rimasti insieme per i figli!")
E' vero, lui non sa cosa significhi relazionarsi e accordarsi con gli altri quindi si, lo stesso copione con la moglie, con me, e con la prossima donna. Ad ora non mi sento di dire che mi abbia presa in giro scientemente per rimanere con i piedi in due scarpe, comunque indagherò, tanto per non farmi prendere totalmente per il naso...lui rimane casomai molto ancorato al passato, credo che lui proprio non riesca a pensare in maniera diversa, è molto insicuro, indeciso, permaloso all'estremo, bisognoso di continue conferme, inconcludente, è un attendista di indole, tende a fare solo in risposta alle azioni di altri, lui per primo non si muove, rimane frizzato e crogiola nel suo brodo. Estremamente egoista, incapace tra l'altro di confrontarsi col mondo "adulto" rimane attaccato inesorabilmente al mondo infantile dei figli, quella per lui è una confort zone, fuori da li, va in panico e commette errori esistenziali per lui e per gli altri. Peccato che questo finirà presto, ammesso che abbia aiutato i suoi figli a crescere a loro volta! ne dubito!
Confermo la sua immaginazione, dolce e remissivo, apparentemente e a cicli di convenienza, ma se gli fai notare che ha sbagliato, ti fa i dispetti come fanno i bambini, dispetti che a volte rasentano la cattiveria.
Per quanto riguarda la mia nuova casa, era una pratica da me avviata già durante la nostra frequentazione, siccome lui attende, e nel frattempo si doveva occupare egoisticamente dei figli (ora la femmina ha 18 anni e il maschio 15) fattivamente non mi ha aiutato a procedere in nessun lavoro. Nella sua testa: tu risolvi questa cosa di casa mentre io risolvo la questione con mia moglie, poi staremo insieme io e te nella settimana che non ho i ragazzi e in 4 quando li avrò. - Lui diceva che è tornato nella casa coniugale anche per spingere lei ad uscirne prima (la moglie ha comprato nel frattempo una sua casa, dove ora abita e dove vanno i figli nella settimana che li ha lei).
Ora come le dicevo mi contatta con messaggi, mi dice che sa di avere sbagliato tanto, che ne ha sofferto anche lui, ma che non sapeva cosa fare, troppe cose da sistemare prima di stare insieme. Ora secondo lui tutto è risolto, la moglie è andata via e nel frattempo nessuno si è fatto male!!! Due giorni fa mi ha fatto trovare davanti la mia proprietà una catasta di legna da ardere, che di solito mi procuro da sola!!! Il copione di sempre, anche in questo si ripete... io lo lascio e lui fa qualcosa per me.
[#3]
Gentile utente,
vede bene che sa già chi è lui, definendolo "infantile" ed "egoista". Ci vogliamo aggiungere anche "opportunista"?
A questo rimanda tutto l'insieme, specie certe azioni: "mi dice che sa di avere sbagliato tanto, che ne ha sofferto anche lui, ma che non sapeva cosa fare, troppe cose da sistemare prima di stare insieme".
Già, lui è sempre dalla parte della ragione, ma povero piccolo, anzi povera vittima -delle donne specialmente- non viene compreso.
E' abituato ad ispirare una tenera pietà anche col raccontare la storia della madre assente per i primi due anni della sua vita (malattia? carcere? invenzione?) a cui seguono altri racconti di crudele abbandono: la moglie che fugge con un altro, e riaccolta dal grande cuore di lui, lo ripaga non rivolgendogli più la parola. E per quale ragione sarebbe stata così ingrata e anche così imprudente? Non immaginava che lui, come ha fatto, sarebbe volato via con un'altra, o meglio si sarebbe sentito autorizzato a tenere i piedi in due scarpe?
A questo proposito lei scrive: "Ad ora non mi sento di dire che mi abbia presa in giro scientemente per rimanere con i piedi in due scarpe, comunque indagherò, tanto per non farmi prendere totalmente per il naso".
Ci sono persone che mentono anche a sé stesse; come scoprire dunque le intenzioni consapevoli di un uomo che dopo aver coinvolto moglie, figli e amante in questo turbine che ha distrutto tutto, pensa che nessuno si sia fatto male?
In altre circostanze la prova della buonafede di un partner che dice di voler ricostruire la relazione è la sua disponibilità a partecipare ad una terapia di coppia. Nel suo caso però immagino che lui riuscirebbe a tergiversare fino a sembrare di nuovo una povera vittima soggetta al martirio.
Una strada maestra che all'età di tutti voi a volte è percorribile sarebbe quella di parlare con la moglie di lui. Solo così, senza ferire ulteriormente nessuno, si scoprirebbe l'eventuale doppia verità.
Valuti lei se si delineano altri possibili percorsi.
Auguri.
vede bene che sa già chi è lui, definendolo "infantile" ed "egoista". Ci vogliamo aggiungere anche "opportunista"?
A questo rimanda tutto l'insieme, specie certe azioni: "mi dice che sa di avere sbagliato tanto, che ne ha sofferto anche lui, ma che non sapeva cosa fare, troppe cose da sistemare prima di stare insieme".
Già, lui è sempre dalla parte della ragione, ma povero piccolo, anzi povera vittima -delle donne specialmente- non viene compreso.
E' abituato ad ispirare una tenera pietà anche col raccontare la storia della madre assente per i primi due anni della sua vita (malattia? carcere? invenzione?) a cui seguono altri racconti di crudele abbandono: la moglie che fugge con un altro, e riaccolta dal grande cuore di lui, lo ripaga non rivolgendogli più la parola. E per quale ragione sarebbe stata così ingrata e anche così imprudente? Non immaginava che lui, come ha fatto, sarebbe volato via con un'altra, o meglio si sarebbe sentito autorizzato a tenere i piedi in due scarpe?
A questo proposito lei scrive: "Ad ora non mi sento di dire che mi abbia presa in giro scientemente per rimanere con i piedi in due scarpe, comunque indagherò, tanto per non farmi prendere totalmente per il naso".
Ci sono persone che mentono anche a sé stesse; come scoprire dunque le intenzioni consapevoli di un uomo che dopo aver coinvolto moglie, figli e amante in questo turbine che ha distrutto tutto, pensa che nessuno si sia fatto male?
In altre circostanze la prova della buonafede di un partner che dice di voler ricostruire la relazione è la sua disponibilità a partecipare ad una terapia di coppia. Nel suo caso però immagino che lui riuscirebbe a tergiversare fino a sembrare di nuovo una povera vittima soggetta al martirio.
Una strada maestra che all'età di tutti voi a volte è percorribile sarebbe quella di parlare con la moglie di lui. Solo così, senza ferire ulteriormente nessuno, si scoprirebbe l'eventuale doppia verità.
Valuti lei se si delineano altri possibili percorsi.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Dott.ssa Potenza grazie...dal cuore. Comprendo che nella società odierna ormai si contano più coppie separate che quindi si rimettono in discussione in nuovi rapporti. Sono sicura che i "nuovi "rapporti siano caratterizzati da problematiche simili e che quindi ne leggerà o tratterà parecchi. Per questo la ringrazio doppiamente del suo tempo dedicato.
Lui è stato distante dalla madre, in tenera età, per logistiche lavorative dei suoi genitori, il padre trasferito in altra regione lo porta con se, la madre rimane con la sorellina e intanto prosegue anche lei il suo lavoro, dopo due anni la famiglia si ricongiunge e tra l'altro nasce un terzo figlio.
Non ho scritto di aver seguito una terapia di coppia, voluta e accettata subito da entrambe, per non dilungarmi ancor di più sul mio racconto. Passaggio però fondamentale, anche per me, per comprendere quanto in realtà lui (e anche io) tenesse a "noi", ma altrettanto utile a capire che proprio non ce la fa a "togliere" necessariamente qualcosa ai suoi figli per costruire una nuova relazione. Dopo circa 8 incontri di terapia, nei quali lui ripeteva di attendere l'uscita della moglie, nel frattempo spendeva tutto il suo tempo dopo il lavoro con i figli chiedendo a me di aspettare, io che lo sbranavo dicendogli che intanto lui doveva, se voleva davvero, trovare e ritagliare del tempo utile dedicato a/per noi, cosa che non ha voluto/saputo fare; la terapista che ha scelto la strada di non dire a lui in maniera DIRETTA dove sbagliava, lo prendeva con le pinze, parlando con calma, pochi concetti alla volta (troppa carne sul fuoco lo avrebbero frizzato), a me invece consigliava di lasciarlo parlare, io ero una valanga spesso di concetti "giusti?" ma disordinati, rabbiosi.(diceva che era utile farlo parlare). Dopo l'uscita della moglie da casa, per lui finalmente potevamo stare insieme, quel tempo era passato senza infamia nè lode! Poi la sua scelta dei turni lavoro/figli. Per noi non rimaneva niente! Secondo la sua testa quel tempo sarebbe bastato a rinsaldare tutto ciò che lui stesso aveva distrutto, l'importante era spendere tutte le sue energie per i figli, ormai grandi ed eventualmente organizzati nelle loro cose. Un suo vitale bisogno per non sentirsi un cattivo padre!!! Probabilmente la terapia avrebbe avuto bisogno di più tempo, ma il mio bisogno era di ossigeno per noi, che non è arrivato, mi sono convinta che non sarebbe mai arrivato, o che comunque ad una qualsiasi problematica nuova o richiesta da parte della sua famiglia io sarei stata messa da parte di nuovo. (A mio pensiero è quello che deve aver vissuto la moglie, nonostante madre, manipolata anche lei dal suo egoismo, opportunismo, incapacità di FARE INSIEME) Da qui la mia decisione di riprendere in mano la mia vita facendo a meno dell'elemosina!! Mi sono tirata indietro dalla terapia ovviamente. Secondo il mio modesto parere lui ha bisogno di una terapia individuale, e forse ora anche io!
Lui è stato distante dalla madre, in tenera età, per logistiche lavorative dei suoi genitori, il padre trasferito in altra regione lo porta con se, la madre rimane con la sorellina e intanto prosegue anche lei il suo lavoro, dopo due anni la famiglia si ricongiunge e tra l'altro nasce un terzo figlio.
Non ho scritto di aver seguito una terapia di coppia, voluta e accettata subito da entrambe, per non dilungarmi ancor di più sul mio racconto. Passaggio però fondamentale, anche per me, per comprendere quanto in realtà lui (e anche io) tenesse a "noi", ma altrettanto utile a capire che proprio non ce la fa a "togliere" necessariamente qualcosa ai suoi figli per costruire una nuova relazione. Dopo circa 8 incontri di terapia, nei quali lui ripeteva di attendere l'uscita della moglie, nel frattempo spendeva tutto il suo tempo dopo il lavoro con i figli chiedendo a me di aspettare, io che lo sbranavo dicendogli che intanto lui doveva, se voleva davvero, trovare e ritagliare del tempo utile dedicato a/per noi, cosa che non ha voluto/saputo fare; la terapista che ha scelto la strada di non dire a lui in maniera DIRETTA dove sbagliava, lo prendeva con le pinze, parlando con calma, pochi concetti alla volta (troppa carne sul fuoco lo avrebbero frizzato), a me invece consigliava di lasciarlo parlare, io ero una valanga spesso di concetti "giusti?" ma disordinati, rabbiosi.(diceva che era utile farlo parlare). Dopo l'uscita della moglie da casa, per lui finalmente potevamo stare insieme, quel tempo era passato senza infamia nè lode! Poi la sua scelta dei turni lavoro/figli. Per noi non rimaneva niente! Secondo la sua testa quel tempo sarebbe bastato a rinsaldare tutto ciò che lui stesso aveva distrutto, l'importante era spendere tutte le sue energie per i figli, ormai grandi ed eventualmente organizzati nelle loro cose. Un suo vitale bisogno per non sentirsi un cattivo padre!!! Probabilmente la terapia avrebbe avuto bisogno di più tempo, ma il mio bisogno era di ossigeno per noi, che non è arrivato, mi sono convinta che non sarebbe mai arrivato, o che comunque ad una qualsiasi problematica nuova o richiesta da parte della sua famiglia io sarei stata messa da parte di nuovo. (A mio pensiero è quello che deve aver vissuto la moglie, nonostante madre, manipolata anche lei dal suo egoismo, opportunismo, incapacità di FARE INSIEME) Da qui la mia decisione di riprendere in mano la mia vita facendo a meno dell'elemosina!! Mi sono tirata indietro dalla terapia ovviamente. Secondo il mio modesto parere lui ha bisogno di una terapia individuale, e forse ora anche io!
[#5]
Gentile utente,
la ringrazio di aver voluto aggiornarci.
Capisco che lei sia addolorata, ma mi sembra che in questo momento veda molto più chiaramente cosa il suo ex può dare e cosa è del tutto incapace di dare.
Se questa chiusura rivesta caratteri patologici, da lontano è impossibile dire: è però qualcosa che genera sofferenza, certamente in lui e intorno a lui.
Lei fa bene a riprendere in mano la sua vita. Conservi i ricordi belli: sono il segno della sua capacità d'amare, sono la parte luminosa di un rapporto difficile ormai concluso.
Le faccio i più caldi auguri.
la ringrazio di aver voluto aggiornarci.
Capisco che lei sia addolorata, ma mi sembra che in questo momento veda molto più chiaramente cosa il suo ex può dare e cosa è del tutto incapace di dare.
Se questa chiusura rivesta caratteri patologici, da lontano è impossibile dire: è però qualcosa che genera sofferenza, certamente in lui e intorno a lui.
Lei fa bene a riprendere in mano la sua vita. Conservi i ricordi belli: sono il segno della sua capacità d'amare, sono la parte luminosa di un rapporto difficile ormai concluso.
Le faccio i più caldi auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#6]
Utente
Gentile Dott.ssa,
ho letto e riletto le sue risposte cercando di captare il "peso reale" dei suoi punti di vista, liberandoli dalla mia parte emotiva, che mi affoga in alcuni momenti... e che mi ha portato spesso a non vedere le cose con più lucidità.
Gli spunti preziosi da lei offerti mi rassicurano sul non sentirmi un'aliena, e di non chiedere o volere cose assurde dal proprio compagno, anche se padre. Ho passato periodi in cui mi sono interrogata: (e anche sentita in colpa) e se fossi io il "problema"? Se non riuscissi io a capire le priorità di un padre? E se fossi anche gelosa del tempo che lui ritiene vitale per loro e non per me/noi!
Ha compreso bene Dott.ssa, la chiusura di lui, lo fa soffrire, cosi come lui stesso dice "non riesco a creare una realtà tra le persone che amo, te e i miei figli"!
Negli ultimi tempi mi domando se un approccio terapeutico diverso, "più diretto", verso di lui, ma anche verso di me, criticità emerse trattate con pro e contro, suggerimenti costruiti magari in tre come anche valutazioni delle concause avrebbero portato, con l'aiuto della "mediatrice", ad un'avvicinamento quantomeno tra noi due. Ad una comunicazione efficace con la quale poi continuare a "lavorare sui problemi". La comunicazione più sbagliata è stata di sicuro la mia.... sono sempre scomode le persone che alzano il tono di voce, ma non si pensa mai a ciò che le porta a questo. Troppa rabbia in me. Stanca di trovare sempre in lui tanta indecisione, insicurezza, paura, egoismo. Credo che il terapeuta non possa o non debba sbilanciarsi.
Mi rammarico però di aver perso quella opportunità! L'abbiamo persa in due in realtà!
Conserverò il suo consiglio sulla mia capacità di amare, sperando che i ricordi belli non diventino lame. GRAZIE
ho letto e riletto le sue risposte cercando di captare il "peso reale" dei suoi punti di vista, liberandoli dalla mia parte emotiva, che mi affoga in alcuni momenti... e che mi ha portato spesso a non vedere le cose con più lucidità.
Gli spunti preziosi da lei offerti mi rassicurano sul non sentirmi un'aliena, e di non chiedere o volere cose assurde dal proprio compagno, anche se padre. Ho passato periodi in cui mi sono interrogata: (e anche sentita in colpa) e se fossi io il "problema"? Se non riuscissi io a capire le priorità di un padre? E se fossi anche gelosa del tempo che lui ritiene vitale per loro e non per me/noi!
Ha compreso bene Dott.ssa, la chiusura di lui, lo fa soffrire, cosi come lui stesso dice "non riesco a creare una realtà tra le persone che amo, te e i miei figli"!
Negli ultimi tempi mi domando se un approccio terapeutico diverso, "più diretto", verso di lui, ma anche verso di me, criticità emerse trattate con pro e contro, suggerimenti costruiti magari in tre come anche valutazioni delle concause avrebbero portato, con l'aiuto della "mediatrice", ad un'avvicinamento quantomeno tra noi due. Ad una comunicazione efficace con la quale poi continuare a "lavorare sui problemi". La comunicazione più sbagliata è stata di sicuro la mia.... sono sempre scomode le persone che alzano il tono di voce, ma non si pensa mai a ciò che le porta a questo. Troppa rabbia in me. Stanca di trovare sempre in lui tanta indecisione, insicurezza, paura, egoismo. Credo che il terapeuta non possa o non debba sbilanciarsi.
Mi rammarico però di aver perso quella opportunità! L'abbiamo persa in due in realtà!
Conserverò il suo consiglio sulla mia capacità di amare, sperando che i ricordi belli non diventino lame. GRAZIE
[#7]
Gentile utente,
pensi ora a prendersi cura di sé, riversando su di sé l'amore che aveva riservato a lui.
Per il resto, esistono tanti rapporti belli, anche di amicizia, e uomini liberi.
Non si precluda la fiducia; ricostruisca un bella immagine di sé, delle sue possibilità e delle sue prospettive.
Auguri.
pensi ora a prendersi cura di sé, riversando su di sé l'amore che aveva riservato a lui.
Per il resto, esistono tanti rapporti belli, anche di amicizia, e uomini liberi.
Non si precluda la fiducia; ricostruisca un bella immagine di sé, delle sue possibilità e delle sue prospettive.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.2k visite dal 29/02/2024.
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