Lasciata a 5 mesi dal matrimonio
Buongiorno,
Cercherò di essere breve per quanto possibile nel mio racconto.
Oggi io 35 anni, lui 41, insieme da quasi 7 anni.
Provenienti entrambi da storie lunghe, ci conosciamo e ci innamoriamo.
La nostra convivenza non si è mai realmente compiuta in quanto, per questioni logistiche e per il fatto di cercare nel mentre una casa più adatta alle nostre esigenze (viste decine di case), di fatto trascorrevo da lui serate e weekend con quel poco di cui avevo bisogno senza mai sfociare in una reale stabilizzazione da lui.
Relazione costernata di alti e bassi, i cui bassi erano principalmente legati a litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie in quanto entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori.
In generale stesso approccio alla vita, stessi valori e ideali, stessi progetti, hobby condivisi e modo di ragionare simile.
Allo stesso tempo alcune diversità come è normale sia in coppia, dettate principalmente da un attaccamento a mio avviso eccessivo alla famiglia e ad alcuni aspetti non totalmente da me condivisi.
Detto questo, mesi fa mi chiede di sposarlo, fermiamo la data (giugno 2024), la chiesa, il fotografo, l’abito, la location, corso prematrimoniale, agenzia viaggi.
In tutto questo lui che ribadiva il suo amore e la sua contentezza, mi coccolava, diceva di sentire la mia mancanza se ero via per lavoro e diceva che in questa fase come non mai voleva sentirmi vicina.
A gennaio litighiamo per una delle suddette cavolate, ne segue una escalation emotiva che ad oggi, se ci penso, reputo folle fino ad arrivare a me che non rispondo a un paio di sue telefonate e messaggi e a lui che poi arriva al punto di voler annullare il matrimonio e lasciarci, con conseguente pseudo crisi da parte sua con pianti e isolamento da tutto e tutti tornando anche a casa dei genitori.
Dice di non mangiare (ed in effetti è dimagrito), di non dormire e di non riuscire a lavorare.
Ho cercato di parlarci e vederlo ma a parte un paio di occasioni si nega, dice che vuole stare da solo e che ho rovinato tutto con il mio comportamento portando tensioni continue basate su sciocchezze.
Io da parte mia, pur assumendomi la responsabilità di aver innescato il litigio, reputo folle e inaccettabile un comportamento del genere poco prima di un matrimonio soprattutto considerando la sua età, i 7 anni di relazione e il fatto che mi avesse chiesto lui di sposarlo.
Ribadisco le mie responsabilità, ma vi sembra possibile un comportamento del genere?
Aggiungo che in altre 2 occasioni è entrato in queste specie di crisi a seguito di litigi e che in passato è andato dallo psicologo per questioni legate alla paura del dolore e all’ipocondria.
Grazie a chi vorrà dare il suo parere
Cercherò di essere breve per quanto possibile nel mio racconto.
Oggi io 35 anni, lui 41, insieme da quasi 7 anni.
Provenienti entrambi da storie lunghe, ci conosciamo e ci innamoriamo.
La nostra convivenza non si è mai realmente compiuta in quanto, per questioni logistiche e per il fatto di cercare nel mentre una casa più adatta alle nostre esigenze (viste decine di case), di fatto trascorrevo da lui serate e weekend con quel poco di cui avevo bisogno senza mai sfociare in una reale stabilizzazione da lui.
Relazione costernata di alti e bassi, i cui bassi erano principalmente legati a litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie in quanto entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori.
In generale stesso approccio alla vita, stessi valori e ideali, stessi progetti, hobby condivisi e modo di ragionare simile.
Allo stesso tempo alcune diversità come è normale sia in coppia, dettate principalmente da un attaccamento a mio avviso eccessivo alla famiglia e ad alcuni aspetti non totalmente da me condivisi.
Detto questo, mesi fa mi chiede di sposarlo, fermiamo la data (giugno 2024), la chiesa, il fotografo, l’abito, la location, corso prematrimoniale, agenzia viaggi.
In tutto questo lui che ribadiva il suo amore e la sua contentezza, mi coccolava, diceva di sentire la mia mancanza se ero via per lavoro e diceva che in questa fase come non mai voleva sentirmi vicina.
A gennaio litighiamo per una delle suddette cavolate, ne segue una escalation emotiva che ad oggi, se ci penso, reputo folle fino ad arrivare a me che non rispondo a un paio di sue telefonate e messaggi e a lui che poi arriva al punto di voler annullare il matrimonio e lasciarci, con conseguente pseudo crisi da parte sua con pianti e isolamento da tutto e tutti tornando anche a casa dei genitori.
Dice di non mangiare (ed in effetti è dimagrito), di non dormire e di non riuscire a lavorare.
Ho cercato di parlarci e vederlo ma a parte un paio di occasioni si nega, dice che vuole stare da solo e che ho rovinato tutto con il mio comportamento portando tensioni continue basate su sciocchezze.
Io da parte mia, pur assumendomi la responsabilità di aver innescato il litigio, reputo folle e inaccettabile un comportamento del genere poco prima di un matrimonio soprattutto considerando la sua età, i 7 anni di relazione e il fatto che mi avesse chiesto lui di sposarlo.
Ribadisco le mie responsabilità, ma vi sembra possibile un comportamento del genere?
Aggiungo che in altre 2 occasioni è entrato in queste specie di crisi a seguito di litigi e che in passato è andato dallo psicologo per questioni legate alla paura del dolore e all’ipocondria.
Grazie a chi vorrà dare il suo parere
[#1]
Gentile signora,
da una parte mi fa pensare la descrizione che Lei ha fatto all'inizio delle dinamiche della coppia: "Relazione costernata di alti e bassi, i cui bassi erano principalmente legati a litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie in quanto entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori."
Se si vuole stare bene con qualcuno, alcuni aspetti di noi devono inevitabilmente ammorbidirsi, non ci si può giustificare dietro al nostro carattere e al nostro modo di fare, perchè ogni volta che si litiga e si cerca di prevaricare per imporre le proprie ragioni, inevitabilmente è il rapporto che ne risente. Ne vale la pena? E soprattutto si vive bene in questo modo?
Dall'altra parte, Lei scrive: "Aggiungo che in altre 2 occasioni è entrato in queste specie di crisi a seguito di litigi e che in passato è andato dallo psicologo per questioni legate alla paura del dolore e all’ipocondria."
Mi pare importante considerare che cosa abbia innescato il litigio nel Suo compagno e il bisogno di chiedere aiuto allo psicologo; forse c'è qualcosa di più.
E alla luce di tutto ciò, non mi pare così strano l'epilogo.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
da una parte mi fa pensare la descrizione che Lei ha fatto all'inizio delle dinamiche della coppia: "Relazione costernata di alti e bassi, i cui bassi erano principalmente legati a litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie in quanto entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori."
Se si vuole stare bene con qualcuno, alcuni aspetti di noi devono inevitabilmente ammorbidirsi, non ci si può giustificare dietro al nostro carattere e al nostro modo di fare, perchè ogni volta che si litiga e si cerca di prevaricare per imporre le proprie ragioni, inevitabilmente è il rapporto che ne risente. Ne vale la pena? E soprattutto si vive bene in questo modo?
Dall'altra parte, Lei scrive: "Aggiungo che in altre 2 occasioni è entrato in queste specie di crisi a seguito di litigi e che in passato è andato dallo psicologo per questioni legate alla paura del dolore e all’ipocondria."
Mi pare importante considerare che cosa abbia innescato il litigio nel Suo compagno e il bisogno di chiedere aiuto allo psicologo; forse c'è qualcosa di più.
E alla luce di tutto ciò, non mi pare così strano l'epilogo.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile utente,
a distanza, pur avendo letto la sua precedente richiesta di consulto di ben sette anni fa, non posso fare altro che ipotesi, basandomi su quello che lei ci racconta. Mi scuserà quindi se finirò per descrivere persone diverse da quello che lei sente di essere e che ritiene sia il suo partner.
Lei ha avuto da giovanissima una lunga relazione. Studiandone l'andamento e la conclusione potrà vedere meglio qualcosa di sé e del suo modo di relazionarsi. Anche la breve frequentazione con il ragazzo poi partito per l'estero ci dice qualcosa: si può ipotizzare una sua natura un po' egocentrica, che ascolta poco gli altri e persegue proprie mete.
Ora la situazione che ci delinea è questa: col nuovo partner vi siete incontrati da adulti, e per ben sette anni non siete andati nemmeno a convivere.
Cercavate casa e ne avete viste moltissime scartandole tutte, il che per noi psicologi è un classico: chi dei due non si accontentava mai?
Altra cosa che mal si concilia con l'età e l'esperienza di tutti e due: la vostra relazione è costellata (spero che "costernata" sia un errore lessicale e non un lapsus) di "litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie".
Possibile che, consapevoli di questo, tutti e due non abbiate imparato per tempo a guardarvi dagli argomenti scatenanti e dalle modalità distruttive di conduzione dei diverbi?
Vi piaceva litigare, vi piaceva mettere a rischio la vostra relazione, volevate vedere chi sarebbe riuscito ad averla vinta, o che altro? Tra questo "altro" ci può essere anche un'imperfetta accettazione reciproca.
Lei attribuisce queste scintille capaci di appiccare incendi al fatto che siete "entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori".
Non una buona premessa per una relazione, ma poi è sicura che siate così tutti e due? E per quale ragione, sapendolo, non avete corretto queste abitudini? Le ricordo che per gli psicologi quello che comunemente si chiama "carattere" è solo un insieme di abitudini che si sono formate ma si possono cambiare.
Per altro avevate "stesso approccio alla vita, stessi valori e ideali, stessi progetti, hobby condivisi e modo di ragionare simile".
Ottimi elementi per una frequentazione tra amici, ma se scattano liti, offese e tentativi di prevaricazione ogni volta che si è in contrasto, la relazione di coppia non regge.
Le differenze tra di voi stavano in "un attaccamento a mio avviso eccessivo alla famiglia e ad alcuni aspetti non totalmente da me condivisi".
Intanto il legame con la famiglia d'origine è tra le prime cause di conflitto in una coppia, poi ci sono quegli "aspetti non totalmente da me condivisi" che potrebbero essere tra quelli che innescavano continui scontri.
In un certo momento della vostra relazione lui si sente pronto ad una svolta, e le chiede di sposarlo. Questa decisione, e il suo accettare la proposta, non sono senza significato per una persona adulta e consapevole: infatti lui in un certo senso si ri-innamora, vedendo in lei una nuova figura: la donna che sarà sua moglie, la mamma dei suoi figli, l'origine della sua nuova famiglia.
Lui forse si sente rinnovato da queste nuove mete, e ritiene che lo sia anche lei. Chissà, forse ha perfino creduto che le incomprensioni e gli scontri nascessero dalla situazione indefinita, e che sarebbero cessati davanti alla certezza di un amore "per sempre" che finalmente costruisce.
Doccia gelida: le cose non vanno così. "A gennaio litighiamo per una delle suddette cavolate, ne segue una escalation emotiva che ad oggi, se ci penso, reputo folle fino ad arrivare a me che non rispondo a un paio di sue telefonate e messaggi".
Insomma lui, pur deluso e costernato (stavolta nel vero senso della parola) cerca tuttavia di ricucire, ma chi non ne vuole sapere è lei, che si ostina come una bambina caparbia, -non come un'amorevole futura moglie- a tenere il punto su quelle che lei stessa definisce "cavolate".
Ora, cara utente, io posso sbagliare non sapendo nulla di voi due, ma so che nella vita ci sono delle soglie: una di queste è il matrimonio. Nel momento in cui si dice ad una persona: "voglio che tu sia mia moglie" e l'altra dice: "voglio che tu sia mio marito", c'è uno scatto di livello nella relazione. Le aspettative cambiano, l'impegno preso impone la maturità e una completa accettazione dell'altro, una diversa attenzione a non ferirlo e a cercare l'accordo; in una parola, la volontà di adoperarsi per contribuire al suo benessere, alla sua felicità, come ci aspettiamo che l'altro faccia per noi.
Se questo tipo di volontà manca, si rischia, come forse è avvenuto tra voi, di progettare il matrimonio solo perché "così fan tutti". Lo scatto di qualità non è avvenuto, e ne consegue la delusione estrema di chi ci aveva contato.
Mi chiedo a questo punto se abbiate fatto un buon percorso di preparazione al matrimonio, o se come fanno i più abbiate accolto superficialmente le parole dell'esperto.
Succede in questi casi di varcare un'altra soglia, quella del "non-ritorno". Non tutte le ferite possono essere sanate, e quelle che nel passato potevano essere considerate "scosse di assestamento", passibili anche di determinare una rottura, ma di una relazione ancora in divenire, nella previsione del matrimonio rappresentano il fatto che nulla è cambiato in meglio, che il futuro sarà avvelenato dalle stesse identiche controversie che hanno amareggiato il passato.
Di qui la sofferenza estrema e anche la rottura voluta dal suo partner, forse irrevocabile.
Spero di averle fornito un punto di vista che possa aiutarla. In ogni caso, noi siamo qui.
Auguri.
a distanza, pur avendo letto la sua precedente richiesta di consulto di ben sette anni fa, non posso fare altro che ipotesi, basandomi su quello che lei ci racconta. Mi scuserà quindi se finirò per descrivere persone diverse da quello che lei sente di essere e che ritiene sia il suo partner.
Lei ha avuto da giovanissima una lunga relazione. Studiandone l'andamento e la conclusione potrà vedere meglio qualcosa di sé e del suo modo di relazionarsi. Anche la breve frequentazione con il ragazzo poi partito per l'estero ci dice qualcosa: si può ipotizzare una sua natura un po' egocentrica, che ascolta poco gli altri e persegue proprie mete.
Ora la situazione che ci delinea è questa: col nuovo partner vi siete incontrati da adulti, e per ben sette anni non siete andati nemmeno a convivere.
Cercavate casa e ne avete viste moltissime scartandole tutte, il che per noi psicologi è un classico: chi dei due non si accontentava mai?
Altra cosa che mal si concilia con l'età e l'esperienza di tutti e due: la vostra relazione è costellata (spero che "costernata" sia un errore lessicale e non un lapsus) di "litigi scaturiti da cose oggettivamente stupide e banali che innescavano però tragedie".
Possibile che, consapevoli di questo, tutti e due non abbiate imparato per tempo a guardarvi dagli argomenti scatenanti e dalle modalità distruttive di conduzione dei diverbi?
Vi piaceva litigare, vi piaceva mettere a rischio la vostra relazione, volevate vedere chi sarebbe riuscito ad averla vinta, o che altro? Tra questo "altro" ci può essere anche un'imperfetta accettazione reciproca.
Lei attribuisce queste scintille capaci di appiccare incendi al fatto che siete "entrambi impulsivi, rigidi, con brutto carattere e abbastanza prevaricatori".
Non una buona premessa per una relazione, ma poi è sicura che siate così tutti e due? E per quale ragione, sapendolo, non avete corretto queste abitudini? Le ricordo che per gli psicologi quello che comunemente si chiama "carattere" è solo un insieme di abitudini che si sono formate ma si possono cambiare.
Per altro avevate "stesso approccio alla vita, stessi valori e ideali, stessi progetti, hobby condivisi e modo di ragionare simile".
Ottimi elementi per una frequentazione tra amici, ma se scattano liti, offese e tentativi di prevaricazione ogni volta che si è in contrasto, la relazione di coppia non regge.
Le differenze tra di voi stavano in "un attaccamento a mio avviso eccessivo alla famiglia e ad alcuni aspetti non totalmente da me condivisi".
Intanto il legame con la famiglia d'origine è tra le prime cause di conflitto in una coppia, poi ci sono quegli "aspetti non totalmente da me condivisi" che potrebbero essere tra quelli che innescavano continui scontri.
In un certo momento della vostra relazione lui si sente pronto ad una svolta, e le chiede di sposarlo. Questa decisione, e il suo accettare la proposta, non sono senza significato per una persona adulta e consapevole: infatti lui in un certo senso si ri-innamora, vedendo in lei una nuova figura: la donna che sarà sua moglie, la mamma dei suoi figli, l'origine della sua nuova famiglia.
Lui forse si sente rinnovato da queste nuove mete, e ritiene che lo sia anche lei. Chissà, forse ha perfino creduto che le incomprensioni e gli scontri nascessero dalla situazione indefinita, e che sarebbero cessati davanti alla certezza di un amore "per sempre" che finalmente costruisce.
Doccia gelida: le cose non vanno così. "A gennaio litighiamo per una delle suddette cavolate, ne segue una escalation emotiva che ad oggi, se ci penso, reputo folle fino ad arrivare a me che non rispondo a un paio di sue telefonate e messaggi".
Insomma lui, pur deluso e costernato (stavolta nel vero senso della parola) cerca tuttavia di ricucire, ma chi non ne vuole sapere è lei, che si ostina come una bambina caparbia, -non come un'amorevole futura moglie- a tenere il punto su quelle che lei stessa definisce "cavolate".
Ora, cara utente, io posso sbagliare non sapendo nulla di voi due, ma so che nella vita ci sono delle soglie: una di queste è il matrimonio. Nel momento in cui si dice ad una persona: "voglio che tu sia mia moglie" e l'altra dice: "voglio che tu sia mio marito", c'è uno scatto di livello nella relazione. Le aspettative cambiano, l'impegno preso impone la maturità e una completa accettazione dell'altro, una diversa attenzione a non ferirlo e a cercare l'accordo; in una parola, la volontà di adoperarsi per contribuire al suo benessere, alla sua felicità, come ci aspettiamo che l'altro faccia per noi.
Se questo tipo di volontà manca, si rischia, come forse è avvenuto tra voi, di progettare il matrimonio solo perché "così fan tutti". Lo scatto di qualità non è avvenuto, e ne consegue la delusione estrema di chi ci aveva contato.
Mi chiedo a questo punto se abbiate fatto un buon percorso di preparazione al matrimonio, o se come fanno i più abbiate accolto superficialmente le parole dell'esperto.
Succede in questi casi di varcare un'altra soglia, quella del "non-ritorno". Non tutte le ferite possono essere sanate, e quelle che nel passato potevano essere considerate "scosse di assestamento", passibili anche di determinare una rottura, ma di una relazione ancora in divenire, nella previsione del matrimonio rappresentano il fatto che nulla è cambiato in meglio, che il futuro sarà avvelenato dalle stesse identiche controversie che hanno amareggiato il passato.
Di qui la sofferenza estrema e anche la rottura voluta dal suo partner, forse irrevocabile.
Spero di averle fornito un punto di vista che possa aiutarla. In ogni caso, noi siamo qui.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#3]
Utente
Buongiorno,
ringrazio entrambe per la risposta. In particolare voglio rispondere alla Dott.ssa Potenza, la quale ha fornito un riassunto a mio parere piuttosto corretto della situazione. Confermo di avere un carattere scomodo e rigido, di avere tratti egoistici, impulsivi e talvolta egocentrici, i quali nascondono però altrettante fragilità ed insicurezze. Dall'altro lato sono una persona seria e affidabile, e soprattutto sincera sia nelle azioni che nell'esternazione dei sentimenti.
Per quanto riguarda le case, all'inizio io ero meno complicata di lui ma nel corso della ricerca lo sono diventata come lui. Infatti avendo già lui una casa di proprietà avrebbe concepito l'acquisto di un'altra casa solo se in senso migliorativo.
Per quanto riguarda i litigi, confermo che partivano da sciocchezze sulle quali io, nella mia immaturità, facevo fatica a soprassedere e sulle quali anche lui , nella sua rigidità, non cedeva, essendo arroccati ognuno sulle proprie posizioni e poco inclini al compromesso (una delle sue frasi era "io sono fatto così e non cambio").
Dalla proposta di matrimonio in poi credo che la sua sua sintesi sia perfetta, le confermo che avremmo dovuto iniziare a breve il corso pre-matrimoniale. Nel mentre aggiungo che aveva iniziato anche a parlare di avere un bambino, questione sulla quale mi ero mostrata aperta ma in un secondo momento, una volta dopo sposati.
Condivido poi pienamente l'ultima parte: "Succede in questi casi di varcare un'altra soglia, quella del "non-ritorno". Non tutte le ferite possono essere sanate, e quelle che nel passato potevano essere considerate "scosse di assestamento", passibili anche di determinare una rottura, ma di una relazione ancora in divenire, nella previsione del matrimonio rappresentano il fatto che nulla è cambiato in meglio, che il futuro sarà avvelenato dalle stesse identiche controversie che hanno amareggiato il passato. Di qui la sofferenza estrema e anche la rottura voluta dal suo partner, forse irrevocabile."
Confermo che la presenza di questo evento fissato (matrimonio) ha finito per essere un boomerang nella nostra relazione e condivido la sua sintesi finale, confermando che lui mi dice di avere paura per il suo futuro (per le mie reazioni), che deve arrendersi all'evidenza, che deve stare senza di me e che io con il mio ultimo atteggiamento ho fatto sì che tutto in lui si sia sgretolato etc etc.
A questo punto le chiedo Dott.ssa, cosa posso fare? ci sono margini di recupero? ho compreso bene il suo riassunto, ma RAZIONALMENTE come è possibile che una litigata su una sciocchezza possa far sgretolare tutto, il progetto di vita e l'amore per quella persona? pensa che lui stia attraversando una fase "depressiva" e che possa poi rendersi conto che si potrebbe ritentare? L'idea che mi sono fatta è che nonostante sia un uomo di 41 anni sia una persona fragile che non riesce ad affrontare le cose dando la giusta importanza che meritano.
grazie mille per la sua risposta
ringrazio entrambe per la risposta. In particolare voglio rispondere alla Dott.ssa Potenza, la quale ha fornito un riassunto a mio parere piuttosto corretto della situazione. Confermo di avere un carattere scomodo e rigido, di avere tratti egoistici, impulsivi e talvolta egocentrici, i quali nascondono però altrettante fragilità ed insicurezze. Dall'altro lato sono una persona seria e affidabile, e soprattutto sincera sia nelle azioni che nell'esternazione dei sentimenti.
Per quanto riguarda le case, all'inizio io ero meno complicata di lui ma nel corso della ricerca lo sono diventata come lui. Infatti avendo già lui una casa di proprietà avrebbe concepito l'acquisto di un'altra casa solo se in senso migliorativo.
Per quanto riguarda i litigi, confermo che partivano da sciocchezze sulle quali io, nella mia immaturità, facevo fatica a soprassedere e sulle quali anche lui , nella sua rigidità, non cedeva, essendo arroccati ognuno sulle proprie posizioni e poco inclini al compromesso (una delle sue frasi era "io sono fatto così e non cambio").
Dalla proposta di matrimonio in poi credo che la sua sua sintesi sia perfetta, le confermo che avremmo dovuto iniziare a breve il corso pre-matrimoniale. Nel mentre aggiungo che aveva iniziato anche a parlare di avere un bambino, questione sulla quale mi ero mostrata aperta ma in un secondo momento, una volta dopo sposati.
Condivido poi pienamente l'ultima parte: "Succede in questi casi di varcare un'altra soglia, quella del "non-ritorno". Non tutte le ferite possono essere sanate, e quelle che nel passato potevano essere considerate "scosse di assestamento", passibili anche di determinare una rottura, ma di una relazione ancora in divenire, nella previsione del matrimonio rappresentano il fatto che nulla è cambiato in meglio, che il futuro sarà avvelenato dalle stesse identiche controversie che hanno amareggiato il passato. Di qui la sofferenza estrema e anche la rottura voluta dal suo partner, forse irrevocabile."
Confermo che la presenza di questo evento fissato (matrimonio) ha finito per essere un boomerang nella nostra relazione e condivido la sua sintesi finale, confermando che lui mi dice di avere paura per il suo futuro (per le mie reazioni), che deve arrendersi all'evidenza, che deve stare senza di me e che io con il mio ultimo atteggiamento ho fatto sì che tutto in lui si sia sgretolato etc etc.
A questo punto le chiedo Dott.ssa, cosa posso fare? ci sono margini di recupero? ho compreso bene il suo riassunto, ma RAZIONALMENTE come è possibile che una litigata su una sciocchezza possa far sgretolare tutto, il progetto di vita e l'amore per quella persona? pensa che lui stia attraversando una fase "depressiva" e che possa poi rendersi conto che si potrebbe ritentare? L'idea che mi sono fatta è che nonostante sia un uomo di 41 anni sia una persona fragile che non riesce ad affrontare le cose dando la giusta importanza che meritano.
grazie mille per la sua risposta
[#4]
Gentile utente,
comprendo che nella sua attuale sofferenza le risulti difficile guardare in faccia la realtà, tuttavia solo dicendo quello che penso credo di poterla aiutare, e il mio pensiero, per quanto espresso con più parole, è quello stesso della mia collega: una serie di liti su questioni futili, un continuo braccio di ferro per vincere sull'altro riguardo a sciocchezze, annunciano un futuro doloroso, usurante, per cui, come la collega, anch'io devo concludere che non mi sembra strano l'epilogo della sua relazione.
Lei pur dicendo che accetta la mia ricostruzione del possibile stato d'animo del suo ex, chiede: "ma RAZIONALMENTE come è possibile che una litigata su una sciocchezza possa far sgretolare tutto, il progetto di vita e l'amore per quella persona"?
La sua domanda dev'essere capovolta: come è possibile che persone razionali, cioè dotate di buon senso, giunte alle soglie della mezza età, per delle sciocchezze litighino, si feriscano, si facciano del male, e non capiscano che questa situazione non permette di trascorrere insieme la seconda metà della loro vita?
Sempre razionalmente, i due non dovrebbero vedere in questi comportamenti distruttivi, infantili quando l'infanzia è passata da un pezzo, la presenza di due nevrosi conflittuali che renderebbero la vita insieme un inferno? E allora non è la cosa più razionale, mettere fine a tutto questo?
Si ha l'impressione che lei riterrebbe razionale, invece, che il suo ex ci passasse sopra, dicendo: "Io sono fatto così, lei pure è fatta così, ogni tanto prendiamo fuoco ma poi tutto passa".
Il problema sembra consistere nel fatto che a queste liti voi due non avete mai dato lo stesso valore.
Dolori cocenti, offese sanguinanti per lui, sembra che queste liti per lei fossero invece sfoghi dall'effetto galvanizzante, modi per tirar fuori il malumore colpendo all'impazzata come se si trovasse di fronte un punching ball.
Per lei un gioco, una recita, una sceneggiata in cui cercava di verificare l'amore e la resistenza dell'altro, mentre lui si sentiva invece lacerato, fatto a brani, e questo tanto più nel momento in cui era intenerito da una nuova speranza di vita, anche dal sogno della paternità.
Ma lei questo continua a non vederlo. Scrive: "L'idea che mi sono fatta è che nonostante sia un uomo di 41 anni sia una persona fragile che non riesce ad affrontare le cose dando la giusta importanza che meritano".
Le "cose" non sono oggetti col cartellino del prezzo attaccato, non hanno la stessa importanza per tutti. Lei non dice quale sia stato il motivo dell'ultima lite: ancora una volta, quello che per lei era la caparbia volontà di far valere il suo punto di vista per quanto irrilevante e futile, per lui era forse una questione vitale.
Non si rifugi dietro il dirsi che lui è depresso, fragile e irragionevole.
Già nella mia prima risposta le suggerivo di risalire alla precedente relazione, a tutte le situazioni in cui può aver rovinato qualcosa a cui teneva per aver proceduto lancia in resta e testa bassa, alla cieca.
Un percorso psicologico le sarebbe di grande aiuto per ricostruirsi, specie in questo momento di crisi.
Quanto al futuro non possiamo conoscerlo. Se c'era del buono nella vostra relazione, questo emergerà quando sarete pronti a camminare su binari paralleli, e non in rotta di collisione.
Molti auguri.
comprendo che nella sua attuale sofferenza le risulti difficile guardare in faccia la realtà, tuttavia solo dicendo quello che penso credo di poterla aiutare, e il mio pensiero, per quanto espresso con più parole, è quello stesso della mia collega: una serie di liti su questioni futili, un continuo braccio di ferro per vincere sull'altro riguardo a sciocchezze, annunciano un futuro doloroso, usurante, per cui, come la collega, anch'io devo concludere che non mi sembra strano l'epilogo della sua relazione.
Lei pur dicendo che accetta la mia ricostruzione del possibile stato d'animo del suo ex, chiede: "ma RAZIONALMENTE come è possibile che una litigata su una sciocchezza possa far sgretolare tutto, il progetto di vita e l'amore per quella persona"?
La sua domanda dev'essere capovolta: come è possibile che persone razionali, cioè dotate di buon senso, giunte alle soglie della mezza età, per delle sciocchezze litighino, si feriscano, si facciano del male, e non capiscano che questa situazione non permette di trascorrere insieme la seconda metà della loro vita?
Sempre razionalmente, i due non dovrebbero vedere in questi comportamenti distruttivi, infantili quando l'infanzia è passata da un pezzo, la presenza di due nevrosi conflittuali che renderebbero la vita insieme un inferno? E allora non è la cosa più razionale, mettere fine a tutto questo?
Si ha l'impressione che lei riterrebbe razionale, invece, che il suo ex ci passasse sopra, dicendo: "Io sono fatto così, lei pure è fatta così, ogni tanto prendiamo fuoco ma poi tutto passa".
Il problema sembra consistere nel fatto che a queste liti voi due non avete mai dato lo stesso valore.
Dolori cocenti, offese sanguinanti per lui, sembra che queste liti per lei fossero invece sfoghi dall'effetto galvanizzante, modi per tirar fuori il malumore colpendo all'impazzata come se si trovasse di fronte un punching ball.
Per lei un gioco, una recita, una sceneggiata in cui cercava di verificare l'amore e la resistenza dell'altro, mentre lui si sentiva invece lacerato, fatto a brani, e questo tanto più nel momento in cui era intenerito da una nuova speranza di vita, anche dal sogno della paternità.
Ma lei questo continua a non vederlo. Scrive: "L'idea che mi sono fatta è che nonostante sia un uomo di 41 anni sia una persona fragile che non riesce ad affrontare le cose dando la giusta importanza che meritano".
Le "cose" non sono oggetti col cartellino del prezzo attaccato, non hanno la stessa importanza per tutti. Lei non dice quale sia stato il motivo dell'ultima lite: ancora una volta, quello che per lei era la caparbia volontà di far valere il suo punto di vista per quanto irrilevante e futile, per lui era forse una questione vitale.
Non si rifugi dietro il dirsi che lui è depresso, fragile e irragionevole.
Già nella mia prima risposta le suggerivo di risalire alla precedente relazione, a tutte le situazioni in cui può aver rovinato qualcosa a cui teneva per aver proceduto lancia in resta e testa bassa, alla cieca.
Un percorso psicologico le sarebbe di grande aiuto per ricostruirsi, specie in questo momento di crisi.
Quanto al futuro non possiamo conoscerlo. Se c'era del buono nella vostra relazione, questo emergerà quando sarete pronti a camminare su binari paralleli, e non in rotta di collisione.
Molti auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
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