Crisi. relazione extraconiugale ma totale rimorso e pentimento
Grazie per il vs tempo.
Ho 33 anni, vivo con il mio compagno (40) da 12 anni.
Innamorata e felice della nostra relazione, nonostante piccoli alti e bassi sempre risolti comunicando.
L'anno scorso è stato un anno di profonda crisi personale.
Ho iniziato a percepire una sensazione di ansia.
I principali temi di questa mia sensazione di oppressione credo siano: il lavoro molto impegnativo del mio compagno, spesso molto stanco; non aver avuto un lavoro "stabile" (errore mio, sicuramente) che mi dava la preoccupazione del non aver chiaro ciò che volevo fare; la sensazione di pressione esterna (non sua) nel ricordarmi che sarebbe ora di avere un figlio.
Mi sono ritrovata ad avere comportamenti e fare cose che MAI avrei pensato e che guardandoli ora NON mi riconosco.
Ho iniziato con un ragazzo (22) una relazione extraconiugale.
Mi estraniavo dalla realtà con la percezione che stare in quel diversivo mi allontanasse dal quotidiano.
Ho poi realizzato quello che stavo facendo, quanto male mi stavo comportando nei confronti del mio compagno e quanto non volevo che questa cosa andasse avanti.
Sicuramente prima di tutto ho sbagliato a non comunicare questa mia crisi al mio compagno.
Mi sono comportata come un'altra persona, dicendo bugie, tenendo tutto nascosto.
Rendermi conto di aver avuto questo anno di buio mi fa sentire molto in colpa nel non essere stata capace di affrontare le cose nella maniera corretta.
Mi sento di essere stata debole incoerente e molto egoista.
Ora sento quello che sono e quello che non voglio essere.
Sento di aver avuto una crisi personale e invece che affrontarla con il mio compagno mi sono allontanata e mi pento tantissimo.
Ho un fortissimo rimorso dentro per come l’ho fatto stare e per come sta in questo momento.
Lui sa che ho capito che il mio comportamento è stato TOTALMENTE sbagliato.
Ha paura però di non riuscire a superare questa cosa.
Io credo che 1anno di crisi in una persona non definisca quello che è nella sua vita intera.
Voglio sapere cosa fare, come salvare il nostro rapporto.
Non riesco a darmi spiegazioni sul perché io mi sia comportata cosi, perché non sono stata brava ad affrontare le cose.
La ragazza dell'anno scorso NON LA RICONOSCO e voglio capire cosa ho avuto.
Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare.
Quello che mi martella la testa è non capire come sia possibile arrivare a reagire facendo quello che ho fatto.
Attaccandosi ad una relazione esterna, con bugie, segreti.
Quando mi ritrovavo con quel ragazzo era come se mi assentassi, in una percezione di felicità sicuramente fine a se stessa.
Con il mio compagno mi riempivo di rimorsi ma non lo davo a vedere perché non volevo dargli un dispiacere simile.
Pensavo di riuscire a risolvere la cosa da sola.
La testa cosa mi ha fatto?
Non ero lucida?
È questo il mio cruccio, come ho potuto?
Ho un rimorso tremendo, e spero di cuore che la nostra relazione possa salvarsi dopo questo accaduto, voglio con tutte le mie forze fare ogni cosa possibile.
Ho 33 anni, vivo con il mio compagno (40) da 12 anni.
Innamorata e felice della nostra relazione, nonostante piccoli alti e bassi sempre risolti comunicando.
L'anno scorso è stato un anno di profonda crisi personale.
Ho iniziato a percepire una sensazione di ansia.
I principali temi di questa mia sensazione di oppressione credo siano: il lavoro molto impegnativo del mio compagno, spesso molto stanco; non aver avuto un lavoro "stabile" (errore mio, sicuramente) che mi dava la preoccupazione del non aver chiaro ciò che volevo fare; la sensazione di pressione esterna (non sua) nel ricordarmi che sarebbe ora di avere un figlio.
Mi sono ritrovata ad avere comportamenti e fare cose che MAI avrei pensato e che guardandoli ora NON mi riconosco.
Ho iniziato con un ragazzo (22) una relazione extraconiugale.
Mi estraniavo dalla realtà con la percezione che stare in quel diversivo mi allontanasse dal quotidiano.
Ho poi realizzato quello che stavo facendo, quanto male mi stavo comportando nei confronti del mio compagno e quanto non volevo che questa cosa andasse avanti.
Sicuramente prima di tutto ho sbagliato a non comunicare questa mia crisi al mio compagno.
Mi sono comportata come un'altra persona, dicendo bugie, tenendo tutto nascosto.
Rendermi conto di aver avuto questo anno di buio mi fa sentire molto in colpa nel non essere stata capace di affrontare le cose nella maniera corretta.
Mi sento di essere stata debole incoerente e molto egoista.
Ora sento quello che sono e quello che non voglio essere.
Sento di aver avuto una crisi personale e invece che affrontarla con il mio compagno mi sono allontanata e mi pento tantissimo.
Ho un fortissimo rimorso dentro per come l’ho fatto stare e per come sta in questo momento.
Lui sa che ho capito che il mio comportamento è stato TOTALMENTE sbagliato.
Ha paura però di non riuscire a superare questa cosa.
Io credo che 1anno di crisi in una persona non definisca quello che è nella sua vita intera.
Voglio sapere cosa fare, come salvare il nostro rapporto.
Non riesco a darmi spiegazioni sul perché io mi sia comportata cosi, perché non sono stata brava ad affrontare le cose.
La ragazza dell'anno scorso NON LA RICONOSCO e voglio capire cosa ho avuto.
Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare.
Quello che mi martella la testa è non capire come sia possibile arrivare a reagire facendo quello che ho fatto.
Attaccandosi ad una relazione esterna, con bugie, segreti.
Quando mi ritrovavo con quel ragazzo era come se mi assentassi, in una percezione di felicità sicuramente fine a se stessa.
Con il mio compagno mi riempivo di rimorsi ma non lo davo a vedere perché non volevo dargli un dispiacere simile.
Pensavo di riuscire a risolvere la cosa da sola.
La testa cosa mi ha fatto?
Non ero lucida?
È questo il mio cruccio, come ho potuto?
Ho un rimorso tremendo, e spero di cuore che la nostra relazione possa salvarsi dopo questo accaduto, voglio con tutte le mie forze fare ogni cosa possibile.
[#1]
Gentile utente,
può accadere, dopo anni di una relazione a cui si tiene, di cedere alla "droga" mentale di un nuovo incontro.
Perché si attraversa un periodo in cui si è confusi e depressi; perché la relazione naviga in un mare tranquillo e non fornisce più stimoli; perché si è scelto che fosse così, anziché viverla come una continua ma faticosa conquista; perché il partner era "distratto" mentre noi trascinavamo la nostra indecisione dolorosa sulle mete da perseguire (lavoro, figli); perché si è incontrata una persona che ci ha fatto desiderare cose nebulosamente sognate e mai vissute, e forse ci ha anche forzato un po' la mano; perché abbiamo creduto di giocare come bambini, e solo troppo tardi ci siamo ricordati che non avevamo più l'età per rubare di nascosto la marmellata.
A questo punto si può produrre una specie di "dissociazione": eravamo lì, con l'amante, ma non lo sapevamo, non lo credevamo davvero, come quando facciamo un sogno imbarazzante e non ci sentiamo di raccontarlo.
Vorrei chiederle se copriva bene questa vita parallela, o ha fatto anche delle imprudenze. Cosa è successo ad un certo punto, per cui scrive: "Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare"?
Non mancano i modi, gli strumenti per riprendere un cammino che in ogni caso non si può più intendere come lineare.
Restiamo in attesa.
può accadere, dopo anni di una relazione a cui si tiene, di cedere alla "droga" mentale di un nuovo incontro.
Perché si attraversa un periodo in cui si è confusi e depressi; perché la relazione naviga in un mare tranquillo e non fornisce più stimoli; perché si è scelto che fosse così, anziché viverla come una continua ma faticosa conquista; perché il partner era "distratto" mentre noi trascinavamo la nostra indecisione dolorosa sulle mete da perseguire (lavoro, figli); perché si è incontrata una persona che ci ha fatto desiderare cose nebulosamente sognate e mai vissute, e forse ci ha anche forzato un po' la mano; perché abbiamo creduto di giocare come bambini, e solo troppo tardi ci siamo ricordati che non avevamo più l'età per rubare di nascosto la marmellata.
A questo punto si può produrre una specie di "dissociazione": eravamo lì, con l'amante, ma non lo sapevamo, non lo credevamo davvero, come quando facciamo un sogno imbarazzante e non ci sentiamo di raccontarlo.
Vorrei chiederle se copriva bene questa vita parallela, o ha fatto anche delle imprudenze. Cosa è successo ad un certo punto, per cui scrive: "Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare"?
Non mancano i modi, gli strumenti per riprendere un cammino che in ogni caso non si può più intendere come lineare.
Restiamo in attesa.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie Dr.ssa per la sua preziosa risposta e per la sua gentile disponibilità.
Quello che voglio dire è che dopo mesi di questo limbo ho iniziato a rendermi conto che quello che stavo facendo non era parte di me e della persona che sono. Sono sempre stata contraria all’idea dei rapporti extraconiugali e credevo succedessero solo a persone che avessero smesso di amarsi..
La realtà dei fatti è che io ho iniziato a risvegliarmi da questa situazione e a ricordarmi di quanto sia importante per me il mio compagno. Sto cercando di capire come ho fatto a cadere in questo vortice, perché ripensandoci mi sembra proprio di essere stata fuori di me . Possibile aver passato un periodo così e poi provarne un tremendo rimorso? Soprattutto non riuscire a spiegarmi come mai, fatto lo scivolone la prima volta, ci sono rimasta dentro per mesi, prima di rendermi conto della situazione. A ripensarci ora, mi sembrava davvero di essere da un’altra parte, spostata dalla realtà del quotidiano, mi assentavo .
Non so se questa cosa può dare un’ulteriore indicazione di ciò che mi è successo ma da quando ne sono uscita, mi sembra di essermi tolta un peso, di essere nella luce, mentre a ripensare a quelli mesi mi sembrano mesi di buio e ombre.
La ringrazio di cuore per il suo tempo.
Quello che voglio dire è che dopo mesi di questo limbo ho iniziato a rendermi conto che quello che stavo facendo non era parte di me e della persona che sono. Sono sempre stata contraria all’idea dei rapporti extraconiugali e credevo succedessero solo a persone che avessero smesso di amarsi..
La realtà dei fatti è che io ho iniziato a risvegliarmi da questa situazione e a ricordarmi di quanto sia importante per me il mio compagno. Sto cercando di capire come ho fatto a cadere in questo vortice, perché ripensandoci mi sembra proprio di essere stata fuori di me . Possibile aver passato un periodo così e poi provarne un tremendo rimorso? Soprattutto non riuscire a spiegarmi come mai, fatto lo scivolone la prima volta, ci sono rimasta dentro per mesi, prima di rendermi conto della situazione. A ripensarci ora, mi sembrava davvero di essere da un’altra parte, spostata dalla realtà del quotidiano, mi assentavo .
Non so se questa cosa può dare un’ulteriore indicazione di ciò che mi è successo ma da quando ne sono uscita, mi sembra di essermi tolta un peso, di essere nella luce, mentre a ripensare a quelli mesi mi sembrano mesi di buio e ombre.
La ringrazio di cuore per il suo tempo.
[#3]
Gentile utente,
le domande che si pone dolorosamente ruotano soprattutto intorno a questi temi: cercare di "capire come ho fatto a cadere in questo vortice", con tutte le sensazioni di estraneità a sé stessa e poi di recupero: "da quando ne sono uscita, mi sembra di essermi tolta un peso, di essere nella luce" e l'altra: "Voglio sapere cosa fare, come salvare il nostro rapporto", come scriveva nella sua prima email.
Già accennavo nella prima risposta che attraversiamo nella vita -non tutti, non sempre- momenti di dissociazione, termine della psicologia che non è opportuno spiegare in poche righe.
Rimane da capire fin dove ci si è spinti nel comportamento estraneo al nostro io, ai nostri valori e sentimenti, in genere diversi da quelli agiti.
Nella mia prima risposta le chiedevo cose che non si è sentita di chiarire: "Vorrei chiederle se copriva bene questa vita parallela, o ha fatto anche delle imprudenze"; e di seguito: "Cosa è successo ad un certo punto, per cui scrive: "Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare"?".
Questi sono elementi che l'aiuterebbero a capire molte cose, specie se guidata da uno specialista.
Inoltre nella sua prima email parla come se il suo compagno fosse al corrente dei fatti. Come li ha conosciuti? Per una ricostruzione della vostra relazione, anche questo è importante.
Capisco la sua sofferenza, ma se vuole comprendere a fondo quello che è avvenuto, e poi ricostruire, deve farlo nell'ambiente protetto di una consulenza specialistica a lei dedicata.
Auguri di cuore.
le domande che si pone dolorosamente ruotano soprattutto intorno a questi temi: cercare di "capire come ho fatto a cadere in questo vortice", con tutte le sensazioni di estraneità a sé stessa e poi di recupero: "da quando ne sono uscita, mi sembra di essermi tolta un peso, di essere nella luce" e l'altra: "Voglio sapere cosa fare, come salvare il nostro rapporto", come scriveva nella sua prima email.
Già accennavo nella prima risposta che attraversiamo nella vita -non tutti, non sempre- momenti di dissociazione, termine della psicologia che non è opportuno spiegare in poche righe.
Rimane da capire fin dove ci si è spinti nel comportamento estraneo al nostro io, ai nostri valori e sentimenti, in genere diversi da quelli agiti.
Nella mia prima risposta le chiedevo cose che non si è sentita di chiarire: "Vorrei chiederle se copriva bene questa vita parallela, o ha fatto anche delle imprudenze"; e di seguito: "Cosa è successo ad un certo punto, per cui scrive: "Dopo questo shock ho la visione chiara di cosa voglio e come mi ci voglio approcciare"?".
Questi sono elementi che l'aiuterebbero a capire molte cose, specie se guidata da uno specialista.
Inoltre nella sua prima email parla come se il suo compagno fosse al corrente dei fatti. Come li ha conosciuti? Per una ricostruzione della vostra relazione, anche questo è importante.
Capisco la sua sofferenza, ma se vuole comprendere a fondo quello che è avvenuto, e poi ricostruire, deve farlo nell'ambiente protetto di una consulenza specialistica a lei dedicata.
Auguri di cuore.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.4k visite dal 10/02/2024.
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