Problemi di coppia e dintorni
Gentili dottori,
Vi scrivo per chiedere il vostro aiuto.
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da due anni; da mesi, le cose vanno male, a causa di frequenti alti e bassi e liti.
Quando l'ho conosciuto, usciva da una storia decennale conclusasi per volere della sua ex.
In lui, ho subito visto una persona premurosa, estroversa, dolce, passionale e matura.
Proprio per queste sue caratteristiche, sono rimasta spiazzata da alcuni tratti caratteriali manifestati dopo i primi mesi di relazione.
Ciò che mi ha maggiormente turbata è stato il suo accusarmi di fissare altri uomini col fine di flirtare con loro.
In realtà, la mia tendenza a "fissare" gli altri prescinde da sesso ed età, ma si manifesta quando aspetto fisico, atteggiamento o contesto mi colpiscono.
Ovviamente, questo accade anche quando vedo un bel ragazzo, senza, tuttavia, avere in alcun modo l'intento di approcciarmi.
A suo dire, questo mio comportamento lo ferisce e lo fa sentire meno desiderato, ferendo il suo ego.
Ora, io posso accettare questa spiegazione.
Ciò che non posso accettare è il trattamento che il mio ragazzo mi riserva quando, secondo lui, mi capita di "fissare" altri uomini.
Smette di parlarmi all'improvviso, diventa freddo fisicamente e mi ignora del tutto, anche ad eventi in cui l'unica persona che conosco è lui.
Il tutto senza darmi ALCUNA spiegazione, se non dopo ore e dietro mie insistenti richieste di spiegazione.
Questo suo copione è stato applicato più volte da parte sua, generando discussioni furiose fra di noi.
Pur di non litigare più, sono persino arrivata a promettergli di controllare il mio "sguardo".
Per mesi, mi sono sentita inibita, svuotata e a disagio quando uscivamo, con la costante paura che un mio sguardo sbagliato potesse generare il solito iter.
Questo suo ignorarmi non si limita a questo caso specifico, ma si verifica tutte le volte in cui, secondo lui, io lo faccio sentire ignorato.
Dopo mesi di agonia non ho più retto e gli ho chiaramente detto che non mi sentivo più me stessa e che le liti continue e il suo ignorarmi mi ferivano immensamente.
A lui non è importato, è stato intransigente, continuando a dire che io lo ignoro, che voglio flirtare con altri e che, conoscendo la psicologia maschile, anche gli altri interpretano il mio sguardo in questo modo.
Trascorsi altri mesi e dopo vari litigi, comprende la mia insofferenza, si dice profondamente dispiaciuto e dice di voler cambiare rotta.
Ciò che ho capito in questi anni è che il mio ragazzo è cresciuto in un contesto familiare apparentemente idilliaco, ma, in realtà, dominato da una figura paterna ingombrante, invadente, arrogante, permalosa e intransigente e una madre remissiva.
Temo che il mio ragazzo abbia assorbito questo schema familiare.
Ha sicuramente dei grossi problemi a esprimere le sue emozioni.
Detto ciò, lui sta effettivamente mettendo in atto dei cambiamenti notevoli, ma io sono infelice.
Ho accumulato troppo rancore e rabbia nei suoi confronti.
Come posso liberarmi del passato?
Vi scrivo per chiedere il vostro aiuto.
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da due anni; da mesi, le cose vanno male, a causa di frequenti alti e bassi e liti.
Quando l'ho conosciuto, usciva da una storia decennale conclusasi per volere della sua ex.
In lui, ho subito visto una persona premurosa, estroversa, dolce, passionale e matura.
Proprio per queste sue caratteristiche, sono rimasta spiazzata da alcuni tratti caratteriali manifestati dopo i primi mesi di relazione.
Ciò che mi ha maggiormente turbata è stato il suo accusarmi di fissare altri uomini col fine di flirtare con loro.
In realtà, la mia tendenza a "fissare" gli altri prescinde da sesso ed età, ma si manifesta quando aspetto fisico, atteggiamento o contesto mi colpiscono.
Ovviamente, questo accade anche quando vedo un bel ragazzo, senza, tuttavia, avere in alcun modo l'intento di approcciarmi.
A suo dire, questo mio comportamento lo ferisce e lo fa sentire meno desiderato, ferendo il suo ego.
Ora, io posso accettare questa spiegazione.
Ciò che non posso accettare è il trattamento che il mio ragazzo mi riserva quando, secondo lui, mi capita di "fissare" altri uomini.
Smette di parlarmi all'improvviso, diventa freddo fisicamente e mi ignora del tutto, anche ad eventi in cui l'unica persona che conosco è lui.
Il tutto senza darmi ALCUNA spiegazione, se non dopo ore e dietro mie insistenti richieste di spiegazione.
Questo suo copione è stato applicato più volte da parte sua, generando discussioni furiose fra di noi.
Pur di non litigare più, sono persino arrivata a promettergli di controllare il mio "sguardo".
Per mesi, mi sono sentita inibita, svuotata e a disagio quando uscivamo, con la costante paura che un mio sguardo sbagliato potesse generare il solito iter.
Questo suo ignorarmi non si limita a questo caso specifico, ma si verifica tutte le volte in cui, secondo lui, io lo faccio sentire ignorato.
Dopo mesi di agonia non ho più retto e gli ho chiaramente detto che non mi sentivo più me stessa e che le liti continue e il suo ignorarmi mi ferivano immensamente.
A lui non è importato, è stato intransigente, continuando a dire che io lo ignoro, che voglio flirtare con altri e che, conoscendo la psicologia maschile, anche gli altri interpretano il mio sguardo in questo modo.
Trascorsi altri mesi e dopo vari litigi, comprende la mia insofferenza, si dice profondamente dispiaciuto e dice di voler cambiare rotta.
Ciò che ho capito in questi anni è che il mio ragazzo è cresciuto in un contesto familiare apparentemente idilliaco, ma, in realtà, dominato da una figura paterna ingombrante, invadente, arrogante, permalosa e intransigente e una madre remissiva.
Temo che il mio ragazzo abbia assorbito questo schema familiare.
Ha sicuramente dei grossi problemi a esprimere le sue emozioni.
Detto ciò, lui sta effettivamente mettendo in atto dei cambiamenti notevoli, ma io sono infelice.
Ho accumulato troppo rancore e rabbia nei suoi confronti.
Come posso liberarmi del passato?
[#1]
Gentile utente,
non è del passato che deve liberarsi, ma di un futuro che appare gravido di nubi temporalesche. Questo, non perché il padre di lui era arrogante e la madre remissiva, ma perché il suo partner in persona, presumo non proprio un ragazzino, esercita atteggiamenti punitivi in seguito a presunte violazioni di un suo ruolo centrale egocentrico e "malato".
Il fatto che si sia mostrato fin troppo amabile nei primi tempi della vostra conoscenza non depone a suo favore. Era stato lasciato dopo una lunga relazione e anche questo dovrebbe farla riflettere. Se era in buona fede, all'inizio della vostra relazione lui avrebbe dovuto parlarle delle sue caratteristiche che avevano danneggiato il precedente rapporto. Lo ha fatto?
A questo punto lei deve valutare molto seriamente se la volontà di cambiamento di lui sia finalmente sincera, o sia invece una manovra per ottenere di nuovo la sua vicinanza, ovviamente compromessa.
Una terapia di coppia potrebbe aiutarvi. Nella sua città esiste un centro di ricerca psicologica pubblico, molto quotato.
Auguri.
non è del passato che deve liberarsi, ma di un futuro che appare gravido di nubi temporalesche. Questo, non perché il padre di lui era arrogante e la madre remissiva, ma perché il suo partner in persona, presumo non proprio un ragazzino, esercita atteggiamenti punitivi in seguito a presunte violazioni di un suo ruolo centrale egocentrico e "malato".
Il fatto che si sia mostrato fin troppo amabile nei primi tempi della vostra conoscenza non depone a suo favore. Era stato lasciato dopo una lunga relazione e anche questo dovrebbe farla riflettere. Se era in buona fede, all'inizio della vostra relazione lui avrebbe dovuto parlarle delle sue caratteristiche che avevano danneggiato il precedente rapporto. Lo ha fatto?
A questo punto lei deve valutare molto seriamente se la volontà di cambiamento di lui sia finalmente sincera, o sia invece una manovra per ottenere di nuovo la sua vicinanza, ovviamente compromessa.
Una terapia di coppia potrebbe aiutarvi. Nella sua città esiste un centro di ricerca psicologica pubblico, molto quotato.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile dottoressa,
La ringrazio moltissimo per la sua risposta.
No, come ben ipotizza, è un uomo oltre i 30, che, si presume, dovrebbe sapersi relazionare. Purtroppo, ciò che mi scrive incontra le mie paure peggiori, ovvero che lui abbia questa tendenza a punire la partner invece di dialogare e confrontarsi. Ovviamente questo atteggiamento è insostenibile nel lungo periodo. E io non so davvero cosa fare. Ho investito moltissimo in questa relazione: energie, sogni, speranze. Pensavo davvero di aver trovato l'uomo della mia vita, anche perché lui ha sempre fatto di tutto per me. Si è prodigato in ogni modo. Il problema è che io mi sento sempre sul filo del rasoio con lui, non capendo mai se il suo malumore dipenda da qualcosa che io ho detto/fatto o dal nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani. Finisco, così, per domandargli insistentemente se ci sia qualcosa che non vada. A volte, effettivamente non c'è nulla. Altre volte, si confida e conferma che c'è stato qualche mio atteggiamento che lo ha infastidito. Questo suo comportamento mi manda al manicomio. Non so più come comportarmi.
Lui ha ormai capito che io sono molto insofferente, infelice e incerta. Abbiamo anche parlato dei miei dubbi sulla nostra relazione e lui ha detto di volermi lasciare libera di decidere, affermando di voler comunque attuare delle migliorie nel suo modo di relazionarsi, a prescindere da me, per il suo bene.
Per quanto riguarda la relazione precedente, a suo dire, lei lo ha lasciato in seguito ad una serie di lutti in famiglia che l'avevano particolarmente destabilizzata, facendole mettere in dubbio tutta la sua vita. Ciò che ho carpito dai suoi racconti è che la precedente relazione era molto "simbiotica": convivenza, stessi amici, stessi giri, sempre tutto insieme. Entrambi molto gelosi l'uno dell'altro. In tutta sincerità, ho spesso pensato che, col suo comportamento molto espansivo ed estroverso, lui avesse un po' "schiacciato" la personalità dell'ex ragazza.
Per completezza, dico che, inizialmente, dopo una brevissima (2 settimane) prima frequentazione, io avevo interrotto la conoscenza. Dopo mesi, abbiamo ricominciato a sentirci e da lì è nato tutto. Lui sostiene che questo mio atteggiamento l'abbia fortemente ferito e reso guardingo nei miei confronti, facendogli temere sempre che io potessi approcciare altri ragazzi. Il problema è che io sono una persona estremamente corretta dal punto di vista relazionale, né gli ho mai dato concretamente modo di dubitare di me.
Non essendo neanche io una ragazzina, non voglio portare avanti una relazione "a vuoto", ma non so come valutare la sincerità/veridicità dei suoi cambiamenti. Ho paura che in un'eventuale matrimonio o convivenza tornerebbero a far capolino. Non voglio sentirmi in gabbia.
La ringrazio moltissimo per la sua risposta.
No, come ben ipotizza, è un uomo oltre i 30, che, si presume, dovrebbe sapersi relazionare. Purtroppo, ciò che mi scrive incontra le mie paure peggiori, ovvero che lui abbia questa tendenza a punire la partner invece di dialogare e confrontarsi. Ovviamente questo atteggiamento è insostenibile nel lungo periodo. E io non so davvero cosa fare. Ho investito moltissimo in questa relazione: energie, sogni, speranze. Pensavo davvero di aver trovato l'uomo della mia vita, anche perché lui ha sempre fatto di tutto per me. Si è prodigato in ogni modo. Il problema è che io mi sento sempre sul filo del rasoio con lui, non capendo mai se il suo malumore dipenda da qualcosa che io ho detto/fatto o dal nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani. Finisco, così, per domandargli insistentemente se ci sia qualcosa che non vada. A volte, effettivamente non c'è nulla. Altre volte, si confida e conferma che c'è stato qualche mio atteggiamento che lo ha infastidito. Questo suo comportamento mi manda al manicomio. Non so più come comportarmi.
Lui ha ormai capito che io sono molto insofferente, infelice e incerta. Abbiamo anche parlato dei miei dubbi sulla nostra relazione e lui ha detto di volermi lasciare libera di decidere, affermando di voler comunque attuare delle migliorie nel suo modo di relazionarsi, a prescindere da me, per il suo bene.
Per quanto riguarda la relazione precedente, a suo dire, lei lo ha lasciato in seguito ad una serie di lutti in famiglia che l'avevano particolarmente destabilizzata, facendole mettere in dubbio tutta la sua vita. Ciò che ho carpito dai suoi racconti è che la precedente relazione era molto "simbiotica": convivenza, stessi amici, stessi giri, sempre tutto insieme. Entrambi molto gelosi l'uno dell'altro. In tutta sincerità, ho spesso pensato che, col suo comportamento molto espansivo ed estroverso, lui avesse un po' "schiacciato" la personalità dell'ex ragazza.
Per completezza, dico che, inizialmente, dopo una brevissima (2 settimane) prima frequentazione, io avevo interrotto la conoscenza. Dopo mesi, abbiamo ricominciato a sentirci e da lì è nato tutto. Lui sostiene che questo mio atteggiamento l'abbia fortemente ferito e reso guardingo nei miei confronti, facendogli temere sempre che io potessi approcciare altri ragazzi. Il problema è che io sono una persona estremamente corretta dal punto di vista relazionale, né gli ho mai dato concretamente modo di dubitare di me.
Non essendo neanche io una ragazzina, non voglio portare avanti una relazione "a vuoto", ma non so come valutare la sincerità/veridicità dei suoi cambiamenti. Ho paura che in un'eventuale matrimonio o convivenza tornerebbero a far capolino. Non voglio sentirmi in gabbia.
[#3]
Gentile utente,
ci sono segnali concreti di abitudini (quello che comunemente si chiama "carattere") non facili, in vista di una vita insieme, della formazione di una famiglia.
Cito questi segnali, partendo dalla fine della sua email.
Il suo partner si è risentito del suo iniziale frequentarlo e poi interrompere. E' il suo amor proprio esageratamente suscettibile ad essere ferito? Oppure si è fatto l'idea che lei sia una persona leggera? In ogni caso, in due anni non ha corretto né il risentimento né il giudizio negativo?
Se è un tipo che porta rancore o che ha sempre il sospetto di essere ingannato o non rispettato quanto desidera, lascio a lei immaginare il futuro.
La fine della storia precedente ugualmente non sembra positiva. Una persona che subisce lutti si attacca più che mai al partner supportivo, ma rifugge da quello incapace di empatia. Fare tutto insieme, se consegue all'essere "molto gelosi" (nel senso di possessivi?) non è apprezzabile. Meno ancora lo è schiacciare l'altro con modi da lei benevolmente definiti espansivi ed estroversi, che può essere anche tradotto con egocentrici ed invasivi di tutti gli aspetti della vita di coppia, dalle abitudini quotidiane alle relazioni, fino al controllo -indebito- del comportamento dell'altro.
Lei scrive: "io mi sento sempre sul filo del rasoio con lui, non capendo mai se il suo malumore dipenda da qualcosa che io ho detto/fatto o dal nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani".
Scusi, ma anche manifestare malumore per "nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani" a me sembra segno di cattiva abitudine, che non rende facile la vita insieme. Per altro, lui tende anche a punire anziché dialogare...
Io sono dell'idea che le persone possono cambiare; ma solo se lo vogliono. Sono anche dell'idea che si possa accettare di tutto, per masochismo o per calcolo.
Questa seconda possibilità l'ho vista molte volte, ma non per questo la ritengo una scelta opportuna.
Voi avete ampie possibilità di cambiare, se lo volete, con l'aiuto di un professionista. Personalmente considererei il rifiuto di accedere ad una consulenza psicologica, da parte di un partner, come il segno di una incapacità o non volontà di mettersi in discussione e di venire incontro all'altro.
Capisco che lei abbia investito molto in questa relazione, ma tenga anche conto che per esempio i narcisisti fanno di tutto per conquistare ed essere amati, poi gettano la maschera, e tornano a lusingare il partner solo se fugge.
Provi ad ascoltare la bella canzone di Luigi Tenco: "Angela, angelo mio".
Auguri.
ci sono segnali concreti di abitudini (quello che comunemente si chiama "carattere") non facili, in vista di una vita insieme, della formazione di una famiglia.
Cito questi segnali, partendo dalla fine della sua email.
Il suo partner si è risentito del suo iniziale frequentarlo e poi interrompere. E' il suo amor proprio esageratamente suscettibile ad essere ferito? Oppure si è fatto l'idea che lei sia una persona leggera? In ogni caso, in due anni non ha corretto né il risentimento né il giudizio negativo?
Se è un tipo che porta rancore o che ha sempre il sospetto di essere ingannato o non rispettato quanto desidera, lascio a lei immaginare il futuro.
La fine della storia precedente ugualmente non sembra positiva. Una persona che subisce lutti si attacca più che mai al partner supportivo, ma rifugge da quello incapace di empatia. Fare tutto insieme, se consegue all'essere "molto gelosi" (nel senso di possessivi?) non è apprezzabile. Meno ancora lo è schiacciare l'altro con modi da lei benevolmente definiti espansivi ed estroversi, che può essere anche tradotto con egocentrici ed invasivi di tutti gli aspetti della vita di coppia, dalle abitudini quotidiane alle relazioni, fino al controllo -indebito- del comportamento dell'altro.
Lei scrive: "io mi sento sempre sul filo del rasoio con lui, non capendo mai se il suo malumore dipenda da qualcosa che io ho detto/fatto o dal nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani".
Scusi, ma anche manifestare malumore per "nervosismo/stress/dispiacere degli eventi quotidiani" a me sembra segno di cattiva abitudine, che non rende facile la vita insieme. Per altro, lui tende anche a punire anziché dialogare...
Io sono dell'idea che le persone possono cambiare; ma solo se lo vogliono. Sono anche dell'idea che si possa accettare di tutto, per masochismo o per calcolo.
Questa seconda possibilità l'ho vista molte volte, ma non per questo la ritengo una scelta opportuna.
Voi avete ampie possibilità di cambiare, se lo volete, con l'aiuto di un professionista. Personalmente considererei il rifiuto di accedere ad una consulenza psicologica, da parte di un partner, come il segno di una incapacità o non volontà di mettersi in discussione e di venire incontro all'altro.
Capisco che lei abbia investito molto in questa relazione, ma tenga anche conto che per esempio i narcisisti fanno di tutto per conquistare ed essere amati, poi gettano la maschera, e tornano a lusingare il partner solo se fugge.
Provi ad ascoltare la bella canzone di Luigi Tenco: "Angela, angelo mio".
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
Gentile dottoressa Potenza,
La ringrazio per il tempo che mi sta dedicando. Ho ascoltato la canzone e compreso a quale tipo di manipolazione lei si riferisce.
Lei ritiene che, in base a ciò che le ho descritto, il mio ragazzo sia un narcisista o comunque abbia tratti narcisistici (se una differenza esiste)?
Non ho competenze nelle scienze psicologiche, quindi quanto le dico è da "profana". Ho sempre pensato che il narcisista fosse qualcuno che pensasse esclusivamente a sé stesso (sicuramente è anche frutto dell'immaginario collettivo). Ora, ho capito che il narcisista manipola e si mostra disponibile e amabile per conquistare. Il mio ragazzo anche dopo avermi conquistato è comunque stato presente nella mia vita. Ci sentiamo regolarmente e trascorro i weekend a casa sua. Se ho un problema, lui è presente e disponibile all'ascolto. Lui manifesta sempre e chiaramente il desiderio di sentirmi e trascorrere del tempo con me, anche in attività quotidiane e "banali". Come si concilia questo coi tratti narcisistici?
D'altro canto, è anche vero che spesso e volentieri si infastidisce per piccolezze [se non gli comunico immediatamente un mio spostamento, se metto il cellulare silenzioso (mi infastidisce), se evito di baciarlo sulla bocca in occasioni per me inopportune (proprio davanti ai nostri genitori o in palestra)]. La sensazione è sempre un po' quella di essere in bilico con lui. Mi domando spesso se sono io che effettivamente ferisco i suoi sentimenti e non lo capisco o lui che esagera e se la prende per tutto. Io cerco sempre di spiegargli che la frenesia della vita quotidiana, le contingenze e i contesti mi inducono a comportarmi in un determinato modo, ma questo non vuol dire che io non abbia voglia di avere gesti affettuosi nei suoi confronti o di sentirlo. Sottolineo che, al contrario, io non mi infastidisco affatto per queste sottigliezze.
Per quando riguarda, la Sua domanda. Sì, inizialmente pensava fossi una persona poco seria e affidabile. Ovviamente, questi anni insieme gli hanno fornito migliaia di "prove" concrete per cambiare idea su di me. Lui dice di fidarsi. Tuttavia, non capisco perché, se si fida, basti così poco per mettere in dubbio la mia fedeltà.
Dottoressa, io capisco che è un consulto online, con i suoi mille limiti. Capisco anche che qualche racconto non possono fornire tutti gli elementi. La verità è che sto cercando di capire se valga la pena salvare questa storia oppure no.
Anche se si dice disposto a cambiare, non accetta che io in questo periodo abbia un umore sottotono. Sostiene che mi stia "vendicando", che guardi solo al passato e non abbia fiducia nel suo cambiamento. Come posso valutare una persona se non in base alle sue azioni?
Penso che se davvero avesse capito quanto mi ha fatto soffrire in passato, rovinando anche giorni molto importanti per me, accetterebbe con pacata consapevolezza la mia tristezza e delusione. Invece sottolinea sempre che io sono fredda, che non gli sto accanto. Ma se è lui ad aver sbagliato e a dover recuperare, perché dovrei essere io a sentirmi in colpa?
La ringrazio per il tempo che mi sta dedicando. Ho ascoltato la canzone e compreso a quale tipo di manipolazione lei si riferisce.
Lei ritiene che, in base a ciò che le ho descritto, il mio ragazzo sia un narcisista o comunque abbia tratti narcisistici (se una differenza esiste)?
Non ho competenze nelle scienze psicologiche, quindi quanto le dico è da "profana". Ho sempre pensato che il narcisista fosse qualcuno che pensasse esclusivamente a sé stesso (sicuramente è anche frutto dell'immaginario collettivo). Ora, ho capito che il narcisista manipola e si mostra disponibile e amabile per conquistare. Il mio ragazzo anche dopo avermi conquistato è comunque stato presente nella mia vita. Ci sentiamo regolarmente e trascorro i weekend a casa sua. Se ho un problema, lui è presente e disponibile all'ascolto. Lui manifesta sempre e chiaramente il desiderio di sentirmi e trascorrere del tempo con me, anche in attività quotidiane e "banali". Come si concilia questo coi tratti narcisistici?
D'altro canto, è anche vero che spesso e volentieri si infastidisce per piccolezze [se non gli comunico immediatamente un mio spostamento, se metto il cellulare silenzioso (mi infastidisce), se evito di baciarlo sulla bocca in occasioni per me inopportune (proprio davanti ai nostri genitori o in palestra)]. La sensazione è sempre un po' quella di essere in bilico con lui. Mi domando spesso se sono io che effettivamente ferisco i suoi sentimenti e non lo capisco o lui che esagera e se la prende per tutto. Io cerco sempre di spiegargli che la frenesia della vita quotidiana, le contingenze e i contesti mi inducono a comportarmi in un determinato modo, ma questo non vuol dire che io non abbia voglia di avere gesti affettuosi nei suoi confronti o di sentirlo. Sottolineo che, al contrario, io non mi infastidisco affatto per queste sottigliezze.
Per quando riguarda, la Sua domanda. Sì, inizialmente pensava fossi una persona poco seria e affidabile. Ovviamente, questi anni insieme gli hanno fornito migliaia di "prove" concrete per cambiare idea su di me. Lui dice di fidarsi. Tuttavia, non capisco perché, se si fida, basti così poco per mettere in dubbio la mia fedeltà.
Dottoressa, io capisco che è un consulto online, con i suoi mille limiti. Capisco anche che qualche racconto non possono fornire tutti gli elementi. La verità è che sto cercando di capire se valga la pena salvare questa storia oppure no.
Anche se si dice disposto a cambiare, non accetta che io in questo periodo abbia un umore sottotono. Sostiene che mi stia "vendicando", che guardi solo al passato e non abbia fiducia nel suo cambiamento. Come posso valutare una persona se non in base alle sue azioni?
Penso che se davvero avesse capito quanto mi ha fatto soffrire in passato, rovinando anche giorni molto importanti per me, accetterebbe con pacata consapevolezza la mia tristezza e delusione. Invece sottolinea sempre che io sono fredda, che non gli sto accanto. Ma se è lui ad aver sbagliato e a dover recuperare, perché dovrei essere io a sentirmi in colpa?
[#5]
Gentile utente,
con i limiti, di cui anche lei è consapevole, di una consultazione online, le sono vicina e comprendo profondamente il sentimento che anima il suo doloroso interrogativo: "se è lui ad aver sbagliato e a dover recuperare, perché dovrei essere io a sentirmi in colpa?".
Capisco anche il dilemma: "La verità è che sto cercando di capire se valga la pena salvare questa storia oppure no", con tutta l'amarezza che c'è dietro e l'usura dei sentimenti che il suo partner ha causato in questi due anni.
Capisco anche, purtroppo, che lui ne soffre forse quanto lei, senza però arrivare a comprendere di essere il responsabile.
Ho cercato di suggerirle, non che lui sia narcisista (diagnosi impossibile online e concetto abusato dai media) ma che abbia una serie di cattive abitudini, nei comportamenti, nella visione della realtà, che gli provocano reazioni fuori luogo, dolorose per lui e offensive per chi gli sta vicino.
In pratica ha degli schemi rigidi (quello che erroneamente viene chiamato "carattere") che potrebbe mutare, se ne avesse una reale volontà e fosse illuminato e guidato.
Torno a ripeterle che una buona terapia di coppia potrebbe aiutarvi, e per definire una risposta alla domanda di lei che ci scrive sull'opportunità di salvare questo legame comincerei a prendere in considerazione qualche colloquio psicologico per lei sola.
Le ripeto che nella sua città ci sono professionisti molto quotati proprio nella Schema Therapy, tecnica idonea a far superare al suo partner certe cattive abitudini, anche presso il CERIP, quindi a bassissimo costo.
Le faccio tanti auguri. Ci tenga al corrente.
con i limiti, di cui anche lei è consapevole, di una consultazione online, le sono vicina e comprendo profondamente il sentimento che anima il suo doloroso interrogativo: "se è lui ad aver sbagliato e a dover recuperare, perché dovrei essere io a sentirmi in colpa?".
Capisco anche il dilemma: "La verità è che sto cercando di capire se valga la pena salvare questa storia oppure no", con tutta l'amarezza che c'è dietro e l'usura dei sentimenti che il suo partner ha causato in questi due anni.
Capisco anche, purtroppo, che lui ne soffre forse quanto lei, senza però arrivare a comprendere di essere il responsabile.
Ho cercato di suggerirle, non che lui sia narcisista (diagnosi impossibile online e concetto abusato dai media) ma che abbia una serie di cattive abitudini, nei comportamenti, nella visione della realtà, che gli provocano reazioni fuori luogo, dolorose per lui e offensive per chi gli sta vicino.
In pratica ha degli schemi rigidi (quello che erroneamente viene chiamato "carattere") che potrebbe mutare, se ne avesse una reale volontà e fosse illuminato e guidato.
Torno a ripeterle che una buona terapia di coppia potrebbe aiutarvi, e per definire una risposta alla domanda di lei che ci scrive sull'opportunità di salvare questo legame comincerei a prendere in considerazione qualche colloquio psicologico per lei sola.
Le ripeto che nella sua città ci sono professionisti molto quotati proprio nella Schema Therapy, tecnica idonea a far superare al suo partner certe cattive abitudini, anche presso il CERIP, quindi a bassissimo costo.
Le faccio tanti auguri. Ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.8k visite dal 06/02/2024.
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