Come fare a risollevare la mia vita ?
Buongiorno,
Ho necessità di chiedere un consulto su una questione che mi attanaglia ormai da tempo che mi crea ansie, mi sveglio di notte sempre alla stessa ora e penso a queste cose, premetto che ho 38 anni e sono già in terapia.
E' un problema che ho analizzato principalmente la notte, durante le mie elucubrazioni mentali e pensieri sulla mia vita e il passato.
In pratica dopo avere percorso a ritroso, come si è svolta la mia vita, durante l'infanzia, il rapporto con i coetanei, le scuole superiori, il bullismo, l'università e il mondo del lavoro, sono giunto alla conclusione che ho sempre avuto un carattere debole, ossia tendente a stati negativi, una bassa autostima e di conseguenza ho sempre cercato situazioni di "comodo" e di "accontentarmi" nella mia comfort zone, vi faccio qualche esempio più pratico:
-ero molto in gamba nello studio durante le superiori ma all'ultimo anno ho gettato la spugna e sono uscito con voti bassi perché ero stanco
-all'università ho sempre voluto fare ingegneria ma non ho saputo tenere duro e dopo le prime difficoltà con gli esami ho cambiato corso
-mi sono fermato alla laurea triennale e non ho preso la magistrale
-ho sempre cercato lavoro vicino a casa non spingendomi più in là, quando l'ho trovato non l'ho praticamente più cambiato e da anni sono sempre li
-ho rifiutato un'offerta di lavoro in una città più grande solo per paure legate a dove abitare e ansie di guastare la mia routine
-scarse relazioni sociali, pochi amici, sparsi e distanti tra loro
-ho avuto una sola relazione sentimentale che è finita a causa del mio "temperamento" a detta del partner
-le relazioni sentimentali successive si sono rivelate dei completi disastri, basate solo sul sesso oppure finivano perché non trasmettevo abbastanza energia all'altra persona (probabilmente nessuno con me si è mai sentita al sicuro).
Mi ritrovo ora all'età di 38 anni a dover fare i conti con questa serie di "scarsità" nella mia vita, una serie di contenitori vuoti ossia: pochi amici, un lavoro senza possibilità di carriera e abbastanza monotono, zero relazioni sentimentali.
La domande che mi pongo sono queste: come faccio ad innescare un circolo virtuoso che mi permetta di risollevare la mia vita e riempire questi vuoti?
E' possibile dopo un totale processo di fallimento riuscire a riscattarsi un minimo?
Da che parte dovrei iniziare?
Ho necessità di chiedere un consulto su una questione che mi attanaglia ormai da tempo che mi crea ansie, mi sveglio di notte sempre alla stessa ora e penso a queste cose, premetto che ho 38 anni e sono già in terapia.
E' un problema che ho analizzato principalmente la notte, durante le mie elucubrazioni mentali e pensieri sulla mia vita e il passato.
In pratica dopo avere percorso a ritroso, come si è svolta la mia vita, durante l'infanzia, il rapporto con i coetanei, le scuole superiori, il bullismo, l'università e il mondo del lavoro, sono giunto alla conclusione che ho sempre avuto un carattere debole, ossia tendente a stati negativi, una bassa autostima e di conseguenza ho sempre cercato situazioni di "comodo" e di "accontentarmi" nella mia comfort zone, vi faccio qualche esempio più pratico:
-ero molto in gamba nello studio durante le superiori ma all'ultimo anno ho gettato la spugna e sono uscito con voti bassi perché ero stanco
-all'università ho sempre voluto fare ingegneria ma non ho saputo tenere duro e dopo le prime difficoltà con gli esami ho cambiato corso
-mi sono fermato alla laurea triennale e non ho preso la magistrale
-ho sempre cercato lavoro vicino a casa non spingendomi più in là, quando l'ho trovato non l'ho praticamente più cambiato e da anni sono sempre li
-ho rifiutato un'offerta di lavoro in una città più grande solo per paure legate a dove abitare e ansie di guastare la mia routine
-scarse relazioni sociali, pochi amici, sparsi e distanti tra loro
-ho avuto una sola relazione sentimentale che è finita a causa del mio "temperamento" a detta del partner
-le relazioni sentimentali successive si sono rivelate dei completi disastri, basate solo sul sesso oppure finivano perché non trasmettevo abbastanza energia all'altra persona (probabilmente nessuno con me si è mai sentita al sicuro).
Mi ritrovo ora all'età di 38 anni a dover fare i conti con questa serie di "scarsità" nella mia vita, una serie di contenitori vuoti ossia: pochi amici, un lavoro senza possibilità di carriera e abbastanza monotono, zero relazioni sentimentali.
La domande che mi pongo sono queste: come faccio ad innescare un circolo virtuoso che mi permetta di risollevare la mia vita e riempire questi vuoti?
E' possibile dopo un totale processo di fallimento riuscire a riscattarsi un minimo?
Da che parte dovrei iniziare?
[#1]
Gentile utente,
essendo lei già in terapia mi chiedo se abbia già portato queste domande all'interno della relazione terapeutica che ha già in corso e perchè ha sentito di venire qui a chiedere un ulteriore terreno di confronto. Se non avesse portato queste domande la inviterei ad utilizzare la sua relazione terapeutica proprio come terreno di sperimentazione di sè delle parti che lei porta come fallimentari. Se non dovesse essere soddisfatto, invece, della sua attuale terapia ne parli con l'altra parte e poi valuterà.
Non sarò esaustiva ma provo a darle dei punti di vista e delle domande diverse, piuttosto che delle risposte. Mi pare che la domanda "come faccio ad innescare un circolo virtuoso che mi permetta di risollevare la mia vita e riempire questi vuoti?" possa essere ingannevole e le pongo al suo posto "come faccio a percepire quello che voglio e a rispettarlo con dignitià?".
Vincente e perdente mi sembrano narrazioni che costellano la sua vita, in questa ottica lei o è l'uno o è l'altro, ma è una visione molto stretta che le dà pochi movimenti. Oltre ad una buona dose di giudizio. E sei a lei andasse bene non spostarsi da casa perchè preferisce la sicurezza della sua città? (ad esempio)..perchè sarebbe un male? Perchè è da considerarsi fallimentare?
Inoltre mi pare che il fallimento sia rivolto alla sua intera persona e non alla cosa/evento/obiettivo che non ha raggiunto e no..non sono la stessa cosa. Essere un fallimento o avere dei fallimenti? I secondi vanno messi in conto ma pare lei sottointenda un fallimento come persona, un po' pesante con lei stesso non trova?
Poi chiede: E' possibile dopo un totale processo di fallimento riuscire a riscattarsi un minimo?
TOTALE
PROCESSO
DI FALLIMENTO
Credo che il lavoro vada fatto per cambiare narrazione di sè.
Forse il riscatto inizia dal rispettarsi maggiormente e aumentando la consapevolezza di chi è, cosa sceglie, chi sceglie.
Come misura il valore di sè? Attraverso traguardi? E poi, si tratta di misurare il suo valore o di aver voglia di un lavoro dinamico? Si tratta di avere "prove" del fatto che vale o di avere tanti amici? Le piace essere circondato da tante persone o preferisce rapporti con pochi alla volta?
Non c'è un modo migliore o peggiore, c'è il suo. Mi chiedo, non conoscendola, se lei conosce il suo modo e lo sceglie o se pensa di dover avere certe cose per definirsi vincente.
Saluti
essendo lei già in terapia mi chiedo se abbia già portato queste domande all'interno della relazione terapeutica che ha già in corso e perchè ha sentito di venire qui a chiedere un ulteriore terreno di confronto. Se non avesse portato queste domande la inviterei ad utilizzare la sua relazione terapeutica proprio come terreno di sperimentazione di sè delle parti che lei porta come fallimentari. Se non dovesse essere soddisfatto, invece, della sua attuale terapia ne parli con l'altra parte e poi valuterà.
Non sarò esaustiva ma provo a darle dei punti di vista e delle domande diverse, piuttosto che delle risposte. Mi pare che la domanda "come faccio ad innescare un circolo virtuoso che mi permetta di risollevare la mia vita e riempire questi vuoti?" possa essere ingannevole e le pongo al suo posto "come faccio a percepire quello che voglio e a rispettarlo con dignitià?".
Vincente e perdente mi sembrano narrazioni che costellano la sua vita, in questa ottica lei o è l'uno o è l'altro, ma è una visione molto stretta che le dà pochi movimenti. Oltre ad una buona dose di giudizio. E sei a lei andasse bene non spostarsi da casa perchè preferisce la sicurezza della sua città? (ad esempio)..perchè sarebbe un male? Perchè è da considerarsi fallimentare?
Inoltre mi pare che il fallimento sia rivolto alla sua intera persona e non alla cosa/evento/obiettivo che non ha raggiunto e no..non sono la stessa cosa. Essere un fallimento o avere dei fallimenti? I secondi vanno messi in conto ma pare lei sottointenda un fallimento come persona, un po' pesante con lei stesso non trova?
Poi chiede: E' possibile dopo un totale processo di fallimento riuscire a riscattarsi un minimo?
TOTALE
PROCESSO
DI FALLIMENTO
Credo che il lavoro vada fatto per cambiare narrazione di sè.
Forse il riscatto inizia dal rispettarsi maggiormente e aumentando la consapevolezza di chi è, cosa sceglie, chi sceglie.
Come misura il valore di sè? Attraverso traguardi? E poi, si tratta di misurare il suo valore o di aver voglia di un lavoro dinamico? Si tratta di avere "prove" del fatto che vale o di avere tanti amici? Le piace essere circondato da tante persone o preferisce rapporti con pochi alla volta?
Non c'è un modo migliore o peggiore, c'è il suo. Mi chiedo, non conoscendola, se lei conosce il suo modo e lo sceglie o se pensa di dover avere certe cose per definirsi vincente.
Saluti
Dr.ssa Caterina Zanusso - Psicologa Psicoterapeuta Padova e Skype
Cell: 347.1173841 Mail: zanusso.caterina@gmail.com
www.caterinazanusso.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 733 visite dal 05/02/2024.
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