Il perfezionismo che guida la mia vita e condiziona il mio futuro, che terapia intraprendere?
Salve cari dottori, scrivo qui per la prima volta nella speranza di ricevere un consulto.
Sono sempre stato una persona perfezionista, al limite della meccanicità (parola che ho molto a cuore) in tutti gli ambiti della mia vita, in particolar modo nello studio.
Ed è proprio lo studio e i miei atteggiamenti in esso ciò che più mi tormenta.
In origine pensavo che il problema fosse circostanziato ad esso ma dopo essere stato in terapia per un anno e aver messo a fuoco come certi atteggiamenti malsani appartenessero anche alla sfera relazionale e non fossero esclusivi del mio rapporto con i libri che ho capito quanto ciò fosse solo un sintomo, una valvola di sfogo di un problema più ampio.
In tutto ciò che faccio sento di dovere dare il massimo, tutto deve rasentare la perfezione e se tale perfezione non viene raggiunta mollo e inizio a colpevolizzarmi per non essere capace di raggiungere certe mete.
Errori non sono contemplati, tutto deve andare bene al primo tentativo, se in un determinato campo (compiti, palestra) ho raggiunto determinate capacità ma non allenandole queste regrediscono apriti cielo!! !
Ed è questo ciò che più mi turba, avere raggiunto una metà, essere capace di certe performance ma consapevole che quelli sono picchi raggiunti dopo mesi di allenamento e che sono soggette a declino, non potranno mai essere immutabili.
In breve è come se avessi bisogno di "fissare", di mettere un punto per sempre a ciò che conseguo in modo da potermi crogiolare quando voglio nella mia bravura.
Poi però scopro che ciò non è possibile, le nozioni studiate svaniscono nel tempo se non recuperate, la massa muscolare viene persa se non si va in palestra regolarmente...
In breve non posso accumulare ciò che ottengo per raggiungere quella perfezione, quell'assolutismo di cui parlavo.
E allora che senso ha?
Sento la fatica di dover mantenere tutto ciò che ho accumulato, conquistato fino al punto in cui ciò risulta snervante, impossibile da reggere per limiti di tempo e fisiologici.
La speranza di cambiare tutto questo c'è però perché è già avvenuto in aree della mia vita pervase da questa perfezione malsana (relazioni affettive interpersonali) che non credevo migliorabili.
Sono passato dall'essere una persona fredda, schematica ed eloquente come un'AI ad un ragazzo solare e abbastanza socievole (opinioni di persone che mi conoscono da una vita).
Ovviamente non da solo ma con l'aiuto della mia psicologa con la quale però eccetto che nel campo in cui abbiamo ottenuto risultati incredibili non ho mai sentito una comprensione totale sui problemi precedentemente descritti.
È passato un anno da allora, ho deciso di riprendere questo mio percorso ma vorrei affidarmi ad un altro specialista avendo una paura assurda però di sbagliare e di scegliere tra i mille approcci terapeutici un indirizzo che non mi dia alcun beneficio (c'è davvero una scelta sconfinata).
Per il problema esposto dunque quale approccio ritenete sia il più adatto ai miei problemi?
Sono sempre stato una persona perfezionista, al limite della meccanicità (parola che ho molto a cuore) in tutti gli ambiti della mia vita, in particolar modo nello studio.
Ed è proprio lo studio e i miei atteggiamenti in esso ciò che più mi tormenta.
In origine pensavo che il problema fosse circostanziato ad esso ma dopo essere stato in terapia per un anno e aver messo a fuoco come certi atteggiamenti malsani appartenessero anche alla sfera relazionale e non fossero esclusivi del mio rapporto con i libri che ho capito quanto ciò fosse solo un sintomo, una valvola di sfogo di un problema più ampio.
In tutto ciò che faccio sento di dovere dare il massimo, tutto deve rasentare la perfezione e se tale perfezione non viene raggiunta mollo e inizio a colpevolizzarmi per non essere capace di raggiungere certe mete.
Errori non sono contemplati, tutto deve andare bene al primo tentativo, se in un determinato campo (compiti, palestra) ho raggiunto determinate capacità ma non allenandole queste regrediscono apriti cielo!! !
Ed è questo ciò che più mi turba, avere raggiunto una metà, essere capace di certe performance ma consapevole che quelli sono picchi raggiunti dopo mesi di allenamento e che sono soggette a declino, non potranno mai essere immutabili.
In breve è come se avessi bisogno di "fissare", di mettere un punto per sempre a ciò che conseguo in modo da potermi crogiolare quando voglio nella mia bravura.
Poi però scopro che ciò non è possibile, le nozioni studiate svaniscono nel tempo se non recuperate, la massa muscolare viene persa se non si va in palestra regolarmente...
In breve non posso accumulare ciò che ottengo per raggiungere quella perfezione, quell'assolutismo di cui parlavo.
E allora che senso ha?
Sento la fatica di dover mantenere tutto ciò che ho accumulato, conquistato fino al punto in cui ciò risulta snervante, impossibile da reggere per limiti di tempo e fisiologici.
La speranza di cambiare tutto questo c'è però perché è già avvenuto in aree della mia vita pervase da questa perfezione malsana (relazioni affettive interpersonali) che non credevo migliorabili.
Sono passato dall'essere una persona fredda, schematica ed eloquente come un'AI ad un ragazzo solare e abbastanza socievole (opinioni di persone che mi conoscono da una vita).
Ovviamente non da solo ma con l'aiuto della mia psicologa con la quale però eccetto che nel campo in cui abbiamo ottenuto risultati incredibili non ho mai sentito una comprensione totale sui problemi precedentemente descritti.
È passato un anno da allora, ho deciso di riprendere questo mio percorso ma vorrei affidarmi ad un altro specialista avendo una paura assurda però di sbagliare e di scegliere tra i mille approcci terapeutici un indirizzo che non mi dia alcun beneficio (c'è davvero una scelta sconfinata).
Per il problema esposto dunque quale approccio ritenete sia il più adatto ai miei problemi?
[#1]
Buonasera,
spesso problematiche del genere sono l'espressione di ansia e tratti ossessivi, per cui potrebbe essere molto utile un approccio basato sul problema e con un numero di sedute limitato, come ad esempio la psicoterapia cognitivo- comportamentale.
Credo potrebbe anche chiedere un parere alla collega con cui ha fatto un percorso e che La conosce bene.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
spesso problematiche del genere sono l'espressione di ansia e tratti ossessivi, per cui potrebbe essere molto utile un approccio basato sul problema e con un numero di sedute limitato, come ad esempio la psicoterapia cognitivo- comportamentale.
Credo potrebbe anche chiedere un parere alla collega con cui ha fatto un percorso e che La conosce bene.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
Grazie mille per la celere risposta dott.ssa Pileci, volevo soltanto chiederle un'ultima cosa se possibile.
Ho già contattato la mia precedente terapeuta che si è resa disponibile per una sessione di ascolto e di re-indirizzamento per queste mie problematiche. Ho soltanto un piccolo dubbio riguardo in tal senso.
Esistono cognitivi-comportamentali che abbiano all'interno del proprio curriculum specializzazioni che gli consentano di saper trattare in particolare modo l'ansia da studio? Se si potrebbe darmi delle parole chiave in tal senso che mi permettano di scegliere un professionista specializzato in ciò nella mia zona? Dico questo perché vorrei mantenere un focus alto in particolare modo in quest'area e il fatto di parlare con uno specialista che si occupa principalmente di ciò mi infonderebbe grande fiducia nel sapere di essermi affidato ad un esperto che comprende tutti i minimi dettagli delle dinamiche che si instaurano quando ci si deve impegnare intellettualmente.
Non so se sono riuscito a spiegarmi
Ho già contattato la mia precedente terapeuta che si è resa disponibile per una sessione di ascolto e di re-indirizzamento per queste mie problematiche. Ho soltanto un piccolo dubbio riguardo in tal senso.
Esistono cognitivi-comportamentali che abbiano all'interno del proprio curriculum specializzazioni che gli consentano di saper trattare in particolare modo l'ansia da studio? Se si potrebbe darmi delle parole chiave in tal senso che mi permettano di scegliere un professionista specializzato in ciò nella mia zona? Dico questo perché vorrei mantenere un focus alto in particolare modo in quest'area e il fatto di parlare con uno specialista che si occupa principalmente di ciò mi infonderebbe grande fiducia nel sapere di essermi affidato ad un esperto che comprende tutti i minimi dettagli delle dinamiche che si instaurano quando ci si deve impegnare intellettualmente.
Non so se sono riuscito a spiegarmi
[#3]
Buonasera,
l'unica specializzazione che esiste ad oggi per uno psicologo è quella in psicoterapia; poi uno può essere maggiormente espertonel trattamento di un determinato disturbo. Però, a questo punto, fossi in Lei proverei a fare un giro di telefonate per capire chi può essere il professionista che più di altri può aiutarLa, altrimenti non saprei come potrebbe reperire questa informazione.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
l'unica specializzazione che esiste ad oggi per uno psicologo è quella in psicoterapia; poi uno può essere maggiormente espertonel trattamento di un determinato disturbo. Però, a questo punto, fossi in Lei proverei a fare un giro di telefonate per capire chi può essere il professionista che più di altri può aiutarLa, altrimenti non saprei come potrebbe reperire questa informazione.
Cordiali saluti,
Angela Pileci
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 1.1k visite dal 31/01/2024.
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