Fatico ad accettare che mi mamino
Salve sono una ragazza di 20 anni.
Ho notato che da quando ho lasciato il mio ex ragazzo ho una repulsione verso le persone che mi dimostrano affetto e cosa è un po frustrante soprattutto perché rifiuto chiunque mi si avvicini senza dargli neanche una possibilità di avere un rapporto che sia diverso dal sesso.
Cerco di riassumere le vicende che sono successe.
A fine agosto ho lasciato il mio ex ragazzo con il quale sono stata un anno.
Veniva da una famiglia di religione evangelica che non mi ha mai accettato perché "ho condotto il figlio a peccare".
Io dopo una litigata con la madre non ho mai messo piu piede li dentro e non li ho piu visti.
Lui all'inizio si è ribellato alla famiglia e ha sempre scelto me, cosa di cui ero felice.
Quando I genitori però hanno iniziato a "punirlo" (cacciondolo di casa, non dandogli soldi, non dandogli la macchina) lui ha iniziato a cambiare e ad assorbire morbosamente il comportamento dei suoi genitori, iniziando a trasformare la relazione in ricompensa e castigo.
L'apice c'è stato ad agosto quando è partito con i suoi e al ritorno, dopo avermi pubblicizzato i suoi come i genitori dell'anno, mi ha chiesto di pranzare a casa con la sua famiglia ed io, assuefatta, gli ho detto di sì per poi cambiare idea poco dopo aver parlato con le persone che ho accanto.
Il giorno seguente l'ho lasciato e in questi tre mesi ho notato come mi avesse svuotato.
Non avevo più hobby, mi sono ritrovata con la metà degli amici che avevo prima di lui, non sapevo come passare il tempo, che film realmente mi piacessero.
Ma alla fine avevo notato che mi stava spegnendo e ho aspettato a lungo prima di lasciarlo.
Da questa relazione sono rimasta delusa da me stessa perché ho rinunciato alla mia identità per stare dietro ai suoi cambi d'umore, alle sue paure, ai suoi hobby.
Adesso tra crisi e conquiste sto cercando di ricostruirmi e riscoprirmi piano piano.
La cosa più difficile è gestire che manifesta amore o affetto nei miei riguardi, anche colleghi/e universitari.
Se una persona mostra interesse relazionale nei miei riguardi mi allontano e smetto di parlarci.
Mi sembra tutto finto.
I messaggi con i cuoricini una farsa, le domande come "che fai" freddi riempitivi.
Non so come finirà questa cosa.
Non so come porre un limite alla mia irrazionalità in questo ambito.
Provo proprio repulsione nelle carinerie e mi dispiace tantissimo, vorrei che finisse questo sentimento stupido ma non so come fare.
Non so come gestirlo e convincermi che non ci sia ragione di sentire ciò.
Grazie in anticipo.
Ho notato che da quando ho lasciato il mio ex ragazzo ho una repulsione verso le persone che mi dimostrano affetto e cosa è un po frustrante soprattutto perché rifiuto chiunque mi si avvicini senza dargli neanche una possibilità di avere un rapporto che sia diverso dal sesso.
Cerco di riassumere le vicende che sono successe.
A fine agosto ho lasciato il mio ex ragazzo con il quale sono stata un anno.
Veniva da una famiglia di religione evangelica che non mi ha mai accettato perché "ho condotto il figlio a peccare".
Io dopo una litigata con la madre non ho mai messo piu piede li dentro e non li ho piu visti.
Lui all'inizio si è ribellato alla famiglia e ha sempre scelto me, cosa di cui ero felice.
Quando I genitori però hanno iniziato a "punirlo" (cacciondolo di casa, non dandogli soldi, non dandogli la macchina) lui ha iniziato a cambiare e ad assorbire morbosamente il comportamento dei suoi genitori, iniziando a trasformare la relazione in ricompensa e castigo.
L'apice c'è stato ad agosto quando è partito con i suoi e al ritorno, dopo avermi pubblicizzato i suoi come i genitori dell'anno, mi ha chiesto di pranzare a casa con la sua famiglia ed io, assuefatta, gli ho detto di sì per poi cambiare idea poco dopo aver parlato con le persone che ho accanto.
Il giorno seguente l'ho lasciato e in questi tre mesi ho notato come mi avesse svuotato.
Non avevo più hobby, mi sono ritrovata con la metà degli amici che avevo prima di lui, non sapevo come passare il tempo, che film realmente mi piacessero.
Ma alla fine avevo notato che mi stava spegnendo e ho aspettato a lungo prima di lasciarlo.
Da questa relazione sono rimasta delusa da me stessa perché ho rinunciato alla mia identità per stare dietro ai suoi cambi d'umore, alle sue paure, ai suoi hobby.
Adesso tra crisi e conquiste sto cercando di ricostruirmi e riscoprirmi piano piano.
La cosa più difficile è gestire che manifesta amore o affetto nei miei riguardi, anche colleghi/e universitari.
Se una persona mostra interesse relazionale nei miei riguardi mi allontano e smetto di parlarci.
Mi sembra tutto finto.
I messaggi con i cuoricini una farsa, le domande come "che fai" freddi riempitivi.
Non so come finirà questa cosa.
Non so come porre un limite alla mia irrazionalità in questo ambito.
Provo proprio repulsione nelle carinerie e mi dispiace tantissimo, vorrei che finisse questo sentimento stupido ma non so come fare.
Non so come gestirlo e convincermi che non ci sia ragione di sentire ciò.
Grazie in anticipo.
[#1]
Gentile utente,
Non possiamo smetterla di sentire ciò che sentiamo, come non possiamo smettere di vedere ciò che vediamo, se non chiudendo gli occhi: e nella nostra similitudine, chiudere gli occhi su pensieri ed emozioni si può definire come evitamento.
L'evitamento permette di non considerare il problema, di non farsi carico di quanto di doloroso si vive, di posticipare il momento della resa dei conti con le parti di sé che ci chiedono di essere prese in considerazione: il costo, però, spesso si traduce in una sintomatologia psichica (ansiosa, o di altro tipo, in base al soggetto in questione).
Nel suo caso, quello che è nato come un problema relazionale l'ha messa di fronte a problematiche che sono divenute personali: scrivere qui è indubbiamente il primo passo verso un tentativo di cambiamento.
Il passo successivo potrebbe essere quello di contattare uno psicologo per sondare quanto le sta succedendo, al fine di acquisire consapevolezza in merito alla problematica ed al suo modo di affrontare la crisi, così da tornare ad avere emozioni e sensazioni più in sintonia con la propria personalità.
Un saluto
Non possiamo smetterla di sentire ciò che sentiamo, come non possiamo smettere di vedere ciò che vediamo, se non chiudendo gli occhi: e nella nostra similitudine, chiudere gli occhi su pensieri ed emozioni si può definire come evitamento.
L'evitamento permette di non considerare il problema, di non farsi carico di quanto di doloroso si vive, di posticipare il momento della resa dei conti con le parti di sé che ci chiedono di essere prese in considerazione: il costo, però, spesso si traduce in una sintomatologia psichica (ansiosa, o di altro tipo, in base al soggetto in questione).
Nel suo caso, quello che è nato come un problema relazionale l'ha messa di fronte a problematiche che sono divenute personali: scrivere qui è indubbiamente il primo passo verso un tentativo di cambiamento.
Il passo successivo potrebbe essere quello di contattare uno psicologo per sondare quanto le sta succedendo, al fine di acquisire consapevolezza in merito alla problematica ed al suo modo di affrontare la crisi, così da tornare ad avere emozioni e sensazioni più in sintonia con la propria personalità.
Un saluto
Dott. Stefano Bandini
Psicologo, Perfezionato in Psicologia Perinatale
dottorbandini@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 631 visite dal 24/01/2024.
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