Infatuazione, amore o paura?
Buongiorno a tutti e grazie in anticipo per eventuali risposte... cercherò di essere il più chiara possibile.
Due mesi fa ho iniziato a frequentare questo ragazzo, e con grande sorpresa mi sono resa conto di essere molto a mio agio con lui, sono me stessa senza problemi e non mi vergogno di quella che sono in sua presenza.
Dopo qualche uscita, ci siamo baciati e da quel momento è come se fossimo già all'inizio di un'evidente relazione o comunque una conoscenza più approfondita (ci baciamo ogni volta che ci vediamo insomma).
Da qualche giorno a questa parte però ho iniziato ad interrogarmi su ciò che provo effettivamente e non è la prima volta che mi succede, diciamo che ogni volta che ho una sorta di frequentazione, ad un certo punto, arrivano questi dubbi...dubbi del tipo "ma sono innamorata veramente?
e se non fosse così?
" "però ci siamo baciati, se non volessi avere una relazione come glielo dico?
" "lo sto prendendo in giro?
" e roba simile...
Il problema è, che a furia di chiedermi queste cose, mi autoconvinco di non essere interessata fino a quel punto, seppur con lui stia bene.
È più forte di me, sono domande che mi faccio continuamente e faccio anche fatica a fidarmi...sono sempre stata presa in giro, quindi non credo molto a ciò che mi viene detto, (soprattutto se c'è un ragazzo interessato a me) è come se dietro ogni cosa o frase bella ci sia un tranello...
Il punto è che mi sono stancata di vivere continuamente nei dubbi e nelle insicurezze...vorrei "lasciarmi andare" e vivere di più...ma poi mi dico..."se lo faccio, e comunque non sono interessata fino in fondo di lui?
che faccio?
".
Automaticamente, per non farmi continuamente queste innumerevoli domande, mi convinco di ciò che penso e tronco la cosa...sempre...
Due mesi fa ho iniziato a frequentare questo ragazzo, e con grande sorpresa mi sono resa conto di essere molto a mio agio con lui, sono me stessa senza problemi e non mi vergogno di quella che sono in sua presenza.
Dopo qualche uscita, ci siamo baciati e da quel momento è come se fossimo già all'inizio di un'evidente relazione o comunque una conoscenza più approfondita (ci baciamo ogni volta che ci vediamo insomma).
Da qualche giorno a questa parte però ho iniziato ad interrogarmi su ciò che provo effettivamente e non è la prima volta che mi succede, diciamo che ogni volta che ho una sorta di frequentazione, ad un certo punto, arrivano questi dubbi...dubbi del tipo "ma sono innamorata veramente?
e se non fosse così?
" "però ci siamo baciati, se non volessi avere una relazione come glielo dico?
" "lo sto prendendo in giro?
" e roba simile...
Il problema è, che a furia di chiedermi queste cose, mi autoconvinco di non essere interessata fino a quel punto, seppur con lui stia bene.
È più forte di me, sono domande che mi faccio continuamente e faccio anche fatica a fidarmi...sono sempre stata presa in giro, quindi non credo molto a ciò che mi viene detto, (soprattutto se c'è un ragazzo interessato a me) è come se dietro ogni cosa o frase bella ci sia un tranello...
Il punto è che mi sono stancata di vivere continuamente nei dubbi e nelle insicurezze...vorrei "lasciarmi andare" e vivere di più...ma poi mi dico..."se lo faccio, e comunque non sono interessata fino in fondo di lui?
che faccio?
".
Automaticamente, per non farmi continuamente queste innumerevoli domande, mi convinco di ciò che penso e tronco la cosa...sempre...
[#1]
Cara utente,
sta dicendo che forse non è tanto interessata a questo ragazzo da voler avere con lui una relazione. Per questo teme di "prenderlo in giro", ma nello stesso tempo scrive: "faccio anche fatica a fidarmi...sono sempre stata presa in giro, quindi non credo molto a ciò che mi viene detto".
Sono cose diverse, apparentemente opposte: teme di prendere in giro, o di essere presa in giro? Oppure pensa di non volersi abbandonare al sentimento che prova perché è stata resa cauta dalle esperienze passate?
Tutto questo riguarda forse una situazione molto semplice: due giovani provano reciproco interesse e attrazione (non le sembra naturale?) e per questo escono insieme, si parlano, si baciano, approfondiscono per gradi attrazione e conoscenza, nell'ambito di un incontro di natura sentimental-sessuale.
I nostri nonni di fronte a questa situazione sorridevano dicendo: "Se son rose, fioriranno". Raccomandavano ai due giovani la cautela, perché non è opportuno bruciare esperienze e sperimentare sensazioni forti in questi primi passi, per esempio avendo rapporti sessuali non ancora realmente desiderati e non adeguati alla natura della relazione, ancora indefinita. Raccomandavano anche di non fare promesse avventate, iniziando una relazione quando ancora non si sa se è opportuno.
Non crede che questo procedere a piccoli passi sia saggio? Cosa può impedirle di incontrare questo ragazzo senza compromettersi con azioni e promesse ancora premature, e dunque senza prendere in giro lui e senza esporsi ad essere presa in giro?
Per qualunque altro dubbio, siamo qui.
sta dicendo che forse non è tanto interessata a questo ragazzo da voler avere con lui una relazione. Per questo teme di "prenderlo in giro", ma nello stesso tempo scrive: "faccio anche fatica a fidarmi...sono sempre stata presa in giro, quindi non credo molto a ciò che mi viene detto".
Sono cose diverse, apparentemente opposte: teme di prendere in giro, o di essere presa in giro? Oppure pensa di non volersi abbandonare al sentimento che prova perché è stata resa cauta dalle esperienze passate?
Tutto questo riguarda forse una situazione molto semplice: due giovani provano reciproco interesse e attrazione (non le sembra naturale?) e per questo escono insieme, si parlano, si baciano, approfondiscono per gradi attrazione e conoscenza, nell'ambito di un incontro di natura sentimental-sessuale.
I nostri nonni di fronte a questa situazione sorridevano dicendo: "Se son rose, fioriranno". Raccomandavano ai due giovani la cautela, perché non è opportuno bruciare esperienze e sperimentare sensazioni forti in questi primi passi, per esempio avendo rapporti sessuali non ancora realmente desiderati e non adeguati alla natura della relazione, ancora indefinita. Raccomandavano anche di non fare promesse avventate, iniziando una relazione quando ancora non si sa se è opportuno.
Non crede che questo procedere a piccoli passi sia saggio? Cosa può impedirle di incontrare questo ragazzo senza compromettersi con azioni e promesse ancora premature, e dunque senza prendere in giro lui e senza esporsi ad essere presa in giro?
Per qualunque altro dubbio, siamo qui.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie mille per la risposta Dottoressa Anna.
Diciamo che si, temo entrambe le cose..temo di essere presa in giro e ho paura di prendere in giro allo stesso tempo..
È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione..non avendone mai avuta una, sicuramente la temo o non mi sento all'altezza di poterne gestire una.
Frequentarsi però, non deve per forza portare ad una relazione no? cerco di convincermene,ma è difficile.. è come se, baciando l'altra persona, gli stessi dando delle "speranze" non so..
Diciamo che si, temo entrambe le cose..temo di essere presa in giro e ho paura di prendere in giro allo stesso tempo..
È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione..non avendone mai avuta una, sicuramente la temo o non mi sento all'altezza di poterne gestire una.
Frequentarsi però, non deve per forza portare ad una relazione no? cerco di convincermene,ma è difficile.. è come se, baciando l'altra persona, gli stessi dando delle "speranze" non so..
[#3]
Gentile utente,
proviamo a distinguere i sentimenti, i valori, i desideri della persona -in questo caso lei- da quella che è la prescrizione sociale, che in questi anni è diventata pervasiva e impone comportamenti uniformi a tutti, peggio di un regime dittatoriale.
Nel costume attuale, ogni frequentazione di un ragazzo e di una ragazza deve per forza diventare una "relazione", sempre e subito.
La frequentazione amichevole sembra scomparsa o relegata a quei casi nei quali i due si considerano fisicamente respingenti. Anche nella sfera dell'iniziale attrazione non si vorrebbe nessuna cura per la conoscenza reciproca né per lo sviluppo graduale di sentimenti e di erotismo.
Nessuna cura per un altro elemento che eviterebbe tanti dispiaceri ed equivoci successivi: lo stabilire chiaramente ciò che è voluto da entrambi (fedeltà o meno, libertà di frequentare amici e di svolgere attività di svago da soli o con altri, impegno in vista di un futuro insieme, etc.).
La mancanza di questi elementi provoca spesso la conseguenza che uomini e donne abbiano sofferenze e disturbi sia nella sfera sessuale, sia in quella relazionale. In pratica, si prescrive la "relazione" senza dire cosa poi questa relazione debba essere né a cosa debba portare.
Nel suo caso, lei dice: "È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione..non avendone mai avuta una, sicuramente la temo o non mi sento all'altezza di poterne gestire una".
Vede bene che da un canto lei accetta la prescrizione sociale ("È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione"), dall'altro ha chiaro che ancora "non mi sento all'altezza di poterne gestire una".
Dunque sta ancora esplorando le sue capacità di sentimento, di attrazione, di confidenza, di abbandono, sia con questo ragazzo, sia forse più in generale. Esserne consapevole e dirlo al ragazzo che frequenta mi sembra la cosa migliore, il modo per non prendere in giro e non essere presa in giro.
Aggiungo due elementi fisiologici, perché forse la natura, che non cambia in fretta come la moda, andrebbe ascoltata di più. Un tempo si diceva -questo anche all'epoca in cui le ragazze si sposavano a quindici anni- che una donna prima dei vent'anni non è sessualmente matura, non prova una vera, profonda attrazione. Inoltre, se è vero che le donne oggi fanno i figli troppo avanti negli anni, è anche vero che le gravidanze precoci -prima dei venti- possono essere nocive per la mamma e per il bambino, e anche questo testimonia che la maturazione sessuale non avviene poi così precocemente.
Pare anche che la pulsione sessuale maschile sia più forte e indifferenziata di quella femminile, e in ogni caso il costume prescrive ancora ai maschi una serie di "conquiste", con l'effetto di separare, per loro, l'attività sessuale dall'amore.
Per questo è sciocco che oggi molte ragazze ci chiedano: "Mi ha detto che vuol fare l'amore con me, quindi vuol dire che mi ama, vero?".
Questo è forse l'equivoco più doloroso prodotto dal costume odierno; e forse il motivo per cui lei si è spesso sentita "presa in giro".
Ci sarebbero altre considerazioni da fare, ma lascio a lei il tempo di riflettere.
Buone cose.
proviamo a distinguere i sentimenti, i valori, i desideri della persona -in questo caso lei- da quella che è la prescrizione sociale, che in questi anni è diventata pervasiva e impone comportamenti uniformi a tutti, peggio di un regime dittatoriale.
Nel costume attuale, ogni frequentazione di un ragazzo e di una ragazza deve per forza diventare una "relazione", sempre e subito.
La frequentazione amichevole sembra scomparsa o relegata a quei casi nei quali i due si considerano fisicamente respingenti. Anche nella sfera dell'iniziale attrazione non si vorrebbe nessuna cura per la conoscenza reciproca né per lo sviluppo graduale di sentimenti e di erotismo.
Nessuna cura per un altro elemento che eviterebbe tanti dispiaceri ed equivoci successivi: lo stabilire chiaramente ciò che è voluto da entrambi (fedeltà o meno, libertà di frequentare amici e di svolgere attività di svago da soli o con altri, impegno in vista di un futuro insieme, etc.).
La mancanza di questi elementi provoca spesso la conseguenza che uomini e donne abbiano sofferenze e disturbi sia nella sfera sessuale, sia in quella relazionale. In pratica, si prescrive la "relazione" senza dire cosa poi questa relazione debba essere né a cosa debba portare.
Nel suo caso, lei dice: "È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione..non avendone mai avuta una, sicuramente la temo o non mi sento all'altezza di poterne gestire una".
Vede bene che da un canto lei accetta la prescrizione sociale ("È come se per me, frequentarsi, debba per forza portare ad una relazione"), dall'altro ha chiaro che ancora "non mi sento all'altezza di poterne gestire una".
Dunque sta ancora esplorando le sue capacità di sentimento, di attrazione, di confidenza, di abbandono, sia con questo ragazzo, sia forse più in generale. Esserne consapevole e dirlo al ragazzo che frequenta mi sembra la cosa migliore, il modo per non prendere in giro e non essere presa in giro.
Aggiungo due elementi fisiologici, perché forse la natura, che non cambia in fretta come la moda, andrebbe ascoltata di più. Un tempo si diceva -questo anche all'epoca in cui le ragazze si sposavano a quindici anni- che una donna prima dei vent'anni non è sessualmente matura, non prova una vera, profonda attrazione. Inoltre, se è vero che le donne oggi fanno i figli troppo avanti negli anni, è anche vero che le gravidanze precoci -prima dei venti- possono essere nocive per la mamma e per il bambino, e anche questo testimonia che la maturazione sessuale non avviene poi così precocemente.
Pare anche che la pulsione sessuale maschile sia più forte e indifferenziata di quella femminile, e in ogni caso il costume prescrive ancora ai maschi una serie di "conquiste", con l'effetto di separare, per loro, l'attività sessuale dall'amore.
Per questo è sciocco che oggi molte ragazze ci chiedano: "Mi ha detto che vuol fare l'amore con me, quindi vuol dire che mi ama, vero?".
Questo è forse l'equivoco più doloroso prodotto dal costume odierno; e forse il motivo per cui lei si è spesso sentita "presa in giro".
Ci sarebbero altre considerazioni da fare, ma lascio a lei il tempo di riflettere.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 23/01/2024.
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