Panico al pensiero della possibile morte della nonna
Gentilissimi dottori,
Vi scrivo a causa di una difficoltà diventata ormai panico.
Premetto che sin da bambina ho sempre avuto estrema difficoltà nei riguardi della morte, pur non avendo subìto un grave lutto sino al Febbraio 2019, e credo che in parte possa dipendere dai racconti e dalla situazione di mia madre provocati dal forte dolore (mai superato) del lutto per la prematura morte del papà, avvenuta quando lei aveva poco meno di diciassette anni e mio nonno quasi quarantaquattro anni.
Ora, come anticipato, nel Febbraio del 2019 viene a mancare mia nonna paterna.
Per me comincia un periodo davvero difficile, il mondo si sgretola e il dolore è troppo forte; trovavo un attimo di conforto solo nell'andare al cimitero da lei e portarle qualche fiore.
Dubito di aver superato quel lutto e, nonostante non viva la stessa situazione di quel periodo, capisco di non essere andata molto oltre.
In questo momento il panico che mi prende riguarda mia nonna materna.
Ha molte problematiche di salute, ha quasi ottantotto anni e, ultimamente noto un peggioramento della sua memoria: a volte mi fa discorsi confusi, oppure non ricorda cose che ha sempre fatto, cibi che ha già mangiato in passato etc... ultimamente mi ha chiesto quale fosse il mio cognome, se avessi molti parenti e, poco dopo essere andata via da casa sua dopo una visita, non ricordava più chi le avesse fatto visita.
Tutto questo, le sue problematiche di salute fisiche e l'età mi stanno facendo vivere in un incubo: ho paura di perderla da un momento all'altro, ho paura possa morire, di ripiombare nell'inferno del 2019 sapendo che non potrò rivederla mai più.
Sono nel panico e non so cosa fare... Aggiungo che, sotto controllo medico, assumo da tempo 15 gocce di Xanax per poter dormire la notte e dieci durante il gg solo in caso di necessità, queste ultime però non mi aiutano, non mi calmano e nonostante le assuma l'ansia non passa... So che la morte fa parte della vita, so che è la normalità degli eventi, ma non riesco ad accettarla e ogni volta che vedo mia nonna temo possa essere l'ultima.
Ringrazio in anticipo chiunque vorrà dedicarmi del tempo e rispondere.
Vi scrivo a causa di una difficoltà diventata ormai panico.
Premetto che sin da bambina ho sempre avuto estrema difficoltà nei riguardi della morte, pur non avendo subìto un grave lutto sino al Febbraio 2019, e credo che in parte possa dipendere dai racconti e dalla situazione di mia madre provocati dal forte dolore (mai superato) del lutto per la prematura morte del papà, avvenuta quando lei aveva poco meno di diciassette anni e mio nonno quasi quarantaquattro anni.
Ora, come anticipato, nel Febbraio del 2019 viene a mancare mia nonna paterna.
Per me comincia un periodo davvero difficile, il mondo si sgretola e il dolore è troppo forte; trovavo un attimo di conforto solo nell'andare al cimitero da lei e portarle qualche fiore.
Dubito di aver superato quel lutto e, nonostante non viva la stessa situazione di quel periodo, capisco di non essere andata molto oltre.
In questo momento il panico che mi prende riguarda mia nonna materna.
Ha molte problematiche di salute, ha quasi ottantotto anni e, ultimamente noto un peggioramento della sua memoria: a volte mi fa discorsi confusi, oppure non ricorda cose che ha sempre fatto, cibi che ha già mangiato in passato etc... ultimamente mi ha chiesto quale fosse il mio cognome, se avessi molti parenti e, poco dopo essere andata via da casa sua dopo una visita, non ricordava più chi le avesse fatto visita.
Tutto questo, le sue problematiche di salute fisiche e l'età mi stanno facendo vivere in un incubo: ho paura di perderla da un momento all'altro, ho paura possa morire, di ripiombare nell'inferno del 2019 sapendo che non potrò rivederla mai più.
Sono nel panico e non so cosa fare... Aggiungo che, sotto controllo medico, assumo da tempo 15 gocce di Xanax per poter dormire la notte e dieci durante il gg solo in caso di necessità, queste ultime però non mi aiutano, non mi calmano e nonostante le assuma l'ansia non passa... So che la morte fa parte della vita, so che è la normalità degli eventi, ma non riesco ad accettarla e ogni volta che vedo mia nonna temo possa essere l'ultima.
Ringrazio in anticipo chiunque vorrà dedicarmi del tempo e rispondere.
[#1]
Gentile utente,
mi dispiace profondamente per l'angoscia che sta vivendo.
Probabilmente aver ascoltato da bambina i racconti di sua madre sulla morte di suo nonno, e averne colto oltre le parole, l'impotenza, lo sgomento e lo smarrimento, l'ha esposta ad un dolore forte, violento, senza alcun riparo. Dolore che inoltre proveniva da sua madre, dalla quale avrebbe voluto sentirsi protetta e rappresentarsi come una persona forte, in grado di reggere su di sé ogni pericolo e dolore.
Sembrerebbe quindi che lei si sia fatta carico della sofferenza e della perdita-presumibilmente inelaborate- subìte da sua madre, alle quali si è aggiunta successivamente la sua perdita, quella di sua nonna paterna; così il suo mondo si è sgretolato dal troppo dolore.
A volte traumi, dolori o paure, possono risultare così spaventosi o intollerabili per una persona, da renderne difficile o impossibile l'elaborazione, portandola a trasmetterli ai propri figli, i quali poi si ritrovano spesso ad affrontare gli eventi così temuti con ancora più paura, sentendo forse di non poter contare su una solidità o sicurezza interna.
Io le suggerirei di intraprendere un percorso di supporto psicologico per dar voce al lutto di sua nonna, rimasto forse inascoltato, ai suoi vissuti e alla sua storia, ed essere aiutata a comprendere e distinguere quel che è suo, che proviene cioè dal suo mondo interno, da quel che non lo è, e che in esso è stato depositato.
Questo le permetterà anche di lavorare sull'accettazione della morte propria e degli altri, come condizione ineludibile della vita, che però non toglie ad essa la sua bellezza e le sue possibilità, e potrebbe persino, alla luce della sua precarietà, attribuire un maggior valore a ciascun gesto, giorno, ai comportamenti e alle scelte.
In ogni caso, nel percorso psicologico lei potrà eventualmente sentire e scegliere se distanziarsi dalla paura e dalla perdita subìte da sua madre, riconoscendole come qualcosa che non le appartiene intimamente, oppure farle proprie, perché in fondo non provengono poi da così lontano.
Nel primo caso potrà essere aiutata e sostenuta, nel secondo, cogliere un senso, al di là del dolore e della paura, nella possibilità di affrontarle ed elaborarle.
Auguri di cuore.
mi dispiace profondamente per l'angoscia che sta vivendo.
Probabilmente aver ascoltato da bambina i racconti di sua madre sulla morte di suo nonno, e averne colto oltre le parole, l'impotenza, lo sgomento e lo smarrimento, l'ha esposta ad un dolore forte, violento, senza alcun riparo. Dolore che inoltre proveniva da sua madre, dalla quale avrebbe voluto sentirsi protetta e rappresentarsi come una persona forte, in grado di reggere su di sé ogni pericolo e dolore.
Sembrerebbe quindi che lei si sia fatta carico della sofferenza e della perdita-presumibilmente inelaborate- subìte da sua madre, alle quali si è aggiunta successivamente la sua perdita, quella di sua nonna paterna; così il suo mondo si è sgretolato dal troppo dolore.
A volte traumi, dolori o paure, possono risultare così spaventosi o intollerabili per una persona, da renderne difficile o impossibile l'elaborazione, portandola a trasmetterli ai propri figli, i quali poi si ritrovano spesso ad affrontare gli eventi così temuti con ancora più paura, sentendo forse di non poter contare su una solidità o sicurezza interna.
Io le suggerirei di intraprendere un percorso di supporto psicologico per dar voce al lutto di sua nonna, rimasto forse inascoltato, ai suoi vissuti e alla sua storia, ed essere aiutata a comprendere e distinguere quel che è suo, che proviene cioè dal suo mondo interno, da quel che non lo è, e che in esso è stato depositato.
Questo le permetterà anche di lavorare sull'accettazione della morte propria e degli altri, come condizione ineludibile della vita, che però non toglie ad essa la sua bellezza e le sue possibilità, e potrebbe persino, alla luce della sua precarietà, attribuire un maggior valore a ciascun gesto, giorno, ai comportamenti e alle scelte.
In ogni caso, nel percorso psicologico lei potrà eventualmente sentire e scegliere se distanziarsi dalla paura e dalla perdita subìte da sua madre, riconoscendole come qualcosa che non le appartiene intimamente, oppure farle proprie, perché in fondo non provengono poi da così lontano.
Nel primo caso potrà essere aiutata e sostenuta, nel secondo, cogliere un senso, al di là del dolore e della paura, nella possibilità di affrontarle ed elaborarle.
Auguri di cuore.
Psicologa e Assistente Sociale
www.psicosocialmente.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 943 visite dal 16/01/2024.
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