Quale terapia per pensieri ossessivi da relazione e ansia
Negli ultimi mesi sto avendo una forte difficoltà emotiva nell'affrontare la relazione con la mia compagna.
Ci frequentiamo da quasi un anno, la relazione è nata, da parte mia, per una forte condivisione di interessi e una certa attrazione a cui però forse non ho dato molta importanza all'inizio.
Vivo con ansia e tanti dubbi, i momenti in cui siamo assieme e non riesco di fatto ad essere felice di quello che sto vivendo.
I pensieri ossessivi e dubbi sulla relazione sono ormai costanti, ogni giorno, da qualche mese e non riesco a venirne a capo: a volte vorrei trovare il coraggio di troncare la relazione, perché forse, ascoltandomi dentro, non sento quel coinvolgimento, quella felicità che dovrebbe essere il sintomo di una relazione completamente appagante, dall'altra ho paura di perderla.
Ho avuto dei crolli nervosi, con pianto, sia da solo che con lei quando abbiamo affrontato questi discorsi, e mi sento molto in colpa perché lei percepisce questo distacco e lo patisce molto.
Sicuramente questa situazione è figlia del fatto che questa è la prima relazione che ho con una donna, quindi non ho dei paragoni di situazioni vissute che possano aiutarmi a capire cosa è importante.
In passato sono sempre stato bloccato dalla timidezza in adolescenza e poi mi sono trascinato questo blocco anche dopo con ansia e problemi sessuali che non mi portavano ad evitare l'approccio con l'altro sesso.
In questo momento non riesco più a vivere bene a causa di questi pensieri costanti e umore basso, vorrei iniziare una terapia che mi aiuti a capire come affrontare la situazione.
Vorrei allo stesso tempo cogliere l'opportunità per parlare degli altri problemi che a fasi alterne ho vissuto e vivo: principalmente ansia (almeno credo), qualche periodo con umore basso e, dulcis in fundo, dei pensieri intrusivi (o almeno io li chiamo così da quello che ho letto), che ho sviluppato da una quindicina di anni, che riguardano la paura di perdere il controllo e buttarsi volontariamente da luoghi con una certa altezza.
E' difficile orientarsi tra le varie terapie, per le ossessioni dovrebbe essere indicata quella cognitivo-comportamentale, mi chiedo se può essere utile anche per gli altri aspetti, dove forse è indicata una psicoterapia classica.
Cosa mi consigliate?
Ci frequentiamo da quasi un anno, la relazione è nata, da parte mia, per una forte condivisione di interessi e una certa attrazione a cui però forse non ho dato molta importanza all'inizio.
Vivo con ansia e tanti dubbi, i momenti in cui siamo assieme e non riesco di fatto ad essere felice di quello che sto vivendo.
I pensieri ossessivi e dubbi sulla relazione sono ormai costanti, ogni giorno, da qualche mese e non riesco a venirne a capo: a volte vorrei trovare il coraggio di troncare la relazione, perché forse, ascoltandomi dentro, non sento quel coinvolgimento, quella felicità che dovrebbe essere il sintomo di una relazione completamente appagante, dall'altra ho paura di perderla.
Ho avuto dei crolli nervosi, con pianto, sia da solo che con lei quando abbiamo affrontato questi discorsi, e mi sento molto in colpa perché lei percepisce questo distacco e lo patisce molto.
Sicuramente questa situazione è figlia del fatto che questa è la prima relazione che ho con una donna, quindi non ho dei paragoni di situazioni vissute che possano aiutarmi a capire cosa è importante.
In passato sono sempre stato bloccato dalla timidezza in adolescenza e poi mi sono trascinato questo blocco anche dopo con ansia e problemi sessuali che non mi portavano ad evitare l'approccio con l'altro sesso.
In questo momento non riesco più a vivere bene a causa di questi pensieri costanti e umore basso, vorrei iniziare una terapia che mi aiuti a capire come affrontare la situazione.
Vorrei allo stesso tempo cogliere l'opportunità per parlare degli altri problemi che a fasi alterne ho vissuto e vivo: principalmente ansia (almeno credo), qualche periodo con umore basso e, dulcis in fundo, dei pensieri intrusivi (o almeno io li chiamo così da quello che ho letto), che ho sviluppato da una quindicina di anni, che riguardano la paura di perdere il controllo e buttarsi volontariamente da luoghi con una certa altezza.
E' difficile orientarsi tra le varie terapie, per le ossessioni dovrebbe essere indicata quella cognitivo-comportamentale, mi chiedo se può essere utile anche per gli altri aspetti, dove forse è indicata una psicoterapia classica.
Cosa mi consigliate?
[#1]
Gentile utente,
non so cosa sia la "psicoterapia classica".
Con la sua, questa è la terza volta che leggo questa espressione qui su Medicitalia; fuori non l'ho mai sentita, e nemmeno la trovo cercando in Internet.
Un utente l'ha spiegata così: "quella in cui si parla della propria infanzia", quasi che risalire all'infanzia sia invece proibito in alcune terapie.
Forse lei allude "freudiana classica", ignorando che gli psicoanalisti freudiani classici non definiscono "psicoterapia" il proprio intervento.
Inoltre perfino gli psicoanalisti che si dichiarano ortodossi (tra i quali anche quelli che sostengono che nessuno può curare né venir curato, perché tutti sono e restano ugualmente sani/malati, senza distinzione) oggi usano metodi integrati, ossia tratti da varie teorie.
Venendo alla sua richiesta, dispiace che abbia atteso un'età così avanzata per cercare di alleviare i suoi sintomi, e meglio ancora guarirne.
Trova sull'Albo degli psicologi i professionisti della sua città. Può contattarli per telefono. Ne trova anche qui su Medicitalia. Può scegliere un percorso di persona o online, ampliando ancora il suo ambito di scelta.
L'importante è cominciare a curarsi, e non continuare a nascondersi dietro preoccupazioni che saranno fugate dal professionista con cui stabilirà un proficuo contatto.
Auguri.
non so cosa sia la "psicoterapia classica".
Con la sua, questa è la terza volta che leggo questa espressione qui su Medicitalia; fuori non l'ho mai sentita, e nemmeno la trovo cercando in Internet.
Un utente l'ha spiegata così: "quella in cui si parla della propria infanzia", quasi che risalire all'infanzia sia invece proibito in alcune terapie.
Forse lei allude "freudiana classica", ignorando che gli psicoanalisti freudiani classici non definiscono "psicoterapia" il proprio intervento.
Inoltre perfino gli psicoanalisti che si dichiarano ortodossi (tra i quali anche quelli che sostengono che nessuno può curare né venir curato, perché tutti sono e restano ugualmente sani/malati, senza distinzione) oggi usano metodi integrati, ossia tratti da varie teorie.
Venendo alla sua richiesta, dispiace che abbia atteso un'età così avanzata per cercare di alleviare i suoi sintomi, e meglio ancora guarirne.
Trova sull'Albo degli psicologi i professionisti della sua città. Può contattarli per telefono. Ne trova anche qui su Medicitalia. Può scegliere un percorso di persona o online, ampliando ancora il suo ambito di scelta.
L'importante è cominciare a curarsi, e non continuare a nascondersi dietro preoccupazioni che saranno fugate dal professionista con cui stabilirà un proficuo contatto.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buon pomeriggio, grazie per la risposta. Chiaramente i miei sono termini da profano, probabilmente mi riferivo alla psicoanalisi come da lei descritta. Ho già cercato gli elenchi dei professionisti della mia zona e proprio perché vedo differenze nel tipo di approccio e nella descrizione, anche dettagliata, dei differenti metodi di intervento e specializzazioni, mi chiedo se ce ne possa essere uno più consigliabile rispetto ad un altro, in modo da cercare di fare una scelta più consapevole.
[#3]
Gentile utente,
avendo letto tutte le sue email temo che il suo desiderio di fare "una scelta più consapevole" sia frutto del suo perfezionismo, del suo bisogno di controllo.
E' anche vero che noi professionisti della psiche, in Italia più che altrove, abbiamo sollevato un polverone confondente per il pubblico accapigliandoci su metodi e criteri di scuola, quando poi l'unica cosa che realmente tutti realizziamo è quella di far sperimentare al paziente la modifica delle sue idee, dei suoi stati emotivi, dei suoi comportamenti disfunzionali, nel luogo protetto del colloquio psicologico.
In questo setting si sperimenta la relazione favorevole col curante, non più punitiva e castratoria, e questo permette al paziente il cambiamento.
Che questo avvenga richiamando l'infanzia stesi su un lettino per anni (psicoanalisi), o verificando le proprie "resistenze" nell'eseguire i compiti prescritti da un esperto cognitivo-comportamentale, o provando sensazioni corporee nuove, come avviene nelle terapie sensoriali, bioenergetica eccetera, il risultato è sempre quello di far uscire la mente dagli schemi stereotipati nei quali si era rifugiata nell'infanzia e che non sono più adatti a venti o a cinquant'anni.
Le fornisco subito un esempio tratto da certe sue parole della prima email: "a volte vorrei trovare il coraggio di troncare la relazione, perché forse, ascoltandomi dentro, non sento quel coinvolgimento, quella felicità che dovrebbe essere il sintomo di una relazione completamente appagante, dall'altra ho paura di perderla".
Sembra che lei si aspetti dall'innamoramento, come un tredicenne, un sentimento accecante come il flash della droga. Spera, come una fanciulla diciottenne da romanzo ottocentesco, che l'amore la rapisca da ogni sofferenza terrena e la porti sulle stelle.
In questa illusione, tanto più cristallizzata perché, come dice, non ha fatto le esperienze che accompagnano in genere la vita, lei perde il buono della sua relazione, quello che le fa avvertire la paura di perderla, quello che la fa sentire teneramente sollecito della sofferenza della sua partner.
Mi fermo qui. Si affidi al curante per il quale proverà maggiore empatia e fiducia. Ci sarà molto da lavorare, in vista di un proficuo cambiamento, ma intanto non si precluda di godersi anche quello che ha già.
Auguri.
avendo letto tutte le sue email temo che il suo desiderio di fare "una scelta più consapevole" sia frutto del suo perfezionismo, del suo bisogno di controllo.
E' anche vero che noi professionisti della psiche, in Italia più che altrove, abbiamo sollevato un polverone confondente per il pubblico accapigliandoci su metodi e criteri di scuola, quando poi l'unica cosa che realmente tutti realizziamo è quella di far sperimentare al paziente la modifica delle sue idee, dei suoi stati emotivi, dei suoi comportamenti disfunzionali, nel luogo protetto del colloquio psicologico.
In questo setting si sperimenta la relazione favorevole col curante, non più punitiva e castratoria, e questo permette al paziente il cambiamento.
Che questo avvenga richiamando l'infanzia stesi su un lettino per anni (psicoanalisi), o verificando le proprie "resistenze" nell'eseguire i compiti prescritti da un esperto cognitivo-comportamentale, o provando sensazioni corporee nuove, come avviene nelle terapie sensoriali, bioenergetica eccetera, il risultato è sempre quello di far uscire la mente dagli schemi stereotipati nei quali si era rifugiata nell'infanzia e che non sono più adatti a venti o a cinquant'anni.
Le fornisco subito un esempio tratto da certe sue parole della prima email: "a volte vorrei trovare il coraggio di troncare la relazione, perché forse, ascoltandomi dentro, non sento quel coinvolgimento, quella felicità che dovrebbe essere il sintomo di una relazione completamente appagante, dall'altra ho paura di perderla".
Sembra che lei si aspetti dall'innamoramento, come un tredicenne, un sentimento accecante come il flash della droga. Spera, come una fanciulla diciottenne da romanzo ottocentesco, che l'amore la rapisca da ogni sofferenza terrena e la porti sulle stelle.
In questa illusione, tanto più cristallizzata perché, come dice, non ha fatto le esperienze che accompagnano in genere la vita, lei perde il buono della sua relazione, quello che le fa avvertire la paura di perderla, quello che la fa sentire teneramente sollecito della sofferenza della sua partner.
Mi fermo qui. Si affidi al curante per il quale proverà maggiore empatia e fiducia. Ci sarà molto da lavorare, in vista di un proficuo cambiamento, ma intanto non si precluda di godersi anche quello che ha già.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#4]
Utente
La ringrazio per la spiegazione e il supporto, mi rivedo molto nelle cose che ha detto, chiaramente mi mancano degli strumenti e questo mi sta bloccando e non mi fa vivere bene il momento. Mi affiderò a un professionista che mi aiuti ad affrontare meglio questa situazione e a vivere in modo più sereno. Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 839 visite dal 15/01/2024.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.