Non vedo più via di uscita
Buonasera Dottori,
Scrivo perché non so più cosa fare, forse presa anche un po' dalla disperazione
Sono una ragazza di 27 anni, lavoratrice e studente e soffro di disturbi d'ansia e attacchi di panico ormai da anni (credo di aver avuto il mio primo attacco di panico, prima ancora di sapere cosa fosse, intorno agli 8/9 anni).
La mia dottoressa, prima di andare in pensione l'ha descritto, se non ricordo male, come un disturbo d'ansia depressivo, ma al tempo, fatta eccezione per qualche episodio o qualche giorno in cui mi sentivo un po' più giù, riuscivo a condurre una vita normale.
A novembre è venuta a mancare la mia anziana nonna, malata da anni e che viveva distante da noi, e da lì per me è iniziato un declino che non sono riuscita a controllare e che non immaginavo.
Il mio stato d'animo è peggiorato tantissimo, non ho praticamente voglia di vedere, parlare, ascoltare nessuno, faccio fatica ad alzarmi dal letto e fatico a vedere e parlare con le persone (l'unico motivo che mi spinge a portare avanti le attività quotidiane è la paura di cadere nel tunnel).
Sono sempre nervosa, se non sono nervosa mi sento estremamente triste e spossata... la notte non riesco a dormire e anche quando riesco faccio solo incubi e mi sveglio più stanca di prima...
È una cosa brutta da dire, ma 2 cose che mi danno conforto, entrambe dopo aver bevuto un po' di alcol, e sono: (1) mettermi le cuffie e sentire della musica che mi aiuti ad immaginare un mondo ideale... (2) immergermi nei social o in qualche serie tv per ore... e solo in quel momento mi sento anestetizzata... in quel momento tutto quello che ho intorno si ovatta e sto meglio.
La cosa che più mi spaventa, complici altri eventi che sono accaduti, è che in certi momenti è come se il mio cervello iniziasse a pensare da solo, è inizia a dire "guardati, fai pena", "sei ridicola ", "la tua vita non merita di essere vissuta", "se domani tu non ci dovessi più essere, sarebbe solo un peso in meno per le persone".
Quando mi vengono in mente queste cose sento che non sono io... è difficile da spiegare ma è come se non fossi più nel mio corpo e non ne avessi più il controllo...allora l'unica cosa che riesco a fare è piangere e disperarmi... e tutto questo praticamente succede ormai ogni sera.
So che devo chiedere un aiuto, ma nessuno intorno a me appoggia questa cosa.
I miei genitori non hanno mai voluto che parlassi dei miei disturbi d'ansia alle persone, sin da quando ero piccola.
E ancora meno mi hanno mai portato da uno psicologo, anzi guai.
Mi veniva sempre detto "te la devi risolvere da sola, devi essere forte".
Ho un fratello che la pensa allo stesso modo.
Non ho molti amici con cui parlare e non ho un compagno.
E sono consapevole di essere una persona adulta e se volessi potrei tranquillamente prendere un appuntamento e vedere qualcuno, ma ho paura e sono pietrificata... so che anche questo consulto non potrà mai darmi l'aiuto di cui ho bisogno, ma almeno ora un po' di conforto riesce a darmelo
Scrivo perché non so più cosa fare, forse presa anche un po' dalla disperazione
Sono una ragazza di 27 anni, lavoratrice e studente e soffro di disturbi d'ansia e attacchi di panico ormai da anni (credo di aver avuto il mio primo attacco di panico, prima ancora di sapere cosa fosse, intorno agli 8/9 anni).
La mia dottoressa, prima di andare in pensione l'ha descritto, se non ricordo male, come un disturbo d'ansia depressivo, ma al tempo, fatta eccezione per qualche episodio o qualche giorno in cui mi sentivo un po' più giù, riuscivo a condurre una vita normale.
A novembre è venuta a mancare la mia anziana nonna, malata da anni e che viveva distante da noi, e da lì per me è iniziato un declino che non sono riuscita a controllare e che non immaginavo.
Il mio stato d'animo è peggiorato tantissimo, non ho praticamente voglia di vedere, parlare, ascoltare nessuno, faccio fatica ad alzarmi dal letto e fatico a vedere e parlare con le persone (l'unico motivo che mi spinge a portare avanti le attività quotidiane è la paura di cadere nel tunnel).
Sono sempre nervosa, se non sono nervosa mi sento estremamente triste e spossata... la notte non riesco a dormire e anche quando riesco faccio solo incubi e mi sveglio più stanca di prima...
È una cosa brutta da dire, ma 2 cose che mi danno conforto, entrambe dopo aver bevuto un po' di alcol, e sono: (1) mettermi le cuffie e sentire della musica che mi aiuti ad immaginare un mondo ideale... (2) immergermi nei social o in qualche serie tv per ore... e solo in quel momento mi sento anestetizzata... in quel momento tutto quello che ho intorno si ovatta e sto meglio.
La cosa che più mi spaventa, complici altri eventi che sono accaduti, è che in certi momenti è come se il mio cervello iniziasse a pensare da solo, è inizia a dire "guardati, fai pena", "sei ridicola ", "la tua vita non merita di essere vissuta", "se domani tu non ci dovessi più essere, sarebbe solo un peso in meno per le persone".
Quando mi vengono in mente queste cose sento che non sono io... è difficile da spiegare ma è come se non fossi più nel mio corpo e non ne avessi più il controllo...allora l'unica cosa che riesco a fare è piangere e disperarmi... e tutto questo praticamente succede ormai ogni sera.
So che devo chiedere un aiuto, ma nessuno intorno a me appoggia questa cosa.
I miei genitori non hanno mai voluto che parlassi dei miei disturbi d'ansia alle persone, sin da quando ero piccola.
E ancora meno mi hanno mai portato da uno psicologo, anzi guai.
Mi veniva sempre detto "te la devi risolvere da sola, devi essere forte".
Ho un fratello che la pensa allo stesso modo.
Non ho molti amici con cui parlare e non ho un compagno.
E sono consapevole di essere una persona adulta e se volessi potrei tranquillamente prendere un appuntamento e vedere qualcuno, ma ho paura e sono pietrificata... so che anche questo consulto non potrà mai darmi l'aiuto di cui ho bisogno, ma almeno ora un po' di conforto riesce a darmelo
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Gentile utente,
È evidente quanto questa situazione ormai incancrenita le risulti faticosa, difficile e penosa da sostenere; purtroppo, quando una sintomatologia viene trascurata per lungo tempo, nel suo caso per anni, è frequente che ai primi episodi, che talvolta sono più semplici da comprendere, si associno altre problematiche che amplificano il disagio.
Lungi da me fargliene una colpa: è frequente nella nostra società non trattare la sofferenza psicologica al pari di quella fisica; spesso si corre al rimedio molto più tardi rispetto a quanto sarebbe occorso per limitarne l'espansione.
Il fatto che sino ad oggi sia riuscita a rimandare la richiesta di aiuto, ma che oggi decida di porre qui il suo quesito, è probabilmente indice del fatto che qualcosa stia cambiando in lei: magari si sta in parte sgretolando la rigida concezione del "dovercela fare da sola". Nessuno si sognerebbe di dire a qualcuno che soffre di un sintomo fisico: "sforzati e guarisci da solo".
Come da lei anticipato, via messaggio non sarebbe corretto diagnosticare una patologia psicologica, né di conseguenza indicare un intervento per risolverla: per questo sono necessari degli incontri (oggi è possibile sia dal vivo che online, per chi ha specifiche necessità) che permettano una conoscenza più profonda della sua persona e del suo disagio.
L'unico consiglio che in conclusione mi sentirei di darle, è quello di ascoltare la sua sofferenza, con la naturale richiesta di aiuto che la accompagna, e di conseguenza scegliere qualcuno che possa supportarla nel superare questa fase critica durata fin troppo tempo.
Un caro saluto
È evidente quanto questa situazione ormai incancrenita le risulti faticosa, difficile e penosa da sostenere; purtroppo, quando una sintomatologia viene trascurata per lungo tempo, nel suo caso per anni, è frequente che ai primi episodi, che talvolta sono più semplici da comprendere, si associno altre problematiche che amplificano il disagio.
Lungi da me fargliene una colpa: è frequente nella nostra società non trattare la sofferenza psicologica al pari di quella fisica; spesso si corre al rimedio molto più tardi rispetto a quanto sarebbe occorso per limitarne l'espansione.
Il fatto che sino ad oggi sia riuscita a rimandare la richiesta di aiuto, ma che oggi decida di porre qui il suo quesito, è probabilmente indice del fatto che qualcosa stia cambiando in lei: magari si sta in parte sgretolando la rigida concezione del "dovercela fare da sola". Nessuno si sognerebbe di dire a qualcuno che soffre di un sintomo fisico: "sforzati e guarisci da solo".
Come da lei anticipato, via messaggio non sarebbe corretto diagnosticare una patologia psicologica, né di conseguenza indicare un intervento per risolverla: per questo sono necessari degli incontri (oggi è possibile sia dal vivo che online, per chi ha specifiche necessità) che permettano una conoscenza più profonda della sua persona e del suo disagio.
L'unico consiglio che in conclusione mi sentirei di darle, è quello di ascoltare la sua sofferenza, con la naturale richiesta di aiuto che la accompagna, e di conseguenza scegliere qualcuno che possa supportarla nel superare questa fase critica durata fin troppo tempo.
Un caro saluto
Dott. Stefano Bandini
Psicologo, Perfezionato in Psicologia Perinatale
dottorbandini@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.7k visite dal 12/01/2024.
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