Mi sento depressa e non so cosa fare
Salve.
Ho 24 anni e studio all'Accademia di Belle arti.
Sono quasi alla fine del percorso se non fosse che, a 2 mesi dalla laurea, non ho ancora scritto la tesi e mi sento completamente bloccata da un forte malessere.
Premetto che sono già in terapia, ho iniziato 7 anni fa quando a causa di un percorso scolastico sofferto e una situazione familiare non semplice ho iniziato ad avere attacchi di panico.
All'inizio la terapia mi ha aiutato: ho lasciato una facoltà che non faceva per me per seguirne un'altra che invece mi piaceva e ho trovato dei modi per rendermi più 'sopportabile' la situazione in casa.
Resto però bloccata sotto parecchi aspetti, in primis quello relazionale: soffro di fobia sociale e non ho mai avuto dei veri legami significativi o persone con cui potessi aprirmi.
In terapia per anni ho lavorato su questi blocchi (tengo a specificarlo, sempre con la stessa psicologa) ma con pochi risultati.
La situazione è peggiorata circa un'anno fa, quando ho rinunciato a quella che per me sembrava l'unica possibilità di "riscatto".
Ero riuscita a trovare una soluzione per andare via di casa e trasferirmi vicino l'università (che si trova in un'altra città, mentre io abito in provincia).
Mi sembrava l'occasione giusta per rivoluzionarmi, mettermi alla prova lontano da casa e trovare finalmente quella sicurezza e autostima che tanto mi mancano.
Inutile dire che quando ne ho parlato a casa, i miei hanno iniziato a riempirmi di ansie sulla questione con tanto di "Non ne hai davvero bisogno dato che non hai problemi a raggiungere l'università.
" Me l'hanno fatto passare come un semplice capriccio e fatto sentire terribilmente in colpa per avergli chiesto altri soldi quindi ho lasciato perdere e ho continuato a restare chiusa in casa.
Fortunatamente il fatto di seguire i corsi giornalmente mi ha reso il tutto più sopportabile.
Comunque sia, a ottobre ho dato gli ultimi esami e chiesto la tesi: ero felice perché mi mancava l'ultimo ostacolo alla laurea.
Peccato che da novembre circa sono sprofondata in un vortice di negatività e tristezza: non esco di casa, sono sempre a letto, mangio poco e non riesco a concentrarmi sulla tesi.
La psicologa continua a ripetermi di trovare nuovi obiettivi, oltre alla tesi da scrivere, che mi appassionino e mi 'ricarichino', ma non riesco a pensare a nulla e non vedo nessuna via d'uscita da questo 'intorpidimento'.
Anche l'idea di andare via che per me sembrava una soluzione un anno fa, ora mi sembra una follia: andrei da sola, in una nuova città, con un lavoro che non si trova, senza appoggi e senza per di più l'impegno dell'università che mi sembrava un buon motivo per andare via.
Allo stesso tempo però, l'idea di restare bloccata qui dove sono mi fa stare ancora più male.
La terapia non sembra aiutarmi in questo e sto pensando di cambiare psicoterapeuta, magari un nuovo approccio potrebbe fare al caso mio?
Non voglio arrendermi ma mi sto lasciando andare sempre di più.
Ho 24 anni e studio all'Accademia di Belle arti.
Sono quasi alla fine del percorso se non fosse che, a 2 mesi dalla laurea, non ho ancora scritto la tesi e mi sento completamente bloccata da un forte malessere.
Premetto che sono già in terapia, ho iniziato 7 anni fa quando a causa di un percorso scolastico sofferto e una situazione familiare non semplice ho iniziato ad avere attacchi di panico.
All'inizio la terapia mi ha aiutato: ho lasciato una facoltà che non faceva per me per seguirne un'altra che invece mi piaceva e ho trovato dei modi per rendermi più 'sopportabile' la situazione in casa.
Resto però bloccata sotto parecchi aspetti, in primis quello relazionale: soffro di fobia sociale e non ho mai avuto dei veri legami significativi o persone con cui potessi aprirmi.
In terapia per anni ho lavorato su questi blocchi (tengo a specificarlo, sempre con la stessa psicologa) ma con pochi risultati.
La situazione è peggiorata circa un'anno fa, quando ho rinunciato a quella che per me sembrava l'unica possibilità di "riscatto".
Ero riuscita a trovare una soluzione per andare via di casa e trasferirmi vicino l'università (che si trova in un'altra città, mentre io abito in provincia).
Mi sembrava l'occasione giusta per rivoluzionarmi, mettermi alla prova lontano da casa e trovare finalmente quella sicurezza e autostima che tanto mi mancano.
Inutile dire che quando ne ho parlato a casa, i miei hanno iniziato a riempirmi di ansie sulla questione con tanto di "Non ne hai davvero bisogno dato che non hai problemi a raggiungere l'università.
" Me l'hanno fatto passare come un semplice capriccio e fatto sentire terribilmente in colpa per avergli chiesto altri soldi quindi ho lasciato perdere e ho continuato a restare chiusa in casa.
Fortunatamente il fatto di seguire i corsi giornalmente mi ha reso il tutto più sopportabile.
Comunque sia, a ottobre ho dato gli ultimi esami e chiesto la tesi: ero felice perché mi mancava l'ultimo ostacolo alla laurea.
Peccato che da novembre circa sono sprofondata in un vortice di negatività e tristezza: non esco di casa, sono sempre a letto, mangio poco e non riesco a concentrarmi sulla tesi.
La psicologa continua a ripetermi di trovare nuovi obiettivi, oltre alla tesi da scrivere, che mi appassionino e mi 'ricarichino', ma non riesco a pensare a nulla e non vedo nessuna via d'uscita da questo 'intorpidimento'.
Anche l'idea di andare via che per me sembrava una soluzione un anno fa, ora mi sembra una follia: andrei da sola, in una nuova città, con un lavoro che non si trova, senza appoggi e senza per di più l'impegno dell'università che mi sembrava un buon motivo per andare via.
Allo stesso tempo però, l'idea di restare bloccata qui dove sono mi fa stare ancora più male.
La terapia non sembra aiutarmi in questo e sto pensando di cambiare psicoterapeuta, magari un nuovo approccio potrebbe fare al caso mio?
Non voglio arrendermi ma mi sto lasciando andare sempre di più.
[#1]
Gentile utente,
lei scrive: "In terapia per anni ho lavorato su questi blocchi (tengo a specificarlo, sempre con la stessa psicologa) ma con pochi risultati".
Pochi risultati, in tanti anni? E lei se ne è accontentata?
Aggiunge: "La psicologa continua a ripetermi di trovare nuovi obiettivi, oltre alla tesi da scrivere, che mi appassionino e mi 'ricarichino', ma non riesco a pensare a nulla e non vedo nessuna via d'uscita da questo 'intorpidimento'".
Ma come, sta per concludere un percorso, è ipotizzabile che sia proprio questo fatto a spaventarla, e le viene suggerito di distrarsi, anziché focalizzarsi sul problema e risolverlo?
Dove poi giaccia questa sua paura di lanciarsi nel mondo lo scrive lei stessa. Quando se ne è presentata l'occasione "i miei hanno iniziato a riempirmi di ansie sulla questione con tanto di 'Non ne hai davvero bisogno dato che non hai problemi a raggiungere l'università'. Me l'hanno fatto passare come un semplice capriccio e fatto sentire terribilmente in colpa per avergli chiesto altri soldi quindi ho lasciato perdere e ho continuato a restare chiusa in casa".
Che altro vuole, per rimanere bloccata? Le catene d'acciaio? Ma quelle lasciano libero lo spirito del prigioniero, i falsi ragionamenti e i ricatti morali invece no.
Sta a lei la scelta, facendosi aiutare DAVVERO.
Auguri.
lei scrive: "In terapia per anni ho lavorato su questi blocchi (tengo a specificarlo, sempre con la stessa psicologa) ma con pochi risultati".
Pochi risultati, in tanti anni? E lei se ne è accontentata?
Aggiunge: "La psicologa continua a ripetermi di trovare nuovi obiettivi, oltre alla tesi da scrivere, che mi appassionino e mi 'ricarichino', ma non riesco a pensare a nulla e non vedo nessuna via d'uscita da questo 'intorpidimento'".
Ma come, sta per concludere un percorso, è ipotizzabile che sia proprio questo fatto a spaventarla, e le viene suggerito di distrarsi, anziché focalizzarsi sul problema e risolverlo?
Dove poi giaccia questa sua paura di lanciarsi nel mondo lo scrive lei stessa. Quando se ne è presentata l'occasione "i miei hanno iniziato a riempirmi di ansie sulla questione con tanto di 'Non ne hai davvero bisogno dato che non hai problemi a raggiungere l'università'. Me l'hanno fatto passare come un semplice capriccio e fatto sentire terribilmente in colpa per avergli chiesto altri soldi quindi ho lasciato perdere e ho continuato a restare chiusa in casa".
Che altro vuole, per rimanere bloccata? Le catene d'acciaio? Ma quelle lasciano libero lo spirito del prigioniero, i falsi ragionamenti e i ricatti morali invece no.
Sta a lei la scelta, facendosi aiutare DAVVERO.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 447 visite dal 10/01/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.