Assistenza famigliare

Vi scrivo per avere un breve consulto strategico.

In particolare, vivo all estero da oltre 15 anni, sono un dirigente 40enne nella finanza, all'inizio della pandemia sono rientrato in famiglia da mio Padre ora 70enne per un mio problema medico, poi ci sono rimasto visto il COVID etc.

Mio padre purtroppo ha avuto un fallimento 20 anni fa che ha compromesso la situazione patrimoniale famigliare e mia madre si è separata e rifatta una vita.

Lui ha avuto in affidamento mia sorella, con sacrifici l’ha fatta laureare e ora lei ha iniziato a lavorare.

Mio padre all'inizio del Covid convinse mia sorella a rescindere il contratto di affitto dell' appartamento italiano (un alloggio capiente e in buona posizione) poiché lui voleva rifarsi una vita ed essere indipendente e risparmiare sull' affitto (miseri 200 euro di risparmio!).

Il problema di fondo che mi ha anche portato a litigare con mia sorella e con lui è il fatto che: (A) Strategicamente sia per la mia questione di salute (B) che per mie future visite in Italia ai parenti (C) che per future attivita di assistenza verso mio padre (tale appartamento ha anche posto per una persona di sostegno) e (D) eventuali miei figli (nipoti) che possano avere un alloggio idoneo per stare con il nonno in futuro) (E) oltre al fatto che ha un buon prezzo di mercato/posizione, mi sono ritrovato ingabbiato a dover far fronte a tutte le spese di affitto e gestione di questo appartamento in Italia nonostante io stesso me ne faccia ben poco visto che la mia vita é all estero.

Mia sorella si è schierata contro di me in quanto mio padre è molto bravo a parlare (manipolare). Ora non so come gestire la cosa in quanto lei stessa ha dichiarato di voler fare la sua vita e che non ha interesse all' appartamento nè ad altro.

La stessa viene a trovare il padre ogni 2 mesi e questo sul lungo periodo con avanzare dell’età diventerà una problema in quanto lui presumo avrà bisogno di assistenza.

Io idealmente, visto che sono un personaggi pubblico all' estero, avrei avuto il desiderio che lui avesse conservato la titolarita della affitto sull' appartamento familiare (anche integrando io stesso con una somma) e mia sorella (che oltretutto lavora nel sociale), si fosse presa la cura di stare vicino a mio padre.

Questa invece ha deciso di trasferirsi in altra città ed andare a vivere da sola con il fidanzato.

Avevo proposto a loro di costruire un immobile all' estero nella mia citta e di poter dare loro diritto di abitazione gratuito per fare capitale.Loro hanno rifiutato.

A questo punto io mi ritrovo con un appartamento sulla testa, con l' impossibilità di fare la mia vita, con mio padre che mi fa richieste economiche periodicamente e mia sorella che mi accusa di essere attaccato alla casa o altre frasi senza senso (lei ha appena 29 anni!! e credo non si sia resa conto della situazione).

Potete cortesemente indicarmi come gestire tali situazione che mi crea pressione?

Grazie.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 194
Gentile utente,
a me sembra, nei limiti di una comunicazione in cui viene a mancare la risposta dell'interlocutore, che lei abbia una visione molto rigida della realtà.
Questo danneggia la sua serenità e la possibilità di costruire la sua vita, in quanto sembra pretendere che le persone e gli eventi siano come i soldatini finti che un bambino muove su una scena di gioco.
Da questo atteggiamento mentale scaturisce una confusione comunicativa che ci rende difficile aiutarla online, dal momento che espone fatti che sembrano contraddirsi tra loro. Vediamo come.
Lei dice di vivere e lavorare all'estero nella posizione di personaggio pubblico, e per questo, scrive, "avrei avuto il desiderio che lui [suo padre] avesse conservato la titolarita della affitto sull' appartamento familiare".
Mi scusi, ma che c'entra il luogo dove vive suo padre in Italia con l'immagine pubblica di lei, figlio, all'estero? Di quale politico, attore, calciatore, si va ad indagare in quale appartamento vivano i genitori e se ne abbiano "la titolarità"? Lei sa che perfino gravi illeciti commessi da genitori di personaggi molto noti non hanno compromesso la carriera dei figli.
Del resto la confusione parte da prima: lei al momento occupa le sue alte funzioni all'estero, o invece, come pure ha scritto, si trova in Italia per ragioni di salute fin dall'inizio della pandemia?
La confusione continua sull'appartamento che mi pare sia oggetto del presente consulto: suo padre ha poi disdetto l'affitto, o no? Lei preferiva di no, ma adesso lamenta: "mi sono ritrovato ingabbiato a dover far fronte a tutte le spese di affitto e gestione di questo appartamento in Italia nonostante io stesso me ne faccia ben poco visto che la mia vita é all estero".
La sua vita è all'estero, dice; ma concretamente dove vive? E le ragioni che elencava per mantenere questo appartamento, dove sono finite?
Ed eccoci alla sua volontà di dirigere la vita altrui: vorrebbe che suo padre conservasse il proprio appartamento in affitto in vista di nipoti non ancora nati e di future badanti, e che sua sorella lo assistesse non andando a vivere altrove col proprio compagno; infine vorrebbe addirittura che tutti quanti si trasferissero all'estero per "poter dare loro diritto di abitazione gratuito per fare capitale". Forse le piacerebbe addirittura che sua madre tornasse in famiglia ad occuparsi dell'ex marito?
Lei lamenta "l' impossibilità di fare la mia vita", ma a me pare che questo nasca dal fatto che non fa centro su sé stesso, proprio perché vuol dirigere pesantemente la vita altrui.
Nemmeno ai figli, se maggiorenni, si impone dove vivere, in quale casa, chi devono assistere e così via; lei vuol farlo con sua sorella e suo padre, mentre confessa di non saper gestire al meglio neppure la sua stessa vita?
La prima cosa è concentrarsi su di sé, chiedendosi cosa vuole e può fare, dove vuole vivere, chi vuole aiutare economicamente e per quale ragione.
Tutto il resto sono velleità, desideri fumosi, sogni che mascherati di pseudo-razionalità possono soltanto nuocere ai suoi rapporti coi familiari.
Queste le impressioni dopo aver letto la sua lettera.
Un colloquio diretto con un* psicolog* le permetterà di spiegare meglio le sue ragioni e di ricevere una più puntuale disamina della sua situazione e dei possibili sbocchi.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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