Relazioni non equilibrate
Buonasera; sono una ragazza di 34 anni, sono un'insegnante.
Scrivo per un confronto su alcuni aspetti del mio comportamento che mi preoccupano e mi fanno pensare di aver bisogno dell'aiuto di qualcuno di esterno alla mia cerchia di familiari e amici.
Per me le relazioni con gli altri sono sempre state importanti.
Mi rendo conto però di non avere un equilibrio né in questi rapporti né nel rapporto con me stessa.
Quando mi affeziono a qualcuno il legame che sento è fortissimo, può essere per un/una collega, amico/a...queste persone diventano il mio mondo, ci penso moltissimo e faccio in modo che a loro non manchi mai il mio affetto.
A volte capita che le cose non vadano come vorrei, basta una parola sbagliata o non detta, un messaggio non letto, una chiamata non risposta, per farmi passare dal quasi amore alla rabbia e all'odio per queste stesse persone che fino al giorno prima adoravo e dalle quali mi allontano a volte anche definitivamente in modo improvviso.
Quando mi succede, è come se mi vedessi da fuori e mi rendo conto di essere sbagliata e di avere delle reazioni eccessive: in quei momenti, che possono durare giorni o settimane, sento di non meritare l'amore e l'attenzione di nessuno e che se soffro è solo colpa mia.
Non ho mai fatto psicoterapia ma quando mi domando cosa non funzioni in me finisco sempre per pensare a mio padre, che non c'è più e che è stato un padre totalmente assente dal punto di vista affettivo che, per i casi della vita, mi sono trovata ad accudire nella fase finale della sua malattia, come se fosse lui mio figlio (lavarlo, cambiarlo).
Per tutta la mia infanzia ho desiderato il suo affetto e le sue attenzioni, che non ho mai avuto se non in quei 2 mesi in cui non era più autosufficiente.
Potrebbe essere questo aspetto che mi ha resa quella che sono oggi?
Mi scuso per aver scritto così tanto; ho provato per la prima volta a mettere per iscritto quello che vivo da così tanto tempo.
In futuro vorrei avere una famiglia ma ho paura di me stessa e del legame che potrei avere con i miei figli e penso che forse dovrei evitare di averne.
So che esistono molti specialisti diversi e vi chiedo se sapete consigliarmi il più adatto per affrontare i miei problemi.
Grazie infinite.
Scrivo per un confronto su alcuni aspetti del mio comportamento che mi preoccupano e mi fanno pensare di aver bisogno dell'aiuto di qualcuno di esterno alla mia cerchia di familiari e amici.
Per me le relazioni con gli altri sono sempre state importanti.
Mi rendo conto però di non avere un equilibrio né in questi rapporti né nel rapporto con me stessa.
Quando mi affeziono a qualcuno il legame che sento è fortissimo, può essere per un/una collega, amico/a...queste persone diventano il mio mondo, ci penso moltissimo e faccio in modo che a loro non manchi mai il mio affetto.
A volte capita che le cose non vadano come vorrei, basta una parola sbagliata o non detta, un messaggio non letto, una chiamata non risposta, per farmi passare dal quasi amore alla rabbia e all'odio per queste stesse persone che fino al giorno prima adoravo e dalle quali mi allontano a volte anche definitivamente in modo improvviso.
Quando mi succede, è come se mi vedessi da fuori e mi rendo conto di essere sbagliata e di avere delle reazioni eccessive: in quei momenti, che possono durare giorni o settimane, sento di non meritare l'amore e l'attenzione di nessuno e che se soffro è solo colpa mia.
Non ho mai fatto psicoterapia ma quando mi domando cosa non funzioni in me finisco sempre per pensare a mio padre, che non c'è più e che è stato un padre totalmente assente dal punto di vista affettivo che, per i casi della vita, mi sono trovata ad accudire nella fase finale della sua malattia, come se fosse lui mio figlio (lavarlo, cambiarlo).
Per tutta la mia infanzia ho desiderato il suo affetto e le sue attenzioni, che non ho mai avuto se non in quei 2 mesi in cui non era più autosufficiente.
Potrebbe essere questo aspetto che mi ha resa quella che sono oggi?
Mi scuso per aver scritto così tanto; ho provato per la prima volta a mettere per iscritto quello che vivo da così tanto tempo.
In futuro vorrei avere una famiglia ma ho paura di me stessa e del legame che potrei avere con i miei figli e penso che forse dovrei evitare di averne.
So che esistono molti specialisti diversi e vi chiedo se sapete consigliarmi il più adatto per affrontare i miei problemi.
Grazie infinite.
[#1]
Gent.ma utente,
ho letto con molto interesse il suo racconto e le faccio i complimenti per aver trovato finalmente il coraggio di esternare delle sue emozioni fino a questo momento da lei nascoste.
Da quanto scritto emerge una contrapposizione tra passato (tutto ciò che è successo con suo padre) e futuro (il progetto di una famiglia).
Per progettare il futuro sarebbe opportuno tornare, vedere ed accettare il passato con lo scopo di comprenderne le influenze, mancanze, i dolori, tutte le cose andate non per il verso giusto.
Lei afferma che per tutta la sua infanzia ha desiderato l'affetto di sua padre che non ha avuto e probabilmente questa mancanza sta cercando di colmarla nelle sue relazioni sociali. Come dire, è alla continua ricerca di attenzioni e di affetto. Ma questo non è sempre possibile averlo, soprattutto se ci relazioniamo con amici.
Non ha mai fatto terapia con uno psicologo e quando si domanda cosa non funzioni in lei pensa di continuo alla figura paterna..... questo mi fa pensare che lei debba ancora accettare parte del suo passato e di conseguenza il lutto.
A questo scopo la terapia cognitiva comportamentale può rilevarsi una soluzione idonea nel processo di superamento delle difficoltà successive al lutto.
Mi tenga aggiornato
ho letto con molto interesse il suo racconto e le faccio i complimenti per aver trovato finalmente il coraggio di esternare delle sue emozioni fino a questo momento da lei nascoste.
Da quanto scritto emerge una contrapposizione tra passato (tutto ciò che è successo con suo padre) e futuro (il progetto di una famiglia).
Per progettare il futuro sarebbe opportuno tornare, vedere ed accettare il passato con lo scopo di comprenderne le influenze, mancanze, i dolori, tutte le cose andate non per il verso giusto.
Lei afferma che per tutta la sua infanzia ha desiderato l'affetto di sua padre che non ha avuto e probabilmente questa mancanza sta cercando di colmarla nelle sue relazioni sociali. Come dire, è alla continua ricerca di attenzioni e di affetto. Ma questo non è sempre possibile averlo, soprattutto se ci relazioniamo con amici.
Non ha mai fatto terapia con uno psicologo e quando si domanda cosa non funzioni in lei pensa di continuo alla figura paterna..... questo mi fa pensare che lei debba ancora accettare parte del suo passato e di conseguenza il lutto.
A questo scopo la terapia cognitiva comportamentale può rilevarsi una soluzione idonea nel processo di superamento delle difficoltà successive al lutto.
Mi tenga aggiornato
Dr. Michele Loia
Psicologo
micheleloia@aol.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 474 visite dal 30/12/2023.
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