Recuperare il rapporto con mia moglie

Sono sposato da 18 anni e ho 2 figli (11 e 17).
Nel 2018 sono stato molto superficiale e ho tradito mia moglie che poi mi ha scoperto.
Da quel momento si è chiusa a riccio e non evita neanche di mettermi i miei figli contro.
Ho cercato di parlarne e cambiare atteggiamento ma lei non ci sente e addirittura non parla più con i miei (senza averglielo detto) e non vuole farli incontrare più con i nipoti.
Per lei ormai sono il diavolo e ha rotto xon amici e parenti miei.
Secondo me le colpe sono di entrambi (dopo il secondo figlio è diventata sciatta, pigra ansiosa e non vuole più fare niente).
Come devo comportarmi?
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.4k 597
Gentile utente,

fa piacere che dopo cinque anni Lei non abbia ancora perso la speranza e intenda attivarsi (così mi pare di capire) per recuperare un rapporto che si è rotto con il Suo tradimento.

".. Come devo comportarmi?"

Chi scrive qui talvolta si aspetta qualche semplice consiglio in grado di risolvere magicamente situazioni spesso complesse e protratte nel tempo. Ma non è così.
Credo di intuire che in tutto questo tempo Lei abbia fatto alcuni tentativi per ripristinare la comunicazione tra Voi, ma senza esito.
E dunque è arrivato il momento di chiedere aiuto.
Un* Psicolog* potrà aiutarvi ad elaborare il lutto e a fare il possibile per riannodare i fili.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.3k 193
Gentile utente,
per accogliere le parole di chi si rivolge a noi, aiutarlo a comprendere sé stesso e dare un indirizzo favorevole alla sua vita, è necessario che noi psicologi assumiamo un atteggiamento non giudicante.
Questa necessità viene talvolta scambiata con l'incapacità di distinguere il bene dal male, il che farebbe di noi, non degli specialisti della psiche, ma dei manipolatori che lusingano il paziente dandogli l'illusione che tutto ciò che fa è accettabile e così lo spingono non a migliorare, ma a peggiorare la propria vita.
Ciò premesso, analizzo il problema che ci pone nella speranza che valuterà le mie parole non come biasimo moralistico sulle sue azioni, ma come indici di ciò che avrebbe potuto essere fatto in passato e che può essere fatto oggi per migliorare il futuro.
Lei si è sposato ampiamente adulto, quindi in teoria ha potuto scegliere la compagna della sua vita. Avete deciso di avere due figli, il primo a ridosso del matrimonio. In una terapia di coppia le verrebbe chiesto se la gravidanza ha preceduto o seguito il matrimonio. Il secondo figlio è venuto ad ampia distanza. Entrambi sono stati voluti? Ma soprattutto: il matrimonio è stato condotto come tale?
Chiarisco meglio cosa le sto chiedendo. Nel matrimonio ci si impegna a costruire la felicità dei due contraenti, con generosità e nella più grande benevolenza reciproca. In assenza di questa consapevolezza c'è solo superficialità, egoismo, bambinesca imprevidenza.
Eppure i patti matrimoniali, sia in chiesa sia davanti allo Stato, oggi sono chiari: i due s'impegnano alla reciproca fedeltà, al rispetto, all'assistenza nel bene e nel male. La legge recita che se uno dei coniugi dovesse venir meno a uno degli elementi di questo patto liberamente scelto e sottoscritto, potrebbe vedersi addebitata la separazione e nei casi più gravi potrebbe dover risarcire i danni al partner.
Quindi si sceglie il matrimonio per farsi del bene, e quando lo si danneggia si fa del male, al partner, ai figli e anche a sé stessi.
Tutta la vita è stata paragonata a una navigazione in cui le traversie esterne vengono bilanciate dalla perizia di chi è al timone. Il matrimonio prevede che questa navigazione si faccia in due, nel presupposto che la collaborazione sia scelta per favorire il navigare, non per danneggiarlo.
Spesso invece la scelta del matrimonio avviene per appagare un proprio transitorio capriccio sessuale, per lusingare il proprio desiderio di avere gli stessi beni consumistici che hanno altri, infine per colmare dei buchi affettivi, delle nevrosi che si trascinano dall'infanzia, e che sarebbe bene affidare allo psicologo, non ad un partner, spesso a sua volta sofferente delle medesime carenze.
Nel suo caso lei dovrebbe chiedersi se si è impegnato fin dall'inizio, ogni giorno, a rendere sua moglie più felice, e se ha suggerito a sua moglie nella maniera idonea come rendere più felice lei stesso.
Scrive che dopo una dozzina d'anni di matrimonio "sono stato molto superficiale e ho tradito mia moglie che poi mi ha scoperto".
Aggiunge: "Secondo me le colpe sono di entrambi (dopo il secondo figlio è diventata sciatta, pigra ansiosa e non vuole più fare niente)".
Rivolgere il suo interesse sentimentale e sessuale verso un'altra, senza nemmeno aver cura di nasconderlo, doveva rendere sua moglie più felice?
Poteva correggere la trascuratezza che sua moglie stava esercitando verso lei e verso sé stessa, presa dalle cure per i figli, forse dal lavoro, forse da una depressione puerperale (lei infatti parla di "ansia"), e dal sentirsi non supportata, non amata e infine tradita dal marito?
Rifletta su questo. Si chieda se pesano ugualmente, sui piatti della bilancia, la tristezza di una moglie ignorata e la "superficialità" di un marito che non ha nemmeno il sufficiente rispetto per nascondere un adulterio.
Oggi lei vuole riscostruire il suo matrimonio. Perché? E' fondamentale capire se lo fa per opportunismo, ignorando le sofferenze inflitte e pronto a gettarsi nel prossimo adulterio; ha capito davvero di aver sbagliato e cerca il perdono, oppure pensa che ha fatto bene così, siete pari nella colpa?
Scrive: "Ho cercato di parlarne e cambiare atteggiamento ma lei non ci sente".
Ciò che deve essere fatto per ricostruire dopo la lacerazione dell'adulterio è stato espresso bene dalla mia collega dr.ssa Brunialti su queste pagine: "Il vero perdono è un processo, un percorso, che i due fanno *insieme* esaminando i motivi del tradimento della fiducia, esplorando le modalità di ripristino del legame, ben consapevoli che "Nulla è più come prima" (dal titolo del libro di Recalcati)".
Questo libro di Recalcati la invito a leggere, per capire profondamente quale tipo di affetto ci deve unire alla persona che abbiamo messo al centro della nostra vita.
La invito, soprattutto, a riflettere, augurandole di trovare una vera soluzione.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com