Sono terrorizzata o sono cambiata davvero?
Mi sento terrorizzata al pensiero che il mio compagno possa oltrepassare (anche inconsapevolmente) i confini della nostra relazione.
Dal punto si vista sessuale non mi reputo una persona proibitiva o limitante (cosa che conferma anche lui, con me afferma di avere una libertà e complicità sessuale che non aveva mai avuto prima) pur essendo in una coppia esclusiva.
Di recente il mio compagno ha proposto di andare a vedere (insieme a me in complicità o eventualmente con degli amici) uno spettacolo dal vivo di una pornostar, cosa che in passato mi avrebbe incuriosita ma ora mi terrorizza.
Mi terrorizza che possa toccarla (anche per pochi secondi, perché, parole sue: se ci vado e mi si avvicina per farsi toccare cosa faccio, la respingo?
A quel punto non vado (senza nessun risentimento) perché sono contesti che implicano anche una toccata goliardica, ovviamente non mi permetto di andare io a cercare il contatto o di abusarne se mi si avvicina lei) e che possa provare determinate sensazioni guardandola, anche se andasse solo per guardare forse non sarei così terrorizzata.
Lui dice che è semplicemente curioso, come ci si incuriosisce di andare a vedere un personaggio famoso, con quella peculiarità ma nulla di più, inizia e finisce lí.
É vero che non è particolarmente appassionato di porno, secondo me è un ragazzo giovane con un sano interesse sessuale e con cui ho complicità.
Però non riesco a crederci che sarebbe un’esperienza di pura curiosità e goliardia.
Guardiamo anche insieme materiale pornografico e frequentiamo la spiaggia nudista quindi forse il mio provare ansia per questa situazione potrebbe essere una contraddizione?
In passato ho avuto un partner a cui ho accordato tutta la fiducia e apertura mentale che mi appartiene e ne ha abusato fino a farmi avere il terrore che potesse farmi soffrire ogni volta che poteva perciò mi chiedo se ho semplicemente stabilito dei nuovi limiti personali o se sono traumatizzata da questa precedente esperienza.
Dal punto si vista sessuale non mi reputo una persona proibitiva o limitante (cosa che conferma anche lui, con me afferma di avere una libertà e complicità sessuale che non aveva mai avuto prima) pur essendo in una coppia esclusiva.
Di recente il mio compagno ha proposto di andare a vedere (insieme a me in complicità o eventualmente con degli amici) uno spettacolo dal vivo di una pornostar, cosa che in passato mi avrebbe incuriosita ma ora mi terrorizza.
Mi terrorizza che possa toccarla (anche per pochi secondi, perché, parole sue: se ci vado e mi si avvicina per farsi toccare cosa faccio, la respingo?
A quel punto non vado (senza nessun risentimento) perché sono contesti che implicano anche una toccata goliardica, ovviamente non mi permetto di andare io a cercare il contatto o di abusarne se mi si avvicina lei) e che possa provare determinate sensazioni guardandola, anche se andasse solo per guardare forse non sarei così terrorizzata.
Lui dice che è semplicemente curioso, come ci si incuriosisce di andare a vedere un personaggio famoso, con quella peculiarità ma nulla di più, inizia e finisce lí.
É vero che non è particolarmente appassionato di porno, secondo me è un ragazzo giovane con un sano interesse sessuale e con cui ho complicità.
Però non riesco a crederci che sarebbe un’esperienza di pura curiosità e goliardia.
Guardiamo anche insieme materiale pornografico e frequentiamo la spiaggia nudista quindi forse il mio provare ansia per questa situazione potrebbe essere una contraddizione?
In passato ho avuto un partner a cui ho accordato tutta la fiducia e apertura mentale che mi appartiene e ne ha abusato fino a farmi avere il terrore che potesse farmi soffrire ogni volta che poteva perciò mi chiedo se ho semplicemente stabilito dei nuovi limiti personali o se sono traumatizzata da questa precedente esperienza.
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Gentile utente,
l'odierna 'deregulation' in campi che pochi decenni fa erano rigidamente regolati ha creato una dolorosa confusione.
A volte si ha l'impressione che si stia attuando la prescrizione sessantottina "vietato vietare", con la conseguenza che la libertà non consiste in ciò che ciascuno sceglie, ma in una nuova regola contraddittoria che predica ogni arbitrio, ma viene imposta a tutti.
In altre parole, cambia il contenuto della prescrizione, ma questa rimane, oscura nella formulazione e talvolta scomoda o inaccettabile.
Forse i due campi più colpiti da questa situazione equivoca sono l'educazione dei figli e i comportamenti sessuali, dei singoli e in coppia.
La sua email fornisce l'esempio di ciò, nel campo del rapporto di coppia.
"Mi sento terrorizzata" lei scrive "al pensiero che il mio compagno possa oltrepassare (anche inconsapevolmente) i confini della nostra relazione".
Le chiedo intanto chi e in che termini ha fissato i confini della vostra relazione, e come possa il suo partner oltrepassarli "inconsapevolmente".
Non aiuta a capire nemmeno l'esempio che segue: "Di recente il mio compagno ha proposto di andare a vedere (insieme a me in complicità o eventualmente con degli amici) uno spettacolo dal vivo di una pornostar".
Insieme a lei 'in complicità'? E con gli amici come?
Fatto sta che la pornostar potrebbe farsi toccare dal suo partner, e questo a lei non piace; così come non apprezzerebbe che lui avesse le reazioni erotiche che una pornostar ha proprio lo scopo di suscitare.
Il suo partner dice di avere 'solo' curiosità; lei gli riconosce "un sano interesse sessuale con cui ho complicità".
Dunque, come fosse un amico del suo partner, a lei piacerebbe assistere alla tensione sessuale di lui verso una ragazza che gli si spoglia davanti e gli fa accarezzare il proprio seno?
No, a quanto pare: "Però non riesco a crederci che sarebbe un’esperienza di pura curiosità e goliardia".
Ci creda, invece: andare a godere la vista di una spogliarellista 'in complicità' con qualcuno è da sempre il colmo della goliardia; anche portarsela a letto, per concludere la serata, col gruppo degli amici.
Solo che questo genere di goliardia, o complicità, come dice lei, si attua con gli amici, non con la propria partner.
A lei infatti questo dà fastidio; le sembra una violazione della relazione esclusiva tra partner; tuttavia avverte la contraddizione tra questo fastidio verso un'esperienza vissuta dal vivo e la 'complicità' da lei mostrata nel guardare insieme i porno e nel frequentare insieme le spiagge nudiste.
Questo le ricorda un'esperienza dolorosa: "ho avuto un partner a cui ho accordato tutta la fiducia e apertura mentale che mi appartiene e ne ha abusato fino a farmi avere il terrore che potesse farmi soffrire ogni volta che poteva".
Cominciamo col dire che la fiducia si può tradire, ma non se ne può 'abusare', come se fosse la libertà concessa da un guardiano, simile a quei moderni guinzagli che si possono estendere ampiamente ma non all'infinito.
Ci chiede se nella nuova relazione lei ha stabilito nuovi limiti o se è traumatizzata da quella esperienza.
Le due cose potrebbero convivere: forse è innamorata del partner attuale e desidera avere l'esclusiva delle sue esperienze erotiche, anziché condividerle con altre donne; forse ha capito che porsi verso un partner in un'ottica di accettazione (o come dice di 'complicità') è voler fare l'amica o la mamma del bambino viziato, ma non ha niente a che vedere col ruolo di partner.
Forse, semplicemente, è arrivato per lei il tempo di capire davvero quello che vuole da un partner e di dirsi quello che può offrire, con realismo e sincerità.
Buone cose.
l'odierna 'deregulation' in campi che pochi decenni fa erano rigidamente regolati ha creato una dolorosa confusione.
A volte si ha l'impressione che si stia attuando la prescrizione sessantottina "vietato vietare", con la conseguenza che la libertà non consiste in ciò che ciascuno sceglie, ma in una nuova regola contraddittoria che predica ogni arbitrio, ma viene imposta a tutti.
In altre parole, cambia il contenuto della prescrizione, ma questa rimane, oscura nella formulazione e talvolta scomoda o inaccettabile.
Forse i due campi più colpiti da questa situazione equivoca sono l'educazione dei figli e i comportamenti sessuali, dei singoli e in coppia.
La sua email fornisce l'esempio di ciò, nel campo del rapporto di coppia.
"Mi sento terrorizzata" lei scrive "al pensiero che il mio compagno possa oltrepassare (anche inconsapevolmente) i confini della nostra relazione".
Le chiedo intanto chi e in che termini ha fissato i confini della vostra relazione, e come possa il suo partner oltrepassarli "inconsapevolmente".
Non aiuta a capire nemmeno l'esempio che segue: "Di recente il mio compagno ha proposto di andare a vedere (insieme a me in complicità o eventualmente con degli amici) uno spettacolo dal vivo di una pornostar".
Insieme a lei 'in complicità'? E con gli amici come?
Fatto sta che la pornostar potrebbe farsi toccare dal suo partner, e questo a lei non piace; così come non apprezzerebbe che lui avesse le reazioni erotiche che una pornostar ha proprio lo scopo di suscitare.
Il suo partner dice di avere 'solo' curiosità; lei gli riconosce "un sano interesse sessuale con cui ho complicità".
Dunque, come fosse un amico del suo partner, a lei piacerebbe assistere alla tensione sessuale di lui verso una ragazza che gli si spoglia davanti e gli fa accarezzare il proprio seno?
No, a quanto pare: "Però non riesco a crederci che sarebbe un’esperienza di pura curiosità e goliardia".
Ci creda, invece: andare a godere la vista di una spogliarellista 'in complicità' con qualcuno è da sempre il colmo della goliardia; anche portarsela a letto, per concludere la serata, col gruppo degli amici.
Solo che questo genere di goliardia, o complicità, come dice lei, si attua con gli amici, non con la propria partner.
A lei infatti questo dà fastidio; le sembra una violazione della relazione esclusiva tra partner; tuttavia avverte la contraddizione tra questo fastidio verso un'esperienza vissuta dal vivo e la 'complicità' da lei mostrata nel guardare insieme i porno e nel frequentare insieme le spiagge nudiste.
Questo le ricorda un'esperienza dolorosa: "ho avuto un partner a cui ho accordato tutta la fiducia e apertura mentale che mi appartiene e ne ha abusato fino a farmi avere il terrore che potesse farmi soffrire ogni volta che poteva".
Cominciamo col dire che la fiducia si può tradire, ma non se ne può 'abusare', come se fosse la libertà concessa da un guardiano, simile a quei moderni guinzagli che si possono estendere ampiamente ma non all'infinito.
Ci chiede se nella nuova relazione lei ha stabilito nuovi limiti o se è traumatizzata da quella esperienza.
Le due cose potrebbero convivere: forse è innamorata del partner attuale e desidera avere l'esclusiva delle sue esperienze erotiche, anziché condividerle con altre donne; forse ha capito che porsi verso un partner in un'ottica di accettazione (o come dice di 'complicità') è voler fare l'amica o la mamma del bambino viziato, ma non ha niente a che vedere col ruolo di partner.
Forse, semplicemente, è arrivato per lei il tempo di capire davvero quello che vuole da un partner e di dirsi quello che può offrire, con realismo e sincerità.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 801 visite dal 23/12/2023.
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