Il mio ragazzo parla di trasferimento all’estero

buonasera, scrivo perché da un po’ di mesi sto affrontando una situazione di disagio emotivo abbastanza consistente.
ho 21 anni e sono fidanzata con un mio coetaneo da poco meno di un anno, e abbiamo una storia fantastica di cui non posso davvero lamentarmi.
io attualmente sono iscritta all’università (sono al 3 anno ma per problemi personali ho abbastanza esami indietro, perciò non credo di riuscire a laurearmi entro la fine di questo anno accademico) mentre lui lavora in un ufficio informatico.
diciamo che questo lavoro lo soddisfa solo sotto il punto di vista dell’indipendenza economica (specifico che entrambi viviamo ancora con i rispettivi genitori), ma essendo lui una persona molto intraprendente e ambiziosa, con tanta voglia di scoprire e imparare, non ha ovviamente intenzione di rimanere in quell’ufficio per sempre.
ha sempre accennato qualche idea sul futuro, ma ce n’è una che è molto consistente e riguarda il trasferimento in australia per un anno.
mi ha parlato di questo desiderio per la prima volta circa 3 mesi fa, ma ammetto di averla presa un po’ alla leggera, anche perché come dicevo prima è una persona che fantastica molto e oltretutto attualmente non ci sarebbero le basi economiche per un trasferimento così importante.
solo che durante questi mesi ha continuato a parlarne più volte e vedo che piano piano prende sempre più forma; soldi messi da parte, lui che si informa continuamente ecc.
io non ho mai voluto parlarne per non risultare pesante anche perché come discorso mi sembra un po’ prematuro, non sta certamente partendo domani mattina, però è un pensiero che mi sta angosciando molto; io non riuscirei a portare avanti per un anno una relazione con così tanta distanza, mi manca l’aria solo al pensiero.
ovviamente non posso tarpargli le ali e lui non può vivere in funzione di me e della coppia, però allo stesso tempo sento che per me sarebbe una situazione troppo grande da accettare e affrontare; non vederci per così tanto, parlare solo poco tempo al giorno per via del fuso orario, il pensiero che lui possa conoscere qualcun’altra perché ha 21 anni ed è da solo lontano da casa non so, è un mix di pensieri che mi mettono davvero tanta ansia, a tal punto che sono arrivata a pensare di parlargliene innanzitutto per capire che intenzioni ha al riguardo, e poi, nel caso in cui si dimostrasse convinto di volersene andare, dirgli che allora preferirei chiudere questa relazione subito, piuttosto che andare avanti finché non parte per poi ritrovarmi a soffrire il doppio.
so che è un ragionamento stupido, ma dentro di me penso che prevenire è meglio che curare e che continuare a stare insieme prolungherebbe solo la mia agonia dopo.
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Dr. Gian Andrea Gatto Psicologo 30 1
Buonasera e grazie per la sua condivisione.

non è assolutamente un ragionamento stupido. Si è trovata nella posizione di non riuscire a integrare un suo timore con le volontà della persona che ha a fianco, non è facile.
Siamo tutti fragili e spaventati in certe parentesi della nostra vita, e tentiamo di andare avanti come possiamo. Pertanto non si giudichi per questi pensieri.

Provo a esserle d'aiuto. Sottolineo "provo".
All'inizio forse le sembrerò un po' cinico, ma si accorgerà che ciò che voglio trasmettere è esattamente l'opposto, non perda fiducia :)
Il suo fidanzato sta scegliendo di partire per un'esperienza importante. Un'esperienza che forse aprirà diverse porte da un punto di vista professionale, un'esperienza che umanamente lascerà tanto, un'esperienza che porta al suo interno tutti i significati della parola "partenza".
"Partenza" è ricca di significati non solo per lui, ma anche per lei, comprensibilmente con entusiasmi differenti.
Siamo liberi di scegliere. Se il suo fidanzato sceglie di partire, sceglie di accettare di non vedervi per molto tempo. Sembrerebbe quasi scegliere questa esperienza a costo di rischiare di perdere la relazione. Così suonerebbe egoista, no?
Ma se scegliesse di non farlo, in funzione della relazione, lei forse si sentirebbe sollevata, ma solo in parte, poichè consapevole che la persona che ha a fianco avrebbe fatto una rinuncia molto importante.
Non vi è una soluzione comoda, questo è un dato.
Entrambe sono narrazioni che in qualche modo addolorano. Proviamo a non credere a nessuna delle due.

Proviamo anche a liberarci per un attimo da tutti i "compromessi" e i "venirsi incontro" che a livello pratico darebbero l'illusione di rendere il tutto più facilmente tollerabile (ci sentiremo xyz, ti verrò a trovare, mi verrai a trovare ecc.). Facciamo un passo oltre.

Chiediamoci insieme: che cosa la spaventa? il non vederlo? il fatto che possa conoscere altre ragazze? Il tempo che passerete distanti?
Proviamo a entrare dentro, ad immergerci, in tutte queste perplessità. Sono idee, sono pensieri, sono anticipazioni angoscianti di eventi.

Se proviamo a identificare un comune denominatore, emerge il tema dell'incertezza.
Entriamo in questa incertezza, passando attraverso il suo seducente opposto: le certezze.
Se la persona che ha a fianco non partisse, lei si sentirebbe certa e sicura? Di tutto, di ogni cosa? Ne è convinta?

Provi, adesso, a portare l'attenzione da lui su di sè, pensi a lei. Nella storia della sua vita si è sempre sentita sicura, convinta dei suoi pensieri, delle sue azioni, delle sue scelte?
Forse no, proprio come accade a ciascuno di noi.
Inizia a percepire cosa cerco di intendere? Quanto le "certezze" siano appigli invisibili, immateriali, e potenti principalmente per il significato di "protezione" che portano con sè?

Mentre le dico tutto questo, non sto nascondendo la realtà della distanza e del tempo che trascorrerete lontani. No.
Quello che cerco di fare è trasmetterle una narrazione, una storia alternativa nella lettura di tutto questo.

Provi ad aggrapparsi all'idea della non permanenza delle cose, di come tutto cambia, delle infinite versioni di noi stessi che, giorno dopo giorno, fioriscono dalle nostre nuove esperienze.

Le nostre vite sono permeate dall'incertezza in ogni loro sfumatura.
Una "partenza" spaventa perchè richiama temi come instabilità, cambiamento. La terra sotto i nostri piedi sembra crollare. Ma forse il punto è che non è mai stata realmente solida.

Io non so se sono riuscito a spiegarmi, forse no. Forse perchè a volte la soluzione è la non soluzione.
Allora forse l'unica cosa che possiamo provare a fare è starci dentro a questa non soluzione.
Starci dentro con fiducia, e con la consapevolezza che qualsiasi altra direzione sarebbe sembrata più "sicura" solo in modo illusorio.

Non prenda decisioni figlie della paura. Indaghi questa paura, scopra che cosa le dice di lei. Sia curiosa.
Provi ad abbracciare tutta questa instabilità, ci prenda confidenza, ci si abitui.
Se sarà troppa, non sarà tardi per effettuare un'altra scelta. Ma questa scelta si dia la possibilità di averla.
E in tutto questo percorso entrerà in contatto con nuove parti di sè, con nuove emozioni, piacevoli e spiacevoli; le une non hanno più dignità delle altre. Tutte ci raccontano qualcosa in più di noi.
Sono certamente scivolato nel filosofico, ma ci ho messo tutto me stesso nel tentare di "essere con lei" in questi vissuti.

un caro saluto

Dr. Gian Andrea Gatto
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