Come far accettare agli altri che non mi piacciono i bambini?
Salve,
Questa non è propriamente una questione di salute ma spero che qualcuno vorrà comunque condividere con me qualche trucco per risolvere questo mio problema. E' molto semplice: non mi piacciono i bambini, non mi piacevano i bambini neanche quando ero bambina io e adesso mio fratello ha fatto un figlio e ora tutti si aspettano che io mi comporti come se mi interessasse ed il costante giudizio inizia a pesarmi.
E' un continuo "Ma sei la zia! ", e quindi? Mica è colpa mia! "Ma non puoi toccarlo? " In realtà non posso, Io non tocco la gente tendenzialmente, neanche gli adulti, figuriamoci i bambini.
Non che voglia male al bambino, semplicemente mi urta i nervi, ma sto zitta, non dico niente, tollero la sua presenza perché non posso imporre a nessuno di non avere bambini, posso solo decidere per me, quindi il bambino c'è, sta lì, piange, fa il lattante ed è molesto come tutti i lattanti.
Per motivi miei non posso andare via di casa, e ovviamente i nonni hanno diritto a vedere il nipote.
Io sto per i fatti miei, lo sopporto. Ma iniziano veramente a farmi pesare troppo che non ci voglio interagire ne voglio che sia incoraggiato a pensare di poter giocare con me (non voglio che quando imparerà a parlare pensi di poter avere una conversazione con me o di poter ad esempio entrare in camera mia). Quindi in sintesi non interagisco con lui, non mi interessa.
Ero stata piuttosto chiara con tutti: non mi piacciono i bambini (come non mi piacciono i cani tendenzialmente, o gli adulti fastidiosi se è per questo), non vi aspettate che io voglia avere un rapporto con lui prima che compia 15 o 16 anni (e forse neanche lì).
Era prevedibile: so che non mi piacciono i bambini da sempre, e tutti mi hanno detto sempre che è una fase, che se ci stai insieme poi ti piacciono: no, ci ho lavorato purtroppo per anni e no, non mi piacevano prima e mi piacevano ancor meno dopo averci passato del tempo (alla fine mi sono licenziata). Non era una fase, semplicemente non mi piacciono! Non mi sono mai piaciuti.
Ero stata chiarissima! Più di questo ma che posso fare?
All'inizio mi lasciavano stare, tanto che ho pensato: ma che gentili! Non me lo stanno sbattendo in braccio! Pensavo fosse una carineria nei miei riguardi... Poi ho capito che si aspettavano che fossi io a volerlo prendere.
Ma perché?
Cosa si aspettavano sarebbe accaduto esattamente?
Ma soprattutto, che posso fare per essere lasciata in pace? Mi stanno trattando tutti male! Ma io non ho fatto niente! Letteralmente niente!
Io sto per i fatti miei e secondo loro dovrei almeno sforzarmi e fingere, ma il bambino viene portato troppo spesso qui! Non posso fingere così tanto spesso! Cosa posso fare per far cessare questa pressione nei miei riguardi?
Più passa il tempo e più divento insofferente! Anche perché più cresce più piange forte e sbava, più puzza quando se la fa addosso. Che devo fare per essere semplicemente non costretta a doverlo toccare o a fingere di parlarci?
Questa non è propriamente una questione di salute ma spero che qualcuno vorrà comunque condividere con me qualche trucco per risolvere questo mio problema. E' molto semplice: non mi piacciono i bambini, non mi piacevano i bambini neanche quando ero bambina io e adesso mio fratello ha fatto un figlio e ora tutti si aspettano che io mi comporti come se mi interessasse ed il costante giudizio inizia a pesarmi.
E' un continuo "Ma sei la zia! ", e quindi? Mica è colpa mia! "Ma non puoi toccarlo? " In realtà non posso, Io non tocco la gente tendenzialmente, neanche gli adulti, figuriamoci i bambini.
Non che voglia male al bambino, semplicemente mi urta i nervi, ma sto zitta, non dico niente, tollero la sua presenza perché non posso imporre a nessuno di non avere bambini, posso solo decidere per me, quindi il bambino c'è, sta lì, piange, fa il lattante ed è molesto come tutti i lattanti.
Per motivi miei non posso andare via di casa, e ovviamente i nonni hanno diritto a vedere il nipote.
Io sto per i fatti miei, lo sopporto. Ma iniziano veramente a farmi pesare troppo che non ci voglio interagire ne voglio che sia incoraggiato a pensare di poter giocare con me (non voglio che quando imparerà a parlare pensi di poter avere una conversazione con me o di poter ad esempio entrare in camera mia). Quindi in sintesi non interagisco con lui, non mi interessa.
Ero stata piuttosto chiara con tutti: non mi piacciono i bambini (come non mi piacciono i cani tendenzialmente, o gli adulti fastidiosi se è per questo), non vi aspettate che io voglia avere un rapporto con lui prima che compia 15 o 16 anni (e forse neanche lì).
Era prevedibile: so che non mi piacciono i bambini da sempre, e tutti mi hanno detto sempre che è una fase, che se ci stai insieme poi ti piacciono: no, ci ho lavorato purtroppo per anni e no, non mi piacevano prima e mi piacevano ancor meno dopo averci passato del tempo (alla fine mi sono licenziata). Non era una fase, semplicemente non mi piacciono! Non mi sono mai piaciuti.
Ero stata chiarissima! Più di questo ma che posso fare?
All'inizio mi lasciavano stare, tanto che ho pensato: ma che gentili! Non me lo stanno sbattendo in braccio! Pensavo fosse una carineria nei miei riguardi... Poi ho capito che si aspettavano che fossi io a volerlo prendere.
Ma perché?
Cosa si aspettavano sarebbe accaduto esattamente?
Ma soprattutto, che posso fare per essere lasciata in pace? Mi stanno trattando tutti male! Ma io non ho fatto niente! Letteralmente niente!
Io sto per i fatti miei e secondo loro dovrei almeno sforzarmi e fingere, ma il bambino viene portato troppo spesso qui! Non posso fingere così tanto spesso! Cosa posso fare per far cessare questa pressione nei miei riguardi?
Più passa il tempo e più divento insofferente! Anche perché più cresce più piange forte e sbava, più puzza quando se la fa addosso. Che devo fare per essere semplicemente non costretta a doverlo toccare o a fingere di parlarci?
[#1]
Gentile utente,
accade che Lei sia in controtendenza rispetto alle aspettative sociali.
"Cosa si aspettavano sarebbe accaduto esattamente?", si chiede. Ma è una domanda retorica, considerato che l risposta l'aveva già ricevuta: ".. se ci stai insieme poi ti piacciono".
"Ma io non ho fatto niente!"
Appunto. E' l'assenza di qualsiasi gesto nei confronti del neonato ad essere sanzionata.
"Ma soprattutto, che posso fare per essere lasciata in pace? Mi stanno trattando tutti male!", osserva.
Sul giudizio altrui ben poco si può fare, se non spiegare le proprie ragioni. Poi semplicemente occorre avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma che colpisce qualsiasi minoranza (Minority stress).
Che fare?
- Lavorare sui suoi pensieri: Lei ha il diritto di non apprezzare i bimbi, altri hanno il diritto di apprezzarli.
- Gran parte delle difficoltà deriva dal fatto che Lei è ancora in casa con i genitori pur se quasi trentenne, e dunque anagraficamente fuori età, oltre la media europea. Se rimane ancora a vivere con loro per motivi che non sappiamo, lo faccia in punta di piedi. Con la faccenda del nipote non faccia pesare la Sua presenza alla coppia (non più) genitoriale, che sarebbe ormai libera di viversi la vita che loro due scelgono (v. Ciclo di vita della famiglia).
- I nonni hanno il diritto di 'godersi' il bimbo, non solo di frequentarlo, e Lei non è autorizzata a inficiare il loro godimento con le sue personali difficoltà.
- Se una situazione dà un fastidio insopportabile la si evita: quando arriva il bimbo (e il/i nipot* ci sarà/nno per sempre) stia nella Sua stanza senza lamentarsi, oppure esca di casa a passeggio. In tale modo eviterà le difficoltà a sè e anche ai suoi genitori.
Accolga e 'legga' tale situazione come una spinta verso una sua autonomia abitativa.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
accade che Lei sia in controtendenza rispetto alle aspettative sociali.
"Cosa si aspettavano sarebbe accaduto esattamente?", si chiede. Ma è una domanda retorica, considerato che l risposta l'aveva già ricevuta: ".. se ci stai insieme poi ti piacciono".
"Ma io non ho fatto niente!"
Appunto. E' l'assenza di qualsiasi gesto nei confronti del neonato ad essere sanzionata.
"Ma soprattutto, che posso fare per essere lasciata in pace? Mi stanno trattando tutti male!", osserva.
Sul giudizio altrui ben poco si può fare, se non spiegare le proprie ragioni. Poi semplicemente occorre avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma che colpisce qualsiasi minoranza (Minority stress).
Che fare?
- Lavorare sui suoi pensieri: Lei ha il diritto di non apprezzare i bimbi, altri hanno il diritto di apprezzarli.
- Gran parte delle difficoltà deriva dal fatto che Lei è ancora in casa con i genitori pur se quasi trentenne, e dunque anagraficamente fuori età, oltre la media europea. Se rimane ancora a vivere con loro per motivi che non sappiamo, lo faccia in punta di piedi. Con la faccenda del nipote non faccia pesare la Sua presenza alla coppia (non più) genitoriale, che sarebbe ormai libera di viversi la vita che loro due scelgono (v. Ciclo di vita della famiglia).
- I nonni hanno il diritto di 'godersi' il bimbo, non solo di frequentarlo, e Lei non è autorizzata a inficiare il loro godimento con le sue personali difficoltà.
- Se una situazione dà un fastidio insopportabile la si evita: quando arriva il bimbo (e il/i nipot* ci sarà/nno per sempre) stia nella Sua stanza senza lamentarsi, oppure esca di casa a passeggio. In tale modo eviterà le difficoltà a sè e anche ai suoi genitori.
Accolga e 'legga' tale situazione come una spinta verso una sua autonomia abitativa.
Saluti cordiali.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
[#2]
Utente
"Ma soprattutto, che posso fare per essere lasciata in pace? Mi stanno trattando tutti male!", osserva.
Sul giudizio altrui ben poco si può fare, se non spiegare le proprie ragioni. Poi semplicemente occorre avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma che colpisce qualsiasi minoranza (Minority stress).
Mi permetto di fare l'avvocato del diavolo, parliamo di minoranza (suppongo che il minority stress sia quello che subiscono le minoranze): se una persona è gay, deve avere la forza a di assumersi le conseguenze dello stigma? Se una persona è atea, deve avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma? Se nasce nera in un paese di bianchi deve sopportare le conseguenze dello stigma? Peggio: se uno ha un handicap mentale, come mio padre ad esempio, deve sopportare le conseguenze dello stigma?
Che fare?
- Lavorare sui suoi pensieri: Lei ha il diritto di non apprezzare i bimbi, altri hanno il diritto di apprezzarli.
Loro hanno diritto di apprezzare i bambini e io di non apprezzarli. Loro non possono pretendere da me che io li apprezzi, io non posso pretendere che loro non li apprezzano. Io non lo pretendo. Perché deve essere preteso dal me? Se uno è gay, può diventare etero? Se uno è nero, si può pretendere che diventi bianco? Se uno ha problemi mentali, si può andare da lui dicendo "comportati normalmente?"
- Gran parte delle difficoltà deriva dal fatto che Lei è ancora in casa con i genitori pur se quasi trentenne, e dunque anagraficamente fuori età, oltre la media europea. Se rimane ancora a vivere con loro per motivi che non sappiamo, lo faccia in punta di piedi. Con la faccenda del nipote non faccia pesare la Sua presenza alla coppia (non più) genitoriale, che sarebbe ormai libera di viversi la vita che loro due scelgono (v. Ciclo di vita della famiglia).
Più in punta di piedi di così... Neanche mi vedono. Quasi non interagisco più con nessuno. Comunque grazie per aver insistito su quanto sia sbagliata ancora una volta l'avere una difficoltà. Grazie per aver sottolineato l'ovvio. Perché io non me ne ero accorta da sola. Non l'avrei mai detto.
Ad ogni modo, sono qui, al momento non posso essere al trove. Quindi? Devo vivere nella vergogna? Smettere di uscire dalla mia camera (cosa che sto facendo tra l'altro), mangiare a orari invertiti per non s disturbare perché, vergogna su di me, sono qui... Ora, lei non può sapere: io non esisto, sto veramente per i fatti miei, non ascolto nemmeno la musica o un video se non ho le cuffie, a volte, non capiscono nemmeno se sono in casa e spesso riesco addirittura a fingere di non esserci. In tutto ciò, va bene, lo sto facendo. Ma davvero la mia esistenza deve essere uno "Scusa se esisto e se sono io, cercherò di esistere meno e di essere meno io" perché sono una fallita?
- I nonni hanno il diritto di 'godersi' il bimbo, non solo di frequentarlo, e Lei non è autorizzata a inficiare il loro godimento con le sue personali difficoltà.
Ma inficiare cosa esattamente? Ma che c'entro io? Ma che ho fatto?!
- Se una situazione dà un fastidio insopportabile la si evita: quando arriva il bimbo (e il/i nipot* ci sarà/nno per sempre) stia nella Sua stanza senza lamentarsi, oppure esca di casa a passeggio. In tale modo eviterà le difficoltà a sè e anche ai suoi genitori.
Accolga e 'legga' tale situazione come una spinta verso una sua autonomia abitativa.
Io non esco neanche più a fare pipì... E se per sbaglio passo è un continuo! Mio fratello, che per amor di quel che vi pare, non abbiamo mai avuto nessun vero rapporto, mi tratta male davanti a tutti perché non lo so... Si aspettava non so cosa... Ma è possibile?! Mica sempre posso uscire a passeggiare se loro stanno qui due giorni! Ma sul serio? Cioè... Oramai sto arrivando a saltare i pasti e mangiare solo la notte se ci sono loro! Oh! Ma mica ho ammazzato qualcuno! Non posso andare via di casa, non ci riesco, e a volte ho bisogno di stare qui per... Beh... Anche solo per lavorare al computer invece di stare in un bar...
Non solo, se rifiuto un invito da parte di mio fratello (che mi tratta male sa sempre, con cui neanche parlo, lascio che parli da solo... Quindi ormai fa le invettive contro di me da solo, roba che dopo trent'anni finalmente se ne sono accorti tutti perché ha iniziato a farlo in pubblico facendo dei monologhi non richiesti, e io invece di vergognarmi sono arrivata a pensare "menomale! Almeno non può più rimangiarsi quel che dice.") perché non ho piacere di andare, è un continuo di -Ma non vieni mai!-; -Ma non puoi fingere?-; -Ma non puoi prendere in braccio il bambino?-
E se non vado perché non vado, e se vado non vado comunque bene... Come la giro la giro la pago. Cavolo, se sapessi fingere così bene sarei un genio del cinema! Invece sono solo io e scusate se esisto eh...
Se esco perché esco e pare che li evito (pare... Come se non fosse vero), se non esco non vado bene. Ma che poi? Tutti adesso questi inviti? Prima non esistevo, e andava bene, non ci piacciamo. E adesso? Adesso vengo invitata a qualunque riunione? Ma è uno scherzo? A volte penso che sia uno scherzo... Boh... Mi dice da quando sono piccola che faccio schifo. Abbiamo capito che ognuno ha diritto di pensarla come vuole. Ma se gli faccio schifo perché cavolo mi inviti?! Ma poi da quando hai avuto un figlio... E a me i bambini non piacciono. Voglio vedere se provo a dirlo io ad alta che il bambino mi fa schifo che succede. O se anche solo provassi a dirlo di un cane che andava. Le mie cose me le tengo per me. Io ho giuro che non ho fatto niente a sto bambino! E nemmeno a mio fratello. Quasi non parlo! Cioè... Sul serio... Non parlo durante i pasti... O mai...
Ripeto, scusate per i miei fallimenti, ma ormai ci sono e ci sarò fino a che non muoio (e non l'ho chiesto io di esistere) e ormai c'è lui (che ci sarà per sempre e non ha chiesto di esistere). Ma possiamo essere lasciati in pace? Entrambi aggiungerei. Quanto può essere piacevole per il bambino essere manipolato da qualcuno che evidentemente non ti vuole manipolare? È così orribile da chiedere il poter mangiare qualcosa senza essere guardata come una nazista? Non ho mai fatto male a nessuno e, al bambino, la cosa non sembra interessare minimamente. Comunque, io seguirò il suo consiglio, eviterò di stressare il prossimo con i miei disagi, ma provvederò a far sì che lo facciano anche le altre minoranze se questo è giusto. Se mio padre si comporta in modo inappropriato in un contesto sociale gli dirò "agisci normalmente" o stai nel mondo in punta di piedi, oppure vedi di chiuderti in casa "perché non sei autorizzato ad inficiare il godimento altrui con i tuoi disagi"; il prossimo bambino che urla e piange in un ristorante andrò dalla madre a dirle di chiudersi in casa e uscire in punta di piedi perché "Non è autorizzata ad inficiare il godimento altrui con i suoi disagi", già che ci siamo diciamolo anche agli studenti ebrei quando di sabato nelle scuole pubbliche si fanno portare le cose dai compagni e vanno a scuola senza libri.
Ma non esiste davvero nessuna manovra attuabile per allentare un po' la pressione sociale? Una cosa fattibile? Perché se potessi andarmene ovviamente l'avrei già fatto, se non l'ho fatto è perché non ci riesco. Mi sembra piuttosto evidente è anche un po' meschino rimarcarlo. Tipo se uno viene preso in giro perché grasso, lei gli risponderebbe "Allora dimagrisci?"
E quello avrebbe potuto rispondere che la sua risposta è sorella di Grazia e Graziella.
Sul giudizio altrui ben poco si può fare, se non spiegare le proprie ragioni. Poi semplicemente occorre avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma che colpisce qualsiasi minoranza (Minority stress).
Mi permetto di fare l'avvocato del diavolo, parliamo di minoranza (suppongo che il minority stress sia quello che subiscono le minoranze): se una persona è gay, deve avere la forza a di assumersi le conseguenze dello stigma? Se una persona è atea, deve avere la forza di assumersi le conseguenze dello stigma? Se nasce nera in un paese di bianchi deve sopportare le conseguenze dello stigma? Peggio: se uno ha un handicap mentale, come mio padre ad esempio, deve sopportare le conseguenze dello stigma?
Che fare?
- Lavorare sui suoi pensieri: Lei ha il diritto di non apprezzare i bimbi, altri hanno il diritto di apprezzarli.
Loro hanno diritto di apprezzare i bambini e io di non apprezzarli. Loro non possono pretendere da me che io li apprezzi, io non posso pretendere che loro non li apprezzano. Io non lo pretendo. Perché deve essere preteso dal me? Se uno è gay, può diventare etero? Se uno è nero, si può pretendere che diventi bianco? Se uno ha problemi mentali, si può andare da lui dicendo "comportati normalmente?"
- Gran parte delle difficoltà deriva dal fatto che Lei è ancora in casa con i genitori pur se quasi trentenne, e dunque anagraficamente fuori età, oltre la media europea. Se rimane ancora a vivere con loro per motivi che non sappiamo, lo faccia in punta di piedi. Con la faccenda del nipote non faccia pesare la Sua presenza alla coppia (non più) genitoriale, che sarebbe ormai libera di viversi la vita che loro due scelgono (v. Ciclo di vita della famiglia).
Più in punta di piedi di così... Neanche mi vedono. Quasi non interagisco più con nessuno. Comunque grazie per aver insistito su quanto sia sbagliata ancora una volta l'avere una difficoltà. Grazie per aver sottolineato l'ovvio. Perché io non me ne ero accorta da sola. Non l'avrei mai detto.
Ad ogni modo, sono qui, al momento non posso essere al trove. Quindi? Devo vivere nella vergogna? Smettere di uscire dalla mia camera (cosa che sto facendo tra l'altro), mangiare a orari invertiti per non s disturbare perché, vergogna su di me, sono qui... Ora, lei non può sapere: io non esisto, sto veramente per i fatti miei, non ascolto nemmeno la musica o un video se non ho le cuffie, a volte, non capiscono nemmeno se sono in casa e spesso riesco addirittura a fingere di non esserci. In tutto ciò, va bene, lo sto facendo. Ma davvero la mia esistenza deve essere uno "Scusa se esisto e se sono io, cercherò di esistere meno e di essere meno io" perché sono una fallita?
- I nonni hanno il diritto di 'godersi' il bimbo, non solo di frequentarlo, e Lei non è autorizzata a inficiare il loro godimento con le sue personali difficoltà.
Ma inficiare cosa esattamente? Ma che c'entro io? Ma che ho fatto?!
- Se una situazione dà un fastidio insopportabile la si evita: quando arriva il bimbo (e il/i nipot* ci sarà/nno per sempre) stia nella Sua stanza senza lamentarsi, oppure esca di casa a passeggio. In tale modo eviterà le difficoltà a sè e anche ai suoi genitori.
Accolga e 'legga' tale situazione come una spinta verso una sua autonomia abitativa.
Io non esco neanche più a fare pipì... E se per sbaglio passo è un continuo! Mio fratello, che per amor di quel che vi pare, non abbiamo mai avuto nessun vero rapporto, mi tratta male davanti a tutti perché non lo so... Si aspettava non so cosa... Ma è possibile?! Mica sempre posso uscire a passeggiare se loro stanno qui due giorni! Ma sul serio? Cioè... Oramai sto arrivando a saltare i pasti e mangiare solo la notte se ci sono loro! Oh! Ma mica ho ammazzato qualcuno! Non posso andare via di casa, non ci riesco, e a volte ho bisogno di stare qui per... Beh... Anche solo per lavorare al computer invece di stare in un bar...
Non solo, se rifiuto un invito da parte di mio fratello (che mi tratta male sa sempre, con cui neanche parlo, lascio che parli da solo... Quindi ormai fa le invettive contro di me da solo, roba che dopo trent'anni finalmente se ne sono accorti tutti perché ha iniziato a farlo in pubblico facendo dei monologhi non richiesti, e io invece di vergognarmi sono arrivata a pensare "menomale! Almeno non può più rimangiarsi quel che dice.") perché non ho piacere di andare, è un continuo di -Ma non vieni mai!-; -Ma non puoi fingere?-; -Ma non puoi prendere in braccio il bambino?-
E se non vado perché non vado, e se vado non vado comunque bene... Come la giro la giro la pago. Cavolo, se sapessi fingere così bene sarei un genio del cinema! Invece sono solo io e scusate se esisto eh...
Se esco perché esco e pare che li evito (pare... Come se non fosse vero), se non esco non vado bene. Ma che poi? Tutti adesso questi inviti? Prima non esistevo, e andava bene, non ci piacciamo. E adesso? Adesso vengo invitata a qualunque riunione? Ma è uno scherzo? A volte penso che sia uno scherzo... Boh... Mi dice da quando sono piccola che faccio schifo. Abbiamo capito che ognuno ha diritto di pensarla come vuole. Ma se gli faccio schifo perché cavolo mi inviti?! Ma poi da quando hai avuto un figlio... E a me i bambini non piacciono. Voglio vedere se provo a dirlo io ad alta che il bambino mi fa schifo che succede. O se anche solo provassi a dirlo di un cane che andava. Le mie cose me le tengo per me. Io ho giuro che non ho fatto niente a sto bambino! E nemmeno a mio fratello. Quasi non parlo! Cioè... Sul serio... Non parlo durante i pasti... O mai...
Ripeto, scusate per i miei fallimenti, ma ormai ci sono e ci sarò fino a che non muoio (e non l'ho chiesto io di esistere) e ormai c'è lui (che ci sarà per sempre e non ha chiesto di esistere). Ma possiamo essere lasciati in pace? Entrambi aggiungerei. Quanto può essere piacevole per il bambino essere manipolato da qualcuno che evidentemente non ti vuole manipolare? È così orribile da chiedere il poter mangiare qualcosa senza essere guardata come una nazista? Non ho mai fatto male a nessuno e, al bambino, la cosa non sembra interessare minimamente. Comunque, io seguirò il suo consiglio, eviterò di stressare il prossimo con i miei disagi, ma provvederò a far sì che lo facciano anche le altre minoranze se questo è giusto. Se mio padre si comporta in modo inappropriato in un contesto sociale gli dirò "agisci normalmente" o stai nel mondo in punta di piedi, oppure vedi di chiuderti in casa "perché non sei autorizzato ad inficiare il godimento altrui con i tuoi disagi"; il prossimo bambino che urla e piange in un ristorante andrò dalla madre a dirle di chiudersi in casa e uscire in punta di piedi perché "Non è autorizzata ad inficiare il godimento altrui con i suoi disagi", già che ci siamo diciamolo anche agli studenti ebrei quando di sabato nelle scuole pubbliche si fanno portare le cose dai compagni e vanno a scuola senza libri.
Ma non esiste davvero nessuna manovra attuabile per allentare un po' la pressione sociale? Una cosa fattibile? Perché se potessi andarmene ovviamente l'avrei già fatto, se non l'ho fatto è perché non ci riesco. Mi sembra piuttosto evidente è anche un po' meschino rimarcarlo. Tipo se uno viene preso in giro perché grasso, lei gli risponderebbe "Allora dimagrisci?"
E quello avrebbe potuto rispondere che la sua risposta è sorella di Grazia e Graziella.
[#3]
Sintetizzo la mia risposta fornita in #1.
- Essere minoranza comporta purtroppo, in ogni società, delle conseguenze personali e relazionali specifiche.
Come farvi fronte? sarà la persona stessa a scegliere l'ambito: intrapsichico, sociale, politico, ecc. E magari chiedendo aiuto; ma certo non solo attraverso un consulto online.
- Vivere in famiglia a quasi trent'anni è faticoso per tutt*, genitori e figli*.
Per i figli/e comporta il dovere di .. non interferire troppo con la vita di due persone (i genitori) che hanno esaurito la propria fase genitoriale attiva. Ciò vale qualsiasi sia la motivazione della convivenza oltre termine.
Prenda come meglio ritiene tale risposta online.
Ma della problematica qui presentata ne parli col Suo Psichiatra e con la Psicologa.
Dott. Brunialti
- Essere minoranza comporta purtroppo, in ogni società, delle conseguenze personali e relazionali specifiche.
Come farvi fronte? sarà la persona stessa a scegliere l'ambito: intrapsichico, sociale, politico, ecc. E magari chiedendo aiuto; ma certo non solo attraverso un consulto online.
- Vivere in famiglia a quasi trent'anni è faticoso per tutt*, genitori e figli*.
Per i figli/e comporta il dovere di .. non interferire troppo con la vita di due persone (i genitori) che hanno esaurito la propria fase genitoriale attiva. Ciò vale qualsiasi sia la motivazione della convivenza oltre termine.
Prenda come meglio ritiene tale risposta online.
Ma della problematica qui presentata ne parli col Suo Psichiatra e con la Psicologa.
Dott. Brunialti
Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/
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