Riservatezza dei figli

Buonasera gentili Dottori, ho una figlia che da poco ha compiuto 19anni.

Abbiamo un rapporto molto bello e con molto dialogo.
Mia figlia si è iscritta quest'anno all'università e nel contempo ha voluto impegnarsi in un lavoretto part time.
È una ragazza molto riservata e molto esigente con se stessa.
Tranquilla ed equilibrata.
Negli ultimi due anni ho osservato a volte repentini cambi di umore.
Non avendo lei una relazione e avendo sempre ottimi voti, ho interpretato questi cambi come giornate no o semplicemente segnali di adolescenza.

Ho immaginato anche una cotta non corrisposta.

Fino ad oggi.
Tornata a casa dal lavoro, abbiamo pranzato e si è accomiatata a riposare.

Ho sentito casualmente dopo un ora che mandava dei messaggi vocali continui e con un tono agitato.
E ho sentito che questi vocali erano rivolti alla ragazza amata, con cui aveva una relazione e che questa relazione era o meglio si stava concludendo, definendola da lei relazione tossica da parte di entrambe.

Sono rimasta molto colpita.
Per due motivi.
La prima motivazione che mi ha fatto un po' barcollare risiede nel fatto che non mi ha mai comunicato nulla.
Anzi lo ha nascosto bene.

La seconda cosa che non mi è piaciuta è sentire definire la sua prima relazione tossica.
mi sono chiesta se nonostante la forte complicità tra me e lei io abbia sbagliato qualcosa nella comunicazione.
La seconda è che genere di aiuto io potrei o dovrei darle in un momento di fragilità.

Riguardo alla sua sessualità se posso aiutarvi nella risposta, si lo immaginavo, no per me non è un problema, lei non me ne ha mai parlato, anzi di descrive a volte She/her.

La mia domanda è: come mi posso comportare per sostenerla in questo momento di fragilità visto che non me ne parlerà mai??
?

È normale il mio disagio nella sua mancata trasmissione con me?

Cosa posso fare?
Parlargliene apertamente nel suo modo di essere equivarrebbe per lei solo a essere ancora più chiusa nelle sue esternazioni.

Ringrazio e saluto
[#1]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile signora,
nella sua lettera non viene nominato un padre: esiste? C'è un suo compagno, o una sua compagna, con voi convivente?
In assenza di questo dato, la mia risposta risulterà generica.
Il riserbo di sua figlia su una relazione sentimentale è abbastanza normale in un'adolescente, ancora di più in un'adolescente she/her.
Quanto alla "relazione tossica", oggi i giovani usano un linguaggio para-psichiatrico per parlarsi tra di loro e per definire amici e partner: per gli adulti è sorprendente, ma si definiscono come nulla fosse border, narcisisti, paranoici e così via. Parlano di "relazione tossica" per dire che non vanno d'accordo su qualcosa o che litigano spesso.
Questo lo dico sia per attenuare il dramma da lei percepito nella vicenda di sua figlia, sia per suggerirle di non forzarne in alcun modo la confidenza.
Immagini cosa può succedere se le due hanno solo avuto un diverbio in via di soluzione, e lei entra incautamente nella faccenda per consolare sua figlia di un addio che non si delinea nemmeno all'orizzonte.
Ciò detto, molte delle cose che ci ha scritto, e delle sue domande, sembrano rimandare ad un rapporto un po' troppo stretto, come a volte si crea tra un genitore single e un figlio unico convivente.
Perfino alcune definizioni da lei date della ragazza e del vostro rapporto risultano contraddittorie, come avviene quando l'ideale si sovrappone alla realtà.
In definitiva le suggerirei di restare in tranquilla attesa delle eventuali richieste d'aiuto di sua figlia, che possono presentarsi anche in forma indiretta, senza forzare in alcun modo le sue confidenze.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Buongiorno si. Vi è una figura paterna maschile, e una sorella di 17 anni.
[#3]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Gentile utente,
non le chiedevo di una figura paterna, ma della presenza di un/a partner convivente con lei che ci scrive, nella considerazione che un certo tipo di attenzione al vissuto dei figli si verifica talvolta da parte di genitori single.
Se c'è una sorella ed è convivente già la pressione può risultare attenuata.
Ripeto le considerazioni fatte sopra: è normale che sua figlia voglia vivere in privato le proprie relazioni, e più si sentirà oggetto di attenzione più si sforzerà di tenerle celate. Si tratta fra l'altro di quella ricerca di autonomia che serve per crescere.
In caso di sofferenza, questa può manifestarsi in tanti modi anche indiretti. Nella sua prima comunicazione lei scriveva: "ho osservato a volte repentini cambi di umore" e se li è spiegati così: "Non avendo lei una relazione e avendo sempre ottimi voti, ho interpretato questi cambi come giornate no o semplicemente segnali di adolescenza. Ho immaginato anche una cotta non corrisposta".
Come la maggior parte dei genitori, ha costruito una realtà su dati incerti.
Ora sa che una o più relazioni possono esserci state, e che sua figlia non ha voluto parlarne.
Questo può essere deludente per un genitore che credeva di aver costruito "un rapporto molto bello e con molto dialogo", ma la vicinanza ai figli è anche saperne rispettare il riserbo.
Lei scrive: "mi sono chiesta se nonostante la forte complicità tra me e lei io abbia sbagliato qualcosa nella comunicazione".
Se intende che una buona comunicazione avrebbe dovuto spingere sua figlia a parlarle delle sue relazioni, la posso tranquillizzare: non è così.
Una disponibilità all'ascolto empatico è quello che si richiede ai genitori, e di questo fa parte tanto l'apertura ad accogliere le confidenze, quanto il non violare il silenzio, manifestando però una sincera risonanza emotiva con i contenuti della comunicazione dei figli.
"È normale il mio disagio nella sua mancata trasmissione con me?" lei chiede.
Soltanto in un colloquio diretto si può rispondere. La sorpresa di scoprire che un figlio è cresciuto e vive esperienze che non immaginavamo è sempre grande. Si dice che mentre i figli imparano a diventare adulti, padri e madri imparano a diventare genitori di adulti, perciò il processo è duplice.
Un'eccessiva sorpresa nello scoprire che il figlio ci ha "nascosto bene" qualcosa che riteniamo essenziale può però coprire il genere di preoccupazione che nutrono, come ho detto più volte, i genitori single, i quali credono di dover enfatizzare il loro successo genitoriale, la buona riuscita dei figli, addirittura il loro legame fin troppo stretto.
Valuti lei, da sola, col partner o con l'aiuto di un professionista, lo sviluppo di una situazione che comunque non appare preoccupante.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Gentilissima Dottoressa, farò tesoro della sua risposta, molto garbata, delicata ma sopratutto centrata, ha ragione .
Buone cose e grazie
[#5]
Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 4.4k 193
Lieta di esserle stata utile, gentile utente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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