Scaricata dopo primo appuntamento e tradimento senza sensi di colpa. cosa non va in me?
Buongiorno,
Premetto di essere già in terapia ma oggi sto proprio male e ho bisogno di un altro parere.
È una situazione un po’ complicata e per certi versi un po’ adolescenziale ma nonostante ciò sto proprio male perchè mi sono resa conto che tutto ciò che mi ero promessa di cambiare nei miei atteggiamenti, non sono cambiati e a 34 anni sono restata la 20enne pesante di una volta.
Sono fidanzata da 11 anni e, a parte qualche piccola incomprensione, sto molto bene con il mio ragazzo che (secondo me) amo, stimo.
Mi sento molto amata da lui, che fa di tutto per me e per questo mio sento molto fortunata.
Nonostante ciò, circa 6 mesi fa inizio a messaggiare con un ragazzo che conosco da quando ero una teenager e che è sempre stato la mia crush irraggiungibile.
Lui mi contatta e io incredula mi faccio trascinare da tutta la cosa: ci sentiamo ogni giorno per 6 mesi, tra messaggi normali e messaggi più diciamo piccanti.
Insomma riconosco di essere finita in una situazione sbagliata ma la cosa mi allettava molto, mi faceva sentire finalmente viva e desiderata.
In tutti questi mesi di conversazione non esce mai il discorso che io sono fidanzata e non so nemmeno perché.
Forse da un lato per paura di perdere quella situazione piacevole, forse per sfuggire io dalla monotonia.
Non lo so.
Fatto sta che dopo tanto tempo, decido di incontrare questa persona.
Io mi aspettavo una siuazione in cui ci saremmo visti, rimasti in hotel una notte e basta.
Invece mi invita a cena e avrebbe voluto passare un weekend intero con me.
Avrei voluto anch’io ma data la situazione mi faccio prendere dal panico, non so che fare e inizio a comportarmi in modo strano: invento scuse per non restare troppo con lui, dico che non voglio andare a cena e ad un certo punto sono costretta a dire perché.
Vedo che lui ci resta male e da lui tutta la serata diventa un disastro imbarazzante: mi guarda in modo strano, io imbarazzata faccio brutte figure risultando una persona svampita e per cercare di alleviare tutto cerco in tutti i modi di stare solo a letto con lui.
Insomma dopo una brutta serata, torniamo in hotel, ci mettiamo a dormire (abbracciati).
Il giorno dopo tutto molto freddo, non vuole nemmeno baciarmi, va via.
Non si fa più sentire.
La sera io bevo un po’ di più e gli mando un messaggio imbarazzante da adolescente accusandolo.
Mi risponde in maniera educata, il giorno dopo chiedo scusa, mi risponde sempre con educazione.
Da quel momento non ci sentiamo più, io non insisto perché comunque penso che non gli sia piaciuta abbastanza e poi sono fidanzata e forse è meglio cosi.
Nonostante ciò, sto molto male e non per i sensi di colpa del tradimento ma perchè una cosa che desideravo da cosi tanto è andata male, non mi sento più desiderata e penso anche che mi manca.
Mi sento un disastro di persona.
Premetto di essere già in terapia ma oggi sto proprio male e ho bisogno di un altro parere.
È una situazione un po’ complicata e per certi versi un po’ adolescenziale ma nonostante ciò sto proprio male perchè mi sono resa conto che tutto ciò che mi ero promessa di cambiare nei miei atteggiamenti, non sono cambiati e a 34 anni sono restata la 20enne pesante di una volta.
Sono fidanzata da 11 anni e, a parte qualche piccola incomprensione, sto molto bene con il mio ragazzo che (secondo me) amo, stimo.
Mi sento molto amata da lui, che fa di tutto per me e per questo mio sento molto fortunata.
Nonostante ciò, circa 6 mesi fa inizio a messaggiare con un ragazzo che conosco da quando ero una teenager e che è sempre stato la mia crush irraggiungibile.
Lui mi contatta e io incredula mi faccio trascinare da tutta la cosa: ci sentiamo ogni giorno per 6 mesi, tra messaggi normali e messaggi più diciamo piccanti.
Insomma riconosco di essere finita in una situazione sbagliata ma la cosa mi allettava molto, mi faceva sentire finalmente viva e desiderata.
In tutti questi mesi di conversazione non esce mai il discorso che io sono fidanzata e non so nemmeno perché.
Forse da un lato per paura di perdere quella situazione piacevole, forse per sfuggire io dalla monotonia.
Non lo so.
Fatto sta che dopo tanto tempo, decido di incontrare questa persona.
Io mi aspettavo una siuazione in cui ci saremmo visti, rimasti in hotel una notte e basta.
Invece mi invita a cena e avrebbe voluto passare un weekend intero con me.
Avrei voluto anch’io ma data la situazione mi faccio prendere dal panico, non so che fare e inizio a comportarmi in modo strano: invento scuse per non restare troppo con lui, dico che non voglio andare a cena e ad un certo punto sono costretta a dire perché.
Vedo che lui ci resta male e da lui tutta la serata diventa un disastro imbarazzante: mi guarda in modo strano, io imbarazzata faccio brutte figure risultando una persona svampita e per cercare di alleviare tutto cerco in tutti i modi di stare solo a letto con lui.
Insomma dopo una brutta serata, torniamo in hotel, ci mettiamo a dormire (abbracciati).
Il giorno dopo tutto molto freddo, non vuole nemmeno baciarmi, va via.
Non si fa più sentire.
La sera io bevo un po’ di più e gli mando un messaggio imbarazzante da adolescente accusandolo.
Mi risponde in maniera educata, il giorno dopo chiedo scusa, mi risponde sempre con educazione.
Da quel momento non ci sentiamo più, io non insisto perché comunque penso che non gli sia piaciuta abbastanza e poi sono fidanzata e forse è meglio cosi.
Nonostante ciò, sto molto male e non per i sensi di colpa del tradimento ma perchè una cosa che desideravo da cosi tanto è andata male, non mi sento più desiderata e penso anche che mi manca.
Mi sento un disastro di persona.
[#1]
Gentile utente,
ho letto anche i suoi quesiti precedenti e mi fa piacere apprendere che ha già un curante. Spero stia parlando di una psicoterapia, non di una cura solo farmacologica.
Senonché, lei fa al terapeuta la stessa cosa che fa al "fidanzato", che dopo 11 anni insieme non vuole ancora definire il suo compagno: lo tradisce.
Vive una vicenda di totale regressione all'adolescenza, che sarebbe fondamentale in terapia per comprendere ed elaborare tutto quanto c'è in lei di irrisolto, e la scrive a noi, invece di parlarne al curante.
Perché? L'unico modo per capire a fondo i suoi sentimenti, le sue idee, le sue azioni, sarebbe portare questa esperienza in terapia, a partire dai sei mesi di preparazione all'incontro.
Se di questi mesi di attesa lei non ha voluto parlare in terapia, di che cosa parlava: del fidanzato "perfetto", mentre erano i messaggi "piccanti" di un altro a farla sentire "finalmente viva e desiderata", a farla "sfuggire dalla monotonia"?
Lei scrive: "oggi sto proprio male e ho bisogno di un altro parere".
Come mai? Che senso ha la sua terapia, se non è il luogo deputato alla più profonda espressione di sé?
Invece ne parla a noi che non la conosciamo, ma anche a noi non dice tutto. Forse nemmeno a sé stessa. Vorrebbe passare la notte in albergo col suo flirt, ma non vuole mangiare assieme a lui, a quanto pare.
Il seguito è ancora ambiguo: "torniamo in hotel, ci mettiamo a dormire (abbracciati). Il giorno dopo tutto molto freddo, non vuole nemmeno baciarmi, va via". Come mai?
La sera stessa "gli mando un messaggio imbarazzante da adolescente accusandolo".
Ma di cosa? Di aver fatto l'amore, di non averlo fatto, di che altro?
Scrive: "comunque penso che non gli sia piaciuta abbastanza"; parla di "tradimento".
A questo punto si sente "un disastro di persona", e su questo invece posso rasserenarla. Tutta questa esperienza è un cammino in avanti nella conoscenza di sé, forse sblocca un'impasse di cui non era consapevole, da cui non poteva uscire in altro modo.
Da questo momento può cercare di capire che cosa vuole, cosa le fa male, di cosa ha paura, su chi può contare.
Coraggio!
ho letto anche i suoi quesiti precedenti e mi fa piacere apprendere che ha già un curante. Spero stia parlando di una psicoterapia, non di una cura solo farmacologica.
Senonché, lei fa al terapeuta la stessa cosa che fa al "fidanzato", che dopo 11 anni insieme non vuole ancora definire il suo compagno: lo tradisce.
Vive una vicenda di totale regressione all'adolescenza, che sarebbe fondamentale in terapia per comprendere ed elaborare tutto quanto c'è in lei di irrisolto, e la scrive a noi, invece di parlarne al curante.
Perché? L'unico modo per capire a fondo i suoi sentimenti, le sue idee, le sue azioni, sarebbe portare questa esperienza in terapia, a partire dai sei mesi di preparazione all'incontro.
Se di questi mesi di attesa lei non ha voluto parlare in terapia, di che cosa parlava: del fidanzato "perfetto", mentre erano i messaggi "piccanti" di un altro a farla sentire "finalmente viva e desiderata", a farla "sfuggire dalla monotonia"?
Lei scrive: "oggi sto proprio male e ho bisogno di un altro parere".
Come mai? Che senso ha la sua terapia, se non è il luogo deputato alla più profonda espressione di sé?
Invece ne parla a noi che non la conosciamo, ma anche a noi non dice tutto. Forse nemmeno a sé stessa. Vorrebbe passare la notte in albergo col suo flirt, ma non vuole mangiare assieme a lui, a quanto pare.
Il seguito è ancora ambiguo: "torniamo in hotel, ci mettiamo a dormire (abbracciati). Il giorno dopo tutto molto freddo, non vuole nemmeno baciarmi, va via". Come mai?
La sera stessa "gli mando un messaggio imbarazzante da adolescente accusandolo".
Ma di cosa? Di aver fatto l'amore, di non averlo fatto, di che altro?
Scrive: "comunque penso che non gli sia piaciuta abbastanza"; parla di "tradimento".
A questo punto si sente "un disastro di persona", e su questo invece posso rasserenarla. Tutta questa esperienza è un cammino in avanti nella conoscenza di sé, forse sblocca un'impasse di cui non era consapevole, da cui non poteva uscire in altro modo.
Da questo momento può cercare di capire che cosa vuole, cosa le fa male, di cosa ha paura, su chi può contare.
Coraggio!
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.3k visite dal 10/12/2023.
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