Come portare avanti una situazione di amicizia in stallo
Ai gentilissimi interessati,
vi scrivo per chiedervi come posso interpretare e gestire un rapporto molto complicato con una persona dell'altro sesso.
Ho conosciuto questo ragazzo a ottobre 2021 in università, da subito mi è piaciuto molto sia fisicamente sia caratterialmente.
Però l'ho percepito anche come molto particolare e a tratti distante, ho attribuito questa caratteristica alla timidezza o al fatto che sembrava si fosse mollato da poco con la fidanzata, io stessa non ho approfondito molto perché uscivo da una brutta delusione ricevuta da una persona che reputavo amica.
Quindi ho sempre mantenuto una certa distanza, anche nei comportamenti più "da flirt" che lui aveva nei miei confronti.
Perdiamo il rapporto perché lui si avvicina a un'altra ragazza, e ci riavviciniamo mesi dopo.
Iniziamo a vederci qualche volta anche su sua iniziativa, noto alcuni comportamenti che possono farmi pensare a qualcosa di più di un'amicizia ma non andiamo oltre.
Ora, rimaniamo sempre in contatto ma non noto mai una sua spinta nei miei confronti, nonostante io gli scriva molto e lo coinvolga spesso in attività come studiare insieme o uscire a bere qualcosa. In breve, lui accetta sempre gli inviti ma non li ricambia mai.
Questo prosegue da agosto dell'anno scorso ad ora.
Adesso, le nostre strade si stanno dividendo causa fine dell'università, e io ho la paura tremenda di perdere i contatti con lui, complice la convinzione di non essere così importante per lui quanto lo è lui per me.
Oltretutto, penso ancora troppo spesso a quali quali possano essere i sentimenti in gioco, e tutte le occasioni sprecate e le parole non dette stanno iniziando a pesare troppo.
Aggiungo che negli ultimi mesi ho sofferto spesso di paura di rimanere sola, tant'è che ho provato ad affidarmi a un consultorio.
Come dovrei agire?
Grazie
vi scrivo per chiedervi come posso interpretare e gestire un rapporto molto complicato con una persona dell'altro sesso.
Ho conosciuto questo ragazzo a ottobre 2021 in università, da subito mi è piaciuto molto sia fisicamente sia caratterialmente.
Però l'ho percepito anche come molto particolare e a tratti distante, ho attribuito questa caratteristica alla timidezza o al fatto che sembrava si fosse mollato da poco con la fidanzata, io stessa non ho approfondito molto perché uscivo da una brutta delusione ricevuta da una persona che reputavo amica.
Quindi ho sempre mantenuto una certa distanza, anche nei comportamenti più "da flirt" che lui aveva nei miei confronti.
Perdiamo il rapporto perché lui si avvicina a un'altra ragazza, e ci riavviciniamo mesi dopo.
Iniziamo a vederci qualche volta anche su sua iniziativa, noto alcuni comportamenti che possono farmi pensare a qualcosa di più di un'amicizia ma non andiamo oltre.
Ora, rimaniamo sempre in contatto ma non noto mai una sua spinta nei miei confronti, nonostante io gli scriva molto e lo coinvolga spesso in attività come studiare insieme o uscire a bere qualcosa. In breve, lui accetta sempre gli inviti ma non li ricambia mai.
Questo prosegue da agosto dell'anno scorso ad ora.
Adesso, le nostre strade si stanno dividendo causa fine dell'università, e io ho la paura tremenda di perdere i contatti con lui, complice la convinzione di non essere così importante per lui quanto lo è lui per me.
Oltretutto, penso ancora troppo spesso a quali quali possano essere i sentimenti in gioco, e tutte le occasioni sprecate e le parole non dette stanno iniziando a pesare troppo.
Aggiungo che negli ultimi mesi ho sofferto spesso di paura di rimanere sola, tant'è che ho provato ad affidarmi a un consultorio.
Come dovrei agire?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
sono passati sette mesi dalla mia precedente risposta al suo quesito analogo, e purtroppo il tempo lavora a sfavore delle relazioni sentimentali.
L'attrazione, il desiderio di conoscersi, eventualmente l'amore, se non si sono prodotti in tutti gli incontri che avete avuto fin qui, probabilmente non si produrranno mai.
Dal fantasticare a distanza l'interesse può venire acuito, ma avere tutte le occasioni di incontrarsi e non attuarle, o peggio incontrarsi e deludersi, è come soffiare sulla fiammella di una candela.
Nel precedente consulto le parlavo di "tentativo di relazione abortito per timidezza, indisponibilità, attrazione scarsa".
Si tratta di cose diverse che andrebbero individuate; e si dovrebbe capire da quale parte stavano questi ostacoli, da parte di lei che ci scrive, oppure da parte di lui?
Sembrerebbe che lei non abbia seguito nessuna delle indicazioni che le davo allora: non quello di frequentare luoghi di aggregazione che le facessero superare la timidezza e le fornissero nuovi argomenti di conversazione, né quella di frequentare un corso sulle relazioni sentimentali (anche su queste pagine si segnalava il mio corso sulla Seduzione Gentile); ma nemmeno quella, fondamentale, di chiarire a sé stessa cosa prova davvero, cosa desidera da questa relazione.
Si può essere profondamente indifferenti ad una relazione sentimental/sessuale e volere altri tipi di legame, come l'amicizia, ma essere spinti alla relazione di coppia dalla pervasiva pubblicità sociale che la impone. Lei infatti ha avuto "paura di restare sola"! Oppure si può essere così spaventati di innamorarsi che diventiamo dei pesci lessi, sfuggenti e amorfi, al punto che possiamo solo confondere l'altro, spingendolo alla fuga.
Ci sono tante altre posizioni intermedie o alternative a queste, ma il primo imperativo che noi raccomandiamo è ancora quello che fu caro a Socrate: "conosci te stesso".
Se non so realmente cosa voglio: amicizia? amore? erotismo? sesso? non saprò fare i gesti idonei per chiedere e finirò per confondere e spaventare l'altro.
Provi a leggere il romanzo di una donna che sapeva quello che voleva fino a pretenderlo ad ogni costo: "Fosca", di Iginio Ugo Tarchetti. Ne è stato tratto anche il bel film di Ettore Scola "Passione d'amore".
Auguri.
sono passati sette mesi dalla mia precedente risposta al suo quesito analogo, e purtroppo il tempo lavora a sfavore delle relazioni sentimentali.
L'attrazione, il desiderio di conoscersi, eventualmente l'amore, se non si sono prodotti in tutti gli incontri che avete avuto fin qui, probabilmente non si produrranno mai.
Dal fantasticare a distanza l'interesse può venire acuito, ma avere tutte le occasioni di incontrarsi e non attuarle, o peggio incontrarsi e deludersi, è come soffiare sulla fiammella di una candela.
Nel precedente consulto le parlavo di "tentativo di relazione abortito per timidezza, indisponibilità, attrazione scarsa".
Si tratta di cose diverse che andrebbero individuate; e si dovrebbe capire da quale parte stavano questi ostacoli, da parte di lei che ci scrive, oppure da parte di lui?
Sembrerebbe che lei non abbia seguito nessuna delle indicazioni che le davo allora: non quello di frequentare luoghi di aggregazione che le facessero superare la timidezza e le fornissero nuovi argomenti di conversazione, né quella di frequentare un corso sulle relazioni sentimentali (anche su queste pagine si segnalava il mio corso sulla Seduzione Gentile); ma nemmeno quella, fondamentale, di chiarire a sé stessa cosa prova davvero, cosa desidera da questa relazione.
Si può essere profondamente indifferenti ad una relazione sentimental/sessuale e volere altri tipi di legame, come l'amicizia, ma essere spinti alla relazione di coppia dalla pervasiva pubblicità sociale che la impone. Lei infatti ha avuto "paura di restare sola"! Oppure si può essere così spaventati di innamorarsi che diventiamo dei pesci lessi, sfuggenti e amorfi, al punto che possiamo solo confondere l'altro, spingendolo alla fuga.
Ci sono tante altre posizioni intermedie o alternative a queste, ma il primo imperativo che noi raccomandiamo è ancora quello che fu caro a Socrate: "conosci te stesso".
Se non so realmente cosa voglio: amicizia? amore? erotismo? sesso? non saprò fare i gesti idonei per chiedere e finirò per confondere e spaventare l'altro.
Provi a leggere il romanzo di una donna che sapeva quello che voleva fino a pretenderlo ad ogni costo: "Fosca", di Iginio Ugo Tarchetti. Ne è stato tratto anche il bel film di Ettore Scola "Passione d'amore".
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#3]
Gentile utente,
se rilegge la mia risposta la troverà perfettamente concorde con quella che lei stessa definisce una situazione "in stallo".
Ammetterà che se una situazione è in stallo può essere mancata la spinta propulsiva per farla andare avanti?
Inoltre, da laureata, lei conosce il significato delle parole. Io ho scritto: "Sembrerebbe che lei non abbia seguito nessuna delle indicazioni che le davo allora".
Questo appare, e questo lei dichiara: una situazione in stallo, o per meglio dire in regresso, non da maggio, ma dalla prima volta che ha conosciuto questo ragazzo.
Le elencavo tre suggerimenti che sembrano essere stati disattesi:
1) Frequentare luoghi di aggregazione che facciano superare la timidezza e forniscano nuovi argomenti di conversazione.
Questi non sono "contesti di gruppo" quali la vita accademica e lavorativa; queste ultime sedi, al contrario, sono quelle in cui timidezza e insicurezza vengono accentuate, in assenza di idonee strategie correttive.
2) Frequentare un corso sulle relazioni sentimentali.
Se lo ha frequentato, non se ne vedono gli effetti, mentre in genere un corso di appena tre mesi dà delle trasformazioni notevoli nel modo di pensare e di agire.
3) Chiarire a sé stessa cosa prova davvero, cosa desidera da questa relazione.
Dal momento che oscilla continuamente tra il definirla un'amicizia e delineare un interesse di tipo sentimentale, e si chiede incessantemente cosa voglia "lui", anziché lei stessa, in che modo ha dato seguito a questo fondamentale suggerimento?
Dalla sua ultima email sembrerebbe che si sia recata al Consultorio, ma non se ne vedono gli effetti, almeno in termini di consapevolezza dei sentimenti e di efficacia delle azioni. Forse ha abbandonato la consulenza, prendendo anche lì ogni suggerimento come "rimprovero"?
Se si sente rimproverata dalla semplice evidenziazione dei fatti quali appaiono dalle sue stesse parole, ad opera di qualcuno che è qui per aiutarla, ci sarà una ragione.
Non pensa che sarebbe opportuno conoscerla?
Cara utente, lei è giovane e davvero rischia di restare sola, di una solitudine ben maggiore che non sia quella dell'assenza di un partner, se non vorrà mai sottoporre le sue idee ad un vaglio critico.
Finché penserà che tutto quello che pensa e che sente è giusto, e comunque portarlo allo scoperto per valutarlo è troppo doloroso, questo avanzamento verso il suo benessere relazionale non sarà mai compiuto.
Le auguro di trovare la forza di guardarsi dentro.
se rilegge la mia risposta la troverà perfettamente concorde con quella che lei stessa definisce una situazione "in stallo".
Ammetterà che se una situazione è in stallo può essere mancata la spinta propulsiva per farla andare avanti?
Inoltre, da laureata, lei conosce il significato delle parole. Io ho scritto: "Sembrerebbe che lei non abbia seguito nessuna delle indicazioni che le davo allora".
Questo appare, e questo lei dichiara: una situazione in stallo, o per meglio dire in regresso, non da maggio, ma dalla prima volta che ha conosciuto questo ragazzo.
Le elencavo tre suggerimenti che sembrano essere stati disattesi:
1) Frequentare luoghi di aggregazione che facciano superare la timidezza e forniscano nuovi argomenti di conversazione.
Questi non sono "contesti di gruppo" quali la vita accademica e lavorativa; queste ultime sedi, al contrario, sono quelle in cui timidezza e insicurezza vengono accentuate, in assenza di idonee strategie correttive.
2) Frequentare un corso sulle relazioni sentimentali.
Se lo ha frequentato, non se ne vedono gli effetti, mentre in genere un corso di appena tre mesi dà delle trasformazioni notevoli nel modo di pensare e di agire.
3) Chiarire a sé stessa cosa prova davvero, cosa desidera da questa relazione.
Dal momento che oscilla continuamente tra il definirla un'amicizia e delineare un interesse di tipo sentimentale, e si chiede incessantemente cosa voglia "lui", anziché lei stessa, in che modo ha dato seguito a questo fondamentale suggerimento?
Dalla sua ultima email sembrerebbe che si sia recata al Consultorio, ma non se ne vedono gli effetti, almeno in termini di consapevolezza dei sentimenti e di efficacia delle azioni. Forse ha abbandonato la consulenza, prendendo anche lì ogni suggerimento come "rimprovero"?
Se si sente rimproverata dalla semplice evidenziazione dei fatti quali appaiono dalle sue stesse parole, ad opera di qualcuno che è qui per aiutarla, ci sarà una ragione.
Non pensa che sarebbe opportuno conoscerla?
Cara utente, lei è giovane e davvero rischia di restare sola, di una solitudine ben maggiore che non sia quella dell'assenza di un partner, se non vorrà mai sottoporre le sue idee ad un vaglio critico.
Finché penserà che tutto quello che pensa e che sente è giusto, e comunque portarlo allo scoperto per valutarlo è troppo doloroso, questo avanzamento verso il suo benessere relazionale non sarà mai compiuto.
Le auguro di trovare la forza di guardarsi dentro.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 780 visite dal 09/12/2023.
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