Mio figlio di 4 anni quando siamo soli è in un modo, quando c'è anche la madre è in tutt'altro modo
Buonasera Dottori e Dottoressa, ho in figlio di 4 anni che quando passiamo del tempo da soli è sempre molto allegro e tranquillo nei miei confronti, non lagna mai, con me è sempre molto amorevole, allegro e giocherellone, quando c'è anche la mia compagna, il bambino si trasforma, diventa astioso nei miei confronti, non mi vuole, lagna per ogni cosa, chiaramente preferisce la madre esplicitamente.
Dove sarebbero da ricercare le cause, ed eventualmente come si può iniziare a correggere questo "problema"?! ?
Vi ringrazio anticipatamente
Dove sarebbero da ricercare le cause, ed eventualmente come si può iniziare a correggere questo "problema"?! ?
Vi ringrazio anticipatamente
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Gentile utente,
i bambini sono individui in formazione. Esplorano il mondo con gli strumenti ancora imperfetti che hanno e contemporaneamente esplorano sé stessi, le proprie reazioni emotive, le proprie ridotte capacità.
Ovviamente non sono consapevoli di questo "studio", che si accompagna alla ricerca fondamentale dei mezzi di sopravvivenza, infatti il latte materno è la prima cosa che cercano appena nati.
Per questa ragione sarebbe opportuno che gli adulti rinunciassero a due errori che invece sono diffusi.
Il primo errore è di vedere nelle esplorazioni della realtà che un bambino compie, i segni di sue definitive preferenze o del suo cosiddetto "carattere".
Il carattere, essendo nient'altro che una serie di abitudini acquisite, all'età di suo figlio è ancora in formazione. Il bambino, ripeto, tenta di capire il mondo e segue istintivamente lo scopo della sopravvivenza: per questo si affida all'adulto che gli appare "più protettivo", o "più minaccioso" (in questo caso cerca di ingraziarselo), o "più divertente", etc.
L'altro errore compiuto dagli adulti ha una doppia faccia: sta nel "correggere" i tentativi di stare al mondo del bambino con rimproveri, urla, occhiatacce, perfino percosse, inibendo così la sua esplorazione e dandogli la sola indicazione che il mondo è crudele e senza significato; oppure nel lasciar correre tutti i suoi comportamenti con una pseudo-indulgenza che di nuovo non dà al bambino nessuna delle indicazioni che sta cercando, lo lascia sprotetto, senza punti di riferimento, e di nuovo con l'indicazione che il mondo è privo di significato.
Nel caso di suo figlio sappiamo troppo poco. Sta a lungo solo con lei? Sta più spesso con la mamma? Ci sono altri che si prendono cura di lui? I rapporti tra voi genitori sono di convivenza affettuosa, serena?
In assenza di questi dati, rimangono le linee generali che ho delineato sopra: il bambino esplora il mondo, consapevole di essere debole e insufficiente a sé stesso, alla ricerca di una guida serena che non sempre trova, rinforzando sempre più l'impressione della propria inerme debolezza e reagendo come può a quelli che avverte come pericoli o come offerte.
Ci scriva di più e cercheremo di esserle più utili.
Buone cose.
i bambini sono individui in formazione. Esplorano il mondo con gli strumenti ancora imperfetti che hanno e contemporaneamente esplorano sé stessi, le proprie reazioni emotive, le proprie ridotte capacità.
Ovviamente non sono consapevoli di questo "studio", che si accompagna alla ricerca fondamentale dei mezzi di sopravvivenza, infatti il latte materno è la prima cosa che cercano appena nati.
Per questa ragione sarebbe opportuno che gli adulti rinunciassero a due errori che invece sono diffusi.
Il primo errore è di vedere nelle esplorazioni della realtà che un bambino compie, i segni di sue definitive preferenze o del suo cosiddetto "carattere".
Il carattere, essendo nient'altro che una serie di abitudini acquisite, all'età di suo figlio è ancora in formazione. Il bambino, ripeto, tenta di capire il mondo e segue istintivamente lo scopo della sopravvivenza: per questo si affida all'adulto che gli appare "più protettivo", o "più minaccioso" (in questo caso cerca di ingraziarselo), o "più divertente", etc.
L'altro errore compiuto dagli adulti ha una doppia faccia: sta nel "correggere" i tentativi di stare al mondo del bambino con rimproveri, urla, occhiatacce, perfino percosse, inibendo così la sua esplorazione e dandogli la sola indicazione che il mondo è crudele e senza significato; oppure nel lasciar correre tutti i suoi comportamenti con una pseudo-indulgenza che di nuovo non dà al bambino nessuna delle indicazioni che sta cercando, lo lascia sprotetto, senza punti di riferimento, e di nuovo con l'indicazione che il mondo è privo di significato.
Nel caso di suo figlio sappiamo troppo poco. Sta a lungo solo con lei? Sta più spesso con la mamma? Ci sono altri che si prendono cura di lui? I rapporti tra voi genitori sono di convivenza affettuosa, serena?
In assenza di questi dati, rimangono le linee generali che ho delineato sopra: il bambino esplora il mondo, consapevole di essere debole e insufficiente a sé stesso, alla ricerca di una guida serena che non sempre trova, rinforzando sempre più l'impressione della propria inerme debolezza e reagendo come può a quelli che avverte come pericoli o come offerte.
Ci scriva di più e cercheremo di esserle più utili.
Buone cose.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 840 visite dal 06/12/2023.
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