Possessività morbosa nella donna
Mi sono ritrovato nella narrazione del recente episodio di violenza di genere, ma a ruoli inversi.
Nel senso che, nella relazione che mando avanti da tre anni, sono io, da uomo, a trovarmi oggetto di un atteggiamento controllante da parte della mia partner.
Per motivi di lavoro non viviamo assieme, ma il periodo in cui abitammo sotto lo stesso tetto è stato molto difficile per me, tanto che valuto con sollievo la fine di quella convivenza.
Molti segnali a cui in genere è alle donne che si dice di fare caso, in presenza di un compagno possessivo, io li ritrovo nella donna con cui sto: quando dormivamo assieme, aspettava che io avessi preso sonno per entrare nel mio cellulare e, rileggendo le chat con le mie ex, mi faceva scenate il giorno dopo, dicendosi delusa che con alcune donne io continuassi a scambiarmi messaggi, cosa che lei considerava una mancanza di rispetto nei suoi confronti e una prova che io non la amassi davvero; ha inoltre trovato sulla mia pagina facebook alcune foto femminili, cosa che l'ha spinta a definirmi un mostro; se nota che per un attimo mi cade l'occhio su un'altra, mi rimprovera che forse vorrei una diversa da lei; non posso uscire senza di lei, perché si sentirebbe trascurata; anche se stavo con un mio amico o perfino con mio fratello, per lei era una colpa; in certi casi, quando era presa dei suoi scatti di rabbia, ho avuto anche paura che potesse farmi del male. Poi la frenesia le passa, si pente e mi dice che non lo farà più. Ma è più forte di lei, la gelosa la sopraffà.
Quando racconto ad altri della tirannia a cui lei mi sottopone, mi si consiglia di chiudere questa storia, ma io non riesco perché il senso di colpa me lo vieta: lei potrebbe soffrirne troppo e non tollererebbe un eventuale abbandono.
Come mi conviene regolarmi?
So che il mio caso è insolito, ma vorrei che ci fosse attenzione anche a contesti in cui è la donna a manifestare impulsi coercitivi e a confondere amore con possesso
Nel senso che, nella relazione che mando avanti da tre anni, sono io, da uomo, a trovarmi oggetto di un atteggiamento controllante da parte della mia partner.
Per motivi di lavoro non viviamo assieme, ma il periodo in cui abitammo sotto lo stesso tetto è stato molto difficile per me, tanto che valuto con sollievo la fine di quella convivenza.
Molti segnali a cui in genere è alle donne che si dice di fare caso, in presenza di un compagno possessivo, io li ritrovo nella donna con cui sto: quando dormivamo assieme, aspettava che io avessi preso sonno per entrare nel mio cellulare e, rileggendo le chat con le mie ex, mi faceva scenate il giorno dopo, dicendosi delusa che con alcune donne io continuassi a scambiarmi messaggi, cosa che lei considerava una mancanza di rispetto nei suoi confronti e una prova che io non la amassi davvero; ha inoltre trovato sulla mia pagina facebook alcune foto femminili, cosa che l'ha spinta a definirmi un mostro; se nota che per un attimo mi cade l'occhio su un'altra, mi rimprovera che forse vorrei una diversa da lei; non posso uscire senza di lei, perché si sentirebbe trascurata; anche se stavo con un mio amico o perfino con mio fratello, per lei era una colpa; in certi casi, quando era presa dei suoi scatti di rabbia, ho avuto anche paura che potesse farmi del male. Poi la frenesia le passa, si pente e mi dice che non lo farà più. Ma è più forte di lei, la gelosa la sopraffà.
Quando racconto ad altri della tirannia a cui lei mi sottopone, mi si consiglia di chiudere questa storia, ma io non riesco perché il senso di colpa me lo vieta: lei potrebbe soffrirne troppo e non tollererebbe un eventuale abbandono.
Come mi conviene regolarmi?
So che il mio caso è insolito, ma vorrei che ci fosse attenzione anche a contesti in cui è la donna a manifestare impulsi coercitivi e a confondere amore con possesso
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Gentile utente,
dice bene: non è amore ma possesso. Il controllo ossessivo del cellulare, la gelosia morbosa, le scenate e gli scatti di rabbia, il non poter uscire da soli o in compagnia di amici e parenti (isolamento della vittima) e molto altro ancora, sono sintomi di una relazione malsana, non è amore. Molto spesso chi maltratta dice di non farlo più ma poi arriva l'ennesimo attacco e questo destabilizza l'altro interiormente, lo fa entrare in un tunnel di paura, sottomissione e sensi di colpa e questo non è sano.
Lei dice che non riesce a chiudere questa relazione perchè questa donna potrebbe soffrire troppo e non tollererebbe l'abbandono, ma continuando così non farà bene nè a lei nè alla donna che maltratta. Non cambierà mai niente se questa donna non decide di farsi aiutare, anzi c'è il rischio che peggiori.
E lei, riesce ancora a tollerare queste manifestazioni violente? Per quanto tempo ancora deciderà di immolarsi? E se questa donna cominciasse ad attuare violenza fisica? Vorrebbe continuare a vivere in questo tunnel buoi fatto di soprusi, violenza psicologica e/o fisica? Non desidera una relazione sana colma di rispetto, di amore, di fiducia, di libertà?
Non sarà il suo amore, la sua dedizione a cambiarla in meglio, no, perchè è un linguaggio che questa donna non conosce e riconosce per cui ha bisogno di farsi aiutare da specialisti nel settore.
Le auguro il meglio e le suggerisco di frequentare un'associazione contro la violenza di genere della sua città, le servirà per approfondire la tematica in oggetto; la formazione e la consapevolezza l'aiuteranno a prendere la decisione giusta.
Cordiali saluti
D.ssa Lo Presti
dice bene: non è amore ma possesso. Il controllo ossessivo del cellulare, la gelosia morbosa, le scenate e gli scatti di rabbia, il non poter uscire da soli o in compagnia di amici e parenti (isolamento della vittima) e molto altro ancora, sono sintomi di una relazione malsana, non è amore. Molto spesso chi maltratta dice di non farlo più ma poi arriva l'ennesimo attacco e questo destabilizza l'altro interiormente, lo fa entrare in un tunnel di paura, sottomissione e sensi di colpa e questo non è sano.
Lei dice che non riesce a chiudere questa relazione perchè questa donna potrebbe soffrire troppo e non tollererebbe l'abbandono, ma continuando così non farà bene nè a lei nè alla donna che maltratta. Non cambierà mai niente se questa donna non decide di farsi aiutare, anzi c'è il rischio che peggiori.
E lei, riesce ancora a tollerare queste manifestazioni violente? Per quanto tempo ancora deciderà di immolarsi? E se questa donna cominciasse ad attuare violenza fisica? Vorrebbe continuare a vivere in questo tunnel buoi fatto di soprusi, violenza psicologica e/o fisica? Non desidera una relazione sana colma di rispetto, di amore, di fiducia, di libertà?
Non sarà il suo amore, la sua dedizione a cambiarla in meglio, no, perchè è un linguaggio che questa donna non conosce e riconosce per cui ha bisogno di farsi aiutare da specialisti nel settore.
Le auguro il meglio e le suggerisco di frequentare un'associazione contro la violenza di genere della sua città, le servirà per approfondire la tematica in oggetto; la formazione e la consapevolezza l'aiuteranno a prendere la decisione giusta.
Cordiali saluti
D.ssa Lo Presti
Dott.ssa Ilenia Lo Presti,
Psicologa clinica, percorsi presenziali e online
ilenialopresti15@virgilio.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.5k visite dal 25/11/2023.
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