Impegno non riconosciuto
Buongiorno Gentilissimi Dottori.
Sono un neolaureato in psicologia e nei prossimi mesi dovrò iniziare il tirocinio abilitante con relativo esame di stato per l'accesso all'albo degli psicologi.
Questo consulto nasce più come uno sfogo e una riflessione su quello che è stato il mio percorso universitario e di crescita personale fino a questo momento.
Tre giorni fa ho discusso la mia tesi di laurea e devo dire che sorprendetemente mi sono sentito a mio agio; sono riuscito a mantenere la calma e a fare un discorso del quale mi sono sentito pienamente soddisfatto, cosa non scontata dato che, come molte persone, ho sempre patito l'ansia causata dal dover parlare in pubblico e il "performare" davanti a esperti autorevoli come professori e professoresse universitarie.
Tuttavia, il percorso di scrittura della tesi e l'esito della valutazione non sono stati assolutamente apprezzati dal sottoscritto.
Attualmente, purtroppo, non sento alcun sentimento di riconoscenza nei confronti della mia relatrice e della commissione in generale.
Fin dall'inizio, nonostante gli sforzi e l'impegno nella stesura della tesi, la mia relatrice non ha mai riconosciuto la mia propositività; anzi, al contrario, 10 giorni prima della consegna mi ha riferito di aver percepito disinteresse, nonostante ogni capitolo, nei mesi precedenti, lo avessi più volte modificato dopo le sue correzioni.
In poche parole questo periodo mi ha provato molto, in quanto ha risvegliato in me insicurezze e sensazioni che fin da piccolo provavo nei contronti dell'istituzione scolastica, all'interno della quale, effettivamente, non ho mai dato il massimo, e quando ci provavo, purtroppo, non riuscivo comunque a sentirmi pienamente realizzato.
Questi sentimenti con l'inizio della triennale sono andati scomparendo, in quanto la scelta del perscorso di studi mi ha permesso di ottenere un riscatto, soprattutto personale.
Ho iniziato a sentirmi capace, metodico e in grado di raggiungere buoni risultati proporzionati all'impegno.
Quindi capite bene che concludere un intero percorso in questo modo mi ha portato a rimettere un po' tutto in discussione.
Fortunatamente, devo ammetterlo, non mi sono lasciato andare e nonostante le numerose incomprensioni tra me e la professoressa ho continuato con forza di volontà a fare il mio dovere, sperando fino all'ultimo che il suo comportamento fosse dovuto all'intento di mettermi alla prova.
Purtroppo non è stato così e tre giorni fa il punteggio assegnato alla mia tesi è risultato appena sufficiente, non permettendomi di arrivare al 110.
Sia chiaro, so bene che è "solo" un numero, ma allo stesso tempo credo che sia un numero importante per la soddisfazione personale.
Comunque, sto cercando di dare valore al processo, pittosto che al risultato, ma è difficile.
Penso che forse diventare adulti consista in questo: essere in grado di trovare l'approvazione in sé stessi, piuttosto che cercarla negli altri.
Mi scuso per la lunghezza e a tratti la confusione e vi ringrazio.
Sono un neolaureato in psicologia e nei prossimi mesi dovrò iniziare il tirocinio abilitante con relativo esame di stato per l'accesso all'albo degli psicologi.
Questo consulto nasce più come uno sfogo e una riflessione su quello che è stato il mio percorso universitario e di crescita personale fino a questo momento.
Tre giorni fa ho discusso la mia tesi di laurea e devo dire che sorprendetemente mi sono sentito a mio agio; sono riuscito a mantenere la calma e a fare un discorso del quale mi sono sentito pienamente soddisfatto, cosa non scontata dato che, come molte persone, ho sempre patito l'ansia causata dal dover parlare in pubblico e il "performare" davanti a esperti autorevoli come professori e professoresse universitarie.
Tuttavia, il percorso di scrittura della tesi e l'esito della valutazione non sono stati assolutamente apprezzati dal sottoscritto.
Attualmente, purtroppo, non sento alcun sentimento di riconoscenza nei confronti della mia relatrice e della commissione in generale.
Fin dall'inizio, nonostante gli sforzi e l'impegno nella stesura della tesi, la mia relatrice non ha mai riconosciuto la mia propositività; anzi, al contrario, 10 giorni prima della consegna mi ha riferito di aver percepito disinteresse, nonostante ogni capitolo, nei mesi precedenti, lo avessi più volte modificato dopo le sue correzioni.
In poche parole questo periodo mi ha provato molto, in quanto ha risvegliato in me insicurezze e sensazioni che fin da piccolo provavo nei contronti dell'istituzione scolastica, all'interno della quale, effettivamente, non ho mai dato il massimo, e quando ci provavo, purtroppo, non riuscivo comunque a sentirmi pienamente realizzato.
Questi sentimenti con l'inizio della triennale sono andati scomparendo, in quanto la scelta del perscorso di studi mi ha permesso di ottenere un riscatto, soprattutto personale.
Ho iniziato a sentirmi capace, metodico e in grado di raggiungere buoni risultati proporzionati all'impegno.
Quindi capite bene che concludere un intero percorso in questo modo mi ha portato a rimettere un po' tutto in discussione.
Fortunatamente, devo ammetterlo, non mi sono lasciato andare e nonostante le numerose incomprensioni tra me e la professoressa ho continuato con forza di volontà a fare il mio dovere, sperando fino all'ultimo che il suo comportamento fosse dovuto all'intento di mettermi alla prova.
Purtroppo non è stato così e tre giorni fa il punteggio assegnato alla mia tesi è risultato appena sufficiente, non permettendomi di arrivare al 110.
Sia chiaro, so bene che è "solo" un numero, ma allo stesso tempo credo che sia un numero importante per la soddisfazione personale.
Comunque, sto cercando di dare valore al processo, pittosto che al risultato, ma è difficile.
Penso che forse diventare adulti consista in questo: essere in grado di trovare l'approvazione in sé stessi, piuttosto che cercarla negli altri.
Mi scuso per la lunghezza e a tratti la confusione e vi ringrazio.
[#1]
Gentile utente,
o meglio 'quasi collega', lei si è spiegato benissimo.
Non sempre possiamo essere capiti e non sempre capiamo gli altri, anzi la difficoltà a capirsi tra esseri umani è forse la radice prima della nostra professione.
Dal suo sfogo si ha l'impressione che lei abbia interpretato i numerosi rilievi della sua relatrice come modi per mettere alla prova... ma cosa? La sua pazienza? La sua volontà di laurearsi? La sua capacità di approfondire la tematica oggetto della tesi?
Forse andare direttamente al punto con la relatrice, chiedendole cosa davvero intendeva col farle tanto riscrivere e correggere, le avrebbe offerto più ampie possibilità di comprendere, così come parlare con altri studenti che hanno fatto la tesi con la stessa relatrice.
Ancora adesso forse sarebbe utile chiedere all'insegnante perché il suo voto è stato inferiore al previsto.
Non ignoro che soprattutto in sede universitaria talvolta l'arbitrio sostituisce il criterio. Tuttavia, sentire dalla viva vice dell'insegnante o del correlatore o di altro membro della commissione che cosa le ha precluso di accedere al voto che si aspettava, secondo me sarebbe utile.
Lei certamente sa che il voto finale in teoria consegue quasi in automatico alla media ponderata dei voti degli esami, e che vengono aggiunti pochi punti per la tesi. Potrebbe aver sbagliato lei stesso i calcoli?
In ogni caso questo merita di essere chiarito, prima di lasciarselo alle spalle per guardare avanti.
Auguri.
o meglio 'quasi collega', lei si è spiegato benissimo.
Non sempre possiamo essere capiti e non sempre capiamo gli altri, anzi la difficoltà a capirsi tra esseri umani è forse la radice prima della nostra professione.
Dal suo sfogo si ha l'impressione che lei abbia interpretato i numerosi rilievi della sua relatrice come modi per mettere alla prova... ma cosa? La sua pazienza? La sua volontà di laurearsi? La sua capacità di approfondire la tematica oggetto della tesi?
Forse andare direttamente al punto con la relatrice, chiedendole cosa davvero intendeva col farle tanto riscrivere e correggere, le avrebbe offerto più ampie possibilità di comprendere, così come parlare con altri studenti che hanno fatto la tesi con la stessa relatrice.
Ancora adesso forse sarebbe utile chiedere all'insegnante perché il suo voto è stato inferiore al previsto.
Non ignoro che soprattutto in sede universitaria talvolta l'arbitrio sostituisce il criterio. Tuttavia, sentire dalla viva vice dell'insegnante o del correlatore o di altro membro della commissione che cosa le ha precluso di accedere al voto che si aspettava, secondo me sarebbe utile.
Lei certamente sa che il voto finale in teoria consegue quasi in automatico alla media ponderata dei voti degli esami, e che vengono aggiunti pochi punti per la tesi. Potrebbe aver sbagliato lei stesso i calcoli?
In ogni caso questo merita di essere chiarito, prima di lasciarselo alle spalle per guardare avanti.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 640 visite dal 25/11/2023.
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