Depressione post partum. crisi di coppia. rabbia. aggressività

Dopo la nascita di mia figlia, voluta, sono stata male.
Ho avuto un parto terribile.
Gravidanza che mi ha costretta a letto.
Dopo ho avuto un crollo.
Non sono riuscita ad allattare.
Sono rientrata presto a lavoro, per mia scelta, e tutti mi hanno criticata.
Mi sono sentita sbagliata colpevole, arrabbiata e usata.
Mio marito mi è stato vicino per un po'.
Poi non più.
Abbiamo iniziato a litigare e ad allontanarci.
Ho dubitato di amarlo.
Ce l'avevo con lui perché mi aveva convinto a fare una figlia, ma poi ero io a stare male.
Lui era il padre perfetto, io la nullità.
Lo ho odiato.
A volte ho rifiutato anche la piccola.
Dopo anni ho superato questa cosa con mia figlia, ora la adoro.
Ma con mio marito litighiamo, sembriamo riavvicinarci e poi tutto d'accapo.
Abbiamo avuto liti violente, siamo andati alle mani.
Entrambi.
In passato liti violente fra noi c'erano state.
Siamo andati a convivere molto giovani, non avevamo soldi, sua madre si opponeva e lui non sapeva mettersi contro di lei.
I miei erano assenti.
Eravamo isolati, non era facile.
Così siamo andati in crisi.
Io avevo problemi a gestire la rabbia, ne ho parlato in vecchi consulti, sono andata in terapia.
Lui reagiva male.
Oggi siamo entrambi rabbiosi e aggressivi.
Siamo nervosi anche con la piccola.
Nessuno le fa nulla, ma siamo nervosi, troppo.
Ora, il problema è che io ho iniziato ad avere paura e a controllare tutto ciò che fa mio marito, in maniera ossessiva.
Pensare e ripensare, perché con tutte le brutte storie che si sentono in giro, chi lo dice che non ci farà del male?
È un ottimo padre, si occupa della piccola, ma io ho paura.
Se la sgrida o la prende di forza, nervosamente, perché fa qualcosa che non deve o le dice che le prende, è aggressivo.
Anche io lo sono a volte.
Se lui dovesse pensare che gli ho rovinato la vita, perché non sono la moglie che gli uomini vogliono e lei diventa un peso per lui, che è un maschio?
Ci sono stati durante le liti schiaffi da parte mia, qualche spinta da parte sua, mi ha presa dal collo e ci siamo stretti e strattonati, io lo ho graffiato e impedito di muoversi.
L'ultima volta due mesi fa.
D'altra parte altre volte sto bene con lui.
Non so come uscirne.
C'è chi mi dice fai la pace, è colpa tua, oppure è colpa di entrambi.
C'è chi mi dice prima o poi ti ammazza (e te lo meriti).
Abbiamo problemi anche con il sesso.
Io per mesi mi nego, lui insiste, la sua insistenza oltre il giusto per me è una mancanza di rispetto, se non quasi un abuso (fra molte virgolette) perché se ti dico no, cosa insisti a fare?
Non posso vivere con questa ossessione.
Contatterò di nuovo un terapeuta, ma come dovrei comportarmi?
Sono una madre non posso sbagliare, non si tratta solo di me.
Non posso far correre rischi a mia figlia, ma neanche toglierle il padre.
Inoltre ultimamente tendo a ricordare le cose brutte che fa lui, mentre quelle fatte da me devo fare uno sforzo per ricordarle.
Però so che sono successe.
Ormai non mi fido più neanche di me stessa.
Mi aiutate?
Grazie
[#1]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

forse anziché una terapia individuale vi converrebbe fare una terapia di coppia.
Quella che avreste potuto fare quando eravate molto giovani e con problemi di regolazione della rabbia.
Certamente una gravidanza mette allo scoperto gli aspetti di disfunzionalità delle relazioni, ma al contempo fornisce nuove motivazioni per la ricerca del benessere della coppia nel momento in cui essa diventa anche coppia genitoriale; e che quindi deve fare il possibile per garantire al proprio figlio/figlia un terreno di crescita fertile e condiviso.

Talvolta ci si rassegna anzitempo alla conclusione del legame di coppia, pur di non impegnarsi nel cambiamento.
Indubbiamente quest'ultimo costa fatica; talvolta si è chiamati a tornare sui propri passi, talaltra a riconoscere l'assurdità delle proprie posizioni. Nessun tragitto avviene senza fatica.
Anche la vostra bimba fa fatica, anche se non lo dà a vedere.

Le suggerisco una lettura di approfondimento:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3332-diventare-mamma-e-rimanere-amante.html.

Saluti cordiali.
Dott.Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
Attivo dal 2018 al 2023
Ex utente
Grazie della risposta. Ho trovato molto interessante il suo articolo. Quanto alla gestione della rabbia sono pienamente consapevole di questo problema, ma non so che fare. Ha dei consigli oltre la terapia? Quanto all'articolo, ho desiderato davvero essere madre perché lo sentivo e non per motivazioni altre. Ma è stato difficile perché mi si chiedeva di rinunciare a tutto (non mio marito), al mio lavoro prima di tutto, e non era quello che volevo. Sto meglio perché ho capito dopo tanto che posso essere madre a modo mio, senza diventare un'altra e rinunciare a tutto. Quanto al rapporto con mio marito, è vero che non ha più l'importanza di prima, ma del resto, tutti fanno intendere che è giusto così. In genere non mi faccio influenzare, ma sono diventata più fragile. Mi sento praticamente in colpa quando penso a lui, quando lo desidero, quando penso di lasciarmi andare e farmi felice. Perché questo mi renderebbe una madre disattenta, specie dopo quello che è successo. Ha ancora senso portare avanti una relazione così? È giusto, stiamo garantendo la serenità di nostra figlia? Ecco.

Altro aspetto, se mi consente e senza abusare della sua disponibilità, padre e figlia hanno un ottimo rapporto. Mia figlia cerca lui più di quanto cerchi me. E sono sempre fisicamente attaccati. Dormire, fare il bagno, cambiarsi, e poi il solletico alla pancia, alle coscie, lui la prende in braccio e la tiene dal sederino e così via. Ora la bambina a volte, con lui, ma anche con me, mette le mani sul sedere o davanti, io la tolgo sempre, lui lo fa ora perché glielo ho detto io. Inoltre la piccola dice che vuole aiutarci a cambiarci, a togliere i vestiti. Probabilmente imita quello che noi facciamo con lei, ci vuole curare, a suo modo. Però non so, è come se tutto questo contatto con lui sia per me eccessivo, inopportuno. Non ci sono accuse, vedo un padre e una figlia che si amano, qualcuno dice che sono gelosa, ma non si tratta di questo. Anche se a volte lo sono. E poi lui fa battute del tipo "lei è la mia fidanzata nuova", oppure "che bel culetto" oppure "questa mena, da grande diventa sadica" ecc. Lui ride. Oppure fa battute a me in sua presenza, mentre parla magari con lei. Non so, va bene tutto questo? Lui si offende, dice che è piccola (3 anni) che vuole affetto, che non può negarglielo perché lui è maschio e lei femmina e come faccio a vedere qualcosa che non siano amore e gioco fra di loro. Però io non lo so. Va bene così? È normale? Mi scuso e spero di non disturbarla troppo. Grazie
[#3]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente:

ci dice:
"Mi sento praticamente in colpa quando penso a lui, quando lo desidero, quando penso di lasciarmi andare e farmi felice.
Perché questo mi renderebbe una madre disattenta, specie dopo quello che è successo.
Ha ancora senso portare avanti una relazione così? È giusto, stiamo garantendo la serenità di nostra figlia?"
Qui si tratta di un problema *Suo*: una madre felice comunica alla figlia più amore e più voglia di vivere che una madre scontenta e insoddisfatta (nn a caso sua figlia a modo proprio vorrebbe .. salvarvi..).

Nutrire la vita della coppia, anche sessualmente, fa giusto bene ai/alle figli*.

Altrimenti il rischio è (in mancanza d'altro) di erotizzare la relazione con la propria figlia, che diventa "la nuova fidanzata". Ma .. di chi è la responsabilità?
Ci ha mai pensato?
Se ha letto attentamente l'articolo linkato, ne conosce ormai i motivi profondi.

In queste situazioni raccomando caldamente di utilizzare - dai due anni in poi - il programma "Quinonsitocca" del consiglio di Europa:
aiuta a definire un confine, anche tra genitori e figli, quando esso diventa labile per motivi disfunzionali della coppia o del/la singol* genitore. Ecco il link: http://www.quinonsitocca.it/Default_it.asp -

Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
Attivo dal 2018 al 2023
Ex utente
Quindi, dottoressa, se mi consente di sintetizzare per mia comodità, Lei ritiene che io abbia smesso di essere "amante" per fare solo la "madre", che abbiamo problemi di gestione della rabbia, e che lui ha in qualche modo "ripiegato" sulla figlia, perché ha solo lei. Ma rispetto ai comportamenti di lui, come dovrei comportarmi, dovrei allontanarli (non mi pare giusto, si amano molto, questo è un fatto) o semplicemente devo fare notare a lui che è inopportuno. Mi devo preoccupare? Che poi a tutti sembra normale. Lei cosa mi consiglia?
[#5]
Dr.ssa Carla Maria Brunialti Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 18.6k 598
Gentile utente,

è veramente inopportuno voler fare la sintesi di una situazione complessa.
Tanto più 'personalizzando' (cioè interpretando come esplicitamente e intenzionalmente rivolte a sè) una serie di riflessioni specialistiche che sono inevitabilmente generali. Se così non fosse, vorrebbe dire che l* Specialista ha fatto una diagnosi (del tutto impossibile online).
Le riflessioni che ho presentato non derivano da una conoscenza personale di Voi, bensì dalla mia lunga esperienza clinica, oltre che dagli studi e ricerche.
Ed infatti, rileggendo le risposte, potrà osservare infatti che non utilizzo i pronomi e sostantivi:
Lei, Suo marito,
bensì:
la donna nel post parto, una madre, ecc.

Aggiungo inoltre che, nella Sua replica-sintesi in #4, manca la parte fondamentale per l'utente che scrive qui, e cioè la domanda:
> "Cosa posso fare IO?"
e relativa assunzione di responsabilità personali.
Tanto più che, ben prima dell'esistenza di sua figlia, Lei ci parlava della Sua difficoltà a gestire la propria rabbia, che sfociava in comportamenti agìti nei confronti di lui.

Tale domanda viene sostituita da:
> "Cosa dovrebbe fare LUI"?
trascurando il fatto che noi siamo padroni unicamente di noi stessi.
".. Ma rispetto ai comportamenti di lui..", osserva.
Come poter chiedere al padre di modificare i propri comportamenti, quando nemmeno la madre si impegna a modificare i propri?
Nel merito, nel caso si fosse in Studio in presenza, la Psicoterapeuta osserverebbe che nella fase edipica - utilizzando la teoria freudiana - non è evolutivo per la figlia che il padre assecondi la "seduzione infantile". E che alla frase "Sono la tua fidanzata", il padre dovrebbe rispondere "Io ho già una fidanzata/moglie, è la mamma".
Ma nel caso sia il padre stesso a spostarsi sulla figlia?
In questo caso è il rapporto di coppia che va riequilibrato.

Ritengo, con ciò, di aver detto tutto quanto è possibile in un breve consulto online.
Tanto più che esso coinvolge la coppia, cioè altre persone oltre l* scrivente, di cui ci manca completamente il punto di vista.
E dunque la richiesta risulta sbilanciata in partenza per la parte che riguarda altri*.

Concludendo, ritengo che la Vostra coppia possa aver bisogno di un aiuto psicologico, a vantaggio
. della coppia stessa (romantica e genitoriale),
. ma anche del ben-crescere di Vostra figlia,
dato che una moglie non è legittimata a sostituirsi all* Specialista prescrivendo al padre i comportamenti da assumere.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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