Pensieri ossessivi, tristezza
Buongiorno a tutti, vi scrivo perché ho veramente bisogno di qualche consiglio.
Ho 20 anni, è dal 2018 che sono per la prima volta in remissione dalla mia malattia, diagnosticata nel 2006 a soli tre anni.
Ho passato l'intera infanzia e metà adolescenza (fino ai 15 anni) negli ospedali, ho preso molte medicine e fatto tante terapie sperimentali, una delle quali mi ha aiutato ad addormentare la malattia nel 2018 per la prima volta.
Non ho mai avuto una vita come quella dei miei coetanei, quindi chiunque esca da una malattia dovrebbe fare i salti di gioia no?
Dovrebbe desiderare di vivere e aver voglia di fare tutto, ma io non riesco.
Ho paura di ogni singola cosa, sto prendendo la patente ma vado in ansia ad ogni guida perché mi mette ansia l'istruttrice che mi sgrida, e questi non sono i problemi più importanti della vita ma io vivo con ansia qualsiasi cosa.
Sono seguita da una psicologa da anni, ma non mi ha mai diagnosticato niente, non riesco a fare tesoro delle sue parole e neanche quelle della mia famiglia, la quale mi sta sempre accanto e mi ha sempre aiutata...mi dispiace essere così spenta, mi creo sempre un problema e ho costantemente brutti pensieri.
Ci sono periodi in cui va bene, e periodi in cui i pensieri si rinforzano.
Per colpa dei pensieri devo fare dei "rituali" per scongiurare delle cose brutte, ma è un circolo vizioso, eppure la psicologa non mi ha mai diagnosticato il DOC ma so di averlo.
È come se mi sentissi più sicura nell'essere ammalata, da una parte non vorrei esserlo ma dall'altra sento che sono più al sicuro come vivevo una volta ovvero sempre in casa...vedo pericoli ovunque e ansie ovunque, non riesco a vivere niente con gioia, vado in ansia per tutto e ultimamente mi sveglio spesso di notte urlando, a volte perché vedo delle "figure" accanto al mio letto, altre volte invece non ricordo il motivo.
Ho 20 anni, è dal 2018 che sono per la prima volta in remissione dalla mia malattia, diagnosticata nel 2006 a soli tre anni.
Ho passato l'intera infanzia e metà adolescenza (fino ai 15 anni) negli ospedali, ho preso molte medicine e fatto tante terapie sperimentali, una delle quali mi ha aiutato ad addormentare la malattia nel 2018 per la prima volta.
Non ho mai avuto una vita come quella dei miei coetanei, quindi chiunque esca da una malattia dovrebbe fare i salti di gioia no?
Dovrebbe desiderare di vivere e aver voglia di fare tutto, ma io non riesco.
Ho paura di ogni singola cosa, sto prendendo la patente ma vado in ansia ad ogni guida perché mi mette ansia l'istruttrice che mi sgrida, e questi non sono i problemi più importanti della vita ma io vivo con ansia qualsiasi cosa.
Sono seguita da una psicologa da anni, ma non mi ha mai diagnosticato niente, non riesco a fare tesoro delle sue parole e neanche quelle della mia famiglia, la quale mi sta sempre accanto e mi ha sempre aiutata...mi dispiace essere così spenta, mi creo sempre un problema e ho costantemente brutti pensieri.
Ci sono periodi in cui va bene, e periodi in cui i pensieri si rinforzano.
Per colpa dei pensieri devo fare dei "rituali" per scongiurare delle cose brutte, ma è un circolo vizioso, eppure la psicologa non mi ha mai diagnosticato il DOC ma so di averlo.
È come se mi sentissi più sicura nell'essere ammalata, da una parte non vorrei esserlo ma dall'altra sento che sono più al sicuro come vivevo una volta ovvero sempre in casa...vedo pericoli ovunque e ansie ovunque, non riesco a vivere niente con gioia, vado in ansia per tutto e ultimamente mi sveglio spesso di notte urlando, a volte perché vedo delle "figure" accanto al mio letto, altre volte invece non ricordo il motivo.
[#1]
Gentile utente,
ho letto tutte le sue richieste di consulto e le risposte dei miei colleghi.
Mi sembra naturale che lei si trovi a vent'anni nella condizione di timorosa inesperienza di una bambina, visto che a suo tempo non ha compiuto a livello muscolare, sensoriale, sociale le esperienze che fanno crescere, ed è altrettanto naturale che i piccoli passi verso la conquista dell'autonomia risultino oggi inceppati della sua età, che appare all'esterno quella di un'adulta, precludendole, al di fuori delle mura domestiche, la possibilità di chiedere aiuto come farebbe la bambina che si nasconde ancora dentro di lei.
A questo si aggiunge uno stato d'ansia forse generato a suo tempo dalla malattia stessa, forse dall'incomprensione dei compagni di scuola di cui parla in una sua email o forse dalla "pericolosità" del mondo percepita da lei quando era piccola e inerme.
Per uscire da tutto questo prenderei in seria considerazione per prima cosa il suggerimento del dottor Santonocito: fare sport, in maniera blanda dapprima, con la ginnastica dolce, poi progressivamente accelerando con le passeggiate all'aria aperta, il pilates, il nuoto.
L'attività fisica produce una serie di sostanze a livello cerebrale che allontanano fino ad annullarli i pensieri cupi; rinforzando i muscoli fanno percepire una maggiore energia e forza; rappresentano infine un allenamento del carattere e una conquista della volontà che le sarà utilissima anche in vista del percorso universitario.
Le suggerirei di cominciare quest'attività anche prima di una terapia psicologica.
Fa bene a prendere la patente, ma se prima non conquista le potenzialità e i confini del suo corpo, la sua visione della realtà, la sua capacità di muoversi nel mondo rischia di essere quella di una persona invalida.
Buone cose; ci tenga al corrente.
ho letto tutte le sue richieste di consulto e le risposte dei miei colleghi.
Mi sembra naturale che lei si trovi a vent'anni nella condizione di timorosa inesperienza di una bambina, visto che a suo tempo non ha compiuto a livello muscolare, sensoriale, sociale le esperienze che fanno crescere, ed è altrettanto naturale che i piccoli passi verso la conquista dell'autonomia risultino oggi inceppati della sua età, che appare all'esterno quella di un'adulta, precludendole, al di fuori delle mura domestiche, la possibilità di chiedere aiuto come farebbe la bambina che si nasconde ancora dentro di lei.
A questo si aggiunge uno stato d'ansia forse generato a suo tempo dalla malattia stessa, forse dall'incomprensione dei compagni di scuola di cui parla in una sua email o forse dalla "pericolosità" del mondo percepita da lei quando era piccola e inerme.
Per uscire da tutto questo prenderei in seria considerazione per prima cosa il suggerimento del dottor Santonocito: fare sport, in maniera blanda dapprima, con la ginnastica dolce, poi progressivamente accelerando con le passeggiate all'aria aperta, il pilates, il nuoto.
L'attività fisica produce una serie di sostanze a livello cerebrale che allontanano fino ad annullarli i pensieri cupi; rinforzando i muscoli fanno percepire una maggiore energia e forza; rappresentano infine un allenamento del carattere e una conquista della volontà che le sarà utilissima anche in vista del percorso universitario.
Le suggerirei di cominciare quest'attività anche prima di una terapia psicologica.
Fa bene a prendere la patente, ma se prima non conquista le potenzialità e i confini del suo corpo, la sua visione della realtà, la sua capacità di muoversi nel mondo rischia di essere quella di una persona invalida.
Buone cose; ci tenga al corrente.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa, la ringrazio di cuore per la sua risposta. Cercherò di prendere in considerazione l'idea di fare sport come mi ha detto lei e il Dottor Santonocito, devo assolutamente cambiare qualcosa della mia vita se voglio che questi pensieri vadano via, e spero che la ginnastica possa alleviare tutto questo..vorrei tanto essere felice senza dovermi sentire in colpa per qualcosa. Proprio l'altro giorno ho fatto un'esposizione all'università che mi ha resa orgogliosa di me, e tutto ad un tratto nel primo pomeriggio ho iniziato a sentirmi poco bene mentalmente, come se dopo essere stata "felice" io dovessi scontare una pena.
La ringrazio tanto ancora per la sua risposta
La ringrazio tanto ancora per la sua risposta
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 695 visite dal 23/11/2023.
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