Una gravidanza a relazione finita?
Buonasera,
Verso fine ottobre scopro di essere incinta dopo vari tentativi conclusi negativamente.
Io e il mio compagno da 15 anni ci provavano da 3, ma nell’ultimo anno c’erano stati un po’ di problemi.
Tant’è che lui aveva espresso le sue perplessità sul voler diventare padre.
Da quest’estate tutto ha iniziato a diventare più complicato ma ho sempre avuto la speranza di poter ristabilire l’equilibrio.
Verso fine ottobre, la mia gravidanza sembrava evolversi negativamente e mi sono messa l’animo in pace.
Ma da quel giorno é esplosa una bomba.
Il mio compagno esordisce che non mi ama più come prima, che soffre da tre anni, che non ha più la motivazione a proseguire una relazione con me.
A differenza delle altre volte, ero arrivata ad un grado di saturazione tale per cui ormai accettavo la sua scelta di non volermi più nella sua vita e a quel punto, vedendomi rassegnata, inizia a piangere pregandomi di restare perché l’idea di non avermi più nella sua vita lo distruggeva.
Ovviamente accetto, d’altronde io lo amo e non posso pensare che dopo 15 anni il tutto si concluda così.
Nel frattempo, spronata da lui, la domenica successiva decido di andare a trovare la mia famiglia che dista 350km e stare una settimana con loro.
Noi restiamo in contatto, ci sentiamo al telefono.
Ma il sabato prima del mio ritorno a casa decide di troncare con me.
Oltre all’umiliazione di avere la sentenza tramite uno sterile messaggio, io scopro che la mia gravidanza non si é interrotta come pensavo ma che addirittura é progredita.
Mi verrà a prendere lui, vuole salutare la mia famiglia e dovrò restare nella nostra casa finché non sistemo lavoro e tutti i miei effetti personali.
Forse ci vorrà un mese o chissà... lui potrà stare lì o andrà dai suoi genitori...
Ora; io tornerò a vivere con la mia famiglia a 350km da lui, ma ho deciso che se la gravidanza andasse avanti io terrò il bambino.
Lui si aspetta, invece, che la interrompa tramite aborto volontario perché non sarebbe opportuna.
Come devo comportarmi davanti a tutto ciò?
Sono all’alba dei 31 anni, questa potrebbe essere anche l’unica opportunità di avere un figlio.
Non so chi incontrerò nella mia vita o se avrò una seconda possibilità.
Ho sempre desiderato una famiglia, ma ora che lui non ci sarà più questo bambino potrebbe essere il mio raggio di sole, la mia ancora di salvezza.
Verso fine ottobre scopro di essere incinta dopo vari tentativi conclusi negativamente.
Io e il mio compagno da 15 anni ci provavano da 3, ma nell’ultimo anno c’erano stati un po’ di problemi.
Tant’è che lui aveva espresso le sue perplessità sul voler diventare padre.
Da quest’estate tutto ha iniziato a diventare più complicato ma ho sempre avuto la speranza di poter ristabilire l’equilibrio.
Verso fine ottobre, la mia gravidanza sembrava evolversi negativamente e mi sono messa l’animo in pace.
Ma da quel giorno é esplosa una bomba.
Il mio compagno esordisce che non mi ama più come prima, che soffre da tre anni, che non ha più la motivazione a proseguire una relazione con me.
A differenza delle altre volte, ero arrivata ad un grado di saturazione tale per cui ormai accettavo la sua scelta di non volermi più nella sua vita e a quel punto, vedendomi rassegnata, inizia a piangere pregandomi di restare perché l’idea di non avermi più nella sua vita lo distruggeva.
Ovviamente accetto, d’altronde io lo amo e non posso pensare che dopo 15 anni il tutto si concluda così.
Nel frattempo, spronata da lui, la domenica successiva decido di andare a trovare la mia famiglia che dista 350km e stare una settimana con loro.
Noi restiamo in contatto, ci sentiamo al telefono.
Ma il sabato prima del mio ritorno a casa decide di troncare con me.
Oltre all’umiliazione di avere la sentenza tramite uno sterile messaggio, io scopro che la mia gravidanza non si é interrotta come pensavo ma che addirittura é progredita.
Mi verrà a prendere lui, vuole salutare la mia famiglia e dovrò restare nella nostra casa finché non sistemo lavoro e tutti i miei effetti personali.
Forse ci vorrà un mese o chissà... lui potrà stare lì o andrà dai suoi genitori...
Ora; io tornerò a vivere con la mia famiglia a 350km da lui, ma ho deciso che se la gravidanza andasse avanti io terrò il bambino.
Lui si aspetta, invece, che la interrompa tramite aborto volontario perché non sarebbe opportuna.
Come devo comportarmi davanti a tutto ciò?
Sono all’alba dei 31 anni, questa potrebbe essere anche l’unica opportunità di avere un figlio.
Non so chi incontrerò nella mia vita o se avrò una seconda possibilità.
Ho sempre desiderato una famiglia, ma ora che lui non ci sarà più questo bambino potrebbe essere il mio raggio di sole, la mia ancora di salvezza.
[#1]
Gentile utente,
se la domanda è quella del titolo: "Gravidanza a relazione finita?" direi che è una domanda troppo impegnativa perchè altri possano rispondere al posto suo.
Noi psicologi non possiamo fare altro che invitarla a riflettere sul suo stato d'animo, sul suo desiderio di avere o non avere questo bambino, e nel caso che lo voglia, sulla sua capacità di rinunciare serenamente, almeno per diversi mesi, ai rapporti complicati e dolorosi con un ex forse troppo immaturo per accettare il ruolo di padre.
Se lei sente che accoglierà la separazione da quest'uuomo come una felice opportunità di recuperare sé stessa, potrà dedicarsi al bambino con gioia e serenità. Se invece si farà turbare da contorsionismi emotivi e forse da ricatti morali del tipo: "O me o il bambino", vivrà male questa gravidanza, a scapito della sua serenità e di un futuro buon rapporto con il/la piccolino/a; e tra l'altro nemmeno recupererà un buon rapporto con l'ex, il che potrebbe forse avvenire dopo una lunga pausa di riflessione.
Quello che mi sento di suggerirle è di scegliere un ginecologo che si prenda cura da subito e con attenzione della situazione fisica sua e del nascituro (preoccupa sentir parlare di una gravidanza che sembrava interrotta) e di accedere al servizio psicologico dell'ospedale dove andrà a partorire per essere seguita e tutelata nei confronti del suo ex.
Ci tenga al corrente; auguri.
se la domanda è quella del titolo: "Gravidanza a relazione finita?" direi che è una domanda troppo impegnativa perchè altri possano rispondere al posto suo.
Noi psicologi non possiamo fare altro che invitarla a riflettere sul suo stato d'animo, sul suo desiderio di avere o non avere questo bambino, e nel caso che lo voglia, sulla sua capacità di rinunciare serenamente, almeno per diversi mesi, ai rapporti complicati e dolorosi con un ex forse troppo immaturo per accettare il ruolo di padre.
Se lei sente che accoglierà la separazione da quest'uuomo come una felice opportunità di recuperare sé stessa, potrà dedicarsi al bambino con gioia e serenità. Se invece si farà turbare da contorsionismi emotivi e forse da ricatti morali del tipo: "O me o il bambino", vivrà male questa gravidanza, a scapito della sua serenità e di un futuro buon rapporto con il/la piccolino/a; e tra l'altro nemmeno recupererà un buon rapporto con l'ex, il che potrebbe forse avvenire dopo una lunga pausa di riflessione.
Quello che mi sento di suggerirle è di scegliere un ginecologo che si prenda cura da subito e con attenzione della situazione fisica sua e del nascituro (preoccupa sentir parlare di una gravidanza che sembrava interrotta) e di accedere al servizio psicologico dell'ospedale dove andrà a partorire per essere seguita e tutelata nei confronti del suo ex.
Ci tenga al corrente; auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Grazie per la risposta, dottoressa Potenza.
La nostra relazione é finita a prescindere dal bambino. Lui dice che é da tre anni che il sentimento é mutato e che non ha più la stessa serenità che lo sprona ad andare avanti con me. Accetto, con l’amaro in bocca, questa sua scelta.. d’altronde non posso inginocchiarmi a lui supplicandolo di cambiare idea. Quindi non ho nessuna speranza che lui torni da me.
La mia famiglia é ben disposta a starmi vicino ed é stata la prima farmi capire che devo scegliere sempre me stessa e le mie volontà. Il corpo é mio e nessuno può dirmi cosa fare con esso.
Certamente non mi aspetto che il rapporto tra me e il padre possa migliorare, sono ben consapevole che potrebbe essere anche un grosso ostacolo.
Ieri notte ci siamo un po’ scritti tramite messaggio, d’altronde a me preoccupano i suoi sentimenti e a lui stanno a cuore i miei.. in uno dei messaggi, totalmente a caso senza che nessuno stesse parlando dell’argomento, scrive: dobbiamo pensare a risolvere la situazione, per te e per me, non posso pensare di vivere una vita senza riconoscere mio figlio . Lui é il primo che quando aveva saputo di questa ultima gravidanza era felicissimo. Ma nel litigare ha cambiato punto di vista nel giro di mezz’ora. É partito con il a me dispiace se lo perdi , passando per io non sono pronto , finendo sulla classica frase come sempre mi sono fatto convincere da te
In ogni caso, sarei così egoista a scegliere di tenere questo bambino essendo consapevole che in un modo o nell’altro potrei obbligare lui a sentirsi in dovere di continuare ad essere presente nella mia e nella vita di questa creatura?
Lui lasciandomi, a prescindere da questa gravidanza, vuole prendere le distanze da me, me l’ha detto nero su bianco. Lui vuole cambiare vita, ha 35 anni e si sente stretto in una vita con me che non lo rende più sereno.
Circa la mia salute, la posso tranquillizzare che sto benissimo, non sono mai stata così bene. La mia convinzione di fine gravidanza era nata da una sparizione dei sintomi tipici e da un mal di pancia un po’ più forte del solito. Ho un appuntamento già fissato con la mia ginecologa nella zona in cui vivo
La nostra relazione é finita a prescindere dal bambino. Lui dice che é da tre anni che il sentimento é mutato e che non ha più la stessa serenità che lo sprona ad andare avanti con me. Accetto, con l’amaro in bocca, questa sua scelta.. d’altronde non posso inginocchiarmi a lui supplicandolo di cambiare idea. Quindi non ho nessuna speranza che lui torni da me.
La mia famiglia é ben disposta a starmi vicino ed é stata la prima farmi capire che devo scegliere sempre me stessa e le mie volontà. Il corpo é mio e nessuno può dirmi cosa fare con esso.
Certamente non mi aspetto che il rapporto tra me e il padre possa migliorare, sono ben consapevole che potrebbe essere anche un grosso ostacolo.
Ieri notte ci siamo un po’ scritti tramite messaggio, d’altronde a me preoccupano i suoi sentimenti e a lui stanno a cuore i miei.. in uno dei messaggi, totalmente a caso senza che nessuno stesse parlando dell’argomento, scrive: dobbiamo pensare a risolvere la situazione, per te e per me, non posso pensare di vivere una vita senza riconoscere mio figlio . Lui é il primo che quando aveva saputo di questa ultima gravidanza era felicissimo. Ma nel litigare ha cambiato punto di vista nel giro di mezz’ora. É partito con il a me dispiace se lo perdi , passando per io non sono pronto , finendo sulla classica frase come sempre mi sono fatto convincere da te
In ogni caso, sarei così egoista a scegliere di tenere questo bambino essendo consapevole che in un modo o nell’altro potrei obbligare lui a sentirsi in dovere di continuare ad essere presente nella mia e nella vita di questa creatura?
Lui lasciandomi, a prescindere da questa gravidanza, vuole prendere le distanze da me, me l’ha detto nero su bianco. Lui vuole cambiare vita, ha 35 anni e si sente stretto in una vita con me che non lo rende più sereno.
Circa la mia salute, la posso tranquillizzare che sto benissimo, non sono mai stata così bene. La mia convinzione di fine gravidanza era nata da una sparizione dei sintomi tipici e da un mal di pancia un po’ più forte del solito. Ho un appuntamento già fissato con la mia ginecologa nella zona in cui vivo
[#3]
Gentile utente,
l'appoggio della sua famiglia è una cosa molto bella ed essenziale.
Quanto alle parole: "sarei così egoista a scegliere di tenere questo bambino essendo consapevole che in un modo o nell’altro potrei obbligare lui a sentirsi in dovere di continuare ad essere presente nella mia e nella vita di questa creatura?", se le ho capite bene, mi lasciano molto stupita.
Teme di essere egoista nel lasciar venire al mondo una vita che già esiste?
Se lei vuole può non far riconoscere il bambino dal padre, non chiedergli nessun sostegno né economico né affettivo (molte donne lo fanno) o limitare al massino i contatti tra di voi e tra loro due. Oppure può aspettare che il padre "cresca", che superi questo momento di turbamento e panico non insolito per gli uomini, perché valuti da sé, e poi insieme a lei, quale parte avere nella vita di questo bambino.
Ma dall'altra parte c'è lei che deve portare in grembo questa creatura, allattarla, amarla, crescerla, forse veder ridotte le sue possibilità di nuovi amori perché c'è lui/lei, e questo mi sembra molto più importante.
Infine c'è il bambino. Un embrione non è un bambolotto che si compra o si lascia nel negozio: è una vita già definita al momento dell'incontro tra spermatozoo e ovulo da alcune caratteristiche irripetibili, ma soprattutto ha una precisa volontà di vivere.
Si può decidere di uccidere questo slancio vitale e di rinunciare per sempre alla comparsa nel mondo di quelle peculiari caratteristiche; ma per ragioni serie, non per assecondare un momento di sbandamento del padre. Non so poi se la soppressione di questo piccolino lo farebbe sentire meglio.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, sul reciproco sostegno che potete offrirvi come esseri umani.
La mia raccomandazione è che lei ascolti sé stessa e un* psicolog*.
Ancora auguri.
l'appoggio della sua famiglia è una cosa molto bella ed essenziale.
Quanto alle parole: "sarei così egoista a scegliere di tenere questo bambino essendo consapevole che in un modo o nell’altro potrei obbligare lui a sentirsi in dovere di continuare ad essere presente nella mia e nella vita di questa creatura?", se le ho capite bene, mi lasciano molto stupita.
Teme di essere egoista nel lasciar venire al mondo una vita che già esiste?
Se lei vuole può non far riconoscere il bambino dal padre, non chiedergli nessun sostegno né economico né affettivo (molte donne lo fanno) o limitare al massino i contatti tra di voi e tra loro due. Oppure può aspettare che il padre "cresca", che superi questo momento di turbamento e panico non insolito per gli uomini, perché valuti da sé, e poi insieme a lei, quale parte avere nella vita di questo bambino.
Ma dall'altra parte c'è lei che deve portare in grembo questa creatura, allattarla, amarla, crescerla, forse veder ridotte le sue possibilità di nuovi amori perché c'è lui/lei, e questo mi sembra molto più importante.
Infine c'è il bambino. Un embrione non è un bambolotto che si compra o si lascia nel negozio: è una vita già definita al momento dell'incontro tra spermatozoo e ovulo da alcune caratteristiche irripetibili, ma soprattutto ha una precisa volontà di vivere.
Si può decidere di uccidere questo slancio vitale e di rinunciare per sempre alla comparsa nel mondo di quelle peculiari caratteristiche; ma per ragioni serie, non per assecondare un momento di sbandamento del padre. Non so poi se la soppressione di questo piccolino lo farebbe sentire meglio.
Ci sarebbero molte altre cose da dire, sul reciproco sostegno che potete offrirvi come esseri umani.
La mia raccomandazione è che lei ascolti sé stessa e un* psicolog*.
Ancora auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
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