Rapporti familiari
Buonasera,
Premetto che ho già consultato vari psicoterapeutici ma ho un "problema" che si ripropone.
Grazie a chi vorrà aiutarmi.
Allora nel 2020 i miei genitori decidono di comprarmi casa per avvicinarmi al posto di lavoro e tanto di cappello.
Mi hanno evitato di farmi 100 km al giorno di viaggio.
Quando comprarono la casa dove vivo mi ricordo che io dissi che nel momento in cui avessero avuto di bisogno potevano venire a stare qui con me.
Fine 2020 conosco quello che sarebbe diventato mio marito.
È nato anche nostro figlio e siamo diventati una famiglia.
I miei genitori da quando sono successi tutti eventi sono cambiati radicalmente.
Innanzitutto mettono bocca su tutto, dal fatto che mio figlio di è sciupato e che devo cucinargli bene, al fatto che mio padre va dicendo in giro per i bar che quando il bambino sta male devono metterci mani loro (come se il bambino avesse due genitori interdetti).
Per carità quando il bambino sta male me lo hanno sempre guardato ma se il prezzo da pagare è questo preferisco farne a meno.
Ogni discussione che si genera viene sempre incentrata sul fatto che io non riconosco i loro sacrifici e che mio marito giustamente vuole la nostra privacy e tutti sotto uno stesso tetto non possiamo rimanere.
I miei sono capiscono che siamo due nuclei familiari a parte.
Che ogni festa va festeggiata con loro altrimenti si offendono.
Un'ultima occasione.
Al mio compleanno mi sono sentita quasi in obbligo di invitarli a cena al ristorante, quando io avrei voluto andare al mare con la mia famiglia.
Criticano il fatto che io mi sia ingrassata da dopo il parto e che mio figlio sia deperito.
Hanno detto che io provo odio nei loro confronti e che devo andare a farmi benedire.
Loro non hanno capito che non sempre si può dire la propria.
Ci sono dei limiti, dei confini che non bisogna superare.
Ma loro questo non lo capiscono.
Hanno sempre a che dire.
Ogni volta che litighiamo esce fuori il lato venale "ridatemi i soldi della casa" " noi abbiamo fatto sacrifici per una persona che ci odia".
Premetto io non odio nessuno, ma nemmeno provo tutto questo affetto che avevo prima.
Hanno un po' troppo invaso i confini della nostra famiglia.
Mio marito non lo possono vedere perché è uno molto schietto.
Gli ha sempre detto che quando avranno di bisogno lui c'è, ma la convivenza (visti i risultati ora che stanno bene) non è possibile.
Ma perché io devo sempre sentirmi inadeguata verso di loro?
Io quando non li sento sto benissimo.
Quando li sento e quando vedo 300 messaggi vocali mi si fa il sangue amaro.
Per me questo è un rapporto tossico, che anziché portare benefici al bambino, ai genitori porta solo che stress e arrabbiature varie.
Come uscirne?
Premetto che ho già consultato vari psicoterapeutici ma ho un "problema" che si ripropone.
Grazie a chi vorrà aiutarmi.
Allora nel 2020 i miei genitori decidono di comprarmi casa per avvicinarmi al posto di lavoro e tanto di cappello.
Mi hanno evitato di farmi 100 km al giorno di viaggio.
Quando comprarono la casa dove vivo mi ricordo che io dissi che nel momento in cui avessero avuto di bisogno potevano venire a stare qui con me.
Fine 2020 conosco quello che sarebbe diventato mio marito.
È nato anche nostro figlio e siamo diventati una famiglia.
I miei genitori da quando sono successi tutti eventi sono cambiati radicalmente.
Innanzitutto mettono bocca su tutto, dal fatto che mio figlio di è sciupato e che devo cucinargli bene, al fatto che mio padre va dicendo in giro per i bar che quando il bambino sta male devono metterci mani loro (come se il bambino avesse due genitori interdetti).
Per carità quando il bambino sta male me lo hanno sempre guardato ma se il prezzo da pagare è questo preferisco farne a meno.
Ogni discussione che si genera viene sempre incentrata sul fatto che io non riconosco i loro sacrifici e che mio marito giustamente vuole la nostra privacy e tutti sotto uno stesso tetto non possiamo rimanere.
I miei sono capiscono che siamo due nuclei familiari a parte.
Che ogni festa va festeggiata con loro altrimenti si offendono.
Un'ultima occasione.
Al mio compleanno mi sono sentita quasi in obbligo di invitarli a cena al ristorante, quando io avrei voluto andare al mare con la mia famiglia.
Criticano il fatto che io mi sia ingrassata da dopo il parto e che mio figlio sia deperito.
Hanno detto che io provo odio nei loro confronti e che devo andare a farmi benedire.
Loro non hanno capito che non sempre si può dire la propria.
Ci sono dei limiti, dei confini che non bisogna superare.
Ma loro questo non lo capiscono.
Hanno sempre a che dire.
Ogni volta che litighiamo esce fuori il lato venale "ridatemi i soldi della casa" " noi abbiamo fatto sacrifici per una persona che ci odia".
Premetto io non odio nessuno, ma nemmeno provo tutto questo affetto che avevo prima.
Hanno un po' troppo invaso i confini della nostra famiglia.
Mio marito non lo possono vedere perché è uno molto schietto.
Gli ha sempre detto che quando avranno di bisogno lui c'è, ma la convivenza (visti i risultati ora che stanno bene) non è possibile.
Ma perché io devo sempre sentirmi inadeguata verso di loro?
Io quando non li sento sto benissimo.
Quando li sento e quando vedo 300 messaggi vocali mi si fa il sangue amaro.
Per me questo è un rapporto tossico, che anziché portare benefici al bambino, ai genitori porta solo che stress e arrabbiature varie.
Come uscirne?
[#1]
Gentile utente,
lei chiede "Come uscirne?" ma poi alle numerose proposte dei miei colleghi per superare questa situazione non dà ascolto.
Le è stato detto di chiarire coi suoi genitori quali sono i confini tra i suoi compiti di figlia e quelli di moglie e madre; le è stato detto di lasciare a casa il cellulare, se davvero non vuole ricevere tutti i messaggi di sua madre; le è stato infine chiesto perché continua a scriverci, se delle nostre risposte non vuole fare nulla.
A questo punto mi permetto di avanzare un'ipotesi sul suo invincibile legame tossico coi suoi genitori. Forse lei non ne esce perché sospetta che in fondo abbiano ragione.
Forse sa che davvero le hanno comprato casa col patto che l'avreste sempre considerata anche casa loro, e lei a suo tempo non ha messo subito le cose in chiaro per paura di perdere una casa che le era utile.
Se è così, la prima cosa da fare è essere sincera con sé stessa. Solo in questo modo, dicendosi che forse è partita col piede sbagliato e che forse addirittura l'ha fatto per opportunismo, lei potrà rimediare all'attuale situazione.
Riconoscere quella che è stata una sua colpa e cercare un realistico rimedio la pacificherà prima di tutto con sé stessa. Farsi aiutare da un* psicolog* sarebbe utile, perché lei rischia di cadere in un altro errore, come capisco avendo letto tutte le sue email: un conflitto lacerante che provochi un'eventuale rottura totale coi suoi genitori la farebbe soffrire ancora più di adesso.
Tra gli esseri umani è possibile mediare, non solo combattere.
Auguri.
lei chiede "Come uscirne?" ma poi alle numerose proposte dei miei colleghi per superare questa situazione non dà ascolto.
Le è stato detto di chiarire coi suoi genitori quali sono i confini tra i suoi compiti di figlia e quelli di moglie e madre; le è stato detto di lasciare a casa il cellulare, se davvero non vuole ricevere tutti i messaggi di sua madre; le è stato infine chiesto perché continua a scriverci, se delle nostre risposte non vuole fare nulla.
A questo punto mi permetto di avanzare un'ipotesi sul suo invincibile legame tossico coi suoi genitori. Forse lei non ne esce perché sospetta che in fondo abbiano ragione.
Forse sa che davvero le hanno comprato casa col patto che l'avreste sempre considerata anche casa loro, e lei a suo tempo non ha messo subito le cose in chiaro per paura di perdere una casa che le era utile.
Se è così, la prima cosa da fare è essere sincera con sé stessa. Solo in questo modo, dicendosi che forse è partita col piede sbagliato e che forse addirittura l'ha fatto per opportunismo, lei potrà rimediare all'attuale situazione.
Riconoscere quella che è stata una sua colpa e cercare un realistico rimedio la pacificherà prima di tutto con sé stessa. Farsi aiutare da un* psicolog* sarebbe utile, perché lei rischia di cadere in un altro errore, come capisco avendo letto tutte le sue email: un conflitto lacerante che provochi un'eventuale rottura totale coi suoi genitori la farebbe soffrire ancora più di adesso.
Tra gli esseri umani è possibile mediare, non solo combattere.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
[#2]
Utente
Buonasera. Io i vostri consigli li ho ben ascoltati anche andando da più psicoterapeuti che però non mi hanno soddisfatto. Il fatto di prendersi cura dei propri genitori lo si fa a prescindere da ciò che danno. Lo si fa per umanità verso il prossimo. Seconda cosa. Io non ho preso casa per opportunismo. All'epoca non c'era né mio marito né nessun altro. Io non riesco a capire perché per i miei genitori sia un problema capire i miei spazi. I limiti. È vero per me questo è un rapporto tossico. Ho provato più volte a parlargli ma senza alcun esito favorevole. Si tranquillizzano 10 giorni e dopo ripartono con insulti. Nell'ultima conversazione hanno osato dirmi che provo odio verso di loro e che ho il demonio in corpo. Le sembrano parole da dire? Ma come posso io riavvicinarmi dopo queste parole?
[#3]
Gentile utente,
sembra che lei non riesca a capire ciò che le scriviamo e probabilmente avviene la stessa cosa quando si reca dagli psicologi in presenza.
A proposito, gli psicologi non hanno il compito di "soddisfare" le sue esigenze, ma al contrario quello di farle vedere tutti i lati di un problema, che diversamente non potrà mai essere risolto, come infatti sta avvenendo coi suoi genitori.
Le ripeto che forse al momento dell'acquisto della casa i suoi genitori hanno stipultato un accordo verbale con lei, ossia le hanno detto all'incirca così: "Ti compriamo questa casa perché tu ci possa ospitare".
Se lei ha accettato questa formula, ovviamente la donazione risulta condizionata, e in maniera equivoca. I suoi hanno creduto di garantirsi un diritto permanente di accesso alla casa, anche molto prima di diventare anziani; lei riteneva invece, come adesso ribadisce, che "Il fatto di prendersi cura dei propri genitori lo si fa a prescindere da ciò che danno", ma vuol rimandare questa cura ad un imprecisato futuro.
Per riuscire a comprendervi, anziché continuare a ferirvi, dovreste capire bene quali presupposti e quali esigenze sia pratiche che affettive muovono le richieste attuali da una parte e dall'altra.
Per parte mia le ripeto che se oggi rompe i rapporti, anziché fare uno sforzo per capire i suoi genitori e farsi capire da loro, domani se ne pentirà. Le dico questo perché a lei è già successo con un suo ex, e in generale rompere le relazioni che in altri momenti della vita ci sono state care e potranno ancora esserlo è da sprovveduti, non da adulti maturi.
Il suggerimento è quindi: cerchi di capire cosa vogliono loro e cosa vuole lei, per mediare; si rechi da uno psicologo per farsi aiutare a condurre questa mediazione.
Auguri.
sembra che lei non riesca a capire ciò che le scriviamo e probabilmente avviene la stessa cosa quando si reca dagli psicologi in presenza.
A proposito, gli psicologi non hanno il compito di "soddisfare" le sue esigenze, ma al contrario quello di farle vedere tutti i lati di un problema, che diversamente non potrà mai essere risolto, come infatti sta avvenendo coi suoi genitori.
Le ripeto che forse al momento dell'acquisto della casa i suoi genitori hanno stipultato un accordo verbale con lei, ossia le hanno detto all'incirca così: "Ti compriamo questa casa perché tu ci possa ospitare".
Se lei ha accettato questa formula, ovviamente la donazione risulta condizionata, e in maniera equivoca. I suoi hanno creduto di garantirsi un diritto permanente di accesso alla casa, anche molto prima di diventare anziani; lei riteneva invece, come adesso ribadisce, che "Il fatto di prendersi cura dei propri genitori lo si fa a prescindere da ciò che danno", ma vuol rimandare questa cura ad un imprecisato futuro.
Per riuscire a comprendervi, anziché continuare a ferirvi, dovreste capire bene quali presupposti e quali esigenze sia pratiche che affettive muovono le richieste attuali da una parte e dall'altra.
Per parte mia le ripeto che se oggi rompe i rapporti, anziché fare uno sforzo per capire i suoi genitori e farsi capire da loro, domani se ne pentirà. Le dico questo perché a lei è già successo con un suo ex, e in generale rompere le relazioni che in altri momenti della vita ci sono state care e potranno ancora esserlo è da sprovveduti, non da adulti maturi.
Il suggerimento è quindi: cerchi di capire cosa vogliono loro e cosa vuole lei, per mediare; si rechi da uno psicologo per farsi aiutare a condurre questa mediazione.
Auguri.
Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 03/11/2023.
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