Normale avere conflitti in famiglia dopo psicoterapia?
Sono stato 2 anni in cura da una psicoterapeuta ad indirizzo analitico. Man mano la psicologa mi aveva fatto capire che desideravo solo quello che volevano gli altri, in particolare mia madre perché avevo "dimenticato" chi ero Io. Era una persona che evitava certe situazioni solo per non far arrabbiare le persone. Poi ho imparato che certe cose (l'orario per uscire, lo studio, visite mediche e quant'altro riguarda la mia sfera privata) dipendono solo dalla mia volontà e ho tutto il diritto di "ribellarmi" se mi viene imposto qualcosa; le uniche cose a cui non posso sottrarmi sono le regole e i dati di fatto (se in casa c'è la regola che bisogna togliere la tavola, lo devo fare; ma se mi dicono di non uscire per studiare, riguarda strettamente una mia organizzazione personale e in quel caso anche se si arrabbiano me ne dovrei "fregare"). I miei genitori ora pensano che non li voglio più nella mia vita, che la psicoterapeuta abbia fatto di tutto per separarmi da loro perché hanno tutto il diritto, secondo loro, di interessarsi della mia sfera privata finché sono in casa. Mi hanno detto che hanno chiesto informazioni a un altro psicologo e questo ha risposto che è un modo di fare di alcuni psicologi per attirare gli adolescenti e per guadagnare. Per me invece non è così, però ora sembro una specie di diavolo in casa. Per esempio se succede un qualcosa a una persona, io dico: mi può solo dispiacere. Ovvero voglio dire che in certi casi mi può dispiacere del male di un'altra persona, ma non è detto che lo debba provare pure io, se in casa succede qualcosa, non è detto che deve riguardare anche e che non possa essere felice e divertirmi. Di fatto vengo visto come una persona fredda, che mette al centro prima di tutto i propri interessi e il proprio "star bene". Grazie delle delucidazioni.
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Gentile Utente,
a volte può capitare che tra paziente e terapeuta vi siano dei fraintendimenti, e il paziente interpreta e fissa nella propria mente solo lcune informazioni della psicoterapia.
Se hai problemi con la tua famiglia da tempo non è da escludere che tu abbia "preso" quelle informazioni del terapeuta che ti facevano più comodo. La mia però è solo un'ipotesi.
In ogni caso la miglior soluzione sarebbe:
1- parlarne con la terapeuta
2- portare i tuoi genitori dalla terapeuta per un chiarimento
Prova a parlarne con loro e vedi cosa rispondono
a volte può capitare che tra paziente e terapeuta vi siano dei fraintendimenti, e il paziente interpreta e fissa nella propria mente solo lcune informazioni della psicoterapia.
Se hai problemi con la tua famiglia da tempo non è da escludere che tu abbia "preso" quelle informazioni del terapeuta che ti facevano più comodo. La mia però è solo un'ipotesi.
In ogni caso la miglior soluzione sarebbe:
1- parlarne con la terapeuta
2- portare i tuoi genitori dalla terapeuta per un chiarimento
Prova a parlarne con loro e vedi cosa rispondono
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Gentile ragazzo, quando il problema non appartiene a una sola persona (paziente) ma è per così dire "diffuso" anche alla situazione familiare nel suo complesso, alcuni orientamenti psicoterapeutici possono essere più adatti di altri, come ad esempio quello familiare-relazionale oppure quello breve strategico.
In questi due approcci in particolare il terapeuta può eseguire degli interventi indiretti, fornendo prescrizioni comportamentali al paziente che non necessitano della presenza - o non in modo costante - degli altri familiari.
Questo non per invitarti a cambiare terapeuta, ma solo per farti presente che un approccio di tipo psicoanalitico, a seconda anche del terapeuta, potrebbe essere portato a rivolgersi più alla singola persona che va in terapia.
Cordiali saluti
In questi due approcci in particolare il terapeuta può eseguire degli interventi indiretti, fornendo prescrizioni comportamentali al paziente che non necessitano della presenza - o non in modo costante - degli altri familiari.
Questo non per invitarti a cambiare terapeuta, ma solo per farti presente che un approccio di tipo psicoanalitico, a seconda anche del terapeuta, potrebbe essere portato a rivolgersi più alla singola persona che va in terapia.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Egregio Signore,
leggendo il Suo scritto mi é venuto in mente quando io avevo la Sua età. Devo dire che provavo le stesse cose e che i problemi nella mia famiglia erano più o meno gli stessi della Sua. Avevo circa 17 anni. in quel periodo mi piaceva una ragazza che però potevo vedere solo alle ore 19,30, quando usciva dal negozio dove lavorava. Il problema di tutti i giorni consisteva che a casa mia si cenava proprio alla stessa ora e non era ammesso un solo minuto di ritardo. Sta di fatto che anch'io come Lei, pur non essendo seguito da alcun terapeuta, non intendevo rinunciare a vedere almeno per 10 minuti la ragazza, il che voleva dire che arrivavo a casa di corsa ma non prima delle 19,45. Le lascio immaginare il seguito, che mi astengo dal riferirle.
Tornando a Lei, non si può certo dire che la situazione sia cambiata rispetto ai miei tempi, pur essendo Lei seguito da una Psicologa. Anzi, forse é peggiorata. Premetto che ritengo tutti i Professionisti della salute, fino a prova contraria, capaci e competenti, ma prima di correre ai ripari, in senso clinico, male non sarebbe ripassare ciò che dovrebbe consentire di realizzare in pratica il detto: " Prevenire é meglio che curare".
Due parole che non hanno lo scopo di confonderLa ma di aiutarLa a cogliere taluni aspetti dell'umana esistenza non sempre di facile comprensione.
1.- Quando la Psicologa dice che i Suoi sono fatti così e non c'é niente da fare, ha ragione !
2.- Quando la stessa afferma che tutta la famiglia dovrebbe andare in terapia, ha ragione !
3.- Quando i Suoi Genitori affermano di sentirsi da Lei abbandonati e che la Psicologa sarebbe responsabile di ciò, hanno ragione !
4.- Quando Lei reclama la Sua indipendenza, riconoscendo di dover sottostare alle regole di famiglia, ha ragione !
A questo punto, non mi meraviglierei se Lei ritenesse che magari il Dott. Murgolo forse é un poco stressato, dal momento che non é possibile che tutti abbiano ragione.
Invece è possibile ! A condizione che si rifletta sul fatto che questa "ragione" ha una matrice soggettiva.
Siccome mi sono fatto l'idea che Lei sia una persona intelligente e che conseguentemente sia in grado di ragionare con la propria testa, mi consenta di suggerirLe il cammino "normale" che un essere umano, Lei, si trova a percorrere poniamo da zero al termine della adolescenza.
Considerato che ogni genitore ritiene di dare il massimo ai propri figli, in tutti i sensi, dobbiamo pur dire che non sempre ciò corrisponda al vero, nel senso che pochi genitori possono affermare di aver appreso l'arte di amare i propri fgli. Di conseguenza essi agiranno con il buon senso assieme al modello ricevuto dai propri cari.
Ora dobbiamo dire una cosa fondamentale. Il processo che porta il bambino verso la condizione di adulto non é indolore. All'inizio, il bambino vive i genitori come fossero delle divinità, ma con il passare del tempo questo riconoscimento deve giocoforza ridimensionarsi in quanto il bisogno di autonomia del ragazzo ormai ultra 14 enne si fa sentire.
Il punto cruciale sta proprio quì. I genitori, pur riconoscendo in superficie essenziale il distacco del figlio dai genitori, in quanto senza questo avvenimento il ragazzo raramente potrà diventare un uomo libero e sicuro di sè, di fatto inconsciamente cercano di "allungare" la permanenza in famiglia di colui che comunque é già impegnato sù un altro fronte estremamente impegnativo. Mi riferisco al conflitto
derivante dalla necessità di "rompere" e di aggiornare un legame affettivo, il Suo, superato per poter "depositare" il proprio interesse affettivo fuori dal nucleo originale.
Caro ragazzo, mi consenta, ma in tutto questo guazzabuglio di situazioni forse ora sarò riuscito a trasmetterLe perchè ritengo che tutti abbiano ragione. Una ragione di Pirro. Fuori metafora, messo a dura prova per i messaggi contraddittori a cui é sottoposto, capisco bene il Suo risentimento.
A tutto c'é un rimedio, anche se non sempre ciò é generalizzabile. Io credo però, che basterebbero pochi interventi da parte Sua per, se non altro, migliorare la situazione.<< Aiutare i Suoi genitori a rendersi conto che Lei non li sta abbandonando e che il bene a loro riservato necessariamente cambia d'abito ma rimane quello di sempre>>. Sono sicuro che "tanto loro sono fatti così" sia da considerarsi una legittima opinione, mi auguro derivante da una precisa strategia terapeutica.
Cordialità
leggendo il Suo scritto mi é venuto in mente quando io avevo la Sua età. Devo dire che provavo le stesse cose e che i problemi nella mia famiglia erano più o meno gli stessi della Sua. Avevo circa 17 anni. in quel periodo mi piaceva una ragazza che però potevo vedere solo alle ore 19,30, quando usciva dal negozio dove lavorava. Il problema di tutti i giorni consisteva che a casa mia si cenava proprio alla stessa ora e non era ammesso un solo minuto di ritardo. Sta di fatto che anch'io come Lei, pur non essendo seguito da alcun terapeuta, non intendevo rinunciare a vedere almeno per 10 minuti la ragazza, il che voleva dire che arrivavo a casa di corsa ma non prima delle 19,45. Le lascio immaginare il seguito, che mi astengo dal riferirle.
Tornando a Lei, non si può certo dire che la situazione sia cambiata rispetto ai miei tempi, pur essendo Lei seguito da una Psicologa. Anzi, forse é peggiorata. Premetto che ritengo tutti i Professionisti della salute, fino a prova contraria, capaci e competenti, ma prima di correre ai ripari, in senso clinico, male non sarebbe ripassare ciò che dovrebbe consentire di realizzare in pratica il detto: " Prevenire é meglio che curare".
Due parole che non hanno lo scopo di confonderLa ma di aiutarLa a cogliere taluni aspetti dell'umana esistenza non sempre di facile comprensione.
1.- Quando la Psicologa dice che i Suoi sono fatti così e non c'é niente da fare, ha ragione !
2.- Quando la stessa afferma che tutta la famiglia dovrebbe andare in terapia, ha ragione !
3.- Quando i Suoi Genitori affermano di sentirsi da Lei abbandonati e che la Psicologa sarebbe responsabile di ciò, hanno ragione !
4.- Quando Lei reclama la Sua indipendenza, riconoscendo di dover sottostare alle regole di famiglia, ha ragione !
A questo punto, non mi meraviglierei se Lei ritenesse che magari il Dott. Murgolo forse é un poco stressato, dal momento che non é possibile che tutti abbiano ragione.
Invece è possibile ! A condizione che si rifletta sul fatto che questa "ragione" ha una matrice soggettiva.
Siccome mi sono fatto l'idea che Lei sia una persona intelligente e che conseguentemente sia in grado di ragionare con la propria testa, mi consenta di suggerirLe il cammino "normale" che un essere umano, Lei, si trova a percorrere poniamo da zero al termine della adolescenza.
Considerato che ogni genitore ritiene di dare il massimo ai propri figli, in tutti i sensi, dobbiamo pur dire che non sempre ciò corrisponda al vero, nel senso che pochi genitori possono affermare di aver appreso l'arte di amare i propri fgli. Di conseguenza essi agiranno con il buon senso assieme al modello ricevuto dai propri cari.
Ora dobbiamo dire una cosa fondamentale. Il processo che porta il bambino verso la condizione di adulto non é indolore. All'inizio, il bambino vive i genitori come fossero delle divinità, ma con il passare del tempo questo riconoscimento deve giocoforza ridimensionarsi in quanto il bisogno di autonomia del ragazzo ormai ultra 14 enne si fa sentire.
Il punto cruciale sta proprio quì. I genitori, pur riconoscendo in superficie essenziale il distacco del figlio dai genitori, in quanto senza questo avvenimento il ragazzo raramente potrà diventare un uomo libero e sicuro di sè, di fatto inconsciamente cercano di "allungare" la permanenza in famiglia di colui che comunque é già impegnato sù un altro fronte estremamente impegnativo. Mi riferisco al conflitto
derivante dalla necessità di "rompere" e di aggiornare un legame affettivo, il Suo, superato per poter "depositare" il proprio interesse affettivo fuori dal nucleo originale.
Caro ragazzo, mi consenta, ma in tutto questo guazzabuglio di situazioni forse ora sarò riuscito a trasmetterLe perchè ritengo che tutti abbiano ragione. Una ragione di Pirro. Fuori metafora, messo a dura prova per i messaggi contraddittori a cui é sottoposto, capisco bene il Suo risentimento.
A tutto c'é un rimedio, anche se non sempre ciò é generalizzabile. Io credo però, che basterebbero pochi interventi da parte Sua per, se non altro, migliorare la situazione.<< Aiutare i Suoi genitori a rendersi conto che Lei non li sta abbandonando e che il bene a loro riservato necessariamente cambia d'abito ma rimane quello di sempre>>. Sono sicuro che "tanto loro sono fatti così" sia da considerarsi una legittima opinione, mi auguro derivante da una precisa strategia terapeutica.
Cordialità
Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia
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Per rispondere alla sua domanda direi proprio che può essere normale avere conflitti in famiglia dopo una psicoterapia. Mi pare di capire che Lei è soddisfatta del percorso psicoterapeutico e che i cambiamenti ottenuti riguardano anche un comportamento meno passivo ma più assertivo. In queste situazioni è possibile riscontrare conflitti soprattutto in famiglie molto unite con confini rigidi. Forse non sta cercando di allontanare i suoi genitori ma semplicemente sta avviando un processo di sviluppo verso l'età adulta che a volte prevede anche conflitti relazionali con la propria famiglia di origine. Coridali saluti, Dott. Enrico Vellani
Dott. Enrico Vellani
Psicologo Clinico
vellanienrico@libero.it
http://vellanienrico.sitiwebs.com/
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.4k visite dal 23/08/2009.
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