Penso costantemente alla morte e alla mancanza di senso di tutta l'esistenza

Buongiorno, sono una ragazza di 28 anni e da 10 soffro di ansia e ipocondria.
Ho sofferto anche di attacchi di panico ma da circa due anni e mezzo sono quasi del tutto scomparsi.
Ho effettuato più cicli farmacologici con cipralex in questi anni, e con continuità sono seguita da una psicologa.
Negli ultimi due anni sono stata bene, ma dall'inizio del 2023 ho dovuto affrontare diverse situazioni stressanti, fino ad arrivare a un momento particolarmente intenso e per certi versi traumatico a inizio luglio.
Da allora l'ansia è tornata sottoforma di pensieri ipocondriaci, per cui ho fatto vari accertamenti specialistici.
A fronte della negatività degli stessi, sebbene i sintomi psicosomatici siano rimasti, è come se la mia mente fosse passata a un livello successivo.
Ho costantemente, quotidianamente pensieri di morte, di morte imminente e sull'insensatezza dell'esistenza.
Quando seguo questi pensieri le reazioni sono molto forti, non riesco a trattenere un pianto disperato.
Quando li controllo riesco a fare tutto quello che devo fare, ma in maniera spenta, distaccata, perché non c'è un istante in cui la mia mente sia davvero libera.
Spesso inoltre sperimento una sensazione di irrealtà, come se non fossi davvero immersa nella realtà che mi circonda, come se vedessi e vivessi tutto da dietro un vetro appannato.
A volte ho paura di impazzire.
Mi rivolgo a Voi perché vorrei sapere se, da queste poche righe, consigliereste una ripresa della terapia farmacologica che ho interrotto ormai due anni fa o se sia possibile che, continuando con la psicoterapia, riesca a riportare questi pensieri sotto controllo.

Vi ringrazio.