Intolleranza antidepressivi
Gentili medici, sono una donna di 39 anni, dopo aver vissuto gravi problemi familiari durante l'adolescenza e la prima giovinezza, col tempo sono riuscita superarne una buona parte, di recente mi sono sposata e a febbraio ho avuto una bellissima bimba.
Purtroppo circa una settimana dopo il parto ho cominciato a soffrire di un forte disturbo d'ansia (mai avuto in passato), con qualche attacco di panico ed un costante senso di derealizzazione.
Mi sono rivolta ad uno psichiatra che mi ha prescritto una terapia a base di benzodiazepine e Paroxetina 20mg. Ho cominciato con 1/2 compressa di Daparox e dopo 2 gg ho iniziato la dose piena, subito dopo ho accusato un forte inasprimento dei miei sintomi e ho smesso subito il farmaco.
Nel corso dei mesi successivi ho continuato a prendere benzodiazepine in piccole dosi e ho iniziato un ciclo di psicoterapia di esito insoddisfacente. In questo periodo non ho più avuto attacchi di panico ma ho provato sintomi di tipo neurologico (senso di pressione/bruciore alla testa all'emisfero sx, capogiri) insieme alla solita derealizzazione, una visita neurologica specialistica mi ha confermato l'inesistenza di qualsiasi patologia e la presenza di un mero disturbo funzionale dovuto all'ansia.
Dopo alcuni mesi in cui i sintomi erano pressochè costanti mi sono rivolta ad un altro psichiatra che mi ha prescritto Zoloft 50mg, insieme a 2 gocce di neurolettico. Ho preso 25gr di Zoloft per circa 15 gg ma i sintomi neurologici sono peggiorati e non ho avuto il benché minimo progresso tanto che il medico mi ha detto di sospendere lo zoloft e di tornare da lui.
Nel frattempo i problemi alla testa sembrano diminuire come anche la derealizzazione, per quasi un giorno intero ho come l'impressione di star meglio ma siccome i sintomi a tratti riaffiorano mi prescrive Efexor 37.5 RP;
il giorno dopo prendo la prima compressa al mattino e passo una giornata discreta, certa di aver finalmente trovato il farmaco giusto alla sera prendo la seconda e dopo un pò mi addormento. Mi risveglio verso le 3 in preda al panico, con vampate di calore in tutto il corpo, scariche nervose agli arti e paura di morire; mi spavento moltissimo e ancora oggi faccio fatica a ricordare quello che successe quella notte; ricordo però che ero talmente in preda al panico che facevo fatica anche ad ingurgitare un pò d'acqua.
Parlo col dottore e lui si arrabbia perchè voglio sospendere la cura, secondo lui non può essere il farmaco perchè la dose è troppo bassa; io purtroppo non gli credo perchè i picchi di malessere si sono verificati sempre durante l'assunzione di antidepressivi. La domanda che vi porgo è questa: mi rendo conto che nella mia condizione l'antidepressivo può essere determinante, ma non può essere che il mio fisico sia troppo sensibile a questi farmaci? Il medico sostiene che non ho fiducia in lui ma non è importante che il medico tenga in considerazione il feedback del paziente?
Purtroppo circa una settimana dopo il parto ho cominciato a soffrire di un forte disturbo d'ansia (mai avuto in passato), con qualche attacco di panico ed un costante senso di derealizzazione.
Mi sono rivolta ad uno psichiatra che mi ha prescritto una terapia a base di benzodiazepine e Paroxetina 20mg. Ho cominciato con 1/2 compressa di Daparox e dopo 2 gg ho iniziato la dose piena, subito dopo ho accusato un forte inasprimento dei miei sintomi e ho smesso subito il farmaco.
Nel corso dei mesi successivi ho continuato a prendere benzodiazepine in piccole dosi e ho iniziato un ciclo di psicoterapia di esito insoddisfacente. In questo periodo non ho più avuto attacchi di panico ma ho provato sintomi di tipo neurologico (senso di pressione/bruciore alla testa all'emisfero sx, capogiri) insieme alla solita derealizzazione, una visita neurologica specialistica mi ha confermato l'inesistenza di qualsiasi patologia e la presenza di un mero disturbo funzionale dovuto all'ansia.
Dopo alcuni mesi in cui i sintomi erano pressochè costanti mi sono rivolta ad un altro psichiatra che mi ha prescritto Zoloft 50mg, insieme a 2 gocce di neurolettico. Ho preso 25gr di Zoloft per circa 15 gg ma i sintomi neurologici sono peggiorati e non ho avuto il benché minimo progresso tanto che il medico mi ha detto di sospendere lo zoloft e di tornare da lui.
Nel frattempo i problemi alla testa sembrano diminuire come anche la derealizzazione, per quasi un giorno intero ho come l'impressione di star meglio ma siccome i sintomi a tratti riaffiorano mi prescrive Efexor 37.5 RP;
il giorno dopo prendo la prima compressa al mattino e passo una giornata discreta, certa di aver finalmente trovato il farmaco giusto alla sera prendo la seconda e dopo un pò mi addormento. Mi risveglio verso le 3 in preda al panico, con vampate di calore in tutto il corpo, scariche nervose agli arti e paura di morire; mi spavento moltissimo e ancora oggi faccio fatica a ricordare quello che successe quella notte; ricordo però che ero talmente in preda al panico che facevo fatica anche ad ingurgitare un pò d'acqua.
Parlo col dottore e lui si arrabbia perchè voglio sospendere la cura, secondo lui non può essere il farmaco perchè la dose è troppo bassa; io purtroppo non gli credo perchè i picchi di malessere si sono verificati sempre durante l'assunzione di antidepressivi. La domanda che vi porgo è questa: mi rendo conto che nella mia condizione l'antidepressivo può essere determinante, ma non può essere che il mio fisico sia troppo sensibile a questi farmaci? Il medico sostiene che non ho fiducia in lui ma non è importante che il medico tenga in considerazione il feedback del paziente?
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Gentile utente,
mi sembra che o non le è stato spiegato bene il meccanismo di funzionamento, oppure lo perde di vista perché si spaventa.
Se la diagnosi è quella di disturbo di panico come sembra dal tipo di prima scelta e di reazione alle medicine.
La risposta in termini di prevenzione delle crisi ansiose e sintomi correlati si verifica in 4 settimane, mentre all'inizio le cose possono anche sembrare o essere peggiori in termini di intensità delle crisi ma soprattutto di spavento perché curandosi inevitabilmente ci si aspetta un minimo miglioramento almeno e invece si vede che non c'è. Le dosi del primo farmaco avrebbero verosimilmente funzionato a 4 settimane, non certo dopo 15 giorni. Le dosi degli altri due farmaci sono insufficienti, il che non significa che anche dosi insufficienti le diano fastidio nell'immediato. La risposta di quel tipo agli antidepressivi però è legata al tipo di disturbo di fondo, "intolleranza" è quando non si tollera la molecola in sé, quando dà reazioni di panico è in genere perché è appunto il panico che si cura, e l'effetto curativo non è immediato, anzi nell'immediato c'è un effetto stimolante aspecifico che può peggiorare i sintomi.
mi sembra che o non le è stato spiegato bene il meccanismo di funzionamento, oppure lo perde di vista perché si spaventa.
Se la diagnosi è quella di disturbo di panico come sembra dal tipo di prima scelta e di reazione alle medicine.
La risposta in termini di prevenzione delle crisi ansiose e sintomi correlati si verifica in 4 settimane, mentre all'inizio le cose possono anche sembrare o essere peggiori in termini di intensità delle crisi ma soprattutto di spavento perché curandosi inevitabilmente ci si aspetta un minimo miglioramento almeno e invece si vede che non c'è. Le dosi del primo farmaco avrebbero verosimilmente funzionato a 4 settimane, non certo dopo 15 giorni. Le dosi degli altri due farmaci sono insufficienti, il che non significa che anche dosi insufficienti le diano fastidio nell'immediato. La risposta di quel tipo agli antidepressivi però è legata al tipo di disturbo di fondo, "intolleranza" è quando non si tollera la molecola in sé, quando dà reazioni di panico è in genere perché è appunto il panico che si cura, e l'effetto curativo non è immediato, anzi nell'immediato c'è un effetto stimolante aspecifico che può peggiorare i sintomi.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
le reazioni che descrive sono fenomeni di tipo soggettivo, probabilmente non ben spiegate e non supportate dall'uso di benzodiazepine che, invece, ha preferito prendere in modo autonomo.
La risposta a tali farmaci e' comunque non inferiore alle 4 settimane a dose piena e prima di allora vi e' la permanenza dei sintomi per i quali il farmaco viene prescritto.
le reazioni che descrive sono fenomeni di tipo soggettivo, probabilmente non ben spiegate e non supportate dall'uso di benzodiazepine che, invece, ha preferito prendere in modo autonomo.
La risposta a tali farmaci e' comunque non inferiore alle 4 settimane a dose piena e prima di allora vi e' la permanenza dei sintomi per i quali il farmaco viene prescritto.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
Utente
Grazie per la celerità.
Mi è chiaro che l'antidepressivo, durante il periodo di adattamento, può acuire i sintomi per i quali uno inizia la cura, ma il mio medico esclude categoricamente che tale inasprimento sia legato all'assunzione del farmaco ma piuttosto che siano crisi prodotte dal mio stato ansioso (ma allora perchè durante il sonno e così forti?). Dato che ho molta stima di questo dottore potrei anche pensare che lui sia nel giusto e io mi stia ingannando, fatto sta che ora mi ritrovo con questo terrore del farmaco e ho grossi problemi anche solo a rapportarmi con lui.
Tra l'altro non ero stata informata bene dei possibili effetti collaterali e mi si era parlato solo di leggera sonnolenza e nausea, ma io quella notte sono stata
male come mai in vita mia.
Non ce la faccio proprio al momento a riprendere questi farmaci, inizierò un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale che sperò possa aiutarmi, come ho già detto qualche progresso c'è stato negli ultimi giorni, speriamo bene.
Mi è chiaro che l'antidepressivo, durante il periodo di adattamento, può acuire i sintomi per i quali uno inizia la cura, ma il mio medico esclude categoricamente che tale inasprimento sia legato all'assunzione del farmaco ma piuttosto che siano crisi prodotte dal mio stato ansioso (ma allora perchè durante il sonno e così forti?). Dato che ho molta stima di questo dottore potrei anche pensare che lui sia nel giusto e io mi stia ingannando, fatto sta che ora mi ritrovo con questo terrore del farmaco e ho grossi problemi anche solo a rapportarmi con lui.
Tra l'altro non ero stata informata bene dei possibili effetti collaterali e mi si era parlato solo di leggera sonnolenza e nausea, ma io quella notte sono stata
male come mai in vita mia.
Non ce la faccio proprio al momento a riprendere questi farmaci, inizierò un percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale che sperò possa aiutarmi, come ho già detto qualche progresso c'è stato negli ultimi giorni, speriamo bene.
[#4]
Gentile utente,
più o meno il medico ha ragione. Il farmaco agisce come stimolante, ma lo spavento deriva dal disturbo, mettiamola così. Il "terrore" del farmaco deriva dal disturbo. Il medico l'avrà informata di alcuni effetti collaterali, che non sono obbligatori.
No, il percoso di sola psicoterapia contro gli attacchi di panico non è una scelta ragionevole, e soprattutto la sta facendo di testa sua su basi sbagliate. Il progresso degli ultimi giorni non c'entra niente con un andamento verso la risoluzione, è più probabile che sia una conseguenza dell'effetto negativo avuto nei giorni precedenti, perché è con un processo di questo tipo che si arriva alla risposta. Direi che ha ragione il suo medico, e che se non lo segue rimane da sola con il disturbo, bisogna che non si faccia guidare dalla sua paura, e soprattutto che non si aggrappi a speranze di per sé inutili. Le ultime righe sono scuse per raccontarsi che facendo di testa sua farà comunque bene, non è così.
più o meno il medico ha ragione. Il farmaco agisce come stimolante, ma lo spavento deriva dal disturbo, mettiamola così. Il "terrore" del farmaco deriva dal disturbo. Il medico l'avrà informata di alcuni effetti collaterali, che non sono obbligatori.
No, il percoso di sola psicoterapia contro gli attacchi di panico non è una scelta ragionevole, e soprattutto la sta facendo di testa sua su basi sbagliate. Il progresso degli ultimi giorni non c'entra niente con un andamento verso la risoluzione, è più probabile che sia una conseguenza dell'effetto negativo avuto nei giorni precedenti, perché è con un processo di questo tipo che si arriva alla risposta. Direi che ha ragione il suo medico, e che se non lo segue rimane da sola con il disturbo, bisogna che non si faccia guidare dalla sua paura, e soprattutto che non si aggrappi a speranze di per sé inutili. Le ultime righe sono scuse per raccontarsi che facendo di testa sua farà comunque bene, non è così.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 13.2k visite dal 16/08/2009.
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