Prozac e depressione
Salve, sono una donna di 30 anni e, per problemi di forte depressione associati a comportamenti bulimici, quando avevo 19 anni mi è stato prescritto il Prozac. L'ho usato per anni, ad un certo punto senza controllo, fino a quando due anni fa il mio attuale psicanalista mi ha consigliato di smettere di prenderlo, in quanto può "falsare l'umore" e non far uscire fuori le proprie tristezze utili all'analisi. Piano piano ho smesso di prenderlo, ma mi sento in uno stato depressivo costante. Di certo ci sono state altre situazioni oggettive che mi hanno portata ad essere giù, tra cui un cambio di città, un amore che va male, e varie cose per le quali l'autoanalisi di certo non è foriera sempre di belle sensazioni... ma ne sentirei così tanto il bisogno! Mi domando: è possibile non avere delle sostanze, o non produrne abbastanza, in modo che si possa necessitare di un farmaco a vita o ciclicamente?
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Gentile utente,
Mi spiace di constatare ancora una volta queste informazioni sprecise e fuorvianti, che sostituiscono una valutazione medica. Lo psicanalista, sper perlomeno medico, non dovrebbe trattare terapie farmacologiche almeno che come medico non sia lui a gestirle e a prescriverle.
La contrapposizione tra analisi e psicofarmaci nasce nell'era dei tranquillanti, mentre altri psicofarmaci (come gli allucinogeni) a suo tempo furono addirittura utilizzati per migliorare l'ipotetico (perché di teoria si tratta) accesso a livello "profondi" di attività cerebrale.
Non vi è niente di colpevole, figuriamoci, nel protrarre nua terapia con fluoxetina per anni, non vi è niente di a priori abnorme. Resta il fatto che periodicamente è bene ricevere la conferma di ciò dallo psichiatra, ma a parte questo l'indicazione "lo sospenda" per nessuna ragione, neanche quella dell'incompatibilità con l'analisi, che non è mai esistita tecnicamente, è nata male.
Contatti lo psichiatra che la conosce o un altro, e senta il da farsi anche se probabilmente dopo molto tempo vorrà rivalutarla.
Mi spiace di constatare ancora una volta queste informazioni sprecise e fuorvianti, che sostituiscono una valutazione medica. Lo psicanalista, sper perlomeno medico, non dovrebbe trattare terapie farmacologiche almeno che come medico non sia lui a gestirle e a prescriverle.
La contrapposizione tra analisi e psicofarmaci nasce nell'era dei tranquillanti, mentre altri psicofarmaci (come gli allucinogeni) a suo tempo furono addirittura utilizzati per migliorare l'ipotetico (perché di teoria si tratta) accesso a livello "profondi" di attività cerebrale.
Non vi è niente di colpevole, figuriamoci, nel protrarre nua terapia con fluoxetina per anni, non vi è niente di a priori abnorme. Resta il fatto che periodicamente è bene ricevere la conferma di ciò dallo psichiatra, ma a parte questo l'indicazione "lo sospenda" per nessuna ragione, neanche quella dell'incompatibilità con l'analisi, che non è mai esistita tecnicamente, è nata male.
Contatti lo psichiatra che la conosce o un altro, e senta il da farsi anche se probabilmente dopo molto tempo vorrà rivalutarla.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Gentile utente,
a rinforzo da quanto già espresso dal collega, tenga presente che non esistono "terapie buone o terapie cattive". Solamente una precisa valutazione specialistica consente di stabilire la "terapia giusta" per ogni persona: e questo in riferimento alla patologia, all'assetto biologico personale, ecc. ecc.
Si rivolga come già suggerito allo psichiatra per una diagnosi ed eventuale rivalutazione terapeutica.
Cordialmente
a rinforzo da quanto già espresso dal collega, tenga presente che non esistono "terapie buone o terapie cattive". Solamente una precisa valutazione specialistica consente di stabilire la "terapia giusta" per ogni persona: e questo in riferimento alla patologia, all'assetto biologico personale, ecc. ecc.
Si rivolga come già suggerito allo psichiatra per una diagnosi ed eventuale rivalutazione terapeutica.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#3]
Gentile Signora,
dai suoi consulti precedenti sembra che i problemi per cui prese il prozac non sono ancora del tutto scomparsi.
Nessun farmaco impedisce di fare un lavoro psicoterapeutico a meno di importante sedazione.
Forse il suo psicoanalista intendeva che per lui è necessario avere presenti i sintomi, la malattia conclamata, per poterci poi lavorare, ma mi sembra un principio opinabile.
in termini molto generici la risposta alla sua domanda è sì.
Le consiglio come il collega di consultare il suo psichiatra per valutare la necessità o meno della terapia farmacologica.
Cordiali saluti
dr. Massimo Lai
dai suoi consulti precedenti sembra che i problemi per cui prese il prozac non sono ancora del tutto scomparsi.
Nessun farmaco impedisce di fare un lavoro psicoterapeutico a meno di importante sedazione.
Forse il suo psicoanalista intendeva che per lui è necessario avere presenti i sintomi, la malattia conclamata, per poterci poi lavorare, ma mi sembra un principio opinabile.
in termini molto generici la risposta alla sua domanda è sì.
Le consiglio come il collega di consultare il suo psichiatra per valutare la necessità o meno della terapia farmacologica.
Cordiali saluti
dr. Massimo Lai
Massimo Lai, MD
[#4]
Utente
Vi ringrazio per le risposte! Il mio analista è uno psicologo, ma per gestire il prozac mi ha indicato un neuropsichiatra. Mi chiedo se vi sono sintomi che si possono acuire dopo la sospensione del prozac, tipo una maggiore ossessività, negatività e aggressivtà nei confronti di chi mi circonda...
[#5]
Gentile utente,
Se l'analista è psicologo e non medico non vedo come si sia "allargato" a consigliarle cosa fare con le medicine, in una maniera che finisce anche per disturbare la psicoterapia stessa. La scelta però è sua, ed è buona norma sentire chi la terapia l'ha messa per sapere come stanno le cose, senza prendere iniziative. Questo vale anche per il discorso di riprenderla (eventualmente) e di continuarla in futuro.
Se l'analista è psicologo e non medico non vedo come si sia "allargato" a consigliarle cosa fare con le medicine, in una maniera che finisce anche per disturbare la psicoterapia stessa. La scelta però è sua, ed è buona norma sentire chi la terapia l'ha messa per sapere come stanno le cose, senza prendere iniziative. Questo vale anche per il discorso di riprenderla (eventualmente) e di continuarla in futuro.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.9k visite dal 10/08/2009.
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