Disturbo schizoaffettivo di personalità o disturbo bipolare? come comportarsi in questi casi?
Salve, chiedo per la situazione di un mio amico.
La situazione è la seguente: in passato gli fecero un TSO con diagnosi di disturbo schizoaffettivo di personalità.
Dopo aver cambiato psichiatra, la nuova dottoressa (con cui attualmente è in cura) gli diagnosticò un disturbo bipolare.
Lui, con gli amici e con la ragazza, continua a manifestare questi sintomi (che rimangono invariati da più di un anno a questa parte)
- Quasi totale impossibilità di fare una conversazione coerente dall'inizio alla fine (usa spesso un linguaggio metaforico che solo chi lo conosce a fondo può in qualche modo azzardare una interpretazione rispetto a ciò che intende realmente)
- convinzione di influenzare col pensiero le azioni altrui e di avere strane "connessioni" con alcune persone
Es.
Un giorno mi chiese se a una tale ora avessi avuto il mal di testa, in quanto mi aveva pensato "molto intensamente".
- quasi totale disinteresse nell'interloquire di tutto ciò che non riguarda strettamente i suoi due o tre interessi.
Quando ci si vede insieme ad altri amici, si estranea completamente da tutti, a meno che non si parli di ciò che lo coinvolge.
- la maggior parte delle volte ha un atteggiamento passivo/aggressivo con la sua ragazza.
- comportamenti eccentrici
- idea grandiosa di sé e autostima ipertrofica.
So che riesce a dissimulare molto bene questi aspetti, perché essendo una persona intelligente, riesce - con molto sforzo - a non far percepire queste caratteristiche.
Mi ha confessato di simulare con la sua psichiatra e di nascondergli molte cose (credo in primis le idee deliranti).
Credo che abbia paura di subire una ulteriore ospedalizzazione.
Sicuramente, se è in grado di simulare un comportamento, passatemi il termine, "normale", allora significa che in qualche modo sa quelli che sono i suoi tratti patologici, tuttavia mi spaventa il fatto che alla psichiatra non dica praticamente nulla e simuli di essere ciò che non è.
C'è qualcosa che potrei fare?
Come posso comportarmi con lui?
Vorrei aiutarlo, ma non so come.
La situazione è la seguente: in passato gli fecero un TSO con diagnosi di disturbo schizoaffettivo di personalità.
Dopo aver cambiato psichiatra, la nuova dottoressa (con cui attualmente è in cura) gli diagnosticò un disturbo bipolare.
Lui, con gli amici e con la ragazza, continua a manifestare questi sintomi (che rimangono invariati da più di un anno a questa parte)
- Quasi totale impossibilità di fare una conversazione coerente dall'inizio alla fine (usa spesso un linguaggio metaforico che solo chi lo conosce a fondo può in qualche modo azzardare una interpretazione rispetto a ciò che intende realmente)
- convinzione di influenzare col pensiero le azioni altrui e di avere strane "connessioni" con alcune persone
Es.
Un giorno mi chiese se a una tale ora avessi avuto il mal di testa, in quanto mi aveva pensato "molto intensamente".
- quasi totale disinteresse nell'interloquire di tutto ciò che non riguarda strettamente i suoi due o tre interessi.
Quando ci si vede insieme ad altri amici, si estranea completamente da tutti, a meno che non si parli di ciò che lo coinvolge.
- la maggior parte delle volte ha un atteggiamento passivo/aggressivo con la sua ragazza.
- comportamenti eccentrici
- idea grandiosa di sé e autostima ipertrofica.
So che riesce a dissimulare molto bene questi aspetti, perché essendo una persona intelligente, riesce - con molto sforzo - a non far percepire queste caratteristiche.
Mi ha confessato di simulare con la sua psichiatra e di nascondergli molte cose (credo in primis le idee deliranti).
Credo che abbia paura di subire una ulteriore ospedalizzazione.
Sicuramente, se è in grado di simulare un comportamento, passatemi il termine, "normale", allora significa che in qualche modo sa quelli che sono i suoi tratti patologici, tuttavia mi spaventa il fatto che alla psichiatra non dica praticamente nulla e simuli di essere ciò che non è.
C'è qualcosa che potrei fare?
Come posso comportarmi con lui?
Vorrei aiutarlo, ma non so come.
[#1]
" disturbo schizoaffettivo di personalità." Questa diagnosi non esiste.
Togliendo "di personalità", è una diagnosi. Altrimenti disturbo "schizotipico di personalità" è una diagnosi.
Lei ritiene che i suoi comportamenti possano modificare queste caratteristiche ? Perché ?
Togliendo "di personalità", è una diagnosi. Altrimenti disturbo "schizotipico di personalità" è una diagnosi.
Lei ritiene che i suoi comportamenti possano modificare queste caratteristiche ? Perché ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Immagino che queste caratteristiche non siano modificabili, probabilmente dovrà conviverci. quello che mi chiedo è: il fatto che il medico sia all'oscuro di tutti questi sintomi ( anche perché lui non ritiene che siano sintomi, ma anzi lucide considerazioni) potrebbe indurre l psichiatra a sottostimare la sua situazione, anche a livello farmacologico?
[#3]
Mi scusi, ma in che senso lo psichiatra dovrebbe essere all'oscuro di queste cose se la diagnosi è di schizoaffettivo ? Se queste considerazioni le espone anche allo psichiatra, lui è in grado di comprendere. Del resto, nasconderle vorrebbe dire che uno ne comprende il carattere patologico, paradossalmente invece chi soffre di psicosi espone senza individuare quali siano i contenuti interessanti per lo psichiatra, e soprattutto la forma di espressione, al di là dei contenuti. Il corpo, compreso il cervello, parlano, non solo con le parole. Poi, chiaramente, in un colloquio di un minuto può darsi che certe cose non vengano fuori, ma in una serie di visite è probabile di sì.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.4k visite dal 30/06/2023.
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