Lorazepam danni cognitivi irreversibili

Gentili medici iscritti, e in particolar modo psichiatri e neurologi,
in un consulto precedente avevo parlato della diminuzione della memoria, delle funzioni cognitive e del linguaggio dovute all'uso cronico di psicofarmaci, ma ero stato riportato alla diagnosi di partenza (doc con scarso insight), che ora però è in remissione, e che purtroppo nella notevole mole di articoli in lingua inglese o francese che ho letto (in italiano siamo rimasti a 50 anni fa) non è compatibile con così significativi deficit cognitivi.

Ho scoperto che la categoria farmacologica che mi ha fatto dei danni è stata quella delle benzodiazepine.
Gli altri farmaci hanno avuto un ruolo marginale o addirittura nullo.
Su questi danni la letteratura, specialmente in inglese, è sterminata.
Nessuno dei molti psichiatri che mi hanno visitati mi ha mai avvertito, e addirittura un neurologo mi parlava di un possibile effetto protettivo.
Attualmente l'unico sintomo che mi è rimasto è la rabbia per quello che mi è stato fatto, e mi sembra più di una coincidenza la remissione della sintomatologia in concomitanza con lo svezzamento da benzo.

Ho assunto dal 1997 al 2017 delorazepam, al dosaggio di 13-40 gocce al giorno.
Dal 2017 al 2022 sono stato spostato sul lorazepam, che purtroppo ho assunto a dosaggi alti (2 mg al mattino, 2 mg la sera, per 5 anni).


Purtroppo lo stato dell'arte è che l'effetto cognitivo sia irreversibile.
Anzi, secondo molti articoli si ha un ulteriore peggioramento dopo la sospensione dell'uso.
Anche alcuni articoli di questo portale fanno riferimento a questi danni, ma non vi ero stato indirizzato dall'algoritmo.

La mia memoria è alle soglie del deficit franco secondo test neuropsicologici svolti in aprile, mentre c'è un lieve cedimento delle funzioni esecutive e il linguaggio è impoverito in maniera significativa (non nello scritto perché ho tutto il tempo che voglio e posso cercare sinonimi su internet).
Non è per narcisismo ma per motivi di lavoro che ho bisogno di queste funzioni.

Tralasciando gli aspetti etici o deontologici della vicenda, che denotano quantomeno scarsa professionalità da parte di chi mi ha avuto in cura, ma anche a mio avviso un profilo morale discutibile, volevo sapere se alla luce delle vostre conoscenze della letteratura e della vostra esperienza clinica vi risulta invece che tali effetti siano reversibili.
Ho cominciato lo scalaggio a fine agosto 2022, alle prime avvisaglie di declino, e ho completato lo scalaggio circa due settimane fa.
Purtroppo non ero stato edotto neanche sui pesanti sintomi da withdrawal, che ormai sono conosciuti anche dai non professionisti.
Ho avuto un rialzo della PA, insonnia, e ovviamente un ulteriore peggioramento cognitivo.

Adesso la mia tp è bupropione 150 mg, fluoxetina 20 mg, lyrica 50 mg.
Sto lentamente togliendo anche il lyrica (altro farmaco almeno controverso) ma le formulazioni presenti sul mercato non mi consentono uno scalaggio minore che di 25 in 25.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
"(doc con scarso insight), che ora però è in remissione,"

E il risultato sarebbe che pone quesiti come questi con un'insistenza incredibile e senza riconoscerne la natura. Ovvero, tradotto, doc con scarso insight se uno dovesse ipotizzare una matrice.

Pertanto, Lei continua a fare un discorso che le pare ragionevole e legittimo, e più uno le spiega altro, più insiste con la sua tesi. Sia per il meccanismo ossessivo, sia perché vuole insistere con questa convinzione.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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