Doc/disturbo dissociativo

Buonasera,

In età preadolescenziale sono iniziati a comparire i sintomi di un disturbo ossessivo-compulsivo: pensieri intrusivi, ossessioni superstiziose (pronunciare, fare, pensare, ripetere determinate cose) ossessioni aggressive, paura di poter perdere il controllo.


Mi capitava di passare diverse ore del giorno a ripetere frasi o concetti che avrebbero scongiurato l’ipotetica disgrazia, l’ipotetica perdita di controllo.
Mentre molto tempo era dedicato a dialoghi interiori e riflessioni rassicuranti per cercare di razionalizzare e arginare il problema.


Nel frattempo diventava abitudine una pratica che io non so se collegare al disturbo ossessivo-compulsivo: quella di esercitare una sorta di pressione mentale, spesso contraendo i pugni o sfregando le dita delle mani tra loro, mentre mi impegnavo in qualche attività ludico- immaginativa.

Ricordo che la prima esperienza dissociativa la ebbi una volta, di fronte ad una critica al mio aspetto, quando mi sentii come trascinare fuori dal corpo per percepirlo, legato ad esso ma con una nuova prospettiva, sgradevole e goffo.

Ho vissuto situazione di prolungata violenza sia domestica (verbale svalutativa e talvolta fisica) che bullismo scolastico.


Nel corso degli anni i pensieri intrusivi più irrazionali lasciarono posto ad una condizione più subdola: pensare di non pensare.
Il tentativo di ignorare gli ipotetici pensieri intrusivi che sarebbero occorsi e la consapevolezza di non poter immergermi nel flusso normale della vita, perché restava sempre latente quella menomazione, diventavano essi stessi l’ossessione.

Gran parte della mia giornata si consumava quindi nell’inesauribile scontro dove la mia mente restava in allerta di possibili pensieri intrusivi e, contemporaneamente, continuava ad elaborare trucchi mentali per ignorare tali pensieri intrusivi e superare questa condizione di perenne stallo.


Continuava intanto l’abitudine della pressione mentale, solo espunta dai tratti più infantili.


Provavo forte timidezza e inadeguatezza: ero solito vedermi dall’esterno, essere ipersensibile ad ogni singolo movimento maldestro, ogni intonazione sbagliata, a vedermi come se fossi uno spettatore esterno per monitorare il mio comportamento.


Ad oggi vi è una perenne sensazione di depersonalizzazione, come se mi percepissi in terza persona.
Contemporaneamente è come se il mio pensiero primario fosse tensivamente focalizzato su me stesso, le mie azioni e percezioni.
Ad esempio, se dovessi fissare una macchia su un muro, percepisco me stesso che giro la testa e fisso la macchia sul muro.

Vi è un'incapacità di abbandonarmi al normale flusso esperienziale, alla spensieratezza, come se tutti gli stimoli dovessero passare attraverso la depersonalizzazione e il pensiero tensivo", costantemente presenti.


Sono andato sia da uno psicoterapeuta che da uno psichiatra, ma senza risultati.
La questione del pensiero tensivo rivolto verso me stesso è così inspiegabile?


Grazie per l'attenzione
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
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Utente
Utente
Buongiorno,
Si, ho provato lo Zoloft, poi Aripriprazolo 2 volte a distanza di mesi e successivamente Paliperidone. Con Aripriprazolo la prima volta c'era stata una giornata in cui la dissociazione e il rimuginio sembravano leggermente attenuati, ma poi sono comparsi degli effetti collaterali insostenibili e d'accordo con lo psichiatra ho sospeso. La seconda volta invece non ha dato particolari risultati.

Grazie
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